domenica 21 aprile 2013

Economia / La crisi finanziaria in Italia - Intervista a Stiglitz: più coraggio o il baratro

21 aprile '13 - domenica        21st April / Sunday                     visioni post - 13

Il premio Nobel per l'Economia avverte: è il momento
di uscire dalla trappola del rigore /
E poi fa una previsione: se non ci sarà una svolta il
vostro Paese condannato a una recessione lunga /
Stiglitz continua: "Penalizzati a vantaggio della Germania. Più Europa e meno
euro; se si resta a metà guado l'Italia paga il prezzo più alto".

(da la Repubblica - 12 aprile 2013 - di Federico Rampini da New York)
"L'Italia è vittima di un fallimento dell'austerity europea, state pagando un
prezzo più elevato della Grande Depressione, le vostre imprese sono penaliz-
zate a tutto vantaggio di quelle tedesche. Non accusate Beppe Grillo di popu-
lismo: i temi che solleva sono legittimi, compresa l'opzione estrema di un'uscita
dall'euro. Niente governissimo Pd-Pdl, per salvarsi l'Italia deve tagliare i ponti
con la corruzione dell'era Berlusconi".
Joseph Stiglitz, premio Nobel dell'economia, parla nel suo "tempio", alla Columbia
University di New York. l'occasione è una conferenza molto dotta, patrocinata dal-
la Italian Academy e dal nostro Istituto di cultura. Il tema è impegnativo e attuale:
Stiglitz smonta uno per uno tutti i dogmi del pensiero economico neoclassico, o del-
le sue versioni neoliberiste.  Se cìè uno che ha le carte in  regola per istruire ques-
sto processo, è lui.  Gia consigliere di Bill Clinton alla Casa Bianca, iniziò a conte-
stare il pensiero unico sulla globalizzazione negli anni Novanta; fu licenziato da vi-
cepresidente della Banca mondiale per le sue critiche all'istituzione; più di recente
fu uno dei primi a solidarizzare con gli "indignados" spagnoli e a giustificare le ri-
volte anti-austerity.    Con rigore teorico implacabike, fa a pezzi l'idea di un homo
economicus razionale, di un mercato capace di auto-regolarsi.   Espone l'inutilità
del Pil come misuratore di benessere (lui stesso ha ispirato molti governi e orga-
nismi internazionali nella ricerca di indicatori alternativi).     Stigmatizza l'avidità
dei banchieri e lo strapotere delle oligarchie capitalistiche.
Finita la conferenza, Stiglitz accetta di parlare di noi:  l'Italia nella trappola del-
l'austerity, e come uscirne.   Il premio Nobel sa di essere diventato il massimo
"guru" economico del Movimento 5 Stelle. E non si tira indietro.    Conosce la
situazione politica italiana, risponde atutte le domande, anche le più delicate.
Difende Grillo, pur spingendolo nella direzione di un accordo con il Pd.
Domanda -  "Grillo ha proposto un referendum sull'euro, le sembra concepibi-
le agitare la possibilità di una nostra uscita dalla moneta unica?".
Risposta - "L'eurozona deve cambiare le sue politiche di austerity. Perchè l'euro
funzioni occorrono una vera unione bancaria con regole comuni, un'assicurazione
unica per i depositi dei risparmiatori, una vigilanza europea; poi ci vuole la vera
unione fiscale, l'emissione di euro-bond. Il sistema attuale è instabile, incompiuto.
Ci vuole più Europa oppure meno euro, non si può restare a metà del guado.
Alcune posizini del M5S sono fondate: un Paese come l'Italia potrebbe arrivare
fino al punto di dover abbandonare l'euro per salvare l'Europa, Sarebbe preferi-
bile di no, sarebbe meglio che fosse l'Europa ad abbandonare l'austerity".
Domanda - "Perchè ritiene che per l'Italia possa diventare insostenibile l'appar-
tenenza a questa unione monetaria?".
Risposta - "Le regole attuali dell'Unione europea restringono la vostra possibilità
di fare una politica industriale, di cui avete gran bisogno. Il mercato unico all'ori-
gine doveva creare condizioni eque di competizione, una concorrenza leale. Ma è
fallito. Anzi: la competizione fra nazioni europee non è mai stata così diseguale.
Le imprese italiane oggi devono pagare tassi d'interesse molto più alti delle im-
prese tedesche, anche ammesso che riescano ad avere accesso al credito banca-
rio. Questa non è concorrenza leale, è un mercato squilibrato, altamente instabi-
le. Se non cambia, mom vedo via d'uscita".
Intervento di F. Rampini - "Per il momento non c'è segnale che l'eurozona voglia
cambiare rotta in modo sostanziale, rinnegando l'austerity voluta dalla Germania".
J. Stiglitz - "In assenza di una svolta radicale e strutturale delle politiche econo-
miche europee, è probabile che l'Italia sia condannata a rimanere a lungo in reces-
sione.   Oggi il vostro reddito nazionale è inferiore a quello del 2007, il danno eco-
nomico che subite è superiore perfino a quello della Grande Depressione degli an-
ni Trenta.   Questo non è l'effetto ineluttabile di un terremoto o di uno tsunami, è
un fallimento economico determinato da politiche sbagliate. L'Unione europea de-
ve ammetterlo, deve rilanciare la crescita, e allora anche il vostro debito pubblico
diventerà governabile".
Intervento di F. Rampini - "Dunque lei difende un referendum sull'euro, che viene
considerato un fuga in avanti populista".
J. Stiglitz - "Gli italiani devono poter valutare, e mi rendo conto che questa valu-
tazione è molto complessa. Dovete soppesare da una parte le possibilitò concrete
di ottenere un cambiamento drastico nelle attuali politiche europee; dall'altra gli
eventuali costi di una uscita dall'euro. Dibattere queste idee non è populismo,  è
democrazia. Si tratta di restituire sovranità ai cittadini, che hanno il diritto di vo-
lere un futuro migliore. Affermare che le politiche economiche hanno peggiorato
le vostre condizioni di vita non è populismo".
Domanda - "Nell'immediato, dati i vincoli della nostra appartenenza all'euro, cosa
può fare un governo italiano?".
Risposta di J. S. - "Voi avete rinunciato a gran parte della vostra sovranità entrando
nell'euro, la vostra libertà è limitata. Ma ci sono cose che potete fare. Rendere il vo-
stro sistema bancario più efficiente per stimolare la crescita.   Passare al setaccio le 
voci della spesa pubblica. Riformare la  corporate governance del vostro capitalismo.
Aggredire quei problemi di corruzione di cui Silvio Berlusconi è una manifestazione".
Intervento di F. Rampini - Vasto programma per cui bisogna avere un governo. A 50
giorni dalle elezioni non si è trovato un nuovo governo. Le posizioni sembrano incon-
ciliabili, il M5S non ha accettato compromessi"
J. Stiglitz - "In ogni democrazia è necessario che ci siano dei compromessi.  Si parte
da posizioni diverse, ma bisogna lavorare assieme. Capisco la preoccupazione di non
cedere sulle posizioni di principio. Io credo che una maggioranza di italiani abbia alcu-
ne esigenze comuni: una riforma dello Stato ; far ripartire la crescita; di conseguenza
cambiare le politiche di austerità".
Domanda - "Cosa pensa dell'ipotesi di un governissimo tra Pd e Pdl?"
Risposta - "Questo mi sembra il compromesso più difficile da raggiungere. Il
livello di corruzione associato a Berlusconi e al suo partito non è compatibile
con i programmi di governo di quelle forze che si battono contro la corruzione.
Vedo più naturale una convergenza con Grillo".
F. Rampini - "Tra le proposte considerate demagogiche c'è quella di un sala-
rio di cittadinanza garantito a tutti ".
J. Stiglitz - "L'India, che resta  una  nazione povera, ha introdotto  un sistema
di occupazione garantita per le popolazioni rurali. Bisogna partire dal principio
che la disoccupazione è il fallimento di una società. E la società deve assumer-
si la sua responsabilità, deve riuscire a generare una forma di sostegno, com-
misurata alle sue risorse. Non è populismo affermare che il 12% di disoccupa-
zione è un fallimento dell'Europa.       Non c'è dramma più grave di questo, di
quando ci sono venti disoccupati che si presentano per un solo posto di lavoro.
Domanda - "Lei è stato uno dei pionieri nell'elaborazione di nuovi indicatori
del benessere collettivo. Dal Prodotto interno lordo si è passati al Fil (felicità
interna lorda) e altri misuratori alternativi come l'indice di sviluppo sociale.
Qual'è l'utilità di questa ricerca?"
Risposta - "Il Pil non ci da una misura delle cose che contano davvero per noi:
per esempio la qualità dell'ambiente, la sostenibilità dello sviluppo, la disegua-
glianza, la giustizia sociale. Per fare due esempi ispirati dagli Stati Uniti: abbia-
mo un sistema sanitario molto inefficiente  e  molto costoso, ma proprio  i suoi
alti costi contribuiscono a "gonfiare" il valore del Pil; Abbiamo degli Stati Usa
che spendono  per  le prigioni  più  di quanto stanziano  per  le loro  università,
ma anche la spesa carceraria va a contribuire al Pil. -   Sul tema della giustizia
sociale un tempo la dottrina economica prevalente diceva che  la distribuzione
del reddito è irrilevante, anzi arrivava a sostenere che le diseguaglianze contri-
buiscono a rendere efficiente un'economia di mercato.     Invece oggi anche il
Fondo monetario internazionale ammette che esiste una correlazione fra dise-
guaglianze e instabilità.".
Domanda - "Ai leader europei che continuano a pensare che l'austerity ci tirerà
fuori dalla crisi, lei cosa dice?"
Risposta - "E' come la medicina medievale  che pretendeva  di curare i malati a
furia di salassi , togliendogli sempre più sangue.  Questa gente seleziona solo le
informazioni che conferma le loro idee preconcette. L'austerity non funziona nep-
pure per l'obiettivo che si prefigge, di ridurre il debito pubblico. Se non abbiamo
la capacità di trarre le lezioni di questa crisi, come fu fatto dopo la crisi del 1929,
temo che saremo condannati ad un'ulteriore ricaduta".

Lucianone

Nessun commento:

Posta un commento