27 febbraio '13 - mercoledì 27th February / Wednesday visioni post - 14
Riflessioni a tutto campo
(di Lucianone)
L'Italia sta diventando un Paese laboratorio/guida per gli altri Paesi europei
per un cambiamento epocale della società occidentale e del suo sitema struttu-
rale istituzionale/politico? Sembrerebbe proprio così, almeno e anche soprat-
tutto dai risultati imprevisti di queste ultime elezioni nazionali italiane.
Ma resta il fatto che questo rivoluzionario movimento M5S che sembra posse-
dere le chiavi giuste per aprire quel laboratorio ha scelto, per esplodere del
tutto, uno dei momenti più delicati e critici per il Paese Italia, in un momento
cioè in cui ci doveva essere una scelta netta da parte dei cittadini per la guida
di questo Paese malato e stressato da anni di berlusconismo fallimentare e di
un montismo tecnico non adeguato, che ha basato tutto sull'austerità-rigorismo
(con un fisco che era già il più pesante d'Europa) e solo sul sanamento del debito.
Così l'Italia è spezzata in due, tre parti e con primo un partito-non-partito nato
appunto da un movimento rivoluzionario sì nella sua composizione di rabbia
e protesta che contiene, ma ancora tutto da scoprire nelle sue effettive capacità
rappresentative parlamentari di poter fronteggiare quello che rimane della ca-
sta politica che ancora sopravvive, e soprattutto se dovrà avere continuamente
bisogno a Montecitorio deì suggerimenti astiosi e non sempre congrui del suo
leader Grillo. E dunque se i suoi capi, Grillo e Casaleggio, non vorranno par-
tecipare alla salvezza del Paese ma andranno a mirare unicamente allo sfascio,
come tuttora lascia pensare, per poi andare a nuove elezioni, ci sarà il serio ri-
schio che il movimento (non vero partito finchè non si assume responsabilità
di governo) si indebolisca. Magari comunque mi sbaglio e la tattica dei 2 capi
può anche risultare vincente, come finora, attraverso le piazze e non solo In-
ternet e la Rete, ha dimostrato di essere. - C'è però, a questo punto, un fatto
non da poco da sottolineare: usare questi tatticismi per arrivare alla vittoria
finale-totale metterebbe il movimento sullo stesso piano dei vecchi partiti co-
sì tanto aborriti. Contribuire a salvare l'Italia, cacciando via il vecchio mon-
do e la vecchia nomenclatura corrotta, o ambire a fare tutto da soli prendendo
in mano il potere? Non credo che questo ultimo fosse l'iniziale spirito ispira-
tore con cui era stato fondato il movimento. Oppure si? A Grillo e ai suoi la
risposta prossima ventura.
Dagli "Indignados" ai "Pirati" agli "Arancioni" ai "Grillini":
le tappe dei nuovi movimenti, che oggi vengono chiamati populisti
o espressioni del nuovo populismo, sono ben delineate e se all'inizio
con gli indignati si partiva dalla soffice ma testarda occupazione
delle piazze dalle metropoli spagnole fino al cuore della Wall
Street statunitense, adesso gli ultimi movimenti sorti in Europa
hanno una connotazione molto meno soffice, anzi molto carica
e battagliera fino a voler portare i cittadini giovani e preparati
nel cuore dei Parlamenti, per capovolgere dall'interno le strut-
ture, le istituzioni, le stesse democrazie imperanti che hanno
dato fino ad oggi la parola e il comando solo al ceto ricco e
benestante, solo ai politici di destra , di sinistra e di centro
che hanno fatto della finanza e della corruzione la loro patria.
Questi nuovi movimenti stanno spaventando l'alta finanza
mondiale basata sui mercati e sul profitto sfrenato, perchè
sono movimenti che danno istanza ai bisogni delle nuove
generazioni, bisogni (diritto al lavoro, eliminazione della
disoccupazione selvaggia, miglioramenti di vita ambientale)
fino ad oggi inascoltati e del tutto disattesi. Ma possono dare
nuova speranza anche ai più anziani a partire dai cinquan-
tenni esodati fino ai pensionati con la minima.
Questi movimenti nuovi, chiamati populisti, si organizzano
attraverso il web, la rete: questa è la grande novità. Dunque
quella stessa tecnologia moderna che in buona parte è stata
ed è ancora oggi la causa delle perdite dei posti di lavoro
nel mondo occidentale (dunque della disoccupazione dila-
gante, quasi inarrestabile), ora può cominciare ad aiutare
i giovani a rialzarsi, a preparare il terreno per poter forma-
re una nuova società futura che li affranchi dalla società
dei vecchi padri, dalla società anziana occidentale.
E' questo un discorso che avevo cominciato ad affrontare
in una 'Opinione del giovedì' in cui dicevo che forse l'Oc-
cidente è abitato da una generazione troppo vecchia (che
ha compresso e avvilito i giovani) che - dominando attra-
verso banche, rating, finanziarie sfrenate e un sistema ca-
pitalista selvaggio e auto-distruttivo - non ha saputo of-
frire e preparare nulla per le generazioni future, ma solo
deserto e macerie. - Si tratta certamente di una frattura
generazionale (ne parla anche Grillo), che comunque si
trascinerà ancora per lungo tempo.
Lucianone
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mercoledì 27 febbraio 2013
Sport - calcio / Serie B - 28^ giornata 2012/13
27 febbraio '13 - mercoledì 27th February / Wednesday
Lucianone
Serie B, Varese-Cesena 3-2: Troest eroe al 90'.
Bari-Verona 0-2, doppietta di Martinho
Posticipi 28ª giornata: lombardi avanti due volte e sempre rimontati, all'ultimo respiro il gol del k.o. del danese. Nell'altro posticipo l'Hellas passa in Puglia e si porta a -1 dal Livorno.
Vincono le big nei posticipi della 28ª giornata di Serie B. Il Varese doma il Cesena e rinsalda il quarto posto, il Verona passa a Bari e insidia la seconda posizione occupata dal Livorno. Ecco il resoconto dei due match nel dettaglio.
Varese - Cesena 3-2 — Fabrizio Castori era stato l’ultimo allenatore del Cesena a entrare al Franco Ossola: il 16 novembre del 2003 i romagnoli avevano perso 3-1 con il Varese. Dopo dieci anni, il tecnico è passato alla guida dei biancorossi e, ora, può sorridere per un successo contro la sua ex squadra. Il 3-2 dà una soddisfazione personale a Castori ma, soprattutto, rilancia il Varese dopo lo 0-2 del Bentegodi. La neve ha rimandato la partita suscitando lo sciopero degli ultrà di casa, zitti in segno di protesta contro la decisione di giocare alle 15 di mercoledì. Ma i 781 paganti che erano presenti a Masnago hanno potuto gustarsi emozioni intense fin da subito. Castori, che cambia sette titolari rispetto alla gara di sabato scorso con il Verona, fa debuttare dal primo minuto Struna e lo sloveno, dopo un contrasto con Tonucci, si procura al 4’ un calcio di punizione appena fuori dall’area romagnola. Filipe finta il tiro ma è Zecchin a calciare con il suo sinistro che diventa imprendibile per Ravaglia. L’1-0 guadagnato già al 5' carica i padroni di casa che insistono conquistando tre angoli di fila e chiamando in causa Ravaglia con Ebagua e Rea. Quando il raddoppio sembra nell’aria, ci pensa Granoche a piazzare il classico gol dell’ex al 14’: l’attaccante, tenuto in gioco da Carrozzieri, sfrutta l’assist di Giandonato e, dopo aver battuto con facilità Bressan, non esulta per rispetto nei confronti della squadra con cui l’anno scorso aveva conquistato i playoff. Il pari dura appena tre minuti perché al 17’ è una nuova prodezza a far esaltare i tifosi biancorossi: Carrozzieri lancia un pallone che Martinetti tocca di testa mettendo in moto Ebagua, la cui rovesciata di sinistro, dal limite, sorprende Ravaglia infilato sul primo palo. Il Cesena prova a reagire solo al 30’ con un diagonale di Succi che si spegne sul fondo. Nella ripresa è ancora il Varese a essere pericoloso: un colpo di testa di Martinetti va fuori al 6’ e poi Ravaglia para un tiro di Struna all’8’. Ma è la squadra di Bisoli a fare male: al 23’, un nuovo errore di Carrozzieri dà il via libera al cross da sinistra di Defrel che attraversa l’area varesina, mentre Lazaar atterra Granoche, e si trasforma nell’assist d’oro per D’Alessandro, libero di segnare. Il Varese non ci sta perché vuole interpretare al meglio il ruolo di salva playoff e punta al successo che arriva poco prima del 90': Filipe calcia una punizione da sinistra per la testa di Troest, pronto a batte Ravaglia e il Cesena, sconfitto al Franco Ossola dopo dieci anni. L’unico neo per la squadra di Castori è l’espulsione di Ebagua: rosso diretto per un fallo su Parfait in mezzo al campo che non sembrava così cattivo.
(Filippo Brusa - da La GazzettadelloSport.it)
(Filippo Brusa - da La GazzettadelloSport.it)
Bari-Verona 0-1 — Vola il Verona, ora ad un solo punto dal Livorno. Sprofonda il Bari, alla sesta caduta casalinga. Torrente rilancia l’ex Iunco in prima linea, Romizi a centrocampo e Rossi in retroguardia. Mandorlini, privo degli squalificati Bacinovic, Moras e Halfredsson, si affida a Maietta in difesa, Albertazzi sulla fascia destra e al tridente offensivo Sgrigna (altro ex), Gomez e Cacia. Il Bari parte bene, ma non morde. Un paio di tentativi di Iunco e Bellomo. Nessuna traccia del Verona, fino al primo errore dei padroni di casa. Minuto 28: Martinho ruba palla a De Falco (subentrato all’infortunato Romizi) e batte Lamanna con un gran sinistro. La reazione del Bari fa il solletico agli scaligeri: una botta dalla distanza di Iunco (salva Rafael). Al 37’ Cacia fallisce il raddoppio solo davanti a Lamanna. Sul finire del tempo ci provano Fedato e Bellomo, senza fortuna. Fuochi d’artificio in avvio di ripresa. Al 5’ Caputo fallisce da due passi, subito dopo Sgrigna conclude di poco a lato. Quindi gol annullato a Iunco (offside). Al 19’ Cacia, servito da Gomez, si fa ipnotizzare da Lamanna. Un minuto dopo sbaglia Caputo, solo davanti a Rafael. Alla mezz’ora il Bari resta in dieci: espulso Rossi per doppia ammonizione. Al 35’ il Bari protesta per un mani in area di Ceccarelli, poi i padroni di casa vorrebbero il penalty al 47’ per un mani di Albertazzi. Nell’azione successiva Martinho chiude il match in contropiede. (Franco Cirici)
Lucianone
martedì 26 febbraio 2013
SOCIETA' - politica / Per capire il fenomeno Grillo, i grillini e M5S
26 febbraio '13 - martedì 26th February / Tuesday visioni post - 25
L'analisi
Il tempo della retecrazia (da la Repubblica - 20/02'13 - Barbara Spinelli)
Ha detto Berlusconi che "a noi Grillo ci fa un baffo". - E' strano, perchè la
mobilitazione delle folle, l'appello a passioni selvagge come l'ira o la vendetta,
le rivoluzioni che fanno tabula rasa del passato, il paese reale brandito contro
il paese legale sono stati gli ingredienti della sua presa del potere nel '94.
Lo slogan che esalta il paese reale non è originale: l o coniò nel primo '900 la
destra di Charles Maurras, contro i mostri della democrazia, e il comunismo
lo adottò per decenni. Meglio a questo punto se Berlusconi dicesse il vero:
la sua operazione è riuscita, gran patrte dell'Italia entra antropologicamente
mutata in un'era effettivamente nuova - Grillo ha ragione - ma vi entra sprov-
vista di strumenti che le permettano di governarla, di razionalizzarla.
Vi sono tuttavia differenze non trascurabili, fra l'irresistibile ascesa dei due
leader. Il primo, quando entrò in politica, disponeva di ricchezze inaudite (ac-
cumulate con aiuti pubblici, va ricordato) che il Movimento 5 Stelle neanche
si sogna. Soprattutto, possedeva un potere cruciale: tutte le Tv private, cui
s'aggiungeva, da premier, il srvizio pubblico Rai. Non solo: Grillo vede la
crisi; Berluconi s'ostina a negarla, garantendo che con lui al governo sarà
spazzata via. - Siamo stati indotti a considerare il suo coflitto di interessi
un impedimento. Fu invece il dispositivo che gli consentì di piegare i politici:
in ogni accenno al suo dominio mediatico egli vedeva un'espropriazione
No stupisce che il conflitto sopravviva tale e quale da anni. Stupisce che non
sia stato visto come un problema gravissimo prima che il giocatore entrasse
in politica con quell'asso. Che non si sia capito subito l'essenziale: un control-
lo così pervasivo della comunicazione, in un Paese dove l'80 per cento dei
cittadini s'informa alla Tv, storce le usanze democratiche, e infine chiama
vendetta. Spegne il pluralismo, corrompe e uniforma le menti, trasforma i
vocabolari di tutti: governanti, oppositori, classi dirigenti, cittadini comuni.
Da questo punto di vista Grillo innova e dice cose non incongrue, quando
denuncia i politici, le istituzioni, i giornali. Tende a fare diogni erba un fascio,
è giusto dirlo, ma è vero che tante erbe si son fatte volontariamente fasciare
per anni. Al tempo stesso è figlio di quel dispositivo, al cui centro c'è un'idea
di democrazia diretta che usa l'informazione non per seminare conoscenze
ma per forgiare un pensiero unico sull'Italia, l'Europa, il mondo. Il suo mezzo
non è più la televisione: questa scatola più che mai tonta, come la chiamano
gli spagnoli. Nè la stampa cartacea, che ha una memoria meno immedita di
quella digitale.
E' il mondo non più inscatolato ma aperto, informe, straordinariamente libe-
ro di Internet. Un mondo già scoperto da Obama, quando diventò Presidente
nel 2009. Grazie al web, egli ha ottenuto 2 volte un mandato popolare che lo
emancipa, se vuole, da lobby e partiti. Capace di disseminazione virale,la rete
scavalca la senile televisione. Ma essendo informe è anche in grado di farsi
bellicosa: nel libro di Grillo e Casaleggio, la parola guerra è ricorrente, incal-
zante ("Siamo in guerra", Chiarelettere, 2011). Guerra "feroce e sempre più
rapida", finita la quale "il vecchio mondo sparirà"e con esso i partiti di ieri,
in Italia e ovunque. Guerra totale, addirittura , un termine per nulla anodino,
visgto che nel 1935 lo usò in un opuscolo omonimo il generale tedesco Luden-
dorff. Nelle guerre totali non si concedono interviste a giornalisti che ti inter-
rompono con dubbi e domande, anzichè applausi. Quel che conta per Luden-
dorff, è "abbattere il morale delle retroguardie" (le rappresentanze delle po-
polazioni non combattenti) più che l'avanguardia al fronte.
In questa lotta fra scatola tonta e web è il secondo, sicuramente, il Nuovo
che ci aspetta. In un discorso tenuto nel febbraio 2012 per l'inaugurazione
dell'anno accademico della Bocconi, il giurista Piergaetano Marchetti indi
indica i motivi per cui il futuro è nel web, con le sue immense promesse e i
suoi rischi. "La comunicazione e l'informazione di massa (attraverso la
rete) è un potente canale e amplificatore di domande, di richieste di rendi-
conto, un assordante coro di 'perchè'. Un fiato continuo sul collo di chi go-
verna. Una pressione che genera risposte, trasparenza, informazione.
E tutto ciò, a sua volta, in un circolo virtuoso, genera altre domande di
accountability". - L'accountability - la cultura del render conto - latita in
Italia. E' strano che se ne parli così poco in campagna elettorale, visto il
prezzo che paghiamo per la sua assenza.
Ma se la "scossa partecipativa" è formidabilmente liberatoria, osserva
Marchetti, non mancano i possibili effetti perversi. Ogni grande liberazione
distrugge altri diritti, ogni proclamazione di supremi valori declassa valori
non meno importanti. Nella visione di chi guida il Movimento 5 Stelle non
c'è coscienza dei limiti, perchè i capi interagiscono con la blogosfera rifiu-
tando ogni corpo intermedio, in un tu-per-tu fatale, mai complicabile da per-
sone terze. Non tutti i perchè, non tutti i bisogni e i valori che sorgono in
rete sono sacrosanti: vanno confrontati con altri principi, bisogni. Un'idea
prova la sua forza se incoraggia forti idee opposte. Altrimenti si ossifica, e
anche se modernissima muore. In questo Berlusconi e Grillo si somigliano:
non sanno contare fino a tre, e in fondo neppure fino a due perchè il tu-per-
tu col popolo è fusione nell'Uno. Ogni avversario è da abbattere a comin-
ciare da chi su Internet non naviga, e in un'Italia che invecchia il divario
digitale è vasto. Parole come guerra e rivoluzione sono incendi. Ricordano
la peste di Atene narrata da Tucidide, che "spezza i freni morali degli uomi-
ni" e "travolge gli argini della legalità fino allora vigente nella vita cittadi-
na". La paura è la stoffa delle guerre e dei despoti, e Grillo lo sa quando
dice, e spera: "Il mio movimento regola la paura" ('The Economist' - 16/02/'13)
Grillo farà eleggere molti parlamentari, ed è un bene perchè il Parlamento
è la sede dove gli interessi mbrigliano le passioni. Non gli interessi econo-
mici, ma l'interesse come lo si intendeva nel '500: la passione razionale che
controbilancia quelle irrazionali, e secerne l'interesse generale e la separa-
zione dei poteri. Grillo e Casaleggio scrivono che sarà la rete a scrivere
leggi e costituzioni. Ma la rete cos'è? Come delibera precisamente? Se la
rete vuole la pena di morte la reintroduciamo? In Islanda (un modello, per
Grillo) la Costitiuzione è stata ridiscussa in rete, ma riscritta da più piccoli
comitati. In ogni mutazione c'è qualcosa da preservare, da non uccidere.
Altrimenti entriamo nella logica del potere indiscutibile, legibus solutus,
anelato da Berlusconi.
A questa mutazione, i partiti più o meno vecchi reagiscono spesso con lo
smarrimento, se non l'afonia. Non gridano, è vero. Il centro-sinistra in
particolare ripudia il modernismo della personalizzazione: ci sono anacro-
nismi che durano ben più del Nuovo. Ma sul mondo che cambia è terribil-
mente indietro, senza vocabolari nè inventività. Tanti cittadini sono delu-
si dal ceto politico. Reagiscono moltiplicando le richieste di rendiconto,
con rotolanti conti di "perchè". Chieder "un pò più di lavoro", come fa
Bersani, è un soffio quasi inudito.
(Tutto sarà diverso dopo il voto... Sarà arduo discernere, in Parlamento,
le passioni selvagge dagli interessi dei cittadini. La democrazia toccherà
reinventarla, l'antico dibattito ottocentesco sul suffragio universale andrà
ripreso, perchè la scatola tonta e il web l'hanno sfinita. Ambedue puntano
all'ingovernabilità, perchè di essa si nutrono passioni difficilmente regola-
bili. E' uno dei rischi del Glorioso Mondo Nuovo promesso dal web.
Aiuto, mi è caduto un Grillo nel piatto (da L'Espresso - Bruno Manfellotto)
Ieri sottovalutato e demonizzato, oggi ingombrante per i partiti.
E l'esercito a cinque stelle, destinato a essere determinante in Parlamento
e guidato da un leader che non è candidato. Ora tutti dovranno farci i conti.
Bersani per primo.
...Diciamo la verità, (quelli delle pre-elezioni) non sono stati giorni di gloria.
Abbiamo visto e sentito di tutto, insulti e bugie, false promesse e colpi bassi,
truffe elettorali e dufale un tanto al chilo. L'ipocrisia italica ha vietato negli
ultimi giorni la diffusione dei sondaggi, ma in Rete e sui siti impazzavano per-
centuali e previsioni, e non c'era incontro pubblico e privato in cui non ci si
scambiasse informazioni su rilevazioni... Alla farsa dei sondaggi si è aggiunta
quella dei confronti televisivi, una guerra insulsa tra radio, tv e siti Internet
senza regole, senza tempi, a volte sotto forma di comizi informatici senza
contraddittorio. Il resto lo ha fatto una legge elettorale assurda e poco demo-
cratica, che impone liste prefabbricate dagli apparatchik di partiti e movimen-
ti, oscura gli aspiranti parlamentari ed esalta solo i candidati premier, in un
sistema che però non è nè presidenzialista nè bipolare.
In questa terra di mezzo, in questa stagione.ponte tra Seconda e Terza Re-
pubblica, la vera sorpresa politica porta il nome di Beppe Grillo che ha riem-
pito le piazze d'Italia , che non si è nemmeno candidato e dunque non siederà
in Parlamento, ma che ha imposto agli altri molte parole d'ordine tratte dalla
sua agenda - primarie, uso della Rete, tagli della politica, dimezzamento dei
parlamentari - e soprattutto guiderà, se pur a distanza, un esercito di deputa-
ti e senatori che risulterà determinante fin dai primi appuntamenti: la nuova
maggioranza, l'elezione del Capo dello Stato, la legge finanziaria...
Che succederà? Che ne sarà delle truppe grilline? Resterà una falange com-
patta o diventerà un esercito di guerriglia? Comunque, sarà ribaltone, come
profetizza Dario Fo, se non altro di molte regole del gioco consolidato.
Corsa al Quirinale in salsa grillina
Presidenza delle Camere, fiducia al governo, presidente della Repubblica:
i seguaci di Grillo in Parlamento potrebbero avere un ruolo determinante.
Saranno comunque "contro", o lontani dal leader il senso di responsabilità
finirà per prevalere?
Non sappiamo se l'irruzioner di un venti per cento di novizi assoluti nelle aule
parlamentari cambierà o meno il volto della politica italiana. I primi atti saran-
no rivelatori... Quel nutrito gruppo di parlamentari... farà la differenza. Soprat-
tutto al Senato, dove il centro-sinistra. nel migliore dei casi, avrà margini risi-
catissimi, il comportamento dei grillini potrà, in certe circostanze essere deci-
sivo. Cosa faranno al momento della fiducia? Voteranno compatti contro, a
prescindere, per marcare la loro diversità? E al momento dell'elezione del
presidente della Repubblica indicheranno un loro candidato di bandiera come
spesso hanno fatto le opposizioni o convergeranno su una figura di alto profi-
lo sulla quale si è coagulato un ampio consenso? Oppure, proprio per questo,
rifiuteranno di mescolarsi con tutti gli altri? Per quanto questi primi passi
possano dare indicazioni sugli umori degli eletti rillini, è probabile che in que-
ste prime occasioni si manifesti tutta l'alterità del M5S. Ma non è detto che
così accada anche nel proseguio della legislatura. Perchè è nel medio perio-
do che si misura la vera consistenza di questo tsunami.
Altri successi impetuosi sull'onda dell'emotività sono scomparsi nell'arco di
una legislatura. Il caso più recente di una fiammata che si spegne rapidamen-
te viene dall'Olanda, dove la lista 'populista' di Pym Fortyun alle elezioni del
2002 passò da zero al 17 per cento arrivando al secondo posto, davanti al par-
tito socialista. Ma, entrata addirittura al governo, nell'arco di pochi anni, cau-
sa anche la scomparsa del fondatore, si sbriciolò in mille pezzi. Nel caso del
M5S è certo che il controllo imperioso esercitato dalla coppia Grillo-Casaleg-
gio sui pochi eletti locali non potrà manifestarsi nello stesso modo anche sui
parlamentari. - Tutte le nuove formazioni quando entrano in forza nelle as-
semblee legislative subiscono un processo di "istituzionalizzazione", pena la
scomparsa. Anche i grillini saranno preda delle tensioni tra la fedeltà al Capo
e l'adozione di scelte sulla base delle loro convinzioni. In assenza di una strut-
tura partitica dove vi siano refernti diversi dalla coppia in comando, e con un
mandato così largo e differenziato, i parlamentari saranno alquanto "soli" di
fronte alle singole scelte.
Il programma elettorale del M5S, suddiviso in 7 punti (Rapporto stato-cittadini,
Energia, Informazione, Economia, Trasporti, Salute, Istruzione), alterna propo-
ste precise e stringenti (e interessanti) soprattutto sui temi ambientali, con indi-
cazioni fantasiose e massimaliste. L'ethos del rinnovamento della politica che
anima i candidati grillini può anche portarli, per quanto inevitabilmente sospet-
tosi rispetto alle dinamiche parlamentari, ad agire in maniera pragmatica, sen-
za tener conto di posizioni predefinite. L'assenza di ideologie di riferimento,
contrariamente ai nuovi partiti del 1994 (Forza Italia e Lega), rende impreve-
dibili e 'libere' le scelte degli eletti del M5S.
Le eventuali scomuniche di Grillo perdono peso nei confronti di chi ha un man-
dato di 5 anni e lavora quotidianamente in una assemblea rappresentativa. Lo
si è visto in Emilia Romagna, la regione laboratorio del M5S. Lì erano emerse
si i primi dissensi tra eletti e leader, ma anche le prime fratture tra Grillo e la
base del movimento. Nonostante la fatwa contro il consigliere regionale, tutte
le assemblee provinciali dei militanti avevano confermato piena fiducia all'elet-
to. E' un esempio di dinamiche ancora sotterranee che il successo elettorale
può evidenziare. L'ANTIPOLITICA dei comizi non necessariamente produrrà
un manipolo di neobolscevichi pronti a scardinare il sistema. Nè i diktat di Gril-
lo avranno sempre e comunque efficacia.
(da L'espresso -
Potere&Poteri / di Piero Ignazi)
Lucianone
L'analisi
Il tempo della retecrazia (da la Repubblica - 20/02'13 - Barbara Spinelli)
Ha detto Berlusconi che "a noi Grillo ci fa un baffo". - E' strano, perchè la
mobilitazione delle folle, l'appello a passioni selvagge come l'ira o la vendetta,
le rivoluzioni che fanno tabula rasa del passato, il paese reale brandito contro
il paese legale sono stati gli ingredienti della sua presa del potere nel '94.
Lo slogan che esalta il paese reale non è originale: l o coniò nel primo '900 la
destra di Charles Maurras, contro i mostri della democrazia, e il comunismo
lo adottò per decenni. Meglio a questo punto se Berlusconi dicesse il vero:
la sua operazione è riuscita, gran patrte dell'Italia entra antropologicamente
mutata in un'era effettivamente nuova - Grillo ha ragione - ma vi entra sprov-
vista di strumenti che le permettano di governarla, di razionalizzarla.
Vi sono tuttavia differenze non trascurabili, fra l'irresistibile ascesa dei due
leader. Il primo, quando entrò in politica, disponeva di ricchezze inaudite (ac-
cumulate con aiuti pubblici, va ricordato) che il Movimento 5 Stelle neanche
si sogna. Soprattutto, possedeva un potere cruciale: tutte le Tv private, cui
s'aggiungeva, da premier, il srvizio pubblico Rai. Non solo: Grillo vede la
crisi; Berluconi s'ostina a negarla, garantendo che con lui al governo sarà
spazzata via. - Siamo stati indotti a considerare il suo coflitto di interessi
un impedimento. Fu invece il dispositivo che gli consentì di piegare i politici:
in ogni accenno al suo dominio mediatico egli vedeva un'espropriazione
No stupisce che il conflitto sopravviva tale e quale da anni. Stupisce che non
sia stato visto come un problema gravissimo prima che il giocatore entrasse
in politica con quell'asso. Che non si sia capito subito l'essenziale: un control-
lo così pervasivo della comunicazione, in un Paese dove l'80 per cento dei
cittadini s'informa alla Tv, storce le usanze democratiche, e infine chiama
vendetta. Spegne il pluralismo, corrompe e uniforma le menti, trasforma i
vocabolari di tutti: governanti, oppositori, classi dirigenti, cittadini comuni.
Da questo punto di vista Grillo innova e dice cose non incongrue, quando
denuncia i politici, le istituzioni, i giornali. Tende a fare diogni erba un fascio,
è giusto dirlo, ma è vero che tante erbe si son fatte volontariamente fasciare
per anni. Al tempo stesso è figlio di quel dispositivo, al cui centro c'è un'idea
di democrazia diretta che usa l'informazione non per seminare conoscenze
ma per forgiare un pensiero unico sull'Italia, l'Europa, il mondo. Il suo mezzo
non è più la televisione: questa scatola più che mai tonta, come la chiamano
gli spagnoli. Nè la stampa cartacea, che ha una memoria meno immedita di
quella digitale.
E' il mondo non più inscatolato ma aperto, informe, straordinariamente libe-
ro di Internet. Un mondo già scoperto da Obama, quando diventò Presidente
nel 2009. Grazie al web, egli ha ottenuto 2 volte un mandato popolare che lo
emancipa, se vuole, da lobby e partiti. Capace di disseminazione virale,la rete
scavalca la senile televisione. Ma essendo informe è anche in grado di farsi
bellicosa: nel libro di Grillo e Casaleggio, la parola guerra è ricorrente, incal-
zante ("Siamo in guerra", Chiarelettere, 2011). Guerra "feroce e sempre più
rapida", finita la quale "il vecchio mondo sparirà"e con esso i partiti di ieri,
in Italia e ovunque. Guerra totale, addirittura , un termine per nulla anodino,
visgto che nel 1935 lo usò in un opuscolo omonimo il generale tedesco Luden-
dorff. Nelle guerre totali non si concedono interviste a giornalisti che ti inter-
rompono con dubbi e domande, anzichè applausi. Quel che conta per Luden-
dorff, è "abbattere il morale delle retroguardie" (le rappresentanze delle po-
polazioni non combattenti) più che l'avanguardia al fronte.
In questa lotta fra scatola tonta e web è il secondo, sicuramente, il Nuovo
che ci aspetta. In un discorso tenuto nel febbraio 2012 per l'inaugurazione
dell'anno accademico della Bocconi, il giurista Piergaetano Marchetti indi
indica i motivi per cui il futuro è nel web, con le sue immense promesse e i
suoi rischi. "La comunicazione e l'informazione di massa (attraverso la
rete) è un potente canale e amplificatore di domande, di richieste di rendi-
conto, un assordante coro di 'perchè'. Un fiato continuo sul collo di chi go-
verna. Una pressione che genera risposte, trasparenza, informazione.
E tutto ciò, a sua volta, in un circolo virtuoso, genera altre domande di
accountability". - L'accountability - la cultura del render conto - latita in
Italia. E' strano che se ne parli così poco in campagna elettorale, visto il
prezzo che paghiamo per la sua assenza.
Ma se la "scossa partecipativa" è formidabilmente liberatoria, osserva
Marchetti, non mancano i possibili effetti perversi. Ogni grande liberazione
distrugge altri diritti, ogni proclamazione di supremi valori declassa valori
non meno importanti. Nella visione di chi guida il Movimento 5 Stelle non
c'è coscienza dei limiti, perchè i capi interagiscono con la blogosfera rifiu-
tando ogni corpo intermedio, in un tu-per-tu fatale, mai complicabile da per-
sone terze. Non tutti i perchè, non tutti i bisogni e i valori che sorgono in
rete sono sacrosanti: vanno confrontati con altri principi, bisogni. Un'idea
prova la sua forza se incoraggia forti idee opposte. Altrimenti si ossifica, e
anche se modernissima muore. In questo Berlusconi e Grillo si somigliano:
non sanno contare fino a tre, e in fondo neppure fino a due perchè il tu-per-
tu col popolo è fusione nell'Uno. Ogni avversario è da abbattere a comin-
ciare da chi su Internet non naviga, e in un'Italia che invecchia il divario
digitale è vasto. Parole come guerra e rivoluzione sono incendi. Ricordano
la peste di Atene narrata da Tucidide, che "spezza i freni morali degli uomi-
ni" e "travolge gli argini della legalità fino allora vigente nella vita cittadi-
na". La paura è la stoffa delle guerre e dei despoti, e Grillo lo sa quando
dice, e spera: "Il mio movimento regola la paura" ('The Economist' - 16/02/'13)
Grillo farà eleggere molti parlamentari, ed è un bene perchè il Parlamento
è la sede dove gli interessi mbrigliano le passioni. Non gli interessi econo-
mici, ma l'interesse come lo si intendeva nel '500: la passione razionale che
controbilancia quelle irrazionali, e secerne l'interesse generale e la separa-
zione dei poteri. Grillo e Casaleggio scrivono che sarà la rete a scrivere
leggi e costituzioni. Ma la rete cos'è? Come delibera precisamente? Se la
rete vuole la pena di morte la reintroduciamo? In Islanda (un modello, per
Grillo) la Costitiuzione è stata ridiscussa in rete, ma riscritta da più piccoli
comitati. In ogni mutazione c'è qualcosa da preservare, da non uccidere.
Altrimenti entriamo nella logica del potere indiscutibile, legibus solutus,
anelato da Berlusconi.
A questa mutazione, i partiti più o meno vecchi reagiscono spesso con lo
smarrimento, se non l'afonia. Non gridano, è vero. Il centro-sinistra in
particolare ripudia il modernismo della personalizzazione: ci sono anacro-
nismi che durano ben più del Nuovo. Ma sul mondo che cambia è terribil-
mente indietro, senza vocabolari nè inventività. Tanti cittadini sono delu-
si dal ceto politico. Reagiscono moltiplicando le richieste di rendiconto,
con rotolanti conti di "perchè". Chieder "un pò più di lavoro", come fa
Bersani, è un soffio quasi inudito.
(Tutto sarà diverso dopo il voto... Sarà arduo discernere, in Parlamento,
le passioni selvagge dagli interessi dei cittadini. La democrazia toccherà
reinventarla, l'antico dibattito ottocentesco sul suffragio universale andrà
ripreso, perchè la scatola tonta e il web l'hanno sfinita. Ambedue puntano
all'ingovernabilità, perchè di essa si nutrono passioni difficilmente regola-
bili. E' uno dei rischi del Glorioso Mondo Nuovo promesso dal web.
Aiuto, mi è caduto un Grillo nel piatto (da L'Espresso - Bruno Manfellotto)
Ieri sottovalutato e demonizzato, oggi ingombrante per i partiti.
E l'esercito a cinque stelle, destinato a essere determinante in Parlamento
e guidato da un leader che non è candidato. Ora tutti dovranno farci i conti.
Bersani per primo.
...Diciamo la verità, (quelli delle pre-elezioni) non sono stati giorni di gloria.
Abbiamo visto e sentito di tutto, insulti e bugie, false promesse e colpi bassi,
truffe elettorali e dufale un tanto al chilo. L'ipocrisia italica ha vietato negli
ultimi giorni la diffusione dei sondaggi, ma in Rete e sui siti impazzavano per-
centuali e previsioni, e non c'era incontro pubblico e privato in cui non ci si
scambiasse informazioni su rilevazioni... Alla farsa dei sondaggi si è aggiunta
quella dei confronti televisivi, una guerra insulsa tra radio, tv e siti Internet
senza regole, senza tempi, a volte sotto forma di comizi informatici senza
contraddittorio. Il resto lo ha fatto una legge elettorale assurda e poco demo-
cratica, che impone liste prefabbricate dagli apparatchik di partiti e movimen-
ti, oscura gli aspiranti parlamentari ed esalta solo i candidati premier, in un
sistema che però non è nè presidenzialista nè bipolare.
In questa terra di mezzo, in questa stagione.ponte tra Seconda e Terza Re-
pubblica, la vera sorpresa politica porta il nome di Beppe Grillo che ha riem-
pito le piazze d'Italia , che non si è nemmeno candidato e dunque non siederà
in Parlamento, ma che ha imposto agli altri molte parole d'ordine tratte dalla
sua agenda - primarie, uso della Rete, tagli della politica, dimezzamento dei
parlamentari - e soprattutto guiderà, se pur a distanza, un esercito di deputa-
ti e senatori che risulterà determinante fin dai primi appuntamenti: la nuova
maggioranza, l'elezione del Capo dello Stato, la legge finanziaria...
Che succederà? Che ne sarà delle truppe grilline? Resterà una falange com-
patta o diventerà un esercito di guerriglia? Comunque, sarà ribaltone, come
profetizza Dario Fo, se non altro di molte regole del gioco consolidato.
Corsa al Quirinale in salsa grillina
Presidenza delle Camere, fiducia al governo, presidente della Repubblica:
i seguaci di Grillo in Parlamento potrebbero avere un ruolo determinante.
Saranno comunque "contro", o lontani dal leader il senso di responsabilità
finirà per prevalere?
Non sappiamo se l'irruzioner di un venti per cento di novizi assoluti nelle aule
parlamentari cambierà o meno il volto della politica italiana. I primi atti saran-
no rivelatori... Quel nutrito gruppo di parlamentari... farà la differenza. Soprat-
tutto al Senato, dove il centro-sinistra. nel migliore dei casi, avrà margini risi-
catissimi, il comportamento dei grillini potrà, in certe circostanze essere deci-
sivo. Cosa faranno al momento della fiducia? Voteranno compatti contro, a
prescindere, per marcare la loro diversità? E al momento dell'elezione del
presidente della Repubblica indicheranno un loro candidato di bandiera come
spesso hanno fatto le opposizioni o convergeranno su una figura di alto profi-
lo sulla quale si è coagulato un ampio consenso? Oppure, proprio per questo,
rifiuteranno di mescolarsi con tutti gli altri? Per quanto questi primi passi
possano dare indicazioni sugli umori degli eletti rillini, è probabile che in que-
ste prime occasioni si manifesti tutta l'alterità del M5S. Ma non è detto che
così accada anche nel proseguio della legislatura. Perchè è nel medio perio-
do che si misura la vera consistenza di questo tsunami.
Altri successi impetuosi sull'onda dell'emotività sono scomparsi nell'arco di
una legislatura. Il caso più recente di una fiammata che si spegne rapidamen-
te viene dall'Olanda, dove la lista 'populista' di Pym Fortyun alle elezioni del
2002 passò da zero al 17 per cento arrivando al secondo posto, davanti al par-
tito socialista. Ma, entrata addirittura al governo, nell'arco di pochi anni, cau-
sa anche la scomparsa del fondatore, si sbriciolò in mille pezzi. Nel caso del
M5S è certo che il controllo imperioso esercitato dalla coppia Grillo-Casaleg-
gio sui pochi eletti locali non potrà manifestarsi nello stesso modo anche sui
parlamentari. - Tutte le nuove formazioni quando entrano in forza nelle as-
semblee legislative subiscono un processo di "istituzionalizzazione", pena la
scomparsa. Anche i grillini saranno preda delle tensioni tra la fedeltà al Capo
e l'adozione di scelte sulla base delle loro convinzioni. In assenza di una strut-
tura partitica dove vi siano refernti diversi dalla coppia in comando, e con un
mandato così largo e differenziato, i parlamentari saranno alquanto "soli" di
fronte alle singole scelte.
Il programma elettorale del M5S, suddiviso in 7 punti (Rapporto stato-cittadini,
Energia, Informazione, Economia, Trasporti, Salute, Istruzione), alterna propo-
ste precise e stringenti (e interessanti) soprattutto sui temi ambientali, con indi-
cazioni fantasiose e massimaliste. L'ethos del rinnovamento della politica che
anima i candidati grillini può anche portarli, per quanto inevitabilmente sospet-
tosi rispetto alle dinamiche parlamentari, ad agire in maniera pragmatica, sen-
za tener conto di posizioni predefinite. L'assenza di ideologie di riferimento,
contrariamente ai nuovi partiti del 1994 (Forza Italia e Lega), rende impreve-
dibili e 'libere' le scelte degli eletti del M5S.
Le eventuali scomuniche di Grillo perdono peso nei confronti di chi ha un man-
dato di 5 anni e lavora quotidianamente in una assemblea rappresentativa. Lo
si è visto in Emilia Romagna, la regione laboratorio del M5S. Lì erano emerse
si i primi dissensi tra eletti e leader, ma anche le prime fratture tra Grillo e la
base del movimento. Nonostante la fatwa contro il consigliere regionale, tutte
le assemblee provinciali dei militanti avevano confermato piena fiducia all'elet-
to. E' un esempio di dinamiche ancora sotterranee che il successo elettorale
può evidenziare. L'ANTIPOLITICA dei comizi non necessariamente produrrà
un manipolo di neobolscevichi pronti a scardinare il sistema. Nè i diktat di Gril-
lo avranno sempre e comunque efficacia.
(da L'espresso -
Potere&Poteri / di Piero Ignazi)
Lucianone
lunedì 25 febbraio 2013
Politica - ITALIA / Elezioni: risultati e commenti
25 febbraio '13 - lunedì 25th February / Monday visioni post - 22
Italia ingovernabile!!
da la Repubblica.it
ITALIA ingovernabile, Senato senza maggioranza
Boom Grillo. Pd-Sel sotto le attese. Pdl-Lega al 30%
Enrico Letta: "No al ritorno al voto" - Piemonte, regione chiave in volata Senato, risultati in diretta - Calcolo dei seggi - Diretta Rep Tv
Lombardia, Sicilia e Campania : vince il Pdl
Alla Camera la spunta Bersani, Senato ingovernabile
Lucianone
Italia ingovernabile!!
da la Repubblica.it
ITALIA ingovernabile, Senato senza maggioranza
Boom Grillo. Pd-Sel sotto le attese. Pdl-Lega al 30%
Enrico Letta: "No al ritorno al voto" - Piemonte, regione chiave in volata Senato, risultati in diretta - Calcolo dei seggi - Diretta Rep Tv
Rep Tv Ezio Mauro: "Pd si è seduto sugli allori delle primarie"
RepTv Giannini / Ceccarelli / De Gregorio / Merlo / Tito / Zucconi
Analisi Governo, maggioranze, Quirinale: rischio impasse
dal CorrierdellaSera.it
Senato, non c'è maggioranza
Boom di Grillo, rimonta di BerlusconiCamera, è testa a testa tra Pd e Pdl
Boom di Grillo, rimonta di BerlusconiCamera, è testa a testa tra Pd e Pdl
Lombardia, Sicilia e Campania : vince il Pdl
di Alessandro Sala
Il Pdl esulta. Il Pd: rischio nuovo voto|Mappa
Così i seggi al Senato
Affluenza giù di 6 punti
Alla Camera la spunta Bersani, Senato ingovernabile
Cinque Stelle primo partito, recupero di Berlusconi
Grillo: “Niente inciuci, è una guerra” (Video/ Risultati)
MAPPE: ecco la nuova Italia / Liveblog / English / Diretta tv: La 7
Il leader democrato: gestiremo risultato nell’interesse dell’Italia
Lombardia, Sicilia e Veneto a Berlusconi. Bersani vince nel Lazio.
Il leader 5 Stelle: “Noi primo partito, faranno un governo Pd-Pdl”
Centro di Monti appena sopra il 10%. Ingroia, niente Parlamento.
Lombardia, Sicilia e Veneto a Berlusconi. Bersani vince nel Lazio.
Il leader 5 Stelle: “Noi primo partito, faranno un governo Pd-Pdl”
Centro di Monti appena sopra il 10%. Ingroia, niente Parlamento.
Boom dei Cinque Stelle e Montecitorio al centrosinistra per un soffio.
L’affluenza crolla ai minimi storici: alle urne solo tre elettori su quattro.
L’affluenza crolla ai minimi storici: alle urne solo tre elettori su quattro.
+ Val Susa grillina: i No Tav lanciano i Cinque Stelle andrea rossi, maurizio tropeano
big data Su Internet i picchi del Cavaliere e le costanti di Bersani e Monti gianni riotta
da Il Giornale.it
Silvio highlander
da Il Giornale.it
Silvio highlander
La sinistra avanti al Senato, ma il Cav ha un seggio in più. Alla Camera Pd e Sel vincono di un soffio su Pdl e Lega Nord. Boom del M5S: a Montecitorio è il primo partito. Flop di Monti. Cancellato Fini. Fuori dal parlamento Ingroia e Di Pietro
La sinistra avanti al Senato, ma il Cav ha un seggio in più. Alla Camera Pd e Sel vincono di un soffio su Pdl e Lega Nord. Boom del M5S: a Montecitorio è il primo partito. Flop di Monti. Cancellato Fini. Fuori dal parlamento Ingroia e Di Pietro
di Sergio Rame
Affluenza al 75,01%, in calo di circa 6 punti rispetto al 2008. Alla Camera vince il centrosinistra, ma i grillino sono il primo partito con il 25,54%. Al Senato non c'è maggioranza: il centrodestra ha un seggio in più dell'asse Pd-Sel. Consulta i risultati regione
dal Giornale di Sicilia.it
Alla Camera il Pd avanti di un soffio
dal Giornale di Sicilia.it
Alla Camera il Pd avanti di un soffio
Caos al Senato: non c'è maggioranza
Grillo è il primo partito in Sicilia
Boom di Grillo, rimonta di Berlusconi, centrosinistra avanti nelle percentuali e con in mano la golden share del premio di maggioranza a Montecitorio, anche se al fotofinish: molti si dicono vincitori di queste elezioni ma il primo partito è quasi ovunque il Movimento Cinque Stelle che ha terremotato il quadro politico
Il centrosinistra davanti sia alla Camera che al Senato. Ma nelle regioni decisive per Palazzo Madama vince il Pdl: Lombardia, Sicilia e Veneto.
DOCUMENTO AFFLUENZA CAMERA SICILIA 1 / DOCUMENTO AFFLUENZA CAMERA SICILIA 2 FOTOGRAFA LA SCHEDA ELETTORALE COL CELLULARE, DENUNCIATO NISSENO / SIRACUSA, TENTANO DI FORZARE LA PORTA DEL SEGGIO: DUE DENUNCE / AULE AL FREDDO A PALERMO, BOOM DI SEGNALAZIONI
domenica 24 febbraio 2013
POLITICA / giustizia - Lombardia: emergenza corruzione
24 febbraio '13 - domenica 24th February / Sunday visioni post - 8
Lombardia peggio di tangentopoli
La Corte dei Conti: corruzione sconcertante, combattiamo
una guerra asimmetrica. L'allarme è del procuratore Antonio
Caruso che afferma: il sistema in Lombardia è distorto dalle
tangenti.
(da la Repubblica - 22/02/2013 - Sandro De Riccardis)
Milano - Peggio di Tangentopoli. Con "la piaga della corruzione, ben più grave
rispetto a 20 anni fa, che si è annidata nel profondo tessuto sociale e costituisce
un'intollerabile distorsione del sistema". Una situazione "sconcertante", dice il pro-
curatore lombardo della Corte dei Conti Antonio Caruso che, all'inaugurazione
dell'anno giudiziario, ripercorre gli scandali che hanno macchiato la vita pubblica
in Lombardia. Tra Comuni che chiedono di violare il patto di stabilità ma conti-
nuano a elargire generose consulenze e finanziamenti a pioggia, appalti e piani
regolatori irregolari, corruzioni e pubblici finanziari infedeli..
Un viaggio negli orrori della pubblica amministrazione lombarda, che significa
11,6 milioni di euro di pregiudizi erariali per i quali è stata esercitata lo scorso
anno l'azione contabile. Per Caruso, "gli illeciti contro la pubblica amministra-
zione sono divenuti quasi una costante, alcuni anche collegati al crimine orga-
nizzato". - L'azione dei giudici ha portato, nel 2012, a un'impennata di vertenze
in ogni settore del pubblico: quelle sui bilanci comunali (da 8 a 63) e sulle con-
sulenze (da 34 a 65), così come i procedimenti per gli illeciti dei funzionari pub-
blici (da 74 a 189) e quelli per violazioni urbanistiche (da 17 a 27).
Il primato spetta a corruzione e concussione,.per i quali ci sono stati atti di cita-
zioni pari a un milione e 800 mila euro. "Una mercificazione del bene pubblico"
che la Corte deve affrontare con appena 6 magistrati per tutta la Lombardia.
"Combattiamo una guerra asimmetrica", ga detto Caruso. Anche per il 2013,
l'attività non manca. Istrutorie sono in corso sui più grossi casi di cattiva ge-
stione di soldi pubblici: dal carck del San Raffaele fino allo scandalo della
clinica Maugeri che ha coinvolto il governatore Roberto Formigoni.
LE CIFRE
Il danno totale
La Corte dei Conti ha chiesto oltre 11,5 milioni di euro, lo scorso
anno, agli enti pubblici per danno erariale e danno d'immagine.
I soggetti coinvolti sono stati 191 per 86 citazioni.
Le consulenze
I contratti a professionisti firmati dagli enti pubblici su cui hanno
indagato i giudici contabili nel 2012 sono passati da 34 a 65, per
un importo globale pari a oltre 570mila euro.
Le assunzioni
Una delle principali voci di danno è quella relativa alla gestione
del personale, che lo scorso anno ha portato a un totale di 1,86
milioni di euro di richieste di risarcimento da aprte della Corte.
Sanità e "mal practice"
Aumentano i casi in ambito sanitario di richieste di risarcimento
per danno cagionato alle aziende ospedaliere per diagnosi e in-
terventi errati da parte del loro personale medico.
Lucianone
Lombardia peggio di tangentopoli
La Corte dei Conti: corruzione sconcertante, combattiamo
una guerra asimmetrica. L'allarme è del procuratore Antonio
Caruso che afferma: il sistema in Lombardia è distorto dalle
tangenti.
(da la Repubblica - 22/02/2013 - Sandro De Riccardis)
Milano - Peggio di Tangentopoli. Con "la piaga della corruzione, ben più grave
rispetto a 20 anni fa, che si è annidata nel profondo tessuto sociale e costituisce
un'intollerabile distorsione del sistema". Una situazione "sconcertante", dice il pro-
curatore lombardo della Corte dei Conti Antonio Caruso che, all'inaugurazione
dell'anno giudiziario, ripercorre gli scandali che hanno macchiato la vita pubblica
in Lombardia. Tra Comuni che chiedono di violare il patto di stabilità ma conti-
nuano a elargire generose consulenze e finanziamenti a pioggia, appalti e piani
regolatori irregolari, corruzioni e pubblici finanziari infedeli..
Un viaggio negli orrori della pubblica amministrazione lombarda, che significa
11,6 milioni di euro di pregiudizi erariali per i quali è stata esercitata lo scorso
anno l'azione contabile. Per Caruso, "gli illeciti contro la pubblica amministra-
zione sono divenuti quasi una costante, alcuni anche collegati al crimine orga-
nizzato". - L'azione dei giudici ha portato, nel 2012, a un'impennata di vertenze
in ogni settore del pubblico: quelle sui bilanci comunali (da 8 a 63) e sulle con-
sulenze (da 34 a 65), così come i procedimenti per gli illeciti dei funzionari pub-
blici (da 74 a 189) e quelli per violazioni urbanistiche (da 17 a 27).
Il primato spetta a corruzione e concussione,.per i quali ci sono stati atti di cita-
zioni pari a un milione e 800 mila euro. "Una mercificazione del bene pubblico"
che la Corte deve affrontare con appena 6 magistrati per tutta la Lombardia.
"Combattiamo una guerra asimmetrica", ga detto Caruso. Anche per il 2013,
l'attività non manca. Istrutorie sono in corso sui più grossi casi di cattiva ge-
stione di soldi pubblici: dal carck del San Raffaele fino allo scandalo della
clinica Maugeri che ha coinvolto il governatore Roberto Formigoni.
LE CIFRE
Il danno totale
La Corte dei Conti ha chiesto oltre 11,5 milioni di euro, lo scorso
anno, agli enti pubblici per danno erariale e danno d'immagine.
I soggetti coinvolti sono stati 191 per 86 citazioni.
Le consulenze
I contratti a professionisti firmati dagli enti pubblici su cui hanno
indagato i giudici contabili nel 2012 sono passati da 34 a 65, per
un importo globale pari a oltre 570mila euro.
Le assunzioni
Una delle principali voci di danno è quella relativa alla gestione
del personale, che lo scorso anno ha portato a un totale di 1,86
milioni di euro di richieste di risarcimento da aprte della Corte.
Sanità e "mal practice"
Aumentano i casi in ambito sanitario di richieste di risarcimento
per danno cagionato alle aziende ospedaliere per diagnosi e in-
terventi errati da parte del loro personale medico.
Lucianone
sabato 23 febbraio 2013
Sport - calcio / Serie B - 27^ giornata 2012/13
23 febbraio '13 - sabato 23rd February / Saturday
Risultati delle partite
Juve Stabia - Grosseto 2 - 1
Cittadella - Novara 0 - 2
Spezia - Livorno 0 - 6
Crotone - Ternana 0 - 1
Empoli - Padova 1 - 1
Lanciano - Reggina 3 - 1
Pro Vercelli - Bari 2 - 1
Verona - Varese 2 - 0
Vicenza - Sassuolo 0 - 1
Cesena - Ascoli domenica 24/02/'13
Modena - Brescia lunedì 25/02/'13
Lucianone
Risultati delle partite
Juve Stabia - Grosseto 2 - 1
Cittadella - Novara 0 - 2
Spezia - Livorno 0 - 6
Crotone - Ternana 0 - 1
Empoli - Padova 1 - 1
Lanciano - Reggina 3 - 1
Pro Vercelli - Bari 2 - 1
Verona - Varese 2 - 0
Vicenza - Sassuolo 0 - 1
Cesena - Ascoli domenica 24/02/'13
Modena - Brescia lunedì 25/02/'13
Lucianone
giovedì 21 febbraio 2013
Tecnologia / Istruzione - Il nuovo inglese globale del web
21 febbraio '13 - giovedì 21st February / Thursday visioni post - 14
Nasce sul web il nuovo inglese globale:
dal KONGLISH all'HINGLISH
Per comunicare in Rete la lingua inglese viene spesso
storpiata. E si trasforma.
(da la Repubblica - 15/12/2012 - Enrico Franceschini da Londra)
E in un mondo che, da Facebook a Twitter, dalle e-mail ai messaggini telefonici,
comunica ormai più digitalmente che verbalmente, l'inglese degli internauti sta
diventando un'altra lingua, ben diversa da quella di Shakespeare, della regina e
della Bbc. Se n'è accorta proprio quest'ultima, santa protettrice dell'accento e del-
la grammatica perfetta, basta ascoltare i suoi speaker al telegiornale per renderse-
ne conto: già oggi 2 miliardi di terrestri si "parlano " attraverso il web in un in-
glese semplificato, modificato, talvolta perfino arricchito dalle influenze dei paesi
a cui appartengono, afferma un'inchiesta della televisione pubblica britannica.
Ed entro il 2015, ma forse anche prima alla velocità a cui viaggia la rete, si preve-
de che la maggioranza della popolazione mondiale comunicherà in inglese, tra-
sformandolo in un nuovo idioma. - Il fenomeno era già in corso da anni nell'in-
glese parlato: il principe Carlo d'Inghilterra afferma da tempo che la lingua più
difffusa del pianeta non è l'inglese, bensì il "broken English", l'inglese scorretto
di chi non lo perla come un nativo ma l'ha imparato come seconda lingua. Qual-
cuno le ha dato anche un nome: "globish". ossia inglese globale, con un vocabo-
lario ridotto e regole grammaticali semplificate, ma che vanno benissimo per per-
mettere a un giapponese e a un argentino di comprendersi. Per cui invece di 'my
uncle' si dice 'the brother of my father', utilizzando due termini più semplici e più
conosciuti.
La novità è che Internet sta moltiplicando questa tendenza a un ritmo mai visto prima.
"Il web libera persone che non parlano inglese dalla nascita o che quasi non lo parlano
affatto, a usarlo con disinvoltura e in maniera significativamente diversa dalla norma",
dice il professor Naomi Baron, docente di linguistica all'American University di
Washington, capitale di un Paese, è il caso di sottolineare, in cui si parla un'altra ver-
sione dell'inglese, dallo spelling 'theater' in americano, 'theatre' in inglese, 'color' in
americano, 'colour' in inglese. alla pronuncia: non per nulla si dice che americani e in-
glesi siano due popoli separati dalla stessa lingua. Gli iscritti a Facebook socializzano
già in una varietà di diverse forme di inglese: c'è l'Hinglish, l'inglese degli indù, lo
Spanglish, degli spagnoli e latinoamericani, il Konglish dei coreani.
L'Hinglish è una combinazione di hindi, punjabi, urdu e inglese, ed è così diffuso da es-
sere diventato la lingua unificante per gli indiani, oltre che da essere studiato obbliga-
toriamente dai diplomatici britannici prima di essere inviati a New Delhi - altrimenti.
riconosce il Foreign Office, non sarebbero in grado di capire nemmeno una e-mail.
In Hinglish, un "co-brother" è un "brother-in-law", ossia un cognato, e "prepone" è
il contrario di "postpone", posticipare, ovvero vuol dire anteporre.
Continua...to be continued...
Nasce sul web il nuovo inglese globale:
dal KONGLISH all'HINGLISH
Per comunicare in Rete la lingua inglese viene spesso
storpiata. E si trasforma.
(da la Repubblica - 15/12/2012 - Enrico Franceschini da Londra)
E in un mondo che, da Facebook a Twitter, dalle e-mail ai messaggini telefonici,
comunica ormai più digitalmente che verbalmente, l'inglese degli internauti sta
diventando un'altra lingua, ben diversa da quella di Shakespeare, della regina e
della Bbc. Se n'è accorta proprio quest'ultima, santa protettrice dell'accento e del-
la grammatica perfetta, basta ascoltare i suoi speaker al telegiornale per renderse-
ne conto: già oggi 2 miliardi di terrestri si "parlano " attraverso il web in un in-
glese semplificato, modificato, talvolta perfino arricchito dalle influenze dei paesi
a cui appartengono, afferma un'inchiesta della televisione pubblica britannica.
Ed entro il 2015, ma forse anche prima alla velocità a cui viaggia la rete, si preve-
de che la maggioranza della popolazione mondiale comunicherà in inglese, tra-
sformandolo in un nuovo idioma. - Il fenomeno era già in corso da anni nell'in-
glese parlato: il principe Carlo d'Inghilterra afferma da tempo che la lingua più
difffusa del pianeta non è l'inglese, bensì il "broken English", l'inglese scorretto
di chi non lo perla come un nativo ma l'ha imparato come seconda lingua. Qual-
cuno le ha dato anche un nome: "globish". ossia inglese globale, con un vocabo-
lario ridotto e regole grammaticali semplificate, ma che vanno benissimo per per-
mettere a un giapponese e a un argentino di comprendersi. Per cui invece di 'my
uncle' si dice 'the brother of my father', utilizzando due termini più semplici e più
conosciuti.
La novità è che Internet sta moltiplicando questa tendenza a un ritmo mai visto prima.
"Il web libera persone che non parlano inglese dalla nascita o che quasi non lo parlano
affatto, a usarlo con disinvoltura e in maniera significativamente diversa dalla norma",
dice il professor Naomi Baron, docente di linguistica all'American University di
Washington, capitale di un Paese, è il caso di sottolineare, in cui si parla un'altra ver-
sione dell'inglese, dallo spelling 'theater' in americano, 'theatre' in inglese, 'color' in
americano, 'colour' in inglese. alla pronuncia: non per nulla si dice che americani e in-
glesi siano due popoli separati dalla stessa lingua. Gli iscritti a Facebook socializzano
già in una varietà di diverse forme di inglese: c'è l'Hinglish, l'inglese degli indù, lo
Spanglish, degli spagnoli e latinoamericani, il Konglish dei coreani.
L'Hinglish è una combinazione di hindi, punjabi, urdu e inglese, ed è così diffuso da es-
sere diventato la lingua unificante per gli indiani, oltre che da essere studiato obbliga-
toriamente dai diplomatici britannici prima di essere inviati a New Delhi - altrimenti.
riconosce il Foreign Office, non sarebbero in grado di capire nemmeno una e-mail.
In Hinglish, un "co-brother" è un "brother-in-law", ossia un cognato, e "prepone" è
il contrario di "postpone", posticipare, ovvero vuol dire anteporre.
Continua...to be continued...
Società - Mondo / La Russia di Putin: dal carcere scrive Marja, una Pussy Riot
21 febbraio '13 - giovedì 21th February / Thursday visioni post - 15
(da 'la Repubblica' - 18 dicembre 2012)
di Marja Aljokhina
COLONIA PENALE N. 28 BEREZNIKI, REGIONE DI PERM' (Russia) -
Se ti addormenti mentre leggono il regolamento la paghi. Se hai la targhetta del nome
mal cucita la paghi. Se durante l'appello hai un bottone slacciato la paghi. Non c'è un
inizio, in questa storia. Anzi, non c'è nemmeno una storia. C'è qualcosa di assurdo che
prende forma per tramite delle parole. Tra l'altro, dubito che qualcuno vorrà confer-
marle, le mie parole. In tanti le confuteranno, piuttosto. "Tutto regolare", vi diranno.
Magari senza troppa convinzione. all'inizio; ma in un crescendo continuo di entusiasmo.
Fino a sostenere, anzi, che va "tutto bene". Perchè "alla colonia penale 28 va tutto bene,
e ve lo diranno detenuti, personale e difensori dei diritti umani.
La 28 è la Colonia Penale (IK) femminile della regione di Perm'. Intorno solo fabbriche
e tajga. Il fatto che - da ex militante ecologista - io sia finita in un carcere dove si respi-
rano veleni ha dell'ironico. C'è solo grigio, intorno. Il colore di partenza può anche esse-
re un altro, ma un tono di grigio c'è sempre. E ovunque: case, cibo, cielo, parole.
E' l'antidoto alla vita di un piccolo spazio chiuso.
Qui si arriva solo in tradotta. Nel mio caso, da Mosca, dopo tre carceri di transito (Kirov,
Perm' e Solikamsk) e tre viaggi tra vagoni senza finestre (gli "stolypin") e una lunga se-
rie di camionette. Sull'ultima, quella che finalmente si avvicina al ferro alto della cancel-
lata, siamo in 19. Diciannove "nuove": nuove operaie tagliatrici, nuove cucitrici e ausi-
liarie. -
Dall'ingresso alla stanza dove ci perquisiscono arriviamo a piedi, piegate sotto le nostre
sacche. Io ne ho tre. Insieme fanno quasi il mio peso. Entriamo in un edificio cinto da un
muretto: il carcere (e le celle) di isolamento punitivo. Lì ci spogliano e ci spediscono in
quarantena con un camice a scacchi. Uguale per tutte. In quarantena comincia l'adatta-
mento. O meglio, il callo inizia a formarsi. Si impara a saltare giù dal letto alle cinque e
mezza del mattino e a correre in bagno (ma solo io mi ostino a chiamarla "bagno" quel-
la stanza): tre lavandini e due water per quaranta detenute; e svelte, che alle sei, a grup-
pi di dieci, c'è da correre in cucina per la colazione. Prima però (sempre che si ambisca
a bere una tazza di tè), c'è da trovare il tempo per passare al deposito, là dove si conser-
va ogni cosa, cibo compreso. Anzi no: siccome non si può lasciare il pigiama sotto il cu-
scino, la tappa al deposito è obbligatoria. Dopo due settimane di acqua gelata non sento
più le mani: potrei usare l'acqua calda, certo, ma c'è la fila e c'è da correre anche lì. E ho
già da correre per altri sei mesi. Però ci sto facendo il callo- Ce lo stiamo facendo tutte
quante, anzi, in questo nostro "albergo regolamentato". Con regole - il Regolamento in-
terno - che vanno studiate a memoria. Non scherzo. Non crediate che basti una volta.
Ce le ripetono (leggendocele) ogni giorno, e ogni giorno noi le ascoltiamo. La stanza do-
ve questo accade si chiama "Regolamento interno" anche lei, e sullo stipite della porta
c'è proprio una targhetta che lo dice: Stanza Regolamento Interno. E nella Stanza del
Regolamento si va ogni giorno a sentire il Regolamento. Assurdo? Neanche un pò. Per
non addormentarmi (cìè una telecamera che ti controlla, in un angolo), vado a spalare
la neve in cortile. Ogni baracca ne ha uno (non è un cortile, in realtà, ma un quadrato di
terra cinto da filo spinato).
C'è da inventarsene più d'una, per non addormentarsi: lego le sigarette con un filo
(niente pacchetti: alla prima perquisizione svuotano il contenuto in un grosso sacco
e buttano via pacchetto), tolgo e rimetto i fiammiferi dentro la scatola, cucio e ricu-
cio la targhetta col nome sulla divisa, censisco pulci e pidocchi. Tutto per non addor-
mentarmi. Perchè se ti addormenti mentre leggono il regolamento la paghi. Se hai
la targhetta del nome mal cucita la paghi. Se durante l'appello hai un bottone slac-
ciato la paghi.
C'è un sistema, qua dentro, di "elevatori sociali". E' una serie di criteri che se osser-
vati o ignorati permettono alla commissione che concede la libertà sulla parola di ca-
pire se il detenuto si è redento o meno. E ci leggono ogni giorno pure quello. Non
infrangere il regolamento, lavora, presenzia a ogni sorta di iniziative, vai regolarmen-
te in biblioteca, dallo psicologo e a pregare (eppure il nostro è uno Stato laico, non ce
lo ripetono in continuazione?). Ostenta le tue relazioni sociali e mantieni i contatti con
i familiari.
Il detenuto compie ogni singola azione per un segno di spunta nella lista della "parola".
E non per una crescita individuale. Nella mia ultima seduta, la psicologa ha paragonato
questo processo alle tappe di una carriera professionale, chiamandosi in causa in prima
persona: "Funziona così anche per noi militari", mi ha detto. E' una verità amara:mezza
Russia vive come chi ha una condanna da scontare. Non serve gente di carattere. Serve
gente dal callo facile - "Tanto non cambia mai niente", ci troviamo a commentare, all'u-
nisono, io e un'altra detenuta. Perchè noi non serviamo a nessuno - la mia deduzione
esce da sola, in un sussurro. E in quell'istante preciso, a notte fonda, in un cambio di
turno in fabbrica, per un attimo mi sento - orribilmente - tutt'uno con una persona che
è rinchiusa da più di vent'anni, tutt'uno nell'inutilità, tutt'uno nell'essere un aborto di
quanto cè di oggettivo. Della "società", del potere. E figlia di quel mondo morto che,
paradossalmente, si riproduce in chi abita la colonia penale. Non ci vuole molto, per
uscire sulla parola. Basta cucire dodici ore al giorno per un migliaio di rubli al mese,
basta non scrivere reclami, incastrare qualcuno, fare la spia, non fiatare mai e soppor-
tare sempre.
(traduzione Claudia Zonghetti / Copyright Newtimes-la Repubblica)
(Questa lettera-articolo di Marjia Aljokhina)
è stata pubblicata anche sulla prima pagina del "Newtimes")
Il caso Pussy Riot / Le tappe
La protesta
Il 21 febbraio 2012 le 4 "Pussy Riot" inscenano una protesta contro
Putin nella cattedraòle di Mosca.
L'arresto e il processo
A marzo tre del gruppo punk vengono arrestate e processate
La condanna
Al processo le tre ragazze vengono condannate a 2 anni per
offese alla Chiesa ortodossa.
Lucianone
(da 'la Repubblica' - 18 dicembre 2012)
di Marja Aljokhina
COLONIA PENALE N. 28 BEREZNIKI, REGIONE DI PERM' (Russia) -
Se ti addormenti mentre leggono il regolamento la paghi. Se hai la targhetta del nome
mal cucita la paghi. Se durante l'appello hai un bottone slacciato la paghi. Non c'è un
inizio, in questa storia. Anzi, non c'è nemmeno una storia. C'è qualcosa di assurdo che
prende forma per tramite delle parole. Tra l'altro, dubito che qualcuno vorrà confer-
marle, le mie parole. In tanti le confuteranno, piuttosto. "Tutto regolare", vi diranno.
Magari senza troppa convinzione. all'inizio; ma in un crescendo continuo di entusiasmo.
Fino a sostenere, anzi, che va "tutto bene". Perchè "alla colonia penale 28 va tutto bene,
e ve lo diranno detenuti, personale e difensori dei diritti umani.
La 28 è la Colonia Penale (IK) femminile della regione di Perm'. Intorno solo fabbriche
e tajga. Il fatto che - da ex militante ecologista - io sia finita in un carcere dove si respi-
rano veleni ha dell'ironico. C'è solo grigio, intorno. Il colore di partenza può anche esse-
re un altro, ma un tono di grigio c'è sempre. E ovunque: case, cibo, cielo, parole.
E' l'antidoto alla vita di un piccolo spazio chiuso.
Qui si arriva solo in tradotta. Nel mio caso, da Mosca, dopo tre carceri di transito (Kirov,
Perm' e Solikamsk) e tre viaggi tra vagoni senza finestre (gli "stolypin") e una lunga se-
rie di camionette. Sull'ultima, quella che finalmente si avvicina al ferro alto della cancel-
lata, siamo in 19. Diciannove "nuove": nuove operaie tagliatrici, nuove cucitrici e ausi-
liarie. -
Dall'ingresso alla stanza dove ci perquisiscono arriviamo a piedi, piegate sotto le nostre
sacche. Io ne ho tre. Insieme fanno quasi il mio peso. Entriamo in un edificio cinto da un
muretto: il carcere (e le celle) di isolamento punitivo. Lì ci spogliano e ci spediscono in
quarantena con un camice a scacchi. Uguale per tutte. In quarantena comincia l'adatta-
mento. O meglio, il callo inizia a formarsi. Si impara a saltare giù dal letto alle cinque e
mezza del mattino e a correre in bagno (ma solo io mi ostino a chiamarla "bagno" quel-
la stanza): tre lavandini e due water per quaranta detenute; e svelte, che alle sei, a grup-
pi di dieci, c'è da correre in cucina per la colazione. Prima però (sempre che si ambisca
a bere una tazza di tè), c'è da trovare il tempo per passare al deposito, là dove si conser-
va ogni cosa, cibo compreso. Anzi no: siccome non si può lasciare il pigiama sotto il cu-
scino, la tappa al deposito è obbligatoria. Dopo due settimane di acqua gelata non sento
più le mani: potrei usare l'acqua calda, certo, ma c'è la fila e c'è da correre anche lì. E ho
già da correre per altri sei mesi. Però ci sto facendo il callo- Ce lo stiamo facendo tutte
quante, anzi, in questo nostro "albergo regolamentato". Con regole - il Regolamento in-
terno - che vanno studiate a memoria. Non scherzo. Non crediate che basti una volta.
Ce le ripetono (leggendocele) ogni giorno, e ogni giorno noi le ascoltiamo. La stanza do-
ve questo accade si chiama "Regolamento interno" anche lei, e sullo stipite della porta
c'è proprio una targhetta che lo dice: Stanza Regolamento Interno. E nella Stanza del
Regolamento si va ogni giorno a sentire il Regolamento. Assurdo? Neanche un pò. Per
non addormentarmi (cìè una telecamera che ti controlla, in un angolo), vado a spalare
la neve in cortile. Ogni baracca ne ha uno (non è un cortile, in realtà, ma un quadrato di
terra cinto da filo spinato).
C'è da inventarsene più d'una, per non addormentarsi: lego le sigarette con un filo
(niente pacchetti: alla prima perquisizione svuotano il contenuto in un grosso sacco
e buttano via pacchetto), tolgo e rimetto i fiammiferi dentro la scatola, cucio e ricu-
cio la targhetta col nome sulla divisa, censisco pulci e pidocchi. Tutto per non addor-
mentarmi. Perchè se ti addormenti mentre leggono il regolamento la paghi. Se hai
la targhetta del nome mal cucita la paghi. Se durante l'appello hai un bottone slac-
ciato la paghi.
C'è un sistema, qua dentro, di "elevatori sociali". E' una serie di criteri che se osser-
vati o ignorati permettono alla commissione che concede la libertà sulla parola di ca-
pire se il detenuto si è redento o meno. E ci leggono ogni giorno pure quello. Non
infrangere il regolamento, lavora, presenzia a ogni sorta di iniziative, vai regolarmen-
te in biblioteca, dallo psicologo e a pregare (eppure il nostro è uno Stato laico, non ce
lo ripetono in continuazione?). Ostenta le tue relazioni sociali e mantieni i contatti con
i familiari.
Il detenuto compie ogni singola azione per un segno di spunta nella lista della "parola".
E non per una crescita individuale. Nella mia ultima seduta, la psicologa ha paragonato
questo processo alle tappe di una carriera professionale, chiamandosi in causa in prima
persona: "Funziona così anche per noi militari", mi ha detto. E' una verità amara:mezza
Russia vive come chi ha una condanna da scontare. Non serve gente di carattere. Serve
gente dal callo facile - "Tanto non cambia mai niente", ci troviamo a commentare, all'u-
nisono, io e un'altra detenuta. Perchè noi non serviamo a nessuno - la mia deduzione
esce da sola, in un sussurro. E in quell'istante preciso, a notte fonda, in un cambio di
turno in fabbrica, per un attimo mi sento - orribilmente - tutt'uno con una persona che
è rinchiusa da più di vent'anni, tutt'uno nell'inutilità, tutt'uno nell'essere un aborto di
quanto cè di oggettivo. Della "società", del potere. E figlia di quel mondo morto che,
paradossalmente, si riproduce in chi abita la colonia penale. Non ci vuole molto, per
uscire sulla parola. Basta cucire dodici ore al giorno per un migliaio di rubli al mese,
basta non scrivere reclami, incastrare qualcuno, fare la spia, non fiatare mai e soppor-
tare sempre.
(traduzione Claudia Zonghetti / Copyright Newtimes-la Repubblica)
(Questa lettera-articolo di Marjia Aljokhina)
è stata pubblicata anche sulla prima pagina del "Newtimes")
Il caso Pussy Riot / Le tappe
La protesta
Il 21 febbraio 2012 le 4 "Pussy Riot" inscenano una protesta contro
Putin nella cattedraòle di Mosca.
L'arresto e il processo
A marzo tre del gruppo punk vengono arrestate e processate
La condanna
Al processo le tre ragazze vengono condannate a 2 anni per
offese alla Chiesa ortodossa.
Lucianone
Politica / società - Verso il voto / Analisi del M5s più Intervista all'ex grillino Giovanni Favia
21 febbraio '13 - giovedì 21th February / Thursday visioni post - 8
Un movimento/(partito?) che è nato nel segno della protesta e che
ha nel suo leader massimo, Beppe Grillo, il suo creatore è M5s,
ovvero Movimento 5 stelle, che sta ottenendo sempre più consenso
e successo. Grillo, genovese, nato come comico televisivo, ha poi
avuto negli anni un'evoluzione che lo ha portato a contestare sem-
pre più il sistema politico del malaffare e in seguito il sistema politi-
co italiano nella sua globalità per la corruzione e tutto l'insieme del-
le storture sistemiche che tutti conosciamo. Quindi Grillo è partito
nella sua battaglia-crociata contro il sistema politico-istituzionale
con ragioni sacrosante (e come si dice 'da vendere'). Accanto a lui,
come aiutante e in seguito ideatore- creatore del suo blog, c'è un
certo Casaleggio (ex simpatizzante leghista) che da un certo punto
in poi è stato l'ispiratore, ma senza mai mostrarsi, delle campagne
del movimento M5s all'interno del sito-blog di Grillo.
Ma, tornando a Beppe Grillo, se l'evoluzione iniziale da comico puro
a contestatore-affabulatore contro il sistema e il regime rappresen-
tati prima da Prodi e poi da Berlusconi, è stata una crociata in senso
democratico con adunate, comizi in teatri e in piazze - in seguito con
l'avvento-aiuto del suo blog e di Casaleggio, ha iniziato un viaggio in-
volutivo (ma ugualmente vincente) in cui ha portato quell'idea di con-
trasto -contestazione sacrosanta su di un piano totalmente personale,
quindi da capo popolo che ha incantato una massa sempre maggiore
di cittadini e utenti del web che hanno fatto proprie le sue idee di cam-
biamento radicale, fino a portare alla creazione di liste civiche e (nel
caso delle ultime elezioni amministrative comunali-regionali) a porta-
re degli assessori di M5s nei comuni di parecchie regioni italiane.
Ma a quel punto sono nati i primi forti contrasti tra un assessore di
Parma e Grillo, poi con qualche altro rappresentante in altri comuni,
fino ad arrivare all'epurazione dal movimento di una grillina che si
era presentata in tv, divieto assoluto dato dall'ex comico genovese
ai suoi. Quindi è sempre più uscito l'aspetto dispotico di Grillo che
è andato a deludere anche alcuni suoi stretti e fedeli sostenitori-col-
laboratori che hanno poi abbandonato il movimento. Uno di questi è
Giovanni Favia, intervistato dalla giornalista Annalisa Cuzzocrea.
(Lucianone)
Ecco di seguito l'intera intervista.
INTERVISTA
(da la Repubblica del 18/02/2013 - Annalisa Cuzzocrea)
Giovanni Favia, il candidato di Rivoluzione civile alla Camera
(espulso dal Movimeno 5 stelle per averne criticato la gestione
in un fuorionda televisivo) non è sorpreso dalla scelta di Grillo
di far saltare all'ultimo momento l'intervista a Sky.
A. Cuzzocrea: Perchè l'ha fatto, secondo lei?
G. Favia: "Rischiava di pardere dei voti. Oggi il successo del movimento
nasce da due fattori: il disgusto degli italiani per la politica, e un incantesimo
comunicativo costruito abilmente dalla coppia Grillo-Casaleggio.
A. C.: Incantesimo?
G. Favia: "Quando si riesce a mettere sotto uno stesso ombrello un elettore
di estrema destra , un moderato e un elettore di sinistra, c'è qualcosa che non
va. Come potrà il futuro parlamentare 5 stelle soddisfare e rappresentare tre
sensibilità così diverse?".
A. C.: Sta dicendo che Grillo evita le domande perchè teme le contraddizioni?
G. Favia: "Lo fa perchè spezzerebbero l'incantesimo. Grillo è il migliore co-
municatore che c'è su piazza, e ha l'appoggio della Casaleggio associati, una
società specializzata nell'influenzare le opinioni degli utenti in Rete. In un mo-
mento di crisi, con uno scandalo al giorno, basta applicare le regole del mar-
keting alla politica, ew il gioco è fatto. Dopo le elezioni i nodi verranno al
pettine".
A. C.: Ma che ragione ha di far saltare un'intetrvista all'ultimo minuto?
G. Favia: "Penso che l'abbia convinto Casaleggio a non andare perchè
ormai stanno facendo il pieno dei voti e non gli avrebbe giovato. Le te-
levisioni mandano a reti unificate i suoi comizi, che bisogno ha di dare
interviste?".
A. C.: Che ruolo ha il 'guru' in questa campagna?
G. Favia: "Si scrive Grillo e si legge Casaleggio. Mi preoccupa che non
abbia mai smentito gli articoli in cui gli si attribuivano, in passato, forti
simpatie leghiste. mi preoccupa un movimento che avrà il 20 per cento
dei voti senza un controllo democratico interno".
A. C.: Fino a dicembre c'era anche lei. Questi pericoli li scopre ora?
G. Favia: "Il movimento di cui ho fatto parte io è quello dei comuni,
delle liste civiche dal basso: è la parte bella, che Grillo usa strumen-
talmente per far pubblicità al movimento nazionale".
A. C.: E gli attacchi alla tv?
G. Favia: "Lo ripete sempre: la tv è morta, la stampa è morta. Tutto si
concentra su un sito commerciale dove si vendono magliette, dvd, pieno
di pubblicità. Mi piacerebbe sapere a quanto ammontano gli incassi di
quel sito e con che percentuale vengono divisi. Non è nemmeno dato sa-
pere dove andranno i 10 milioni annui di finanziamento ai gruppi parla-
mentari 5 stelle. O meglio sappiamo che sarà Grillo a decidere come in-
vestirli in comunicazione, visto che ha fatto firmare un impegno in tal
senso ai suoi candidati. E' una cosa gravissima perchè tutta la comunica-
zionew di Grillo è affidata a Casaleggio. Capisce per lui che appalto sa-
rebbe?
A. C.: Ne parla con amarezza.
G. Favia: Mi dispiace per quelli nei comuni, che ci credono davvero.
Grillo all'inizio attaccava i tumori del Paese, ora attacca qualsiasi cosa
si muova e non sia al suo comando. E la gente lo osanna come fosse Za-
pata".
Lucianone
Un movimento/(partito?) che è nato nel segno della protesta e che
ha nel suo leader massimo, Beppe Grillo, il suo creatore è M5s,
ovvero Movimento 5 stelle, che sta ottenendo sempre più consenso
e successo. Grillo, genovese, nato come comico televisivo, ha poi
avuto negli anni un'evoluzione che lo ha portato a contestare sem-
pre più il sistema politico del malaffare e in seguito il sistema politi-
co italiano nella sua globalità per la corruzione e tutto l'insieme del-
le storture sistemiche che tutti conosciamo. Quindi Grillo è partito
nella sua battaglia-crociata contro il sistema politico-istituzionale
con ragioni sacrosante (e come si dice 'da vendere'). Accanto a lui,
come aiutante e in seguito ideatore- creatore del suo blog, c'è un
certo Casaleggio (ex simpatizzante leghista) che da un certo punto
in poi è stato l'ispiratore, ma senza mai mostrarsi, delle campagne
del movimento M5s all'interno del sito-blog di Grillo.
Ma, tornando a Beppe Grillo, se l'evoluzione iniziale da comico puro
a contestatore-affabulatore contro il sistema e il regime rappresen-
tati prima da Prodi e poi da Berlusconi, è stata una crociata in senso
democratico con adunate, comizi in teatri e in piazze - in seguito con
l'avvento-aiuto del suo blog e di Casaleggio, ha iniziato un viaggio in-
volutivo (ma ugualmente vincente) in cui ha portato quell'idea di con-
trasto -contestazione sacrosanta su di un piano totalmente personale,
quindi da capo popolo che ha incantato una massa sempre maggiore
di cittadini e utenti del web che hanno fatto proprie le sue idee di cam-
biamento radicale, fino a portare alla creazione di liste civiche e (nel
caso delle ultime elezioni amministrative comunali-regionali) a porta-
re degli assessori di M5s nei comuni di parecchie regioni italiane.
Ma a quel punto sono nati i primi forti contrasti tra un assessore di
Parma e Grillo, poi con qualche altro rappresentante in altri comuni,
fino ad arrivare all'epurazione dal movimento di una grillina che si
era presentata in tv, divieto assoluto dato dall'ex comico genovese
ai suoi. Quindi è sempre più uscito l'aspetto dispotico di Grillo che
è andato a deludere anche alcuni suoi stretti e fedeli sostenitori-col-
laboratori che hanno poi abbandonato il movimento. Uno di questi è
Giovanni Favia, intervistato dalla giornalista Annalisa Cuzzocrea.
(Lucianone)
Ecco di seguito l'intera intervista.
INTERVISTA
(da la Repubblica del 18/02/2013 - Annalisa Cuzzocrea)
Giovanni Favia, il candidato di Rivoluzione civile alla Camera
(espulso dal Movimeno 5 stelle per averne criticato la gestione
in un fuorionda televisivo) non è sorpreso dalla scelta di Grillo
di far saltare all'ultimo momento l'intervista a Sky.
A. Cuzzocrea: Perchè l'ha fatto, secondo lei?
G. Favia: "Rischiava di pardere dei voti. Oggi il successo del movimento
nasce da due fattori: il disgusto degli italiani per la politica, e un incantesimo
comunicativo costruito abilmente dalla coppia Grillo-Casaleggio.
A. C.: Incantesimo?
G. Favia: "Quando si riesce a mettere sotto uno stesso ombrello un elettore
di estrema destra , un moderato e un elettore di sinistra, c'è qualcosa che non
va. Come potrà il futuro parlamentare 5 stelle soddisfare e rappresentare tre
sensibilità così diverse?".
A. C.: Sta dicendo che Grillo evita le domande perchè teme le contraddizioni?
G. Favia: "Lo fa perchè spezzerebbero l'incantesimo. Grillo è il migliore co-
municatore che c'è su piazza, e ha l'appoggio della Casaleggio associati, una
società specializzata nell'influenzare le opinioni degli utenti in Rete. In un mo-
mento di crisi, con uno scandalo al giorno, basta applicare le regole del mar-
keting alla politica, ew il gioco è fatto. Dopo le elezioni i nodi verranno al
pettine".
A. C.: Ma che ragione ha di far saltare un'intetrvista all'ultimo minuto?
G. Favia: "Penso che l'abbia convinto Casaleggio a non andare perchè
ormai stanno facendo il pieno dei voti e non gli avrebbe giovato. Le te-
levisioni mandano a reti unificate i suoi comizi, che bisogno ha di dare
interviste?".
A. C.: Che ruolo ha il 'guru' in questa campagna?
G. Favia: "Si scrive Grillo e si legge Casaleggio. Mi preoccupa che non
abbia mai smentito gli articoli in cui gli si attribuivano, in passato, forti
simpatie leghiste. mi preoccupa un movimento che avrà il 20 per cento
dei voti senza un controllo democratico interno".
A. C.: Fino a dicembre c'era anche lei. Questi pericoli li scopre ora?
G. Favia: "Il movimento di cui ho fatto parte io è quello dei comuni,
delle liste civiche dal basso: è la parte bella, che Grillo usa strumen-
talmente per far pubblicità al movimento nazionale".
A. C.: E gli attacchi alla tv?
G. Favia: "Lo ripete sempre: la tv è morta, la stampa è morta. Tutto si
concentra su un sito commerciale dove si vendono magliette, dvd, pieno
di pubblicità. Mi piacerebbe sapere a quanto ammontano gli incassi di
quel sito e con che percentuale vengono divisi. Non è nemmeno dato sa-
pere dove andranno i 10 milioni annui di finanziamento ai gruppi parla-
mentari 5 stelle. O meglio sappiamo che sarà Grillo a decidere come in-
vestirli in comunicazione, visto che ha fatto firmare un impegno in tal
senso ai suoi candidati. E' una cosa gravissima perchè tutta la comunica-
zionew di Grillo è affidata a Casaleggio. Capisce per lui che appalto sa-
rebbe?
A. C.: Ne parla con amarezza.
G. Favia: Mi dispiace per quelli nei comuni, che ci credono davvero.
Grillo all'inizio attaccava i tumori del Paese, ora attacca qualsiasi cosa
si muova e non sia al suo comando. E la gente lo osanna come fosse Za-
pata".
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