26 febbraio '13 - martedì 26th February / Tuesday visioni post - 25
L'analisi
Il tempo della retecrazia (da la Repubblica - 20/02'13 - Barbara Spinelli)
Ha detto Berlusconi che "a noi Grillo ci fa un baffo". - E' strano, perchè la
mobilitazione delle folle, l'appello a passioni selvagge come l'ira o la vendetta,
le rivoluzioni che fanno tabula rasa del passato, il paese reale brandito contro
il paese legale sono stati gli ingredienti della sua presa del potere nel '94.
Lo slogan che esalta il paese reale non è originale: l o coniò nel primo '900 la
destra di Charles Maurras, contro i mostri della democrazia, e il comunismo
lo adottò per decenni. Meglio a questo punto se Berlusconi dicesse il vero:
la sua operazione è riuscita, gran patrte dell'Italia entra antropologicamente
mutata in un'era effettivamente nuova - Grillo ha ragione - ma vi entra sprov-
vista di strumenti che le permettano di governarla, di razionalizzarla.
Vi sono tuttavia differenze non trascurabili, fra l'irresistibile ascesa dei due
leader. Il primo, quando entrò in politica, disponeva di ricchezze inaudite (ac-
cumulate con aiuti pubblici, va ricordato) che il Movimento 5 Stelle neanche
si sogna. Soprattutto, possedeva un potere cruciale: tutte le Tv private, cui
s'aggiungeva, da premier, il srvizio pubblico Rai. Non solo: Grillo vede la
crisi; Berluconi s'ostina a negarla, garantendo che con lui al governo sarà
spazzata via. - Siamo stati indotti a considerare il suo coflitto di interessi
un impedimento. Fu invece il dispositivo che gli consentì di piegare i politici:
in ogni accenno al suo dominio mediatico egli vedeva un'espropriazione
No stupisce che il conflitto sopravviva tale e quale da anni. Stupisce che non
sia stato visto come un problema gravissimo prima che il giocatore entrasse
in politica con quell'asso. Che non si sia capito subito l'essenziale: un control-
lo così pervasivo della comunicazione, in un Paese dove l'80 per cento dei
cittadini s'informa alla Tv, storce le usanze democratiche, e infine chiama
vendetta. Spegne il pluralismo, corrompe e uniforma le menti, trasforma i
vocabolari di tutti: governanti, oppositori, classi dirigenti, cittadini comuni.
Da questo punto di vista Grillo innova e dice cose non incongrue, quando
denuncia i politici, le istituzioni, i giornali. Tende a fare diogni erba un fascio,
è giusto dirlo, ma è vero che tante erbe si son fatte volontariamente fasciare
per anni. Al tempo stesso è figlio di quel dispositivo, al cui centro c'è un'idea
di democrazia diretta che usa l'informazione non per seminare conoscenze
ma per forgiare un pensiero unico sull'Italia, l'Europa, il mondo. Il suo mezzo
non è più la televisione: questa scatola più che mai tonta, come la chiamano
gli spagnoli. Nè la stampa cartacea, che ha una memoria meno immedita di
quella digitale.
E' il mondo non più inscatolato ma aperto, informe, straordinariamente libe-
ro di Internet. Un mondo già scoperto da Obama, quando diventò Presidente
nel 2009. Grazie al web, egli ha ottenuto 2 volte un mandato popolare che lo
emancipa, se vuole, da lobby e partiti. Capace di disseminazione virale,la rete
scavalca la senile televisione. Ma essendo informe è anche in grado di farsi
bellicosa: nel libro di Grillo e Casaleggio, la parola guerra è ricorrente, incal-
zante ("Siamo in guerra", Chiarelettere, 2011). Guerra "feroce e sempre più
rapida", finita la quale "il vecchio mondo sparirà"e con esso i partiti di ieri,
in Italia e ovunque. Guerra totale, addirittura , un termine per nulla anodino,
visgto che nel 1935 lo usò in un opuscolo omonimo il generale tedesco Luden-
dorff. Nelle guerre totali non si concedono interviste a giornalisti che ti inter-
rompono con dubbi e domande, anzichè applausi. Quel che conta per Luden-
dorff, è "abbattere il morale delle retroguardie" (le rappresentanze delle po-
polazioni non combattenti) più che l'avanguardia al fronte.
In questa lotta fra scatola tonta e web è il secondo, sicuramente, il Nuovo
che ci aspetta. In un discorso tenuto nel febbraio 2012 per l'inaugurazione
dell'anno accademico della Bocconi, il giurista Piergaetano Marchetti indi
indica i motivi per cui il futuro è nel web, con le sue immense promesse e i
suoi rischi. "La comunicazione e l'informazione di massa (attraverso la
rete) è un potente canale e amplificatore di domande, di richieste di rendi-
conto, un assordante coro di 'perchè'. Un fiato continuo sul collo di chi go-
verna. Una pressione che genera risposte, trasparenza, informazione.
E tutto ciò, a sua volta, in un circolo virtuoso, genera altre domande di
accountability". - L'accountability - la cultura del render conto - latita in
Italia. E' strano che se ne parli così poco in campagna elettorale, visto il
prezzo che paghiamo per la sua assenza.
Ma se la "scossa partecipativa" è formidabilmente liberatoria, osserva
Marchetti, non mancano i possibili effetti perversi. Ogni grande liberazione
distrugge altri diritti, ogni proclamazione di supremi valori declassa valori
non meno importanti. Nella visione di chi guida il Movimento 5 Stelle non
c'è coscienza dei limiti, perchè i capi interagiscono con la blogosfera rifiu-
tando ogni corpo intermedio, in un tu-per-tu fatale, mai complicabile da per-
sone terze. Non tutti i perchè, non tutti i bisogni e i valori che sorgono in
rete sono sacrosanti: vanno confrontati con altri principi, bisogni. Un'idea
prova la sua forza se incoraggia forti idee opposte. Altrimenti si ossifica, e
anche se modernissima muore. In questo Berlusconi e Grillo si somigliano:
non sanno contare fino a tre, e in fondo neppure fino a due perchè il tu-per-
tu col popolo è fusione nell'Uno. Ogni avversario è da abbattere a comin-
ciare da chi su Internet non naviga, e in un'Italia che invecchia il divario
digitale è vasto. Parole come guerra e rivoluzione sono incendi. Ricordano
la peste di Atene narrata da Tucidide, che "spezza i freni morali degli uomi-
ni" e "travolge gli argini della legalità fino allora vigente nella vita cittadi-
na". La paura è la stoffa delle guerre e dei despoti, e Grillo lo sa quando
dice, e spera: "Il mio movimento regola la paura" ('The Economist' - 16/02/'13)
Grillo farà eleggere molti parlamentari, ed è un bene perchè il Parlamento
è la sede dove gli interessi mbrigliano le passioni. Non gli interessi econo-
mici, ma l'interesse come lo si intendeva nel '500: la passione razionale che
controbilancia quelle irrazionali, e secerne l'interesse generale e la separa-
zione dei poteri. Grillo e Casaleggio scrivono che sarà la rete a scrivere
leggi e costituzioni. Ma la rete cos'è? Come delibera precisamente? Se la
rete vuole la pena di morte la reintroduciamo? In Islanda (un modello, per
Grillo) la Costitiuzione è stata ridiscussa in rete, ma riscritta da più piccoli
comitati. In ogni mutazione c'è qualcosa da preservare, da non uccidere.
Altrimenti entriamo nella logica del potere indiscutibile, legibus solutus,
anelato da Berlusconi.
A questa mutazione, i partiti più o meno vecchi reagiscono spesso con lo
smarrimento, se non l'afonia. Non gridano, è vero. Il centro-sinistra in
particolare ripudia il modernismo della personalizzazione: ci sono anacro-
nismi che durano ben più del Nuovo. Ma sul mondo che cambia è terribil-
mente indietro, senza vocabolari nè inventività. Tanti cittadini sono delu-
si dal ceto politico. Reagiscono moltiplicando le richieste di rendiconto,
con rotolanti conti di "perchè". Chieder "un pò più di lavoro", come fa
Bersani, è un soffio quasi inudito.
(Tutto sarà diverso dopo il voto... Sarà arduo discernere, in Parlamento,
le passioni selvagge dagli interessi dei cittadini. La democrazia toccherà
reinventarla, l'antico dibattito ottocentesco sul suffragio universale andrà
ripreso, perchè la scatola tonta e il web l'hanno sfinita. Ambedue puntano
all'ingovernabilità, perchè di essa si nutrono passioni difficilmente regola-
bili. E' uno dei rischi del Glorioso Mondo Nuovo promesso dal web.
Aiuto, mi è caduto un Grillo nel piatto (da L'Espresso - Bruno Manfellotto)
Ieri sottovalutato e demonizzato, oggi ingombrante per i partiti.
E l'esercito a cinque stelle, destinato a essere determinante in Parlamento
e guidato da un leader che non è candidato. Ora tutti dovranno farci i conti.
Bersani per primo.
...Diciamo la verità, (quelli delle pre-elezioni) non sono stati giorni di gloria.
Abbiamo visto e sentito di tutto, insulti e bugie, false promesse e colpi bassi,
truffe elettorali e dufale un tanto al chilo. L'ipocrisia italica ha vietato negli
ultimi giorni la diffusione dei sondaggi, ma in Rete e sui siti impazzavano per-
centuali e previsioni, e non c'era incontro pubblico e privato in cui non ci si
scambiasse informazioni su rilevazioni... Alla farsa dei sondaggi si è aggiunta
quella dei confronti televisivi, una guerra insulsa tra radio, tv e siti Internet
senza regole, senza tempi, a volte sotto forma di comizi informatici senza
contraddittorio. Il resto lo ha fatto una legge elettorale assurda e poco demo-
cratica, che impone liste prefabbricate dagli apparatchik di partiti e movimen-
ti, oscura gli aspiranti parlamentari ed esalta solo i candidati premier, in un
sistema che però non è nè presidenzialista nè bipolare.
In questa terra di mezzo, in questa stagione.ponte tra Seconda e Terza Re-
pubblica, la vera sorpresa politica porta il nome di Beppe Grillo che ha riem-
pito le piazze d'Italia , che non si è nemmeno candidato e dunque non siederà
in Parlamento, ma che ha imposto agli altri molte parole d'ordine tratte dalla
sua agenda - primarie, uso della Rete, tagli della politica, dimezzamento dei
parlamentari - e soprattutto guiderà, se pur a distanza, un esercito di deputa-
ti e senatori che risulterà determinante fin dai primi appuntamenti: la nuova
maggioranza, l'elezione del Capo dello Stato, la legge finanziaria...
Che succederà? Che ne sarà delle truppe grilline? Resterà una falange com-
patta o diventerà un esercito di guerriglia? Comunque, sarà ribaltone, come
profetizza Dario Fo, se non altro di molte regole del gioco consolidato.
Corsa al Quirinale in salsa grillina
Presidenza delle Camere, fiducia al governo, presidente della Repubblica:
i seguaci di Grillo in Parlamento potrebbero avere un ruolo determinante.
Saranno comunque "contro", o lontani dal leader il senso di responsabilità
finirà per prevalere?
Non sappiamo se l'irruzioner di un venti per cento di novizi assoluti nelle aule
parlamentari cambierà o meno il volto della politica italiana. I primi atti saran-
no rivelatori... Quel nutrito gruppo di parlamentari... farà la differenza. Soprat-
tutto al Senato, dove il centro-sinistra. nel migliore dei casi, avrà margini risi-
catissimi, il comportamento dei grillini potrà, in certe circostanze essere deci-
sivo. Cosa faranno al momento della fiducia? Voteranno compatti contro, a
prescindere, per marcare la loro diversità? E al momento dell'elezione del
presidente della Repubblica indicheranno un loro candidato di bandiera come
spesso hanno fatto le opposizioni o convergeranno su una figura di alto profi-
lo sulla quale si è coagulato un ampio consenso? Oppure, proprio per questo,
rifiuteranno di mescolarsi con tutti gli altri? Per quanto questi primi passi
possano dare indicazioni sugli umori degli eletti rillini, è probabile che in que-
ste prime occasioni si manifesti tutta l'alterità del M5S. Ma non è detto che
così accada anche nel proseguio della legislatura. Perchè è nel medio perio-
do che si misura la vera consistenza di questo tsunami.
Altri successi impetuosi sull'onda dell'emotività sono scomparsi nell'arco di
una legislatura. Il caso più recente di una fiammata che si spegne rapidamen-
te viene dall'Olanda, dove la lista 'populista' di Pym Fortyun alle elezioni del
2002 passò da zero al 17 per cento arrivando al secondo posto, davanti al par-
tito socialista. Ma, entrata addirittura al governo, nell'arco di pochi anni, cau-
sa anche la scomparsa del fondatore, si sbriciolò in mille pezzi. Nel caso del
M5S è certo che il controllo imperioso esercitato dalla coppia Grillo-Casaleg-
gio sui pochi eletti locali non potrà manifestarsi nello stesso modo anche sui
parlamentari. - Tutte le nuove formazioni quando entrano in forza nelle as-
semblee legislative subiscono un processo di "istituzionalizzazione", pena la
scomparsa. Anche i grillini saranno preda delle tensioni tra la fedeltà al Capo
e l'adozione di scelte sulla base delle loro convinzioni. In assenza di una strut-
tura partitica dove vi siano refernti diversi dalla coppia in comando, e con un
mandato così largo e differenziato, i parlamentari saranno alquanto "soli" di
fronte alle singole scelte.
Il programma elettorale del M5S, suddiviso in 7 punti (Rapporto stato-cittadini,
Energia, Informazione, Economia, Trasporti, Salute, Istruzione), alterna propo-
ste precise e stringenti (e interessanti) soprattutto sui temi ambientali, con indi-
cazioni fantasiose e massimaliste. L'ethos del rinnovamento della politica che
anima i candidati grillini può anche portarli, per quanto inevitabilmente sospet-
tosi rispetto alle dinamiche parlamentari, ad agire in maniera pragmatica, sen-
za tener conto di posizioni predefinite. L'assenza di ideologie di riferimento,
contrariamente ai nuovi partiti del 1994 (Forza Italia e Lega), rende impreve-
dibili e 'libere' le scelte degli eletti del M5S.
Le eventuali scomuniche di Grillo perdono peso nei confronti di chi ha un man-
dato di 5 anni e lavora quotidianamente in una assemblea rappresentativa. Lo
si è visto in Emilia Romagna, la regione laboratorio del M5S. Lì erano emerse
si i primi dissensi tra eletti e leader, ma anche le prime fratture tra Grillo e la
base del movimento. Nonostante la fatwa contro il consigliere regionale, tutte
le assemblee provinciali dei militanti avevano confermato piena fiducia all'elet-
to. E' un esempio di dinamiche ancora sotterranee che il successo elettorale
può evidenziare. L'ANTIPOLITICA dei comizi non necessariamente produrrà
un manipolo di neobolscevichi pronti a scardinare il sistema. Nè i diktat di Gril-
lo avranno sempre e comunque efficacia.
(da L'espresso -
Potere&Poteri / di Piero Ignazi)
Lucianone
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