mercoledì 19 dicembre 2012

Spettacolo / Tv - Benigni, la Costituzione e altro ancora

19 dicembre 2012 - mercoledì     19th December / Wednesday         visioni post - 6

Il ritorno di Benigni in tv

 Ieri sera Su RAI Uno, due ore a ruota libera del comico toscano
per raccontare la Carta più bella del mondo, ma non solo...
I padri della patria come John Lennon:
ecco la Costituzione secondo Roberto Benigni
Prima, all'inizio dello show, dice da comico grandi verità su un certo
Silvio, ex premier, che non avremmo più voluto rivedere in politica ma
che minaccia continuamente di ripresentarsi, un giorno sì e un giorno
no. - Benigni si toglie lo sfizio di chiedere pietà a Silvio. "col problema
delle pensioni che abbiamo c'è uno che ci potrebbe andare e non ci va,
non c'è verso di mandarcelo. S'è ripresentato. la sesta volta.  Ha detto
che la settima si riposa... Ha diviso l'Italia in due: metà sono contrari
e metà disperati. Lui che guarda i sondaggi come fa a non vedere..."
E' un prologo, la prima mezz'ora. Prima di affrontare la Costituzione
racconta dei due nemici che ha l'italia oggi. Primo: l'indifferenza alla
politica. "Benigni, ci dici di rispettare la politica? No, vi dico di amarla.
E' la cosa più alta. Non avere interesse per la politica è come non avere
interesse per la vita. Quando si dice sono tutti uguali è un favore ai cat-
tivi ai disonesti e agli stupidi, è come se non li avessimo riconosciuti".
Secondo nemico: quello del voto o, meglio, del non-voto.  Votare è l'u-
nico strumento che abbiamo, un potere tremendo. Una cosa pubblica,
la repubblica. Nostra, vostra e di ciascuno...   Provateci voi a dire che
il bisogno si placa, ma il desiderio mai, che la Costituzione è la legge
del desiderio, le leggi fanno paura ma la Costituzione invece ti proteg-
ge,  è come una mamma che ti dice > vieni qui che t'è successo?, ti le-
ga all'albero della nave come Ulisse che non voleva sentire le sirene -
l'antipolitica , chi semina paura, i giullari e i padroni   -   e così via Be-
gnini a parlare a braccio, per ore, senza leggere mai, appassionato e
potente, ironico e commovente quando parlava di Manzoni, Leopardi,
Dante e Omero, di Woodstok e della Bibbia, di Darwin e dell'Onu per
raccontare la Costituzione italiana, la più bella del mondo.
Quando entrerà in vigore questa Costituzione sarà un mondo meravi-
glioso, dice Benigni. Quando entrerà, futuro. Applausi. E' ancora tut-
ta da mettere in pratica, state a sentire  cosa  dice, ascoltate. E' come
'Imagine'  di  John Lennon  trent'anni  prima, è come  se  l'avessero
scritta non Togliatti e De Gasperi, Calamandrei, Lussu, Croce e Dos-
setti, Nilde Iotti, ma dei figli dei fiori fricchettoni che si facevano una
canna.  -   ... e poi Benigni parla di ieri e di oggi, di Medioevo e di pre-
sente, di donne, di carceri, di immigrati, di speranza, di libertà, di la-
voro, di dignità.    Di nessuna differenza di razza lingua e religione e
di cosa vuol dire,  "ed è per questo che sono orgoglioso di essere ita-
liano, noi non abbiamo  la pena  di morte, ricordatevelo, noi non ce
l'abbiamo e solo gli assassini ammazzano. L'Italia ripudia la guerra,
ripudia, è una poesia".  -  Una serata specialissima, era ora. La tele-
visione pubblica, dopo i pacchi, manda in onda il monologo dell'irri-
verente burattino che comincia dall'attualità, mezz'ora di satira sul
presente, prima di entrare nel vivo della lettura della Carta.



Lucianone


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