30 settembre 2012 - domenica 30th September / Sunday visioni post - 7
Sassuolo super > quasi a punteggio pieno
Verona e Livorno ok > subito dietro
In attesa di Cesena - Varese
Risultati delle partite
di sabato 29 sett. '12
Crotone - Livorno 1 - 2
Sassuolo - Ascoli 1 - 0
Empoli - Brescia 1 - 1
Novara - Ternana 1 - 2
Spezia - Reggina 1 - 0
Verona - Bari 1 - 0
Lanciano - Modena 1 - 1
Juve Stabia - Padova 1 - 0
Vicenza - Grosseto 2 - 1
Domani: Cittadella - Pro Vercelli
Cesena - Varese
Classifica parziale: Sassuolo 19 / Livorno 16 / Verona 15 /
Varese 12 / Ternana, Spezia 10 / Vicenza, Brescia 9 /
Bari, Padova, Modena, Lanciano, Cittadella 7 /
Novara, Pro Vercelli, Juve Stabia, Ascoli 6 / Crotone 5 /
Cesena 4 / Reggina, Empoli 2 / Grosseto 1
Lucianone
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domenica 30 settembre 2012
sabato 29 settembre 2012
Sport - calcio / Serie A - 6^ giornata: gli anticipi
30 settembre 2012 - domenica 30th September / Sunday
Risultati delle partite giocate
sabato 29 sett. '12
Parma - Milan 1 - 1
Juventus - Roma 4 - 1
La Juve stronca la Roma di Zeman - il polemico in soli
15 minuti iniziali, poi si riposa per la Champions di martedì.
Il Milan non riesce a passare a Parma, ma fa una partita
più che accettabile e Allegri può fare un mezzo sorriso
Matri: "Mi sono tolto un peso"
Zeman: "Non vedo la mia Roma
Il centravanti della Juve è tornato al gol: "Ero arrabbiato con me stesso, ma non mi sono mai abbattuto". Il boemo: "Non abbiamo fatto nulla di quello che voglio dai miei giocatori". De Rossi: "Non ha senso parlare di scudetto. Mai detto che sarei rimasto a vita, però non ho mai chiesto di essere ceduto"
Visioni del post - 13
Lucianone
Risultati delle partite giocate
sabato 29 sett. '12
Parma - Milan 1 - 1
Juventus - Roma 4 - 1
La Juve stronca la Roma di Zeman - il polemico in soli
15 minuti iniziali, poi si riposa per la Champions di martedì.
Il Milan non riesce a passare a Parma, ma fa una partita
più che accettabile e Allegri può fare un mezzo sorriso
Matri: "Mi sono tolto un peso"
Zeman: "Non vedo la mia Roma
Il centravanti della Juve è tornato al gol: "Ero arrabbiato con me stesso, ma non mi sono mai abbattuto". Il boemo: "Non abbiamo fatto nulla di quello che voglio dai miei giocatori". De Rossi: "Non ha senso parlare di scudetto. Mai detto che sarei rimasto a vita, però non ho mai chiesto di essere ceduto"
COMMENTI dopo partita
La Juventus supera come meglio non avrebbe potuto l'ostacolo Zeman. E c'è grande euforia nello spogliatoio bianconero. "E’ una prestazione che ci mancava - ammette Sebastian Giovinco -, era importante vincere e fare bene. Sono contento per me e anche per Matri, perché anche lui non attraversava un momento facile. E’ bello quando ci alterniamo e tutti riescono a dare il massimo e a fare bene". E mentre Chiellini esulta su twitter ("grandissimo primo tempo"), anche il sorriso di Matri è quello dei giorni migliori: " Mi sono tolto un bel peso, che iniziava a farsi sentire. Ci si allena e si corre tutti i giorni, rimanendo sempre concentrati ad aspettare la prima occasione, perché sono il primo a credere in me stesso. Di gol ne ho sempre fatti e sapevo che prima o poi sarebbe arrivato. Ero arrabbiato con me stesso e avevo poco da lamentarmi. Non è stato facile perchè c'era il rischio di abbattersi, di mollare, eppoi se sbagli una partita le critiche sono pronte ad ammazzarti. In campo anche contro lo Shakhtar in Champions? Ci spero. Il mister valuterà le condizioni. Sono due partite ravvicinate, ma mi auguro di giocare". Chiude Andrea Barzagli, tra i migliori: "Siamo stati bravi e concentrati nel primo tempo. Nel secondo potevamo fare più attenzione, ma è stata una bella vittoria".
Foto di copertina - Zeman riflette
ANALISI SPIETATA — Nonostante la brutta prestazione della sua squadra, Zdenek Zeman non si sottrae al confronto post-partita: "La Juventus è stata nettamente superiore per tutta la partita. Il problema è trovare il filo del gioco, non difendiamo insieme, nel mezzo non prendiamo nessuno, non giochiamo in verticale. E' stata una partita molto brutta da parte nostra. Non ho visto nulla di quello che proviamo in allenamento, le mie squadre non giocano così. Forse ci ha intimorito la Juve. E prendere tre gol in sette minuti di sicuro non ci ha aiutato. Questa partita ci deve insegnare tanto. Dobbiamo renderci conto che abbiamo fato troppo poco. Se fai giocare la Juventus ti ammazza e noi eravamo troppo molli sui contrasti, oltre ad aver corso poco e male". Zeman comunque non rimpiange la scelta di lasciare Pescara per la seconda avventura in giallorosso. "Sono contento di essere qua e sono convinto che la squadra riuscirà a esprimersi".
DE ROSSI REALISTA — Da uomo vero neppure Daniele De Rossi cerca scuse: "E' stata una partita mai iniziata. Abbiamo fatto una brutta figura contro una squadra troppo forte. Si poteva affrontare diversamente. Sapevamo che la Juve era una squadra più forte di noi.
Ci speravamo e volevamo fare un altro tipo di gara. Non ci arrivano buoni messaggi da stasera. Noi non facciamo la corsa sulla Juventus, che lotta per il titolo. E sbaglia chi dice che lottiamo per lo scudetto. Secondo me possiamo ancora sperare nei primi tre posti, ma dobbiamo tornare in Europa. Non possiamo non arrivare almeno sesti. Pentito di essere rimasto? Mai, sto da re a Roma. Non ho mai detto che sarei rimasto a vita in quella famosa conferenza quando sembrava che dovessi andare al City. Ma confermo di non avere mai chiesto di essere ceduto".
(da La Gazzetta dello Sport.it)
COMMENTI dopo partita
La Juventus supera come meglio non avrebbe potuto l'ostacolo Zeman. E c'è grande euforia nello spogliatoio bianconero. "E’ una prestazione che ci mancava - ammette Sebastian Giovinco -, era importante vincere e fare bene. Sono contento per me e anche per Matri, perché anche lui non attraversava un momento facile. E’ bello quando ci alterniamo e tutti riescono a dare il massimo e a fare bene". E mentre Chiellini esulta su twitter ("grandissimo primo tempo"), anche il sorriso di Matri è quello dei giorni migliori: " Mi sono tolto un bel peso, che iniziava a farsi sentire. Ci si allena e si corre tutti i giorni, rimanendo sempre concentrati ad aspettare la prima occasione, perché sono il primo a credere in me stesso. Di gol ne ho sempre fatti e sapevo che prima o poi sarebbe arrivato. Ero arrabbiato con me stesso e avevo poco da lamentarmi. Non è stato facile perchè c'era il rischio di abbattersi, di mollare, eppoi se sbagli una partita le critiche sono pronte ad ammazzarti. In campo anche contro lo Shakhtar in Champions? Ci spero. Il mister valuterà le condizioni. Sono due partite ravvicinate, ma mi auguro di giocare". Chiude Andrea Barzagli, tra i migliori: "Siamo stati bravi e concentrati nel primo tempo. Nel secondo potevamo fare più attenzione, ma è stata una bella vittoria".
Foto di copertina - Zeman riflette
ANALISI SPIETATA — Nonostante la brutta prestazione della sua squadra, Zdenek Zeman non si sottrae al confronto post-partita: "La Juventus è stata nettamente superiore per tutta la partita. Il problema è trovare il filo del gioco, non difendiamo insieme, nel mezzo non prendiamo nessuno, non giochiamo in verticale. E' stata una partita molto brutta da parte nostra. Non ho visto nulla di quello che proviamo in allenamento, le mie squadre non giocano così. Forse ci ha intimorito la Juve. E prendere tre gol in sette minuti di sicuro non ci ha aiutato. Questa partita ci deve insegnare tanto. Dobbiamo renderci conto che abbiamo fato troppo poco. Se fai giocare la Juventus ti ammazza e noi eravamo troppo molli sui contrasti, oltre ad aver corso poco e male". Zeman comunque non rimpiange la scelta di lasciare Pescara per la seconda avventura in giallorosso. "Sono contento di essere qua e sono convinto che la squadra riuscirà a esprimersi".
DE ROSSI REALISTA — Da uomo vero neppure Daniele De Rossi cerca scuse: "E' stata una partita mai iniziata. Abbiamo fatto una brutta figura contro una squadra troppo forte. Si poteva affrontare diversamente. Sapevamo che la Juve era una squadra più forte di noi.
DE ROSSI REALISTA — Da uomo vero neppure Daniele De Rossi cerca scuse: "E' stata una partita mai iniziata. Abbiamo fatto una brutta figura contro una squadra troppo forte. Si poteva affrontare diversamente. Sapevamo che la Juve era una squadra più forte di noi.
Ci speravamo e volevamo fare un altro tipo di gara. Non ci arrivano buoni messaggi da stasera. Noi non facciamo la corsa sulla Juventus, che lotta per il titolo. E sbaglia chi dice che lottiamo per lo scudetto. Secondo me possiamo ancora sperare nei primi tre posti, ma dobbiamo tornare in Europa. Non possiamo non arrivare almeno sesti. Pentito di essere rimasto? Mai, sto da re a Roma. Non ho mai detto che sarei rimasto a vita in quella famosa conferenza quando sembrava che dovessi andare al City. Ma confermo di non avere mai chiesto di essere ceduto".
(da La Gazzetta dello Sport.it)
Lucianone
Riflessioni / economiche
29 settembre 2012 - sabato 29th September / Saturday visioni post - 7
GIOVEDI'
- di Enrico Franceschini -
"La sfida alla sterlina parte da Bristol"
La Gran Bretagna, com'è noto, non vuole avere niente a che fare
con l'euro, preferendo tenersi la sterlina. Ma c'è anche chi, all'in-
terno della Gran Bretagna, non vuole avere a che fare con la
sterlina, e si è messo a battere moneta autonoma.
La citta di Bristol (mezzo milione di abitanti, un milione con i sob-
borghi) ha lanciato ieri (mercoledì 19 settembre - ndr) la "Bristol
pound", la sterlina di Bristol. Non è una sfida secessionista, ben-
sì economica: lo scopo è spingere la popolazione a spendere i pro-
pri soldi localmnte, poichè la nuova valuta vale soltanto in un
raggio di 50 miglia attorno a Bristol. C'era già stata un'iniziativa
del genere: ci ha provato, qualche anno, fà Brixton, un quartiere
di Londra. Ma stavolta riguarda una zona assai più grande. E se
gli abitanti di Bristol ci prendessero gusto, chissà che non deside-
rino affrancarsi dal Regno Unito anche in altri modi. - In fondo,
l'America inizià la guerra d'indipendenza dal British Empire per
una disputa sul prezzo del tè e sulle tasse. - E in ogni caso, vista
dall'eurozona, la "Bristol pound" potrebbe servire da lezione ai
sudditi di Sua Maestà: chi la fa l'aspetti.
(da 'la Repubblica' - 20 settembre '12)
Lucianone
GIOVEDI'
- di Enrico Franceschini -
"La sfida alla sterlina parte da Bristol"
La Gran Bretagna, com'è noto, non vuole avere niente a che fare
con l'euro, preferendo tenersi la sterlina. Ma c'è anche chi, all'in-
terno della Gran Bretagna, non vuole avere a che fare con la
sterlina, e si è messo a battere moneta autonoma.
La citta di Bristol (mezzo milione di abitanti, un milione con i sob-
borghi) ha lanciato ieri (mercoledì 19 settembre - ndr) la "Bristol
pound", la sterlina di Bristol. Non è una sfida secessionista, ben-
sì economica: lo scopo è spingere la popolazione a spendere i pro-
pri soldi localmnte, poichè la nuova valuta vale soltanto in un
raggio di 50 miglia attorno a Bristol. C'era già stata un'iniziativa
del genere: ci ha provato, qualche anno, fà Brixton, un quartiere
di Londra. Ma stavolta riguarda una zona assai più grande. E se
gli abitanti di Bristol ci prendessero gusto, chissà che non deside-
rino affrancarsi dal Regno Unito anche in altri modi. - In fondo,
l'America inizià la guerra d'indipendenza dal British Empire per
una disputa sul prezzo del tè e sulle tasse. - E in ogni caso, vista
dall'eurozona, la "Bristol pound" potrebbe servire da lezione ai
sudditi di Sua Maestà: chi la fa l'aspetti.
(da 'la Repubblica' - 20 settembre '12)
Lucianone
giovedì 27 settembre 2012
Ultime notizie - Latest news
27 settembre 2012 - giovedì 27th September '12 / Thursday
Politica - Italia
Monti, apre al bis: "Se serve all'Italia, ci sarò"
Berlusconi contro l'euro: "Grande imbroglio - E se la Germania
esce nessun dramma"
da New York,
da Roma,
Politica - Italia
Monti, apre al bis: "Se serve all'Italia, ci sarò"
Berlusconi contro l'euro: "Grande imbroglio - E se la Germania
esce nessun dramma"
da New York,
Il premier: “Non mi candiderò ma se mi verrà chiesto prenderò
la proposta in considerazione”. - Berlusconi e Bersani: prima si voti
la proposta in considerazione”. - Berlusconi e Bersani: prima si voti
«Non mi candido alle elezioni. Sono già senatore a vita. Ma se dopo il voto qualcuno pensasse che io possa essere ancora d’aiuto, se ci fossero circostanze speciali e me lo chiedessero, lo considererò». Mario Monti, parlando dal salotto buono della diplomazia americana, il Council for Foreign Relations di New York, scuote i Palazzi romani aprendo per la prima volta in modo così esplicito all’ipotesi di succedere a se stesso, anche dopo il passaggio delle urne.
Nell’ultimo giorno della sua missione americana, culminata con un pranzo con il gotha della Finanza da Bloomberg e con un forum al Wall Street Journal, il premier si reca di prima mattina in un’elegante palazzina, la Harold Pratt House, sulla Park Avenue. Il titolo dell’evento, che vede “SuperMario” ospite unico, protagonista assoluto, è «Challenges for The Euro and The Future of European Integration». A intervistarlo, “on the record”, è David M. Rubenstein, il cofondatore del Carlyle Group, secondo Forbes, al 138esimo posto tra gli uomini più ricchi d’America, con un capitale disponibile di 2,8 miliardi di dollari. Questo magnate della finanza, ex consulente di Jimmy Carter, in fondo rappresenta proprio quel mondo attento all’andamento dei mercati. E che segue con enorme attenzione le mosse di Monti e dell’Eurozona. Così, dopo i saluti di rito, prima di parlare del futuro dell’Euro, va dritto alla domanda che si fanno in tanti, tra le persone che contano da questa parte dell’Oceano, e non solo. Cioè cosa accadrà all’Italia dopo le elezioni dell’anno prossimo e quale sarà il ruolo di ”SuperMario.
da Roma,
Il Cavaliere attacca: “Il cambio con la lira è stato un suicidio. A Bruxelles mi sono battuto
contro l’austerity, ma ero isolati”
contro l’austerity, ma ero isolati”
Chi si aspettava una parola sull’attualità politica, sullo stato di salute del Pdl e sulla decisione o meno di ricandidarsi alla premiership è rimasto ancora una volta deluso. Silvio Berlusconi approfitta della presentazione del libro dell’ex ministro Renato Brunetta, “Il grande imbroglio”, per sparare a zero contro l’euro. Tre sono i bersagli: oltre alla moneta unica, bollata proprio come «un imbroglio», il Cavaliere punta il dito contro la Germania e, senza citare direttamente Mario Monti, se la prende con il «clima di paura» generato «dalla troppa tassazione» introdotta dall’Esecutivo.
Il palcoscenico è il tempio di Adriano dove il Cavaliere, di fronte ad una platea composta da molti parlamentari del Pdl (tutti ex Fi),si lascia andare a diversi siparietti. Ringraziando il direttore del Foglio Giuliano Ferrara per l’introduzione si confonde e lo chiama «Giovanni», suscitando le risate della sala. Stesso risultato quando parlando di Brunetta, spiega che in realtà l’ex ministro lo sovrasta perché «ha l’ufficio più in altro del mio». Pochi gli accenni alla stretta attualità in particolare all’ipotesi, non esclusa dal presidente del Consiglio oggi a New York, di poter proseguire nel suo incarico anche nella prossima legislatura. Il Cavaliere liquida la domanda, prima di lasciare la sala, limitandosi ad osservare che per la risposta bisogna aspettare le elezioni e la modifica della legge elettorale. Una `non risposta´ che però fa intuire come l’ex premier sia da tempi non sospetti il primo sponsor di progetto moderato guidato dal Professore.
Bersani: la maggioranza uscirà dalle urne
Alt del Cavaliere: «Non sappiamo nemmeno come si vota». Casini: «Noi lo sosterremo»
Il palcoscenico è il tempio di Adriano dove il Cavaliere, di fronte ad una platea composta da molti parlamentari del Pdl (tutti ex Fi),si lascia andare a diversi siparietti. Ringraziando il direttore del Foglio Giuliano Ferrara per l’introduzione si confonde e lo chiama «Giovanni», suscitando le risate della sala. Stesso risultato quando parlando di Brunetta, spiega che in realtà l’ex ministro lo sovrasta perché «ha l’ufficio più in altro del mio». Pochi gli accenni alla stretta attualità in particolare all’ipotesi, non esclusa dal presidente del Consiglio oggi a New York, di poter proseguire nel suo incarico anche nella prossima legislatura. Il Cavaliere liquida la domanda, prima di lasciare la sala, limitandosi ad osservare che per la risposta bisogna aspettare le elezioni e la modifica della legge elettorale. Una `non risposta´ che però fa intuire come l’ex premier sia da tempi non sospetti il primo sponsor di progetto moderato guidato dal Professore.
Bersani: la maggioranza uscirà dalle urne
Alt del Cavaliere: «Non sappiamo nemmeno come si vota». Casini: «Noi lo sosterremo»
Il premier: “Spero di no, ma se le forze politiche
lo chiedono sono disponibile. Io resto al servizio
del Paese”. Maggioranza divisa, Pd e Pdl frenano
lo chiedono sono disponibile. Io resto al servizio
del Paese”. Maggioranza divisa, Pd e Pdl frenano
opinioni I tagli non bastano a fermare l’antipolitica Sorgi (da La Stampa.it)
Giustizia - Italia
Il Colle e l'emergenza carceri
"Ferita la credibilità dell'Italia - Introdurre pene alternative"
Napolitano: all’attenzione delle Camere il tema della clemenza per i detenuti. Plauso al governo: «Già attivati provvedimenti». L’apertura della Severino su amnistia e indulto. L’alt della Lega Nord
Giustizia - Italia
Il Colle e l'emergenza carceri
"Ferita la credibilità dell'Italia - Introdurre pene alternative"
Napolitano: all’attenzione delle Camere il tema della clemenza per i detenuti. Plauso al governo: «Già attivati provvedimenti». L’apertura della Severino su amnistia e indulto. L’alt della Lega Nord
Capo di Stato e Severino scendono in campo dopo la condanna a 14 mesi
di carcere per il direttore del Giornale. Sì dei partiti
di carcere per il direttore del Giornale. Sì dei partiti
+ Il giudice diffamato: “Volevo la rettifica” ZANOTTI (da La Stampa.it)
+ E’ morto Dreyfus, viva Dreyfus ALBERTO INFELISE (da La Stampa.it)
Piemonte - Consiglio regionale
Le perquisizioni dei militari delle fiamme gialle negli uffici dei gruppi politici
Inchiesta sui rimborsi effettuati: quelli più alti sono sempre nel mese di agostola
Denuncia del deputato pdl Rosso IN UN TALK-SHOW DI telelombardia:
Missioni fittizie e rimborsi chilometrici
«E' abitudine consolidata dei consiglieri regionali:
IL PROTAGONISTA - Lui è Roberto Rosso è lunedì sera è intervenuto a una trasmissione di Telelombardia dal titolo «La Minetti sfila e il magna magna continua». E commentando le ultime news provenienti dal Consiglio Regionale del Lazio si è lasciato scappare più di qualche frase contenente delle vere e proprie ipotesi di reato, sulle quali ora si è acceso il faro della magistratura. Al sito del Fatto Quotidiano ha poi confermato quanto dichiarato, spiegando come avverrebbe questa sorta di "truffa legalizzata": «Tu fai figurare che ti sposti da un posto a un altro, poi vai a cercare un consigliere comunale del luogo e ti fai rilasciare una ricevuta in cui figura che tu sei in missione per conto della Regione. Così incassi l’indennità di missione e pure il rimborso chilometrico per gli spostamenti». E ha rincarato aggiungendo che questo modello è stato replicato anche da un suo ospite a Sestriere - consigliere anche lui, ma il cui nome resta top secret - che si è fatto rimborsare la settimana bianca dalla regione Piemonte. Una presunta trasferta pagata a peso d’oro dai contribuenti, anche se le giornate si sono passate a sciare o a bere vin brulè.
COMMENTO-lamento (di LUCIANONE)
Lazio, Campania, Emilia, Piemonte: La CORRUZIONE POLITICA DILAGA
e noi paghiamo, paghiamo, paghiamo...
non se ne può più diciamo noi cittadini normali, onesti, precari, pensionati, statali,
disoccupati, esodati, cassaintegrati, della Sulcis e dell'Alcoa, di tutto il mondo dei
giovani senza futuro. NON SE NE PUO' proprio più|!!!
Lucianone
Piemonte - Consiglio regionale
Le perquisizioni dei militari delle fiamme gialle negli uffici dei gruppi politici
Inchiesta sui rimborsi effettuati: quelli più alti sono sempre nel mese di agostola
Denuncia del deputato pdl Rosso IN UN TALK-SHOW DI telelombardia:
Missioni fittizie e rimborsi chilometrici
Ecco come funziona il Sistema-Piemonte
«E' abitudine consolidata dei consiglieri regionali:
figurare di essere missione e incassare la relativa indennità»Non è un altro Fiorito, intendiamoci. Occupa peraltro un ruolo diverso, visto che siede in Parlamento e ha un passato da sottosegretario al Lavoro e all'Agricoltura in due governi Berlusconi. Ma certo potrebbe essere stato il detonatore di questa indagine conoscitiva della procura di Torino per capire eventuali malversazione di fondi regionali e ipotesi di rimborsi
IL PROTAGONISTA - Lui è Roberto Rosso è lunedì sera è intervenuto a una trasmissione di Telelombardia dal titolo «La Minetti sfila e il magna magna continua». E commentando le ultime news provenienti dal Consiglio Regionale del Lazio si è lasciato scappare più di qualche frase contenente delle vere e proprie ipotesi di reato, sulle quali ora si è acceso il faro della magistratura. Al sito del Fatto Quotidiano ha poi confermato quanto dichiarato, spiegando come avverrebbe questa sorta di "truffa legalizzata": «Tu fai figurare che ti sposti da un posto a un altro, poi vai a cercare un consigliere comunale del luogo e ti fai rilasciare una ricevuta in cui figura che tu sei in missione per conto della Regione. Così incassi l’indennità di missione e pure il rimborso chilometrico per gli spostamenti». E ha rincarato aggiungendo che questo modello è stato replicato anche da un suo ospite a Sestriere - consigliere anche lui, ma il cui nome resta top secret - che si è fatto rimborsare la settimana bianca dalla regione Piemonte. Una presunta trasferta pagata a peso d’oro dai contribuenti, anche se le giornate si sono passate a sciare o a bere vin brulè. COMMENTO-lamento (di LUCIANONE)
Lazio, Campania, Emilia, Piemonte: La CORRUZIONE POLITICA DILAGA
e noi paghiamo, paghiamo, paghiamo...
non se ne può più diciamo noi cittadini normali, onesti, precari, pensionati, statali,
disoccupati, esodati, cassaintegrati, della Sulcis e dell'Alcoa, di tutto il mondo dei
giovani senza futuro. NON SE NE PUO' proprio più|!!!
Finanza in Regione Piemonte, indagini sulle spese
Foto - Video: l’accusa in tv -
Commento/vignetta di ALTAN >>>>>>>>>
Visione del post - 6
Lucianone
L'opinione del giovedì / Non ci resta che sognare 'ad occhi aperti'??
27 settembre 2012 - giovedì 27th September / Thursday visioni post - 12
L' o p i n i o n e
di Lucianone
"Che bello sognare un'altra economia, un'altra Italia,
un altro mondo e magari... un homo molto nuovo"
Fin dalla sua comparsa sulla Terra, l'Uomo ha fatto grandi progressi nei vari
campi dopo aver comunque duramente lottato contro la natura e tutte le diffi-
coltà incontrate nelle differenti ere geologiche e negli ultimi secoli, ma con (e
ripeto) enormi conquiste pensando a quelle tecnologiche, scientifiche, aereo-
spaziali e in genere nei vari ambiti della cultura. Diciamo che quello compiuto
dal primo semplice uomo cavernicolo fino al complesso Uomo post-sapiens il
balzo è stato iperbolico. E pensando che stiamo costruendo l'Uomo bionico, il
futuro ci appare ancora più straordinario. Ma la scienza, la tecnologia e tutto
ciò che compete al miglioramento e al progresso della specie umana non sono
riusciti mai a portare a un aggiustamento e quindi a una svolta decisiva sul-
l'aspetto egocentrico insito, purtroppo per natura, nell'animo umano che ha
portato alle guerre, alle lotte di classe, al terrorismo, agli eccidi, ai soprusi e
ai razzismi, agli stermini di massa e ai totalitarismi. D'accordo, l'animo uma-
no, per fortuna, contiene anche la sua parte di bontà, di saggezza, di pazienza
e soprattutto di sentimenti pacifici, ma chissà perchè: alla fine a dominare è
sempre l'aspetto malvagio, a subire deve essere (quindi) quasi sempre la parte
positiva, ciò che dovrebbe invece essere esaltato e portato ad esempio.
E la parte positiva, la bontà e la costruzione (in antitesi alla distruzione del
mal animo), viene sempre dalla parte delle persone più deboli o come si di-
rebbe in termini evangelici degli 'ultimi', o in termine moderno degli 'sfigati'.
Quando andiamo a vedere sui video di You Tube come vengono trattati gli
Indignados statunitensi che non oppongono resistenza (tipo-Ghandi) alle
rozze maniere forti dei poliziotti-cop americani, o vediamo ancora poliziot-
ti sempre americani scatenarsi in quattro, cinque, cioè in gruppo contro un
solo cittadino dopo averlo estratto a forza dall'auto, pestarlo a sangue per
motivi a volte anche banali, allora mi chiedo dove è finita la tanto concla-
mata democrazia americana, dove si è infranto il sogno americano che ci
doveva portare a un mondo nuovo, illuminato. Dov'è? Forse la crisi eco-
nomica dell'Occidente ha peggiorato la situazione morale, civile che già
barcollava? Forse e probabilmente senza forse, la corsa capitalista alla
conquista della felicità fondata unicamente sui soldi, sulla ricchezza e
chiaramente sull'avidità ha generato squilibri pazzeschi, divisioni sempre
più nette tra chi ha e chi non ha, tra diseredati, poveri. medio-poveri da
una parte e arricchiti (con frodi) e straricchi dall'altro versante alto del-
la piramide.
Ma per natura, per fortuna, l'uomo è anche un animale pensante e come
tale ha una grande risorsa che lo ha sempre portato, subito dopo la distru-
zione, a ricostruire: questa risorsa è il sogno. Ma purtroppo dopo un pò
(tempo lungo o breve che sia) il sogno viene spezzato e ciò che di bello
esso aveva fatto, concretizzato è stato di nuovo distrutto da chi si è oppo-
sto a quel sogno di costruzione. Quali sono le forze che si oppongono ai
sognatori di un mondo diverso, cioè ecologico-compatibile, cioè senza
sfruttati (e sfruttatori), con equilibrio economico, quindi equità concreta
economica tra la gente (base della vera felicità umana)? Potremmo facil-
mente dire che sono le forze del male, genericamente parlando, perchè il
male si contrappone con semplice intuizione evangelica al bene. Ma ciò
è troppo semplicistico, almeno nei termini in cui si è sviluppata oggi la
società moderna.
Lucianone
L' o p i n i o n e
di Lucianone
"Che bello sognare un'altra economia, un'altra Italia,
un altro mondo e magari... un homo molto nuovo"
Fin dalla sua comparsa sulla Terra, l'Uomo ha fatto grandi progressi nei vari
campi dopo aver comunque duramente lottato contro la natura e tutte le diffi-
coltà incontrate nelle differenti ere geologiche e negli ultimi secoli, ma con (e
ripeto) enormi conquiste pensando a quelle tecnologiche, scientifiche, aereo-
spaziali e in genere nei vari ambiti della cultura. Diciamo che quello compiuto
dal primo semplice uomo cavernicolo fino al complesso Uomo post-sapiens il
balzo è stato iperbolico. E pensando che stiamo costruendo l'Uomo bionico, il
futuro ci appare ancora più straordinario. Ma la scienza, la tecnologia e tutto
ciò che compete al miglioramento e al progresso della specie umana non sono
riusciti mai a portare a un aggiustamento e quindi a una svolta decisiva sul-
l'aspetto egocentrico insito, purtroppo per natura, nell'animo umano che ha
portato alle guerre, alle lotte di classe, al terrorismo, agli eccidi, ai soprusi e
ai razzismi, agli stermini di massa e ai totalitarismi. D'accordo, l'animo uma-
no, per fortuna, contiene anche la sua parte di bontà, di saggezza, di pazienza
e soprattutto di sentimenti pacifici, ma chissà perchè: alla fine a dominare è
sempre l'aspetto malvagio, a subire deve essere (quindi) quasi sempre la parte
positiva, ciò che dovrebbe invece essere esaltato e portato ad esempio.
E la parte positiva, la bontà e la costruzione (in antitesi alla distruzione del
mal animo), viene sempre dalla parte delle persone più deboli o come si di-
rebbe in termini evangelici degli 'ultimi', o in termine moderno degli 'sfigati'.
Quando andiamo a vedere sui video di You Tube come vengono trattati gli
Indignados statunitensi che non oppongono resistenza (tipo-Ghandi) alle
rozze maniere forti dei poliziotti-cop americani, o vediamo ancora poliziot-
ti sempre americani scatenarsi in quattro, cinque, cioè in gruppo contro un
solo cittadino dopo averlo estratto a forza dall'auto, pestarlo a sangue per
motivi a volte anche banali, allora mi chiedo dove è finita la tanto concla-
mata democrazia americana, dove si è infranto il sogno americano che ci
doveva portare a un mondo nuovo, illuminato. Dov'è? Forse la crisi eco-
nomica dell'Occidente ha peggiorato la situazione morale, civile che già
barcollava? Forse e probabilmente senza forse, la corsa capitalista alla
conquista della felicità fondata unicamente sui soldi, sulla ricchezza e
chiaramente sull'avidità ha generato squilibri pazzeschi, divisioni sempre
più nette tra chi ha e chi non ha, tra diseredati, poveri. medio-poveri da
una parte e arricchiti (con frodi) e straricchi dall'altro versante alto del-
la piramide.
Ma per natura, per fortuna, l'uomo è anche un animale pensante e come
tale ha una grande risorsa che lo ha sempre portato, subito dopo la distru-
zione, a ricostruire: questa risorsa è il sogno. Ma purtroppo dopo un pò
(tempo lungo o breve che sia) il sogno viene spezzato e ciò che di bello
esso aveva fatto, concretizzato è stato di nuovo distrutto da chi si è oppo-
sto a quel sogno di costruzione. Quali sono le forze che si oppongono ai
sognatori di un mondo diverso, cioè ecologico-compatibile, cioè senza
sfruttati (e sfruttatori), con equilibrio economico, quindi equità concreta
economica tra la gente (base della vera felicità umana)? Potremmo facil-
mente dire che sono le forze del male, genericamente parlando, perchè il
male si contrappone con semplice intuizione evangelica al bene. Ma ciò
è troppo semplicistico, almeno nei termini in cui si è sviluppata oggi la
società moderna.
Lucianone
mercoledì 26 settembre 2012
Sport - calcio - Serie A / 5^ giornata
26 settembre 2012 - mercoledì 26th September / Wednesday visioni post - 8
La Viola mette paura alla Juve
Traversa di Jovetic: finisce 0-0
La Viola mette paura alla Juve
Traversa di Jovetic: finisce 0-0
Al Franchi nell'anticipo serale della 5ª giornata di serie A la Fiorentina gioca meglio e sfiora ripetutamente il vantaggio, ma la capolista prolunga l'imbattibilità, portandola a 44 partite di campionato. Colpo di testa del montenegrino sfortunato, Ljajic si divora un'occasione. Bianconeri mai incisivi in avanti
La Juventus rallenta a Firenze. Al Franchi contro la Fiorentina finisce 0-0. E alla capolista va pure di lusso, stavolta. La squadra di Montella non rischia mai, e sfiora pure il vantaggio più volte, giocando meglio, e a tratti più che bene. Soprattutto dopo aver creato i primi pericoli. Davanti però ha solo Jovetic, e così non riesce a concretizzare la superiorità, complice un errore clamoroso sottoporta di uno sciagurato Ljajic. I toscani in prospettiva, considerando che i cambiamenti tattici del nuovo tecnico sono recentissimi, promette davvero bene. Ma la Juve, che pure dopo 4 vittorie di fila in avvio di questa serie A deve accontentarsi di un pari, prolunga la sua imbattibilità in campionato, che arriva a 44 gare di fila. Del resto, con la Champions nel vivo, la Juve gioca ogni tre giorni, e stasera ha capito che non era il caso di sbilanciarsi, vista la mala parata. Meglio accontentarsi di un punticino. Con pragmatismo. Che lo scudetto si può vincere anche così.
- La disperazione di Jovetic, che ha solo sfiorato il gol. LaPresse
traversa jovetic, spreco Ljajic — Il primo tempo non è granchè, e per 40' tradisce un po' le enormi aspettative di una gara attesissima a Firenze per la rivalità storica che si porta dietro. La Fiorentina è brava a togliere le pile alla macchina da calcio bianconera. Montella ordina pressing alto, raddoppi sistematici sui portatori di palla e vuole giocare la palla sempre, senza rinviare lungo o arretrare troppo. La tattica funziona: la Juve è ingolfata. In tutto il primo tempo, con la coppia d'attacco di pesi leggeri Quagliarella-Giovinco, alchimia da turn over, non costruisce lo straccio di una palla gol, se non si vuole peccare d'ottimismo definendo così un sinistro da fuori area della Formica Atomica, che però gira a largo, dalle parti di Viviano. La Fiorentina prende coraggio, sul finale di tempo e costruisce due occasioni clamorose. Jovetic, il sogno proibito dell'ultimo mercato della Juve, si esibisce in un colpo di testa ravvicinato, poco fortunato: traversa piena. Poi, nell'arco dello stesso minuto, il 41', Ljajic semina Bonucci (limitato da un problemino muscolare) in velocità, ma solo davanti a Buffon non trova la porta. Uno spreco grande come una galassia. A fine primo tempo è dunque 0-0. Meglio la Fiorentina, però.
- Vincenzo Montella, allenatore della Fiorentina. LaPresse
Bella Fiorentina — I viola non mollano un metro neanche nella ripresa. Se la Juve pensava di poter fare come a Genoa, dove dopo un primo tempo in apnea era cresciuta, prepotente, si deve ricredere. Perchè la squadra di Montella fa girare palla, per cui si stanca meno degli avversari. La Viola fa venire i brividi a Buffon con i tiri da lontano di Roncaglia e Quadrado e un colpo di testa dell'ottimo Pasqual, mentre la Juve, troppo lenta, non incide là davanti. Quagliarella, stasera spaesato, lascia il campo a Vucinic. Cambia poco. La Juve si difende con ordine e porta a casa un pari che le garantisce di rimanere comunque in testa alla classifica. In una serata così, contro una Fiorentina così, era difficile chiedere di più.
(di Riccardo Pratesi -- da la Gazzetta dello Sport.it)
Lampo di Weiss nel finale
Gasperini perde ancora: Pescara - Palermo 1 - 0
Un acuto del 22enne slovacco all'87' regala i primi tre punti in serie A al Pescara dopo vent'anni. Sfortunato il Palermo, rimasto in 10 già nel primo tempo. I rosanero avevano retto bene ma sono crollati, ancora una volta (la terza), negli ultimi minuti
Lampo di Weiss nel finale
Gasperini perde ancora: Pescara - Palermo 1 - 0
Un acuto del 22enne slovacco all'87' regala i primi tre punti in serie A al Pescara dopo vent'anni. Sfortunato il Palermo, rimasto in 10 già nel primo tempo. I rosanero avevano retto bene ma sono crollati, ancora una volta (la terza), negli ultimi minuti
Dopo vent’anni il Pescara ritrova il sorriso in serie A. L’ultima vittoria degli abruzzesi nel massimo campionato era datata 30 maggio 1993, esattamente venti campionati fa. E che vittoria, un sonante, epico 5-1 sulla Juventus nonostante la retrocessione fosse già matematica (a segno Allegri - sì, proprio lui - due volte, Borgonovo, Martorella e Palladini). Dopo il purgatorio della B e l’inferno della C1, l’Adriatico torna ad esultare. Lo fa alla fine di una partita bruttina e forse anche senza troppo meritarlo grazie al primo gol italiano di Vladimir Weiss, 22 anni slovacco arrivato quest’estate dall’Espanyol. Splendido il suo tiro dalla distanza che sancisce l'1-0 finale e manda a monte i piani di Gasperini (due gare sulla panchina del Palermo e due k.o.). Ed è la terza volta consecutiva che i rosanero perdono punti nel finale (anche Cagliari e Atalanta avevano fatto gol negli ultimi minuti di gioco).
Follia Von Bergen — Vade retro turnover. Stroppa e Gasperini confermano l’undici sceso in campo domenica. Le uniche due modifiche in casa Pescara sono obbligate: Pelizzoli al posto di Perin (squalificato) e Zanon per Modesto (infortunato). L’ex tecnico dell’Inter invece ripropone il blocco che ha perso a Bergamo escludendo di nuovo Miccoli dal 1’. Un chiaro segnale che il nuovo progetto di Zamparini vuole prescindere dal leader assoluto rosanero. Primi 20’ di noia, è tanta la paura di subire un gol e di non riuscire più a rialzarsi poi, come per magia, si sveglia il match. Ad accenderlo è il Palermo che sfonda a più riprese. Hernandez trova due gol (uno splendido in rovesciata) ma sempre in fuorigioco millimetrico (ottimo lavoro della terna), l’uruguaiano sbaglia pure un paio di occasioni a tu per tu con Pelizzoli, bravissimo anche a dire no a Giorgi e Barreto. Dall’altra parte sembra giocare bene il solo Caprari che scherza più volte Munoz ma non trova mai il varco giusto. Il rosso di Von Bergen al 35’ rende più facile il compito ai padroni di casa che nel finale si impossessano del centrocampo anche se non riescono a creare grossi grattacapi ad Ujkani.
Magia Weiss — Nella ripresa il Palermo si ripresenta con Mantovani per Giorgi. Gasperini quindi mantiene la difesa a tre e lascia Ilicic da solo sulla trequarti. Il Pescara ci prova ma mica tanto e non riesce a sfruttare la superiorità numerica. Merito del Palermo che regge bene, certo, ma anche demerito degli attaccanti abruzzesi che non costruiscono granchè dalle parti di Ujkani. Ed è anzi Ilicic con un bel sinistro a far paura a Pelizzoli che deve uscire alla grande coi piedi su Hernandez per evitare il peggio. Stroppa mette dentro anche Abbruscato, altra punta per sfondare la difesa rosanero. Cambia pure Gasperini: dentro Brienza e Miccoli (ma questo Palermo non può far a meno del suo carisma in campo e fuori), fuori gli stanchi Ilicic ed Hernandez. Sembra che il piano Gasperini stia per andare in porto quando Weiss esce dal cilindro non un coniglio, di più, uno splendido gol dalla distanza che lascia di stucco Ujkani e manda in visibilio l'Adriatico. Dopo vent'anni
Risultati delle partite di mercoledì 16 / 09 / '12
Fiorentina - Juventus 0 - 0
Pescara - Palermo 1 - 0
Catania - Atalanta 2 - 1
Chievo - Inter 0 - 2
Genoa - Parma 1 - 1
Milan - Cagliari 2 - 0
Napoli - Lazio 3 - 0
Roma - Sampdoria 1 - 1
Torino - Udinese 0 - 0
Siena - Bologna (ore 20.45)
Classifica della serie A
Juventus, Napoli 13 / Sampdoria (-1) 10 / Inter, Lazio 9 /
Roma, Fiorentina, Catania 8 / Genoa 7 / Milan 6 /
Torino (-1), Atalanta (-2), Roma, Udinese 5 / Bologna, Pescara 4 /
Chievo 3 / Cagliari 2 / Palermo, Siena (-6) 1
Lucianone
Risultati delle partite di mercoledì 16 / 09 / '12
Fiorentina - Juventus 0 - 0
Pescara - Palermo 1 - 0
Catania - Atalanta 2 - 1
Chievo - Inter 0 - 2
Genoa - Parma 1 - 1
Milan - Cagliari 2 - 0
Napoli - Lazio 3 - 0
Roma - Sampdoria 1 - 1
Torino - Udinese 0 - 0
Siena - Bologna (ore 20.45)
Classifica della serie A
Juventus, Napoli 13 / Sampdoria (-1) 10 / Inter, Lazio 9 /
Roma, Fiorentina, Catania 8 / Genoa 7 / Milan 6 /
Torino (-1), Atalanta (-2), Roma, Udinese 5 / Bologna, Pescara 4 /
Chievo 3 / Cagliari 2 / Palermo, Siena (-6) 1
Lucianone
martedì 25 settembre 2012
Politica italiana / Il grande vuoto: disastro Lazio e... Polverini
26 settembre 2012 - mercoledì 26th September / Wednesday visioni post - 7
Il governatore del Lazio si dimette
e attacca: 'le ostriche si mangiavano
anche prima'
E alla fine, ha deciso: Renata Polverini si è dimessa da presidente
della regione Lazio. Con rabbia. Per mandare a casa un consiglio
che ha definito "indegno" dopo lo scandalo dei fondi pdl.
Riassunto delle puntate precedenti
14 settembre 2012 (venerdì)
Franco Fiorito, ex capogruppo alla Regione Lazio, e i 109 bonifici versati
sui suoi conti esteri. - E' lo scandalo della casta ciociara, l'antigeografia
d'Italia direbbe il politologo americano Robert Kaplan se conoscesse 'er
Batman', come chiamano il ciociaro Francone Fiorito dal giorno in cui
cadde da una moto ferma.
Ostriche e festini: lo scandalo Fiorito e l'assedio al denaro pubblico.
Le ricevute: per cene gourmand, viaggi con le amanti, acquisti di cravatte
e di articolo pregiati, pelletteria e, perfino, il noleggio del set di Roma An-
tica a Cinecittà per una festa. Tante le ricevute che Fiorito ha mostrato
per far vedere come i suoi consiglieri, quelli che ora lo accusano, spende-
vano i soldi destinati alle loro attività politiche.
Ma la guerra civile del Pdl laziale per il malloppo è anche l'evidenza della
dissoluzione, proprio nella Roma della Marcia e dell'Impero, della destra
italiana sopravvissuta alla storia e definitivamente corrotta dal denaro
pubblico. Infine, i 100 mulioni di spese annuali del consiglio regionale
del Lazio, i 38 dell'Emilia Romagna e i 32 della Toscana sono l'ultima
prova, nel super laboratorio romano, che il finanziamento dei partiti è
in realtà un crimine da Banda Bassotti, una vera aggressione all'erario
e, a Roma come a Napoli e come nella Varese di Bossi , l'evoluzione mo-
derna dell'accattonaggio come professione.
17 sett. 2012 (lunedì)
Scandalo Lazio - "Io pagavo e stavo zitto. Fiorito disponeva di me.
Nella mia vita non ho mai comandato nulla". Bruno Galassi, il segre-
tario che tutti considerano "l'uomo di Fiorito", l'ex capogruppo regio-
nale indagato per peculato, confessa: "Lui disponeva di me". Il viceca-
pogruppo Carlo De Romanis, invece, respinge le ricostruzioni sui fstini:
"Ma quali party con donne nude. Era solo il Natale di Roma".
18 sett. 2012 (martedì)
Un vero terremoto politico giudiziario quello che sta investendo la Regione
Lazio. Non si placano le polemiche dopo il consiglio di ieri in cui il governa-
tore Polverini ha chiesto scusa per le presunte malversazioni messe a segno
dall'ex capogruppo pdl Franco Fiorito, sulle quali sta indagando la procura.
"Estirpiamo questo cancro o tutti a casa", ha detto Polverini, che poi ha an-
che varato tagli alle indennità. Intanto il governo pensa a un decreto per i
costi della politica.
22 sett. '12 (sabato)
Lazio, il saccheggio della Regione
Polverini non si dimette: tradita dal sistema. Fiorito: restituisco i soldi. Il
capogruppo Pd: abbiamo sbagliato a prendere quel denaro.
Per i partiti un "bancomat" di 30 milioni. Anche la Campania sotto inchiesta.
E' un "sacco" della Regione Lazio quello messo a segno dagli uomini del Pdl
e non solo. Dai verbali di Fiorito emerge che i partiti avrebbero attinto 30 mi-
lioni di euro in due anni. - L'ex capogruppo ammette: "Il denaro arrivava a
pioggia, nella discrezionalità di Abruzzese". - Il sacco inizia nella primavera
2010. La Polverini fa salire da uno a 5 milioni il fondo per i gruppi. - Ed è
Maurizio Stracuzzi, capo del trattamento dei consiglieri a chiedere di allarga-
re la dote di 8,5 milioni.
I guadagni del consigliere:
Superstipendio - un consigliere regionale del Lazio guadagna 8.000 euro
netti al mese; se è presidente di commissione o capogrup-
po 500 euro in più; altri 4.190 euro arrivano da un rim-
borso spese diventato guadagno fisso.
Rimborsi bis - Ai 4.190 euro introdotti dalla giunta Badaloni per finan-
ziare il rapporto con l'eletto, sotto la giunta Polverini si
sono aggiunti 100.000 euro a consigliere bonificati con
nota spese: si tratta di altri 8.300 euro mensili.
Vitalizio: Bastano 2 mesi di legislatura per ottenere un vitalizio a
a fine mandato: i consiglieri versano 1.500 lordi a un'as-
sicurazione e dopo 3 legislature c'è il vitalizio da 5.000
euro al mese, cumulabile.
Lucianone
Il governatore del Lazio si dimette
e attacca: 'le ostriche si mangiavano
anche prima'
E alla fine, ha deciso: Renata Polverini si è dimessa da presidente
della regione Lazio. Con rabbia. Per mandare a casa un consiglio
che ha definito "indegno" dopo lo scandalo dei fondi pdl.
Riassunto delle puntate precedenti
14 settembre 2012 (venerdì)
Franco Fiorito, ex capogruppo alla Regione Lazio, e i 109 bonifici versati
sui suoi conti esteri. - E' lo scandalo della casta ciociara, l'antigeografia
d'Italia direbbe il politologo americano Robert Kaplan se conoscesse 'er
Batman', come chiamano il ciociaro Francone Fiorito dal giorno in cui
cadde da una moto ferma.
Ostriche e festini: lo scandalo Fiorito e l'assedio al denaro pubblico.
Le ricevute: per cene gourmand, viaggi con le amanti, acquisti di cravatte
e di articolo pregiati, pelletteria e, perfino, il noleggio del set di Roma An-
tica a Cinecittà per una festa. Tante le ricevute che Fiorito ha mostrato
per far vedere come i suoi consiglieri, quelli che ora lo accusano, spende-
vano i soldi destinati alle loro attività politiche.
Ma la guerra civile del Pdl laziale per il malloppo è anche l'evidenza della
dissoluzione, proprio nella Roma della Marcia e dell'Impero, della destra
italiana sopravvissuta alla storia e definitivamente corrotta dal denaro
pubblico. Infine, i 100 mulioni di spese annuali del consiglio regionale
del Lazio, i 38 dell'Emilia Romagna e i 32 della Toscana sono l'ultima
prova, nel super laboratorio romano, che il finanziamento dei partiti è
in realtà un crimine da Banda Bassotti, una vera aggressione all'erario
e, a Roma come a Napoli e come nella Varese di Bossi , l'evoluzione mo-
derna dell'accattonaggio come professione.
17 sett. 2012 (lunedì)
Scandalo Lazio - "Io pagavo e stavo zitto. Fiorito disponeva di me.
Nella mia vita non ho mai comandato nulla". Bruno Galassi, il segre-
tario che tutti considerano "l'uomo di Fiorito", l'ex capogruppo regio-
nale indagato per peculato, confessa: "Lui disponeva di me". Il viceca-
pogruppo Carlo De Romanis, invece, respinge le ricostruzioni sui fstini:
"Ma quali party con donne nude. Era solo il Natale di Roma".
18 sett. 2012 (martedì)
Un vero terremoto politico giudiziario quello che sta investendo la Regione
Lazio. Non si placano le polemiche dopo il consiglio di ieri in cui il governa-
tore Polverini ha chiesto scusa per le presunte malversazioni messe a segno
dall'ex capogruppo pdl Franco Fiorito, sulle quali sta indagando la procura.
"Estirpiamo questo cancro o tutti a casa", ha detto Polverini, che poi ha an-
che varato tagli alle indennità. Intanto il governo pensa a un decreto per i
costi della politica.
22 sett. '12 (sabato)
Lazio, il saccheggio della Regione
Polverini non si dimette: tradita dal sistema. Fiorito: restituisco i soldi. Il
capogruppo Pd: abbiamo sbagliato a prendere quel denaro.
Per i partiti un "bancomat" di 30 milioni. Anche la Campania sotto inchiesta.
E' un "sacco" della Regione Lazio quello messo a segno dagli uomini del Pdl
e non solo. Dai verbali di Fiorito emerge che i partiti avrebbero attinto 30 mi-
lioni di euro in due anni. - L'ex capogruppo ammette: "Il denaro arrivava a
pioggia, nella discrezionalità di Abruzzese". - Il sacco inizia nella primavera
2010. La Polverini fa salire da uno a 5 milioni il fondo per i gruppi. - Ed è
Maurizio Stracuzzi, capo del trattamento dei consiglieri a chiedere di allarga-
re la dote di 8,5 milioni.
I guadagni del consigliere:
Superstipendio - un consigliere regionale del Lazio guadagna 8.000 euro
netti al mese; se è presidente di commissione o capogrup-
po 500 euro in più; altri 4.190 euro arrivano da un rim-
borso spese diventato guadagno fisso.
Rimborsi bis - Ai 4.190 euro introdotti dalla giunta Badaloni per finan-
ziare il rapporto con l'eletto, sotto la giunta Polverini si
sono aggiunti 100.000 euro a consigliere bonificati con
nota spese: si tratta di altri 8.300 euro mensili.
Vitalizio: Bastano 2 mesi di legislatura per ottenere un vitalizio a
a fine mandato: i consiglieri versano 1.500 lordi a un'as-
sicurazione e dopo 3 legislature c'è il vitalizio da 5.000
euro al mese, cumulabile.
Lucianone
domenica 23 settembre 2012
Sport - calcio / Serie A - 4^ giornata
23 settembre 2012 - domenica 23rd September / Sunday visioni post - 10
Inter, S. Siro resta stregato
Galliani: "Allegri non rischia.
i rossoneri a Udine (2-1) e i nerazzurri
in casa (2-0) con il Siena
Per il Napoli Catania resta un tabù: 0-0
Nonostante l'espulsione di Alvarez dopo 2', la squadra di Mazzarri crea poco
De Sanctis decisivo e palo di Gomez nel finale. Gli azzurri non hanno mai vinto al
"Massimino"
Cavani in azione contro il Catania
Lucianone
Inter, S. Siro resta stregato
Colpo del Siena: è 0-2
I nerazzurri perdono ancora davanti al proprio pubblico. Decisive nella ripresa le reti di Vergassola e Valiani. La squadra di Stramaccioni ci ha provato più volte con Sneijder, Ranocchia e Cambiasso.
Galliani: "Allegri non rischia.
Gode della nostra fiducia"
L'a.d. conferma l'allenatore rossonero nonostante il nuovo k.o. a Udine. Il tecnico: "Anche oggi la squadra ha subito una sconfitta giocando una buona partita. Ci riprenderemo".
Milan e Inter affondano:i rossoneri a Udine (2-1) e i nerazzurri
in casa (2-0) con il Siena
Per il Napoli Catania resta un tabù: 0-0
Nonostante l'espulsione di Alvarez dopo 2', la squadra di Mazzarri crea poco
De Sanctis decisivo e palo di Gomez nel finale. Gli azzurri non hanno mai vinto al
"Massimino"
Cavani in azione contro il Catania
Lucianone
Sport / calcio - Serie B / 5^ giornata
23 settembre 2012 - domenica 23rd September / Sunday visioni post - 10
Sassuolo a forza cinque - Livorno k.o., colpo Varese
Risultati delle partite di sabato 22/09/'12
Varese batte Juve Stabia 2 - 1
Braglia è costretto a seguire la sfida lontano dalla panchina, dopo la conferma
della squalifica di due turni nonostante il ricorso.
Il Varese dimentica subito la beffa subita in casa con il Bari gettando nello sconforto una Juve Stabia neanche lontana parente della squadra rivelazione della cadetteria della scorsa stagione. I gialloblù locali si illudono passando momentaneamente in vantaggio con un rigore di Bruno ma poi, complici colpevoli errori difensivi, si aprono come una scatoletta di fronte alle ripartenze degli uomini di Castori. Pallino del gioco subito tra i piedi del Varese che chiude in area la Juve Stabia con un possesso palla sterile che non produce occasioni degne di questo nome. Dopo il quarto d'ora sono i gialloblù locali guidati in panchina da Isetto (sostituto dello squalificato Braglia) a far capolino con una incursione di Improta dalle parti di Bressan, ben contrata dalla difesa. Gli stabiesi passano in vantaggio al 22' grazie ad un calcio di rigore concesso per una spinta di Grilli ai danni di Baldanzeddu: sul dischetto si presenta Sasà Bruno che, senza rincorsa, spiazza Bressan mettendo a segno il suo primo sigillo stagionale. Neanche il tempo di esultare e il Varese agguanta il pari, dopo appena due giri di lancette, con un siluro di sinistro di Ebagua lesto a profittare di una distrazione di Scognamiglio. Dagli spogliatoi sbuca una Juve Stabia apparentemente più determinata che, trascinata dal nuovo entrato Erpen, guadagna la supremazia a centrocampo imitando però il Varese di inizio primo tempo in quanto a pericolosità offensiva. E sono proprio i lombardi di Castori, al 29' st, a passare a sorpresa in vantaggio con una conclusione dal limite del nuovo entrato Momentè, favorito da un errore in disimpegno di Dicuonzo.La Juve Stabia tenta di reagire ma non riesce a creare nulla più di qualche mischia su palla inattiva uscendo tra i fischi. (Giampaolo Esposito - da la Gazzetta dello Sport.it)
Lucianone
Sassuolo a forza cinque - Livorno k.o., colpo Varese
Quinta giornata di B: emiliani imbattuti a Spezia, i toscani cadono a Modena. Prime vittorie di Padova e Cesena, Grosseto ancora solitario in coda
Il Sassuolo fa sul serio e lo dimostra con il quinto successo consecutivo nelle prime cinque giornate di Serie B. A far strada, stavolta, è lo Spezia mentre il Modena frena la corsa del Livorno. Assieme ai primi successi di Cesena e Padova, brilla ancora una volta il Varese che batte in trasferta la Juve Stabia e sale al secondo posto in classifica. Solo pari per il Grosseto che resta solitario in coda.
Foto di copertina
L'esultanza del Sassuolo a Spezia
Foto di copertina
L'esultanza del Sassuolo a Spezia
Varese batte Juve Stabia 2 - 1
Braglia è costretto a seguire la sfida lontano dalla panchina, dopo la conferma
della squalifica di due turni nonostante il ricorso.
Il Varese dimentica subito la beffa subita in casa con il Bari gettando nello sconforto una Juve Stabia neanche lontana parente della squadra rivelazione della cadetteria della scorsa stagione. I gialloblù locali si illudono passando momentaneamente in vantaggio con un rigore di Bruno ma poi, complici colpevoli errori difensivi, si aprono come una scatoletta di fronte alle ripartenze degli uomini di Castori. Pallino del gioco subito tra i piedi del Varese che chiude in area la Juve Stabia con un possesso palla sterile che non produce occasioni degne di questo nome. Dopo il quarto d'ora sono i gialloblù locali guidati in panchina da Isetto (sostituto dello squalificato Braglia) a far capolino con una incursione di Improta dalle parti di Bressan, ben contrata dalla difesa. Gli stabiesi passano in vantaggio al 22' grazie ad un calcio di rigore concesso per una spinta di Grilli ai danni di Baldanzeddu: sul dischetto si presenta Sasà Bruno che, senza rincorsa, spiazza Bressan mettendo a segno il suo primo sigillo stagionale. Neanche il tempo di esultare e il Varese agguanta il pari, dopo appena due giri di lancette, con un siluro di sinistro di Ebagua lesto a profittare di una distrazione di Scognamiglio. Dagli spogliatoi sbuca una Juve Stabia apparentemente più determinata che, trascinata dal nuovo entrato Erpen, guadagna la supremazia a centrocampo imitando però il Varese di inizio primo tempo in quanto a pericolosità offensiva. E sono proprio i lombardi di Castori, al 29' st, a passare a sorpresa in vantaggio con una conclusione dal limite del nuovo entrato Momentè, favorito da un errore in disimpegno di Dicuonzo.La Juve Stabia tenta di reagire ma non riesce a creare nulla più di qualche mischia su palla inattiva uscendo tra i fischi. (Giampaolo Esposito - da la Gazzetta dello Sport.it)
Spezia-Sassuolo 0-2 — Manca Pavoletti fra i titolari, ma non ci sono problemi per il Sassuolo che a La Spezia continua la sua marcia a punteggio pieno in testa al campionato. Il gol di Missiroli nel primo tempo apre la strada, quello di Troianiello nella ripresa è la conferma di uno Spezia spesso poco lucido, che subisce il secondo stop consecutivo dopo quello di Ascoli. Merito comunque ai più quadrati emiliani, fin troppo bravi ad impostare, ma anche a contenere. E senza dimenticare le ripartenze, con Missiroli e Catellani protagonisti assoluti. Certo, la concentrazione gioca brutti scherzi agli spezzini, in campo con gli esordienti in B, Piccini e Lollo. Perfetta l'azione dello 0-1 al 30': cross di Longhi dalla sinistra, Boakye protegge il pallone e cede indietro a Missiroli che, con un calibrato piatto destro, la mette nell'angolo alla sinistra di Russo. Due minuti dopo si vedono anche i padroni di casa: sul corner di Di Gennaro, testa di Sansovini e Longhi, sistemato sulla riga, allontana. La ripresa inizia, con lo stesso film del primo tempo: passano solo 2' e Troianiello raddoppia, su assist di Chibsah, finalizzando un'azione innescata da un errore di Bovo. Lo Spezia prova a rialzarsi ed è pericoloso con Lollo all'11', Bovo al 15' e Okaka, che colpisce il palo, al 18', anche se un minuto prima Boakye, da un passo rischia il tris, mandando sul fondo di un nulla. (Marco Magi)
Modena-Livorno 1-0 — Cade per la prima volta il Livorno che lascia la testa della classifica, raggiunto al secondo posto dal Varese a quota 12. La sconfitta dei labronici coincide con la prima vittoria casalinga del Modena che si accoda al gruppo delle migliori nonostante i 2 punti di penalità. Il gol partita lo firma Ardemagni, una zampata vincente del bomber di casa al 2' della ripresa sulla quale la squadra di Marcolin ha costruito un successo importante. Con Lazarevic e Gulan titolari per la prima volta, il Modena si propone con il solito 3-4-3 anche se Nardini e lo stesso Gulan sono spesso costretti ad arretrare per opporsi al tridente livornese. Al 14' la prima palla gol per i padroni di casa con Lazarevic che al termine di una azione corale, indirizza la palla sulla parte alta della traversa. Il Livorno stenta a reagire, anche perchè la difesa di casa concede pochissimo. Nella ripresa il vantaggio del Modena, ci prova Pagano da fuori, ma la palla gol la costruisce il Livorno con Salviato che calcia a colpo sicuro, Colombi si salva quasi di instinto di piede. Il Modena si affida ai contropiedi di Lazarevic per mettere al sicuro il risultato, ma è nel recupero che il Livorno si rende nuovamente pericoloso, ma ancora una volta Colombi al 47' alza sopra la traversa la palla calciata dalla media distanza da Paulinho. (Paolo Reggianini)
Lucianone
sabato 22 settembre 2012
Personaggi - Salman Rushdie racconta la sua storia
22 settembre 2012 - sabato 22nd September / Saturday visione post - 18
L'ultima opera-libro di Salman Rushdie è "Joseph Anton",
uscita il 18 settembre '12 per Mondadori. In essa l'autore
rievoca in terza persona la giornata in cui, il 14 febbraio 1989,
apprese della fatwa emessa nei suoi confronti.
Il brano che segue è un estratto dal libro di Rushdie.
Pseudonimo - Joseph Alton è la falsa identità adottata da Rushdie
negli anni della vita clandestina. E' ricavata dai nomi di Conrad e
Cechov.
"Condannato a morte":
così una fatwa ha cambiato la mia vita
(da 'la Repubblica' - martedì 18 settembre 2012)
di Salman Rushdie
Tempo dopo, quando ormai il mondo gli stava esplodendo attorno e i corvi assassini
si ammassavano sulle sbarre del castello nei giardinetti della scuola, se la prese con
se stesso per essersi dimenticato il nome di quella giornalista della Bbc che gli aveva
annunciato la fine della sua vecchia vita e l'inizio di una nuova oscura esistenza.
Lo aveva chiamato direttamente a casa, senza spiegare come avesse avuto il nume-
ro. "Come ci si sente" gli aveva chiesto "a sapere di essere appena stati condannati
a morte dall'ayatollah Khomeini?". Era un bel mattino di sole, quel giorno a Londra,
ma la domanda fece di colpo calare il buio. "Per niente bene", aveva risposto, senza
rendersi perfettamente conto di cosa stesse dicendo. Gli passò pr la testa un pensie-
ro: "Son un uomo morto". Si chiese quanti giorni gli restassero da vivere, e pensò
che probabilmente li avrebbe potuti contare sulle dita di una mano. Riattaccò, si pre-
cipitò fuori dal suo studio in cima alla stretta casetta a schiera nel borgo di Islington
dove abitava, e corse giù per le scale. Con un gesto assurdo, bloccò le imposte delle
finestre del soggiorno, poi chiuse a chiave l'ingresso.
Era San Valentino, ma anche quel giorno non erano mancati gli screzi con sua
moglie, la scrittrice americana Marianne Wiggins. Sei giorni prima gli aveva
comunicato quanto il loro matrimonio la rendesse infelice, dicendo che " non
si sentiva più bene al suo fianco", benchè fossero sposati da appena un anno,
e anche lui ormai sapeva che era stato un errore. - Adesso era lì, a fissarlo,
mentre lui si aggirava nervosamente per casa, tirava le tende e controllava i
fermi delle finestre, il corpo elettrizzato dalla notizia come se avesse preso la
scossa. Dovette spiegarle cosa stava succedendo. Lei reagì bene, e cominciò
a riflettere sul da farsi. Usò il termine "noi". Un atto di coraggio.
Un'auto inviata dalla Cbs giunse davanti a casa. Lui aveva un appuntamento
alla Bowater House di Knightsbridge , la sede londinese dell'emittente ameri-
cana., per partecipare in diretta alla trasmissione del mattino, in collegamen-
to via satellite. "E' meglio che vada " disse. "E' in diretta, non è che posso
semplicemente non farmi vivo". Più tardi nella mattinata si sarebbe celebra-
to il servizio funebre del suo amico Bruce Chatwin nella chiesa ortodossa di
Moscow Road, a Bayswater. Non erano passati nemmeno 2 anni da quando
avevano festeggiato insieme i suoi 40 anni a Homer End, la casa che Bruce
aveva nell'Oxfordshire. Ora Bruce era morto di Aids, , e la morte stava bus-
sando anche alla sua porta. "E il funerale?" chiese sua moglie. Non seppe
cosa risponderle. Riaprì la porta d'ingresso, uscì, salì in macchina e si allon-
tanò. Lasciò l'abitazione dove aveva vissuto nei 5 anni precedenti senza che
quel congedo fosse carico di alcun significato particolare; non sapeva che
non vi sarebbe più tornato per 3 anni, e che a quel punto non sarebbe più
stata casa sua.
Agli uffici della Cbs si accorse di essere diventato la notizia del giorno. In
redazione e sui vari monitor tutti stavano già pronunciando la parola che
presto gli sarebbe stata incatenata al piede come una palla di ferro. la uti-
lizzavano come un sinonimo di 'pena di morte' e lui, pignolo, voleva pun-
tualizzare che in realtà voleva dire ben altro. Ma a partire da quel giorno
il suo significato sarebbe stato quello per la maggior parte delle persone
in tutto il mondo. E anche per lui.
"FATWA".
"Informo il fiero popolo musulmano del mondo che nei confronti dell'autore
dei Versi satanici, che è contro l'Islam, il Profeta e il Corano, e nei confronti
di tutte le persone coinvolte nella pubblicazione del libro che ne conoscevano
il contenuto è proclamata la condanna a morte. Chiedo a tutti i musulmani di
giustiziarli ovunque si trovino". Mentre lo scortavano verso lo studio televi-
sivo per l'intervista, qualcuno gli diede una stampata del testo. Il suo vecchio
sè provò l'impulso di puntualizzare ancora, in questo caso a proposito del ter-
mine "condanna". Era una sentenza pronunciata da una corte che non ricono-
sceva, e che non aveva nessuna giurisdizione su di lui. Si trattava dell'editto
di un uomo in là con gli anni, crudele e morente. Ma sapeva anche che le abi-
tudini di quel suo vecchio sè erano ormai inutili. Ora aveva un nuovo sè. Era
l'uomo nell'occhio del , non più il "Salman" che i suoi amici conoscevano, ma
il " Rushdie", autore dei Versi satanici, un titolo sottilmente distorto dall'o-
missione dell'articolo iniziale. I versi satanici era un romanzo, Versi satanici,
invece, dei versi che erano satanici, e lui ne era il satanico autore, "Satan
Rushdie" la creatura cornuta sui cartelli dei manifesti innalzati lungo le stra-
de di una città lontana, l'uomo impiccato con la rosss lingua sporgente che
compariva nei loro rudimentali disegni. "Impiccate Satan Rushdy". Con che
facilità si cancellava il passato di un uomo e se ne costruiva una nuova, tra-
volgente versione contro cui sembrava impossibile lottare. Re Carlo I aveva
negato la legittimità della condanna che pendeva sul suo capo. Ciò non ave-
va impedito a Cromwell di decapitarlo. E lui non era un re. Era l'autore di
un libro.
trica, alla ghigliottina. - Un corrispondente straniero si avvicinò con fare
amichevole. Lui gli chiese cosa pensasse di ciò che aveva detto Khomeini.
Avrebbe dovuto prendere la cosa sul serio? Riteneva si trattasse più che
altro di una provocazione plateale e retorica o di qualcosa di realmente pe-
ricoloso? - "Oh, non si preoccupi troppo" rispose il giornalista, "Khomei-
ni condanna a morte il presidente degli Stati Uniti ogni venerdì pomeriggio".
In diretta, quando gli fu chiesto di replicare a quella minaccia, disse: "Vor-
rei aver scritto un libro più critico". Fu orgoglioso di quell'affermazione, lo
fu allora e lo restò sempre. Era la verità. Non credeva che il suo romanzo
fosse particolarmente critico nei confronti dell'islam, ma, come disse alla
televisione americana quella mattina, qualche critica non poteva che fare
bene a una religione i cui capi si comportavano in quella maniera.
Terminata l'intervista, gli comunicarono che sua moglie aveva chiamato.
Telefonò a casa. "Non tornare qui", disse lei. "Ci sono duecento giorna-
listi sul marciapiede che ti aspettano". "Allora andrò in agenzia", rispose.
"Fai una valigia e raggiungimi lì". La Wylie, Aitken & Stone, la sua agenzia letteraria, aveva gli uffici in un
palazzo con decorazioni di stucco bianco sulla Fernshaw Road, a Chelsea.
Davanti all'ingresso non si era accampato nessun giornalista . evidente-
mente la stampa mondiale aveva ritenuto inverosimile che andasse a tro-
vare il suo agente in un giorno come quello - ma quando entrò tutti i tele-
foni dell'edificio stavano squillando contemporaneamente, e ogni chiamata
riguardava lui. Gillon Aitken, il suo agente letterario per l'Inghilterra, lo
guardò sbigottito. Era al telefono con Keith Vaz, il parlamentare anglo-in-
diano rappresentante della circoscrizione di Leicester East. Coprì la cor-
netta con la mano e sussurrò: "Ci vuoi parlare?". Al telefono Vaz disse
che quanto era successo era "esecrabile, assolutamente esecrabile", e gli
promise il suo "totale appoggio". Poche settimane dopo, quello stesso par-
lamentare sarebbe stato tra i principali oratori in una manifestazione con-
tro "I versi satanici", a cui parteciparono più di tremila musulmani, e
avrebbe definito quella protesta "un grande giorno per la storia dell'Islam
e della Gran Bretagna".
Lui si accorse di non essere in grado di pensare al futuro, di non avere nes-
suna idea di quale forma avrebbe preso la sua vita, assolutamente incapace
di fare progetti.
(Traduzione di Lorenzo Flabbi)
Lucianone
L'ultima opera-libro di Salman Rushdie è "Joseph Anton",
uscita il 18 settembre '12 per Mondadori. In essa l'autore
rievoca in terza persona la giornata in cui, il 14 febbraio 1989,
apprese della fatwa emessa nei suoi confronti.
Il brano che segue è un estratto dal libro di Rushdie.
Pseudonimo - Joseph Alton è la falsa identità adottata da Rushdie
negli anni della vita clandestina. E' ricavata dai nomi di Conrad e
Cechov.
"Condannato a morte":
così una fatwa ha cambiato la mia vita
(da 'la Repubblica' - martedì 18 settembre 2012)
di Salman Rushdie
Tempo dopo, quando ormai il mondo gli stava esplodendo attorno e i corvi assassini
si ammassavano sulle sbarre del castello nei giardinetti della scuola, se la prese con
se stesso per essersi dimenticato il nome di quella giornalista della Bbc che gli aveva
annunciato la fine della sua vecchia vita e l'inizio di una nuova oscura esistenza.
Lo aveva chiamato direttamente a casa, senza spiegare come avesse avuto il nume-
ro. "Come ci si sente" gli aveva chiesto "a sapere di essere appena stati condannati
a morte dall'ayatollah Khomeini?". Era un bel mattino di sole, quel giorno a Londra,
ma la domanda fece di colpo calare il buio. "Per niente bene", aveva risposto, senza
rendersi perfettamente conto di cosa stesse dicendo. Gli passò pr la testa un pensie-
ro: "Son un uomo morto". Si chiese quanti giorni gli restassero da vivere, e pensò
che probabilmente li avrebbe potuti contare sulle dita di una mano. Riattaccò, si pre-
cipitò fuori dal suo studio in cima alla stretta casetta a schiera nel borgo di Islington
dove abitava, e corse giù per le scale. Con un gesto assurdo, bloccò le imposte delle
finestre del soggiorno, poi chiuse a chiave l'ingresso.
Era San Valentino, ma anche quel giorno non erano mancati gli screzi con sua
moglie, la scrittrice americana Marianne Wiggins. Sei giorni prima gli aveva
comunicato quanto il loro matrimonio la rendesse infelice, dicendo che " non
si sentiva più bene al suo fianco", benchè fossero sposati da appena un anno,
e anche lui ormai sapeva che era stato un errore. - Adesso era lì, a fissarlo,
mentre lui si aggirava nervosamente per casa, tirava le tende e controllava i
fermi delle finestre, il corpo elettrizzato dalla notizia come se avesse preso la
scossa. Dovette spiegarle cosa stava succedendo. Lei reagì bene, e cominciò
a riflettere sul da farsi. Usò il termine "noi". Un atto di coraggio.
Un'auto inviata dalla Cbs giunse davanti a casa. Lui aveva un appuntamento
alla Bowater House di Knightsbridge , la sede londinese dell'emittente ameri-
cana., per partecipare in diretta alla trasmissione del mattino, in collegamen-
to via satellite. "E' meglio che vada " disse. "E' in diretta, non è che posso
semplicemente non farmi vivo". Più tardi nella mattinata si sarebbe celebra-
to il servizio funebre del suo amico Bruce Chatwin nella chiesa ortodossa di
Moscow Road, a Bayswater. Non erano passati nemmeno 2 anni da quando
avevano festeggiato insieme i suoi 40 anni a Homer End, la casa che Bruce
aveva nell'Oxfordshire. Ora Bruce era morto di Aids, , e la morte stava bus-
sando anche alla sua porta. "E il funerale?" chiese sua moglie. Non seppe
cosa risponderle. Riaprì la porta d'ingresso, uscì, salì in macchina e si allon-
tanò. Lasciò l'abitazione dove aveva vissuto nei 5 anni precedenti senza che
quel congedo fosse carico di alcun significato particolare; non sapeva che
non vi sarebbe più tornato per 3 anni, e che a quel punto non sarebbe più
stata casa sua.
Agli uffici della Cbs si accorse di essere diventato la notizia del giorno. In
redazione e sui vari monitor tutti stavano già pronunciando la parola che
presto gli sarebbe stata incatenata al piede come una palla di ferro. la uti-
lizzavano come un sinonimo di 'pena di morte' e lui, pignolo, voleva pun-
tualizzare che in realtà voleva dire ben altro. Ma a partire da quel giorno
il suo significato sarebbe stato quello per la maggior parte delle persone
in tutto il mondo. E anche per lui.
"FATWA".
"Informo il fiero popolo musulmano del mondo che nei confronti dell'autore
dei Versi satanici, che è contro l'Islam, il Profeta e il Corano, e nei confronti
di tutte le persone coinvolte nella pubblicazione del libro che ne conoscevano
il contenuto è proclamata la condanna a morte. Chiedo a tutti i musulmani di
giustiziarli ovunque si trovino". Mentre lo scortavano verso lo studio televi-
sivo per l'intervista, qualcuno gli diede una stampata del testo. Il suo vecchio
sè provò l'impulso di puntualizzare ancora, in questo caso a proposito del ter-
mine "condanna". Era una sentenza pronunciata da una corte che non ricono-
sceva, e che non aveva nessuna giurisdizione su di lui. Si trattava dell'editto
di un uomo in là con gli anni, crudele e morente. Ma sapeva anche che le abi-
tudini di quel suo vecchio sè erano ormai inutili. Ora aveva un nuovo sè. Era
l'uomo nell'occhio del , non più il "Salman" che i suoi amici conoscevano, ma
il " Rushdie", autore dei Versi satanici, un titolo sottilmente distorto dall'o-
missione dell'articolo iniziale. I versi satanici era un romanzo, Versi satanici,
invece, dei versi che erano satanici, e lui ne era il satanico autore, "Satan
Rushdie" la creatura cornuta sui cartelli dei manifesti innalzati lungo le stra-
de di una città lontana, l'uomo impiccato con la rosss lingua sporgente che
compariva nei loro rudimentali disegni. "Impiccate Satan Rushdy". Con che
facilità si cancellava il passato di un uomo e se ne costruiva una nuova, tra-
volgente versione contro cui sembrava impossibile lottare. Re Carlo I aveva
negato la legittimità della condanna che pendeva sul suo capo. Ciò non ave-
va impedito a Cromwell di decapitarlo. E lui non era un re. Era l'autore di
un libro.
Osservò un giornalista che lo stava fissando e si chiese se fosse quello il
modo in cui la gente guardava chi viene portato alla forca, alla sedia elet-trica, alla ghigliottina. - Un corrispondente straniero si avvicinò con fare
amichevole. Lui gli chiese cosa pensasse di ciò che aveva detto Khomeini.
Avrebbe dovuto prendere la cosa sul serio? Riteneva si trattasse più che
altro di una provocazione plateale e retorica o di qualcosa di realmente pe-
ricoloso? - "Oh, non si preoccupi troppo" rispose il giornalista, "Khomei-
ni condanna a morte il presidente degli Stati Uniti ogni venerdì pomeriggio".
In diretta, quando gli fu chiesto di replicare a quella minaccia, disse: "Vor-
rei aver scritto un libro più critico". Fu orgoglioso di quell'affermazione, lo
fu allora e lo restò sempre. Era la verità. Non credeva che il suo romanzo
fosse particolarmente critico nei confronti dell'islam, ma, come disse alla
televisione americana quella mattina, qualche critica non poteva che fare
bene a una religione i cui capi si comportavano in quella maniera.
Terminata l'intervista, gli comunicarono che sua moglie aveva chiamato.
Telefonò a casa. "Non tornare qui", disse lei. "Ci sono duecento giorna-
listi sul marciapiede che ti aspettano". "Allora andrò in agenzia", rispose.
"Fai una valigia e raggiungimi lì". La Wylie, Aitken & Stone, la sua agenzia letteraria, aveva gli uffici in un
palazzo con decorazioni di stucco bianco sulla Fernshaw Road, a Chelsea.
Davanti all'ingresso non si era accampato nessun giornalista . evidente-
mente la stampa mondiale aveva ritenuto inverosimile che andasse a tro-
vare il suo agente in un giorno come quello - ma quando entrò tutti i tele-
foni dell'edificio stavano squillando contemporaneamente, e ogni chiamata
riguardava lui. Gillon Aitken, il suo agente letterario per l'Inghilterra, lo
guardò sbigottito. Era al telefono con Keith Vaz, il parlamentare anglo-in-
diano rappresentante della circoscrizione di Leicester East. Coprì la cor-
netta con la mano e sussurrò: "Ci vuoi parlare?". Al telefono Vaz disse
che quanto era successo era "esecrabile, assolutamente esecrabile", e gli
promise il suo "totale appoggio". Poche settimane dopo, quello stesso par-
lamentare sarebbe stato tra i principali oratori in una manifestazione con-
tro "I versi satanici", a cui parteciparono più di tremila musulmani, e
avrebbe definito quella protesta "un grande giorno per la storia dell'Islam
e della Gran Bretagna".
Lui si accorse di non essere in grado di pensare al futuro, di non avere nes-
suna idea di quale forma avrebbe preso la sua vita, assolutamente incapace
di fare progetti.
(Traduzione di Lorenzo Flabbi)
Lucianone
Politica/economia - Stati Uniti >> le tasse, Mitt Romney e altro ancora
22 settembre 2012 - sabato 22nd September / Saturday visioni post - 15
In vista delle elezioni di novembre, il 6 per l'esattezza, che si
terranno negli Usa per eleggere il Presidente americano che
si insedierà alla Casa Bianca, nella capitale Washington DC,
raccoglierò del materiale che riverserò in parte sul mio blog,
per capire un pò meglio l'evoluzione di questa America ancora
in crisi e che tenterà, con il nuovo Presidente, di uscirne alme-
no in parte.
Inizio con un articolo del famoso economista Stiglitz.
- Lucianone -
"L' occasione mancata di Romney"
(da 'la Repubblica' - giovedì 6 settembre 2012)
di Joseph E. Stiglitz
Nella campagna elettorale per la presidenza americana, le tasse sul reddito di
Mitt Romney sono diventate una questione di grande rilevanza. Si tratta di una
delle meschinità della politica o di qualcosa di veramente importante? In realtà,
la faccenda è molto importante, e non soltanto per gli americani.
Tra i temi al centro del dibattito politico in corso negli Stati Uniti ci sono il ruolo
dello Stato l'esigenza di un'azione collettiva. In un'economia moderna il settore
privato, ancorchè indispensabile, da solo non può garantirne il successo. La crisi
finanziaria iniziata nel 2008, per esempio, ha dimostrato quanto sia indispensabi-
le una regolamentazione adeguata. Oltre che su una regolamentazione efficiente
(che miri tra le altre cose a garantire un'equa compagine per la concorrenza) , le
economie si basano sull'innovazione tecnologica, che a sua volta presuppone una
ricerca di base finanziata dal governo. Ecco: questo è un esempio di bene pubblico,
ciò di cui tutti noi beneficiamo, ma che si rivelerebbe inadeguato (o verrebbe meno
del tutto) qualora dovessimo dipendere dal settore privato.
I politici conservatori statunitensi sottovalutano l'importanza di un'istruzione pub-
blica, fornita dallo stato, come pure della tecnologia e di infrastrutture pubbliche.
Le economie nelle quali è il governo ad assicurare questi beni pubblici hanno un
trend di gran lunga migliore di quelle dove ciò non accade. - I beni pubblici, però,
implicano una spesa d è imperativo che ciascuno paghi la propria giusta parte. Se
anche esistono divergenze in merito a ciò che comporta pagare la propria parte, è
fuor di dubbio che, se coloro che si trovano al vertice della piramide contributiva
versnao il 15 per cento del loro reddito dichiarato (è difficile che i capitali ammas-
sati in paradisi fiscali come le isole Cayman siano notificati alle autorità statuni-
tensi), di fatto non stanno pagando la loro giusta parte.
Secondo un antico detto, , il pesce puzza sempre dalla testa. Se i presidenti e la
cerchia dei loro intimi non pagano la loro giusta parte di tasse, come si può
pensare che lo facciano tutti? E nel caso in cui non lo facesse nessuno, come
si può sperare di finanziare i beni pubblici dei quali abbiamo bisogno?
Nel pagamento delle tasse, le democrazie fanno affidamento sulla fiducia e
sullo spirito di collaborazione. Se ogni singolo individuo dedicasse la stessa
energia e le stesse risorse dei più abbienti a cercare di evitare il pagamento
della propria giusta parte di tasse, il sistema fiscale crollerebbe o dovrebbe
essere rimpiazzato da uno schema di contribuzione molto più invadente e
coercitivo. Entrambe queste alternative sono però spiacevoli.
Più in generale, un'economia di mercato non potrebbe funzionare se ogni
convenzione dovesse essere fatta rispettare con un'azione legale. La fiducia
e lo spirito di collaborazione, invece, sono in grado di sopravvivere soltanto
a patto che prevalga il concetto che tale sistema è equo. Una ricerca di recen-
te ha indicato che credere che il sistema economico sia iniquo nuoce sia alla
collaborazione sia ai sacrifici. Malgrado ciò, sempre più americani stanno
giungendo alla conclusione che il loro sistema economico sia davvero iniquo;
e il sistema fiscale è emblematico di questa crescente percezione di ingiustizia.
L'investitore miliardario Warren Buffett sostiene di dover pagare soltanto le
tasse dovute, ma afferma che c'è qualcosa di essenzialmente sbagliato in un
sistema che tassa il suo reddito con un'aliquota inferiore rispetto a quella che
la sua stessa segretaria è tenuta a pagare. E ha ragione.
Romney potrebbe essere perdonato, qualora sposasse questa stessa opinione.
Anzi, la situazione potrebbe addirittura ribaltarsi e trasformarsi in una sor-
ta di svolta "Nixon-in-Cina": un agiato politico ai vertici del potere che
caldeggia un maggiore prelievo fiscale per i più ricchi potrebbe anche cam-
biare il corso della storia. - Ma Romney ha scelto di non comportarsi così.
Evidentemente, Romney non riconosce che un sistema che tassa più il la-
voro della speculazione possa distorcere l'economia. In realtà, una buona
parte dei soldi che affluiscono nelle casse dei cittadini più facoltosi è co-
stituita da quelle che gli economisti chiamano rendite, che non derivano
dall'aver ampliato le dimensioni della "torta economica", bensì dalla ca-
pacità di arraffare la fetta più grossa della torta che già c'è.
Tra coloro che sono al top oggi c'è un numero abnorme di monopolisti che
accrescono il proprio reddito riducendo la produzione e dedicandosi a pra-
tiche anticompetitive; amministratori delegati che approfittano delle lacu-
ne normative previste per la 'governance' aziendale per appropriarsi della
maggior parte degli utili aziendali, lasciandone ai lavoratori soltanto una
minima parte; e banchieri che si sono impegnati nel prestito predatorio e
in pratiche sleali conle carte di credito, prendendo spesso di mira i nuclei
familiari indigenti o del ceto medio. - Non è un caso, forse, se la frenesia
per le rendite e l'ineguaglianza sono aumentate nel momento stesso in cui
le aliquote più alte dei prelievi fiscali scendevano, le normative erano
svuotate di contenuto e le regole esistenti erano applicate con minore de-
terminazione: sono aumentati l'opportunità e gli introiti derivanti dalla
ricerca di rendita.
Oggi quasi tutti i Paesi avanzati sono afflitti dalla carenza di domanda
aggregata, che innesca una disoccupazione maggiore, salati più bassi,
più gravi ineguaglianze e, a chiusura del circolo vizioso, una contrazio-
ne dei consumi. - Ormai, si ammette comunemente l'esistenza di un
rapporto tra ineguaglianza da un lato e instabilità e debolezza dell'eco-
nomia dall'altro.
Esiste però anche un altro circolo vizioso: l'ineguaglianza economica si
traduce in ineguaglianza politica, che a sua volta va a rafforzare la prima,
anche grazie a un sistema fiscale che consente a individui come Romney -
che sostiene di essere stato soggetto negli ultimi 10 anni a un'aliquota di
prelievo fiscale di "almeno" il 13 per cento - di non pagare la loro giusta
parte. L'ineguaglianza economica che ne deriva - frutto tanto della politi-
ca quanto delle forze di mercato - contribyuisce all'odierna debolezza eco-
nomica complessiva.
Può anche darsi che Romney non sia un evasore fiscale: soltanto un'appro-
fondita inchiesta del fisco degli Stati Uniti ( US Internal Revenue Service)
potrebbe accertarlo. Tenendo conto però che negli Usa l'aliquota fiscale
marginale sul reddito è del 35 per cento, Romney di sicuro è un elusore fi-
scale su grande scala. E, naturalmente il problema non è solo Romney: è
chiaro che il livello col quale egli elude le tasse rende difficile finanziare
quei beni pubblici senza i quali un'economia moderna non può prospera-
re. - Ancora più cruciale, però, è che un'elusione fiscale della portata di
quella di Romney mina la fiducia nella indispensabile equità del sistema.
E di conseguenza indebolisce i legami che mantengono coesa una società.
(traduzione di Anna Bissanti - Project Syndicate, 2012)
Lucianone
In vista delle elezioni di novembre, il 6 per l'esattezza, che si
terranno negli Usa per eleggere il Presidente americano che
si insedierà alla Casa Bianca, nella capitale Washington DC,
raccoglierò del materiale che riverserò in parte sul mio blog,
per capire un pò meglio l'evoluzione di questa America ancora
in crisi e che tenterà, con il nuovo Presidente, di uscirne alme-
no in parte.
Inizio con un articolo del famoso economista Stiglitz.
- Lucianone -
"L' occasione mancata di Romney"
(da 'la Repubblica' - giovedì 6 settembre 2012)
di Joseph E. Stiglitz
Nella campagna elettorale per la presidenza americana, le tasse sul reddito di
Mitt Romney sono diventate una questione di grande rilevanza. Si tratta di una
delle meschinità della politica o di qualcosa di veramente importante? In realtà,
la faccenda è molto importante, e non soltanto per gli americani.
Tra i temi al centro del dibattito politico in corso negli Stati Uniti ci sono il ruolo
dello Stato l'esigenza di un'azione collettiva. In un'economia moderna il settore
privato, ancorchè indispensabile, da solo non può garantirne il successo. La crisi
finanziaria iniziata nel 2008, per esempio, ha dimostrato quanto sia indispensabi-
le una regolamentazione adeguata. Oltre che su una regolamentazione efficiente
(che miri tra le altre cose a garantire un'equa compagine per la concorrenza) , le
economie si basano sull'innovazione tecnologica, che a sua volta presuppone una
ricerca di base finanziata dal governo. Ecco: questo è un esempio di bene pubblico,
ciò di cui tutti noi beneficiamo, ma che si rivelerebbe inadeguato (o verrebbe meno
del tutto) qualora dovessimo dipendere dal settore privato.
I politici conservatori statunitensi sottovalutano l'importanza di un'istruzione pub-
blica, fornita dallo stato, come pure della tecnologia e di infrastrutture pubbliche.
Le economie nelle quali è il governo ad assicurare questi beni pubblici hanno un
trend di gran lunga migliore di quelle dove ciò non accade. - I beni pubblici, però,
implicano una spesa d è imperativo che ciascuno paghi la propria giusta parte. Se
anche esistono divergenze in merito a ciò che comporta pagare la propria parte, è
fuor di dubbio che, se coloro che si trovano al vertice della piramide contributiva
versnao il 15 per cento del loro reddito dichiarato (è difficile che i capitali ammas-
sati in paradisi fiscali come le isole Cayman siano notificati alle autorità statuni-
tensi), di fatto non stanno pagando la loro giusta parte.
cerchia dei loro intimi non pagano la loro giusta parte di tasse, come si può
pensare che lo facciano tutti? E nel caso in cui non lo facesse nessuno, come
si può sperare di finanziare i beni pubblici dei quali abbiamo bisogno?
Nel pagamento delle tasse, le democrazie fanno affidamento sulla fiducia e
sullo spirito di collaborazione. Se ogni singolo individuo dedicasse la stessa
energia e le stesse risorse dei più abbienti a cercare di evitare il pagamento
della propria giusta parte di tasse, il sistema fiscale crollerebbe o dovrebbe
essere rimpiazzato da uno schema di contribuzione molto più invadente e
coercitivo. Entrambe queste alternative sono però spiacevoli.
Più in generale, un'economia di mercato non potrebbe funzionare se ogni
convenzione dovesse essere fatta rispettare con un'azione legale. La fiducia
e lo spirito di collaborazione, invece, sono in grado di sopravvivere soltanto
a patto che prevalga il concetto che tale sistema è equo. Una ricerca di recen-
te ha indicato che credere che il sistema economico sia iniquo nuoce sia alla
collaborazione sia ai sacrifici. Malgrado ciò, sempre più americani stanno
giungendo alla conclusione che il loro sistema economico sia davvero iniquo;
e il sistema fiscale è emblematico di questa crescente percezione di ingiustizia.
L'investitore miliardario Warren Buffett sostiene di dover pagare soltanto le
tasse dovute, ma afferma che c'è qualcosa di essenzialmente sbagliato in un
sistema che tassa il suo reddito con un'aliquota inferiore rispetto a quella che
la sua stessa segretaria è tenuta a pagare. E ha ragione.
Romney potrebbe essere perdonato, qualora sposasse questa stessa opinione.
Anzi, la situazione potrebbe addirittura ribaltarsi e trasformarsi in una sor-
ta di svolta "Nixon-in-Cina": un agiato politico ai vertici del potere che
caldeggia un maggiore prelievo fiscale per i più ricchi potrebbe anche cam-
biare il corso della storia. - Ma Romney ha scelto di non comportarsi così.
Evidentemente, Romney non riconosce che un sistema che tassa più il la-
voro della speculazione possa distorcere l'economia. In realtà, una buona
parte dei soldi che affluiscono nelle casse dei cittadini più facoltosi è co-
stituita da quelle che gli economisti chiamano rendite, che non derivano
dall'aver ampliato le dimensioni della "torta economica", bensì dalla ca-
pacità di arraffare la fetta più grossa della torta che già c'è.
Tra coloro che sono al top oggi c'è un numero abnorme di monopolisti che
accrescono il proprio reddito riducendo la produzione e dedicandosi a pra-
tiche anticompetitive; amministratori delegati che approfittano delle lacu-
ne normative previste per la 'governance' aziendale per appropriarsi della
maggior parte degli utili aziendali, lasciandone ai lavoratori soltanto una
minima parte; e banchieri che si sono impegnati nel prestito predatorio e
in pratiche sleali conle carte di credito, prendendo spesso di mira i nuclei
familiari indigenti o del ceto medio. - Non è un caso, forse, se la frenesia
per le rendite e l'ineguaglianza sono aumentate nel momento stesso in cui
le aliquote più alte dei prelievi fiscali scendevano, le normative erano
svuotate di contenuto e le regole esistenti erano applicate con minore de-
terminazione: sono aumentati l'opportunità e gli introiti derivanti dalla
ricerca di rendita.
Oggi quasi tutti i Paesi avanzati sono afflitti dalla carenza di domanda
aggregata, che innesca una disoccupazione maggiore, salati più bassi,
più gravi ineguaglianze e, a chiusura del circolo vizioso, una contrazio-
ne dei consumi. - Ormai, si ammette comunemente l'esistenza di un
rapporto tra ineguaglianza da un lato e instabilità e debolezza dell'eco-
nomia dall'altro.
Esiste però anche un altro circolo vizioso: l'ineguaglianza economica si
traduce in ineguaglianza politica, che a sua volta va a rafforzare la prima,
anche grazie a un sistema fiscale che consente a individui come Romney -
che sostiene di essere stato soggetto negli ultimi 10 anni a un'aliquota di
prelievo fiscale di "almeno" il 13 per cento - di non pagare la loro giusta
parte. L'ineguaglianza economica che ne deriva - frutto tanto della politi-
ca quanto delle forze di mercato - contribyuisce all'odierna debolezza eco-
nomica complessiva.
Può anche darsi che Romney non sia un evasore fiscale: soltanto un'appro-
fondita inchiesta del fisco degli Stati Uniti ( US Internal Revenue Service)
potrebbe accertarlo. Tenendo conto però che negli Usa l'aliquota fiscale
marginale sul reddito è del 35 per cento, Romney di sicuro è un elusore fi-
scale su grande scala. E, naturalmente il problema non è solo Romney: è
chiaro che il livello col quale egli elude le tasse rende difficile finanziare
quei beni pubblici senza i quali un'economia moderna non può prospera-
re. - Ancora più cruciale, però, è che un'elusione fiscale della portata di
quella di Romney mina la fiducia nella indispensabile equità del sistema.
E di conseguenza indebolisce i legami che mantengono coesa una società.
(traduzione di Anna Bissanti - Project Syndicate, 2012)
Lucianone
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