venerdì 3 agosto 2012

Cultura - Il libro-reportage: "Occupy Wall Street"

3 agosto 2012 - venerdì       3rd August / Friday      visioni del post - 8

Ho scelto questo libro per un argomento ancora molto attuale,
con recensione di Giancarlo Bosettil
(tratto da la Repubblica nella pagina cultura del 10 marzo '12) 

IL LIBRO;  "Occupy Wall Street" di Riccardo Staglianò
                      (Chiarelettere - pagg. 153, euro 9)

Chi ha inventato Occupy Wall Street
Occupy Wall Street ha qualcosa da dire alla politica di tutto il mondo,
non solo alle piazze. Aveva cominciato la primavera araba, si erano
aggiunti 'los indignados' a Madrid e i giovani delle tende di Israele,
chi abbattendo gli autocrati, chi criticando le democrazie.  Si tratta
di un "qualcosa", ha commentato il liberal Michael Walzer, "di cui
non vedremo presto la fine": la battaglia contro le crescenti inegua-
glianze nelle nostre società. Non è una novità, spiegano economisti
come Piketty e Stiglitz: il ciclo capitalistico all'inizio del XXI secolo
ripropone i picchi di ineguaglianza dell'inizio del XX. Allora succes-
sero disastri, seguiti dalla grande correzione Keynesiana e socialde-
mocratica, durata mezzo secolo. - Questo movimento è riuscito a im-
porre alla politica una domanda: oggi chi la fa la correzione?
E come ci sia riuscito lo si capisce bene se si legge questo "Occupy
Wall Street"  di Riccardo Staglianò, un libro-reportage  da piazza
Zuccotti e dintorni, da leggere senza interruzioni, come un unico
piano-sequenza di un film frenetico: dialoghi, seminari, speranze,
ideazioni, ritirate, tecniche di organizzazione e tecnologie di comu-
nicazione. Una settimana vissuta con loro, gli inventori di Ows, da
Vlad Teichberg, prima trader dall'altra parte della barricata e poi
creatore di Global Revolution tv,  a David Graeber, l'antropologo
dello 'start up' teorico del movimento, da Marina Sitrin, avvocato
della democrazia diretta, a Kalle Lasn, il direttore della rivista di
critica culturale 'Adbusters', da cui è partita la scintilla.

Staglianò insegue e interroga i protagonisti che ha scovato in rete,
infilandosi nella community. Sono testimoni di una società orcfana
di quella classe media che aveva dato il tono alla socioetà america-
na, sono la generazione che prova su se stessa come la fiducia nel
sistema sia saltata. Il credito agli studenti per finanziarsi l'univerità?
Ti costa come quattro Bmw e non ti porta da nessuna parte. E' diven-
tato "zavorra mortale", spiega una delle performer di piazza Zuccotti,
"tutto ciò che riuscite a ottenere è un bello stage, wow! Così, a 26 an-
ni, vi trovate a lavorare per un'azienda ... gratis. Wow, wow!".
Ce la farà un movimento senza un leader e una organizzazione stabile?
Jesse Jackson, in visita, ha commentato,  con una battuta gelida  che
"non avere un leader è un vantaggio perchè non c'è nessuno da assas-
sinare". Meglio forse un movimento senza martiri, ma l'ideologia e i
programmi?  "Pensare divertente", è una prima risposta. E poi?
Dalle infinite riunioni e dai seminari in tenda, non si ricava un
programma definito, ma una grande varietà di ispirazioni per colpire
l'immaginazipone, come  gli indimenticabili aeroplanini di carta  e i
palloncini rossi davanti a Goldman Sachs e Morgan Stanley: "Basta
welfare per le corporations". -    I più ottimisti si affidano all'ipotesi
di una ideologia  'open source' (risorsa aperta), di cui  tutti possano
servirsi, migliorandola. Il movimento "sta funzionando come un soft-
ware", un'interfaccia che consente  di estrarre informazioni da varie
risorse della rete.

Con la Primavera (a New York tuttora si gela)  la partita si riaprirà,
ora si andrà a Liberty Square. L'autore di questa coloratissima per-
lustrazione ci trasmette una sincera meraviglia per la miscela tutta
americana, "di candore e pragmatismo":    le tendenze più radicali
trascolorano nell'happening ma la politica non può non raccogliere
la sfida. Chi e che cosa riuscirà a condurre le nostre società verso
un maggiore equilibrio? Nonostante le critiche, la Casa Bianca un
segnale di "ricevuto" lo manda.  - "Adesso chiamatela pure 'lotta
di classe' se volete, ma chiedere a un miliardario di versare alme-
no le stesse tasse della sua segretaria è semplice buon senso per
la maggior parte degli americani".  E ' una battuta di Obama, in-
dirizzata ai Repubblicani, e senza Occupy Wall Street non gli sa-
rebbe riuscita così bene.

Lucianone

Nessun commento:

Posta un commento