sabato 12 marzo 2022

Commenti - Putin: la cecità della guerra

 12 marzo '22 - sabato                                          12th March / Saturday                    visione post - 27

.(da la Repubblica - 3 marzo '22 / di Massimo Recalcati)

Putin e l'ideologia
La cecità della guerra
La violenza della guerra è sempre cieca. Solitamente, come l'ideologia che la ispira. Il rapporto tra
ideologia e cecità è un grande tema della filosofia politica. Per la psicoanalisi l'accecamento nella
visione della realtà può dipendere da diversi fattori. Uno tra questi è l'infatuazione narcisistica per
e stessi. Essa agisce come una lente deformante che offre una visione distorta della realtà. Narcisi-
smo maligno e paranoia sono termini  spesso convergenti: tutto ciò che è altro da me minaccia di
morte la mia sussistenza. E' l'attuale posizione di Putin. Si può pensare che alla radice della sedu-
zione della guerra vi sia sempre una sorta di esondazione paranoica del narcisismo umano. Secondo 
la Torah è questo il solo peccato umano davvero degno di questo nome: credere di essere Dio, assi-
milarsi a Dio, agire come se si fosse un Dio in terra.  Ma il Novecento ci ha insegnato che la mega-
lomania paranoide dei grandi leader  per conquistare il consenso  e sospingere le masse  verso la 
guerra necessitava però di un'altra condizione oltre a quella idolatricamente narcisistica: l'ideologia. 
Il narcisismo folle dell'Io per riuscire a mobilitare i collettivi umani deve sempre agganciarsi solida-
mente ad una Causa. Quale Causa? Nel Novecento ne abbiamo avute diverse incarnazioni: la Razza,
la Storia, l'Impero, il Popolo. Nella recente guerra in Ucraina troviamo ancora in primo piano questo
connubio che sembra risorgere spettralmente dal Novecento. Da una parte l'espansionismo dell' Io di
un leader - Vladimir Putin - autoritario, centrato su se stesso, incarnazione di un fantasma machista
e paranoide che vive la democrazia come una minaccia costante alla propria identità; dall'altra l'ideo-
logia del ritorno nostalgico alla Russia sovietica, a un nazionalismo imperialista che rifiuta il cammi-
no della storia verso la democrazia. -  Non a caso Putin, sebbene sia un prodotto culturale diretto del
comunismo russo, è sempre stato guardato  con ammirazione  dalle Destre occidentali: il pugno di
ferro, la rivendicazione sovranista, la difesa militare dei propri confini, il disprezzo per il parlamen-
tarismo e, in fondo, per la cultura illuminista dell'Occidente tout court, definiscono il ritratto di un
leader evidentemente reazionario, Ne è un esempio l'uso della macchina ideologica nella vicenda
ucraina che vorrebbe trasfigurare la violenza tragica della guerra in un'operazione politica conside-
rata necessaria.  La parola "guerra" viene, infatti, ancora sistematicamente censurata dai media del
regime russo a favore della formula neutra di "operazione speciale". La retorica del potere e della
tirannide ci aveva abituati già nel Novecento a sofismi linguistici  che tendevano a nascondere lo scempio traumaticamente brutale della violenza.  Basti pensare alla terminologia artefatta con la 
quale il regime nazista copriva il crimine atroce dell'Olocausto.  Questa divaricazione tra  il lin-
guaggio e la realtà è un'astuzia di ogni regime totalitario, compreso quello putiniano. Non a caso
Hannah Arendt considerava ogni ideologia portatrice di violenza  in quanto insensibile alle sorti 
della vita reale degli esseri umani. L'imperialismo dell'Idea schiaccia con noncuranza e totale in-
differenza la singolarità insacrificabile della vita. L'aridita' dei numeri si sostituisce alla vita dei
nomi propri: quanti morti tra i suoi soldati avrà previsto Putin in questa "operazione speciale"?
Quanti nelle file dell'esercito avversario e quanti, infine, nella popolazione civile? Insignificanza
della singolarità della vita di fronte alla cecità fanatica dell'ideologia. E' questo il grande e cinico
vantaggio di cui gode Putin. Ai suoi occhi le vite degli altri sono solo numeri. Per questo egli teme affatto la guerra, ma ne è sedotto. L'universale dell'Idea - la difesa della grande Russia  e delle ambizioni dai ridimensionamenti imposti dall'Occidente - non può essere contraddetto dalla morte 
insignificante di chi è destinato a essere solo una comparsa nella Storia. La sconcertante continuità
antropologica tra i nostrani sostenitori di Putin  e i No Vax più ideologici  riflette bene la totale in-
sensibilità e mancanza di solidarietà nei confronti della vita degli altri. Eppure sappiamo che sono
sempre le popolazioni civili a patire le conseguenze più tragiche dei conflitti armati.  Il numero di
sfollati, feriti, rifugiati, morti tra i civili è in ogni guerra sempre superiore a quello dei soldati ca-
duti in battaglia.  Il meccanismo è fatale: più si accentua il valore ideale della Causa, più perdono 
valore le vite degli uomini reali. E' la spina dorsale di ogni ideologia, il suo tratto marcatamente
fondamentalista. -  Saranno le giovani generazioni russe, culturalmente più libere dall'accecamen-
to ideologico, a ricordare al dittatore imperialista che al fondo di ogni ideologia si annida sempre
una pulsione di morte?  Sarà lo spirito illuminista e democratico dell'Europa  a contrastare la ter-
ribile seduzione paranoica della guerra?
 
Lucianone

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