1 febbraio '22 - martedì 1st February / Tuesday visione post - 3
(da 'il manifesto' - 23 gennaio '22 - Sara Guabello)
Elza Soares, samba bossa e jazz
per una voce in cima al mondo
Come ci avevano promesso le parole che Romulo froes e Alice Coutinho le avevano tessuto addos-
so in uno dei tant i fiammeggianti ritorni, Elza Soares, "la donna della fine del mondo" ha cantato
fino alla fine. E ancora due album - uno di inediti - e un dvd registrato senza pubblico al Teatro
Municipal di Sao Paulo due giorni prima di morire, si aggiungeranno nel corso di quest'anno ai
ai 35 titoli di una carriera lunga sessant'anni. Da che pianeta venissa la donna nera e favelada che
si è fatta dea in un Paese, e in un mondo, razzista, maschilista, classista ma che, malgrado tutto,
sa ancora - e oggi più che mai - costruire i propri miti e dedicargli cura, attenzione, rispetto, è la
domanda prima che ricorre in tutti i ricordi che si leggono in ogni lingua su di lei.
La domanda che le fece Ary Barroso, non uno qualunque, l'autore, fra le tante, di Aquarela do
Brasil, al suo apparire così tanto aliena, malvestita, stracciona, accolta dal pubblico come fosse
un pagliaccio a una trasmissione di dilettanti. La risposta antologica, che lo tirava dentro, il com-
positore affermato, era "dallo stesso suo, seu Ary, il pianeta fame". Ma ancora di più. era quanto
aveva detto prima, "sono venuta per cantare". Perchè quando Elza canta, quella voce unica, quel
timbro roco che sa impastare tutto, dare corpo alla vita, attraversare i generi, spingere il samba
nel jazz, tingere di nero la bossa, flirtare con il rock, mette tutti a tacere.
Negli anni 60 lei è il samba, declinato in tutti i modi e ognuno di quei modi è soltanto suo, la voce
potente, scura, densa, strumento perfetto.
angelo storto e imperfetto, fragile "alegria do povo", lei la rovinafamiglie da stigmatizzare. Al
volgere dei 70 sarà la dittatura, l'esilio, Roma, il Portogallo. - "Se per caso tu arrivassi in un
quartier residenziale di Roma e trovassi una partitella di bambini brasiliani per strada, non avre-
sti dubbi: lì abitava Elza Soares con Garrincha, e una banda di figli e affiliati portati da Rio nel
1969". Se acaso voce chegasse, se per caso tu arrivassi, è il titolo del primo album di Elza Soa-
res, 1960, e l'incipit usato da Chico Buarque, che ad arrivare e restare nella città eterna li aveva
aiutati, per omaggiarla nei suoi 90 anni. - Il ritorno in Brasile è ancora samba, il sambalanco
funky di Elza pede passagem con i capelli afro in copertina del 1972 e il luminoso Malandro di
Jorge Aragao del 1976, fra gli altri. Elza sa bene quale sia il suo "lugar de fala", lo spazio della
sua parola, la collocazione esatta della sua arte.
Donna, nera, della favela: non ha mai avuto sconti.
CONTINUA...
to be continued...
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