giovedì 18 novembre 2021

LIBRI - La lente della storia nel libro "Tremare è umano", di Adriano Prosperi

 18 novembre '21 - giovedì                          18th November / Thursday                     visione post - 33

(da il manifesto - 5 novembre '21 - di Girolamo De Michele)

La lente della storia per non smarrirsi
nei labirinti della paura
Scritto nei mesi del lockdown in quella particolare condizione del lucreziano "naufragio con
spettatore", nella quale da una posizione di (apparente) rifugio si assiste alla catastrofe, que-
sto ultimo libro di Adriano Prosperi Tremare è umano. Una breve storia della paura (Solferino,
pp.158, euro 9.90) comincia dove terminava Un tempo senza storia.
In quella apologia della storia che era anche una preoccupata meditazione  sulla distruzione del 
passato, Prosperi si chiedeva se dietro le tonalità compassionevoli in tempo di pandemia non si 
celasse la grave sconfitta delle classi subalterne  nella lotta per il loro riscatto: una conclusione 
che si accompagnava al franco riconoscimento che una brusca scossa nella vita ordinaria come
il virus obbliga a cercare risorse nella memoria, mentre il benjaminiano vento di bufera spinge
verso l'ignoto futuro. -  In questo nuovo libro, che ha nella paura al tempo stesso il soggetto e
l'oggetto. Prosperi sviluppa con lucidità i veloci spunti del precedente testo: la saggezza dell'età
sembra quasi resistere alla paura dettata dalla constatazione di essere passibile di quella sele-
zione che ha portato a staccare la spina ai più anziani in mancanza di posti negli ospedali. 
NELLA CATASTROFE, Prosperi fornisce un nuovo argomento in favore della storia: le fonti
del passato fanno affiorare qualcosa di già conosciuto, e ci aiutano  a illuminare lo sfondo sul
quale è accaduto l'evento pandemico. Al tempo stesso, la conoscenza storica mette al riparo -
consentendo allo storico un giusto sarcasmo - da ilari saggisti, sedicenti storici e filosofi che
volano ad altezze tali da non percepire il suolo su cui camminano: nondimeno, queste figure
ci avvertono "di come la realtà possa restare oscura a molti in regime di peste  e il senso co-
mune possa divorziare del tutto dal buon senso".
Si tratta, usando la memoria storica come filo per non smarrirsi nei labirinti della nuova BA-
BELE delle lingue, di non perdere la distinzione fra vero e falso - smarrimento implicito nel-
la svolta galileiana, che ha separato la conocenza scientifica del mondo dalla percezione or-
dinaria - che, grazie alla forza della paura, ha favorito ieri la nascita di quei no vax che oggi,
negazionisti in preda alle sindromi del complotto, ostacolano la diffusione dei vaccini.
Di questa scissione, il conflitto mediatico fra gli esponenti di una scienza che rischia di appa-
rire un'opinione fra le altre  e "un populismo incolto e dominato dalla sindrome complottista"
è la punta dell'iceberg.   Allargando il discorso, Prosperi  sottolinea la separazione  fra storia
dell'uomo e storia della natura, connessa all'istintivo e radicato "suprematismo umano": "una
forma di autoprotezione umana ma anche una superba volontà  di concepirsi  come i padroni
del mondo, ignorando sia le altre specie esistenti sia la natura stessa del pianeta".
Tale antropocentrismo è in relazione con "le gravi responsabilità collettive della cultura europea
e delle nazioni ricche  nei confronti  dei popoli  privi di libertà e di diritti": il virus ha portato in 
primo piano quelle ingiustizie sociali, frutto non casuale del neoliberismo selvaggio (vedi Clausi
e Murri, Pandemia capitale, manifestolibri 2021), il cui prezzo è pagato dai subalterni, dal mon-
do della scuola e della cultura, dalle nuove figure lavorative ricadute nella condizione di schiavi-
tù, mentre l'impreparazione delle classi politiche e il loro asservimento al capitalismo finanziario
a acuiscono quelle ingiustizie che pretenderebbero di risanare. -   Dietro lo spettro del Leviatano
di Hobbes e del governo della paura, si manifesta una crisi ancor più radicale della politica nella
tarda modernità: l'impopolarità della verità, e il timore di dirla sono alla base di quei sentimenti
che hanno portato masse di lavoratori a sostenere col loro voto politici populisti che prometteva-
no la chiusura dei porti, la devastazione dell'ambiente e le guerre commerciali.  
E' proprio la figura del Leviatano ad indicarci, in negativo, la proposta dello storico: quella libe-
razione dalla paura fondata sulla comprensione razionale della storia umana all'interno della più
vasta storia della natura - non va dimenticato che i virus sono non solo un enti di natura, ma an-
che ben più antichi della specie umana - che Spinoza pensò inter spem et motus, senza cedere nè
a questo nè a quella.  La geometria delle passioni di Spinoza, in esplicito omaggio alla lettura di
Bodei, si ricongiunge a quell'altro grande materialista interprete della natura, che è Lucrezio. 

Lucianone

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