(da il manifesto - 5 luglio '20 - Fabrizio Tonello)
Donald Trump alla battaglia della memoria
- Sul feticcio del nazionalismo bianco -
"Questo monumento non sarà mai sconsacrato, questi eroi non saranno mai sfigurati!" ha
tuonato Donald Trump nella telegenica cornice del monte Rushmore in South Dakota a be-
neficio dei suoi sostenitori, tutti rigorosamente bianchi e senza mascherine, anch'esse di-
ventate un simbolo della guerra culturale in corso attorno al peccato originale degli Stati
Uniti: la schiavitù.
Trump non ha parlato del Coronavirus, che ha ucciso finora più di 132.000 americani e sembra
contagiare ogni giorno altre migliaia di cittadini, ma la folla non sembrava preoccuparsi.
Trump non ha parlato del Coronavirus, che ha ucciso finora più di 132.000 americani e sembra
contagiare ogni giorno altre migliaia di cittadini, ma la folla non sembrava preoccuparsi.
Le quattro immense facce realizzate dallo scultore Gutzon Borglum sulla montagna rappresen-
tano George Washington, Thomas Jefferson, Abraham Lincoln e Theodore Roosevelt e natural-
mente Trump sa benissimo che fino ad oggi nessuno ha proposto di cancellare la memoria di
questi quattro presidenti dalla storia americana, benchè i primi due fossero proprietari di schia-
vi (senza stati d'animo Washington, con molte contraddizioni Jefferson).
Il meeting di Donald Trump offre però l'occasione di riflettere su cosa accadde dopo la guerra
di Secessione e su come il Sud perse la guerra ma vinse non solo la pace (le élite razziste torna-
rono al potere per cent'anni dopo la resa di Robert Lee) ma anche la battaglia della memoria.
Il meeting di Donald Trump offre però l'occasione di riflettere su cosa accadde dopo la guerra
di Secessione e su come il Sud perse la guerra ma vinse non solo la pace (le élite razziste torna-
rono al potere per cent'anni dopo la resa di Robert Lee) ma anche la battaglia della memoria.
I due film più celebri e di successo della prima metà del XX secolo furono Nascita di una na-
zione, di David W. Griffith (un'esaltazione del Ku Klux Klan) e Via col Vento di Victor Fle-
ming, la celebre storia d'amore e guerra che creò il mio della "nobile causa" sudista.
La battaglia della memoria è tutt'altro che folcloristica: a Richmond la statua del generale ri-
belle Robert Lee rimane al suo posto (difeso dai proprietari del vicinato che temono un de-
prezzamento delle loro case se fosse rimossa) mentre altre centinaia di monumenti a generali
sudisti rimangono al loro posto. 155 anni dopo la fine della guerra, lo stato del Mississippi
ha deciso di rimuovere i simboli della Confederazione dalla sua bandiera.
La storia del monte Rushmore (familiare ai cinefili italiani attraverso le immagini del film di
Hitchcock Intrigo internazionale) è particolarmente istruttiva. Furono le United Daugthers
of the Confederacy, un'associazione nata per celebrare i "valori" del Sud a cercare lo scultore
Gutzon Borglum per un monumento ai generali confederati sulla Stone Mountain in Georgia,
nel 1915. Il gigantesco bassorilievo, alto quasi 600 metri, è ancora lì, a pochi chilometri da
Atlanta. Subito dopo Borglum, molto legato all'organizzazione razzista e antisemita Ku Klux
Klan, ricevette l'incarico per il monumento del monte Rushmore, a cui si dedicò dal 1927 fi-
no al 1941. - Da allora i quattro presidenti scolpiti nella roccia sono diventati un feticcio del
nazionalismo bianco, nonostante le proteste dei nativi americani che protestano per il furto
delle loro terre in South Dakota: le Black Hills erano state concesse "in perpetuità" ai Sioux
da un trattato del 1868, trattato violato pochi anni dopo quando fu scoperto l'oro nella zona.
Più che offensivo per gli afroamericani, quindi, Rushmore è un simbolo dello sterminio de-
gli indiani d'America. - Se Trump ha organizzato il suo secondo meeting della campagna
elettorale proprio lì non è per difendere la memoria di Washington, Jefferson, Lincoln e
Roosevelt, che non ne hanno affatto bisogno: l'arrogante affermazione "Non cancelleremo
nulla della nostra storia" ha il solo scopo di ricompattare la sua base elettorale di maschi
bianchi, che dopo quattro anni di fallimenti e promesse mancate comincia a dubitare di lui.
Si tratta di usare la guerra culturale avviata dopo i ripetuti episodi di violenza poliziesca,
razzismo, ingiustizia e disuguaglianza per far dimenticare la disastrosa gestione dell'epide-
mia e, soprattutto, le incredibili dimensioni prese dalla disocupazione, che in soli tre mesi
ha coinvolto oltre 40 milioni di americani.
Come ha scritto Enzo traverso - ne 'il manifesto' - molti americani (e molti italiani) "sono
abbastanza orgogliosi delle statue dei generali confederati, dei mercanti di schiavi, dei re
genocidi, degli architetti legali della supremazia bianca e dei propagandisti del coloniali-
smo fascista che costituiscono l'eredità patrimoniale delle società occidentali". Approfit-
tando del distorto e antidemocratico sistema elettorale degli stati Uniti, Trump spera in
una mobilitazione degli elettori repubblicani sufficiente per rubare un'altra vittoria di mi-
noranza come quella del 2016. Per il momento, i sondaggi lo danno largamente perdente
Come ha scritto Enzo traverso - ne 'il manifesto' - molti americani (e molti italiani) "sono
abbastanza orgogliosi delle statue dei generali confederati, dei mercanti di schiavi, dei re
genocidi, degli architetti legali della supremazia bianca e dei propagandisti del coloniali-
smo fascista che costituiscono l'eredità patrimoniale delle società occidentali". Approfit-
tando del distorto e antidemocratico sistema elettorale degli stati Uniti, Trump spera in
una mobilitazione degli elettori repubblicani sufficiente per rubare un'altra vittoria di mi-
noranza come quella del 2016. Per il momento, i sondaggi lo danno largamente perdente
contro il candidato democratico Joe Biden, che sarebbe in vantaggio con il 50% contro
il 36% ma le elezioni presidenziali in questo paese sono aperte ad ogni sorpresa fino a
che l'ultima scheda non è stata contata, e anche dopo, se guardiamo ai conteggi in Flo-
rida nel 2000 che diedero la presidenza a George W. Bush.
Lucianone
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