domenica 23 febbraio 2020

AMBIENTE / cultura - "Salvate il pianeta": appello ai giovani (dello scrittore Erri De Luca)

23 febbraio '20 - domenica                     23rd February / Sunday                         visione post - 15

(da la Repubblica - 17 gennaio '20 - di Erri De Luca)
Condannateci e salvate il pianeta
- Lo scrittore cresciuto sotto la minaccia del Vesuvio si rivolge
alle nuove generazioni: "Inchiodate potenti e adulti alle loro responsabilità" -
I terremoti , le eruzioni manifestano  in superficie  il subbuglio di forze  che scuotono  la crosta terrestre. Il vulcano della mia infanzia napoletana era il certificato di residenza provvisorie mes-
so a oriente del golfo. Appartengo a una comunità abituata a vivere sotto intimazione di sfratto.
  La bellezza abbagliante del suo panorama è opera di immense catapulte dal basso verso l'al-
to che sconvolgono periodicamente la faccia del suolo.  Altrove  la terra  ha cambiato i conno-
tati innalzando montagne dal fondo del mare. Imparavo che la bellezza era effetto di scatena-
mento di energie compresse, era profondità rivelata.
  Nella gran tela La fucina di Vulcano, Diego Velàzquez dipinge la visita di Apollo alla forgia
di fabbro del dio preposto al fuoco. Esposto al museo del Prado a Madrid, il quadro sta a im-
magine simbolica della mia città di origine. La superficie della terra è viva, il regno minerale
non è inerte, la sua stesura è in opera continua.  -  Ci sono popoli che hanno imparato a ballar-
ci sopra senza crollare sotto le spallate. Da noi si continua a chiamare col nome di emergenza
la più regolare manifestazione del sottosuolo. Le manifestazioni di ordinaria frequenza da noi
si chiamano emergenze per incapacità di gestione.  Abbiamo nominato così anche la raccolta
dei rifiuti.
  Da noi si spendono pubbliche risorse colossali per l'acquisto di aerei da combattimento, co-
me se ci dovessimo difenderci da chissà quali attacchi dal cielo, mentre siamo sotto continuo
scuotimento sotterraneo. Dovremmo rendere innespugnabili le nostre case  contro i reali ter-
remoti, non contro immaginari bombardieri. - Da noi la parola emergenza sta a copertura di
pubblica incapacità di intendere e volere. Andrebbe avviata  la misura dell'interdizione, che
permette agli eredi di impedire la dilapidazione dei beni. In questo l'Italia è un caso clinico,
ma l'incapacità dei pubblici poteri si manifesta su scala mondiale.  Perciò  si sta agitando il
moto generale di una gioventù consapevole della fallimentare gestione a governare gli scon-
volgimenti del clima terrestre.
  Terremoti, eruzioni: contro il sottosuolo  le misure  possono essere difensive, ma nei con-
fronti  di  scatenamenti di cicloni, inondazioni, incendi di inaudita potenza, di disastri  am-
bientali indotti da lavorazioni e loro scarti, urge un'offensiva generale.  Per  questo  si  sta
muovendo una nuova gioventù che reagisce a questo futuro  apparecchiato  come una va-
langa su un pendio.
  Il futuro per una gioventù è la erra promessa, ma è stato trasformato in officina di cata-
strofi. Gli incendi in Australia non riguardano un accidente di stagione. La loro forza di
devastazione non è profezia differita, ma disfacimento in corso. I pompieri non bastano
più, anche loro circondati dalle fiamme. Il cielo affumicato dell'Australia annuncia l'alba
di un decennio cruciale per il pianeta. Mi vengono in aiuto i versi di Nazim Hikmet: "Non
vivere su questa terra da estraneo...".  Nel centro della poesia scrive: "Senti la tristezza
del ramo che si secca/ di una stella che si spegne/ dell'animale ferito in agonia/ ma prima
di tutto senti la tristezza e il dolore dell'uomo".
  Le immagini del gennaio australiano, di un deserto che divora e avanza, trasmettono in-
sieme alla tristezza  il sentimento  di responsabilità dell'essere umano.  Rispetto a quello
scritto da Hikmet, il dolore è aggravato  dalla consapevolezza  di averne colpa. Il primo
ministro australiano in visita ai luoghi del disastro si vede negare la stretta di mano: che
se le tenga inutili in tasca.
Su questa scala di fenomeni colossali, perfino le guerre, balorde e superflue oggi più che
che in passato, sbiadiscono di gravità. Sono scalfitture sul corpo di un pianeta  affetto da
lebbra. La visita di Apollo alla fucina di Vulcano è in corso. Dovrà smettere il fabbro di
forgiare armi, per Marte. Le energie del mondo andranno  rivolte al suo risanamento.
  Nascerà non può essere altrimenti la nuova economia della bonifica, del profitto d'm-
presa a favore di ambiente e non a sfruttamento parassitario dei suoi beni. L'economia
futura sarà virtuosa o non ce ne sarà una.
A volte ricevo la domanda: cosa dire  ai giovani che sono il nostro avvenire. Premessa
alla risposta è che essi sono il loro avvenire, mentre il mio e quello degli anziani è sca-
duto e protestato come una cambiale.  Spetta  alla gioventù nascente  la coniugazione
del suo futuro prossimo e anteriore.  Non lo erediterà da noi, sta già impugnando il te-
stamento, avviando interdizione  dai pubblici uffici dei poteri attuali, che continuano
a negare l'evidenza degli sconvolgimenti climatici. Fanno come quegli ubriachi all'ul-
timo stadio : quando si dice loro che non si reggono in piedi, negano l'evidenza e af-
fermano barcollando di essere sobri.
Questa gioventù toglierà loro la patente di guida.

Lucianone
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