giovedì 26 luglio 2018

Riflessioni - Ma che razza di governo ha l'Italia? Di destra e sempre più a destra!

26 luglio '18 - giovedì                         26th July / Thursday                   visione post - 19

Riassumendo. E' un governo a guida leghista (aggravante: la Lega ha la metà dei voti
grillini). E' un governo con poche donne, il più maschile da molti anni a questa parte.
E' un governo che, per bocca del ministro dell'Economia Tria, non intende introdurre
elementi di rottura nella politica economica, cancellando in partenza il Dna grillino:
dalla decrescita felice al reddito di cittadinanza per tutti allo smantellamento, se non
dell'euro, almeno dell'eurocrazia. Alla Famiglia hanno messo  un integralista cattoli-
co, convinto dell'inesistenza (anche se esistono) di famiglie differenti da quella "natu-
rale".  L'ordine pubblico è affidato a un leader politico che deve la sua fortuna all'in-
vocazione delle ruspe per disperdere i campi rom e al culto dell'integrità della Nazio-
ne (della sua "purezza") come risposta al contagio migratorio.
E' dunque, nei fatti, un governo fortemente di destra, conservatore in economia, po-
co laico e  anzi innervato di suprematismo cattolico, empatico con i leader xenofobi 
dell'Est, fin qui muto sulle questioni dell'educazione e della cultura. Rappresenta fe-
delmente l'elettorato leghista: il 17 per cento del totale dei votanti.  Rimane il miste-
ro di quel 32 per cento di  elettori grillini che vedono le sorti del "loro" governo nel-
le mani di un socio di minoranza, per giunta lepenista. Come si sentiranno? Se ne 
parla moltissimo, in questi giorni: ma, considerata l'incredibile situazione, mai ab-
bastanza.
(da la Repubblica - 15 giugno '18 - L'Amaca / Michele Serra)

Lucianone

domenica 15 luglio 2018

Ultime notizie - dall'Italia e dal Mondo / Latest news

15 luglio '18 - domenica                             15th July / Sunday                 visione post - 18

ITALIA - Economia
Il Fmi taglia la stima dell'Italia, e punta il dito contro l'incertezza politica
ll Fondo più severo di altri: prospettive tagliate al +1,2% quest'anno e +1% il prossimo. I dazi sono la peggiore minaccia sull'andamento globale. Upb: "In Italia sotto-utilizzo del lavoro frena gli stipendi"
MILANO - Il Fondo monetario internazionale si rivela più duro di altre organizzazioni internazionali e sforbicia le previsioni di crescita dell'Italia portandole all'1,2% per quest'anno (0,3 punti meno della stima di aprile) e all'1% per il prossimo (-0,1 punti).

Come hanno già fatto notare la Commissione europea e Bankitalia, sull'andamento del Belpaese pesa sì un rallentamento generalizzato dell'economia del Vecchio continente, ma si aggiunge un carico peculiare che si deve agli "spread più ampi sui titoli di Stato e alle più strette condizioni finanziarie in seguito alla maggiore incertezza politica e che dovrebbero farsi sentire sulla domanda interna".

Come detto, in generale la crescita di Eurolandia è prevista "rallentare gradualmente" dal +2,4% del 2017 al +2,2% del 2018 e +1,9% del 2019. In questo caso il Fondo rivede al ribasso di 0,2 punti percentuali per il 2018 e 0,1 punti percentuali per il 2019 le stime dell'area euro rispetto a quelle di aprile. Invariate invece le previsioni per gli Stati Uniti, il cui Pil è atteso crescere del 2,9% quest'anno e del 2,2% il prossimo. Per la Gran Bretagna il Fmi prevede un pil in crescita dell'1,4% nel 2018 (-0,2) e dell'1,5% nel 2019.

ITALIA - Immigrazione
A terra i 450 di Pozzallo: 128 minori soli / Viminale: "Vittoria politica i ricollocamenti" /
Ma la Ue gela Salvini: "Libia non è porto sicuro"
Portati nell'hotspot in attesa di essere smistati. Il racconto: "Quattro annegati prima dei soccorsi". L'Unhcr: "Fine di una sofferenza prolungata e ingiusta". Salvini da Mosca: "Rendere la Libia un porto sicuro". Ma la Ue ribadisce il suo no
ROMA - Sono tutti a terra i migranti a bordo della nave Monte Sperone della Finanza e della Protector di Frontex, ferme da sabato in rada a Pozzallo. L'autorizzazione allo sbarco è arrivata dal Viminale poco prima della mezzanotte di ieri. Nella notte, sono scesi 128 minori non accompagnati, tre con i genitori, 44 donne e 272 uomini. In totale 447 persone di cui 291 proverrebbero dall'Eritrea e 92 dalla Somalia. Altri migranti vengono da Nigeria, Bangladesh, Algeria, Libia, Siria, Egitto. Venerdì le due imbarcazioni avevano intercettato e soccorso un barcone. Ora gli uomini della prefettura e della questura sono al lavoro per lo smistamento dei migranti verso i 6 Paesi "volenterosi" della Ue (Francia, Malta, Germania, Spagna, Portogallo e, ultima arrivata, l'Irlanda  che ha accettato di prenderne 20). A breve potrebbe aggiungersi anche il Belgio.

L'ORRORE NEL RACCONTO DEI MINORI: "MIO PADRE, MORTO NEL DESERTO"

· Quattro morti in mare per fame
Quattro giovani sarebbero morti durante la traversata, secondo le drammatiche testimonianze raccolte dagli operatori dell’Oim all’hotspot di Pozzallo. "Più persone ci hanno raccontato che sono partiti mercoledì da Zwara. Venerdì stavano per terminare le scorte di cibo e acqua, quando hanno visto una nave in lontananza. Ma l’imbarcazione era lontana e una trentina di persone si sono buttate in mare: quattro giovani sarebbero morti", spiega Flavio Di Giacomo dell’Oim. A testimoniarlo anche i parenti delle vittime, tutte di nazionalità somala; tra loro anche un ragazzo di 17 anni. La polizia di Ragusa sta verificando la notizia.  


FRANCIA - Mondiali Russia 2018
La francia abbraccia a Parigi i campioni / Festeggia anche la Croazia
Incidenti e saccheggi, evacuati gli Champs-Elysées

Lucianone

Il personaggio - Joe Arpaio, giustiziere dei migranti cui Trump concesse la grazia

15 luglio '18 - domenica                         15th July / Sunday                     visione post - 17


(da la Repubblica - 27 agosto '17 - Federico Rampini / New York)
Joe Arpaio era diventato in Arizona
il giustiziere dei migranti clandestini
e l'idolo della destra radicale americana
Arriva di nascosto, venerdì a tarda sera, vigilia di weekend, coi media americani concentrati
sull'uragano in Texas.  E' la grazia presidenziale per il controverso sceriffo Joe Arpaio dell'A-
rizona, già condannato in tribunale per "disprezzo della giustizia".  E' una celebrity cara alla
destra americana: un auto-proclamatosi giustiziere nella caccia agli immigrati clandestini, che
ha ripetutamente violato i diritti costituzionali delle sue "prede". Rischiava fino a sei mesi di
carcere per le sue malefatte passate, ora la farà franca perchè Donald Trump lo ha graziato
preventivamente (il tribunale non aveva ancora deciso la sua pena). Non è una vera sorpresa.
Lo sceriffo dell'Arizona, 85enne di origini italo-americane (i genitori immigrarono a
New York da Lacedonia, provincia di Avellino), è una celebrity della destra, adorato
da quegli elettori repubblicani che vogliono espulsioni in massa degli immigrati senza
permesso di soggiorno. E infatti l'annuncio del perdono presidenziale  è stato accolto
come previsto: indignate condanne da sinistra, qualche repubblicano moderato in net-
to disaccordo (John McCain, senatore proprio dell'Arizona), ma una base di destra fe-
lice che Trump abbia mantenuto questa promessa.  Il perdono infatti era nell'aria  da
tempo. Anche se Arpaio è stato sconfitto quando si è ripresentato davanti agli elettori 
di Maricopa County-Phoenix nel novembre scorso (quella carica di sceriffo è elettiva),
la sua vera campagna elettorale era stata un'altra: spesso a fianco di Trump nei comi-
zi del candidato repubblicano, regolarmente si attirava la sua bella dose di applausi.
Trump ha annunciato il suo perdono venerdì sera con un comunicato che include una
breve biografia: "La carriera di Arpaio, che cominciò col servizio militare nella guer-
ra di Corea all'età di 18 anni, è un modello di servizio altruista della nazione... Da sce-
riffo ha protetto la comunità contro i danni del crimine e dell'immigrazione illegale.
A 85 anni, e dopo mezzo secolo di servizio pubblico, è un degno candidato del perdo-
no presidenziale".  -  Nel profilo biografico stilato dalla Casa Bianca mancano gli epi-
sodi più clamorosi, stravaganti e scabrosi.  Prima ancora di focalizzarsi sulla caccia
agli stranieri, Arpaio era diventato famoso per le condizioni di prigionia che infligge-
va ai carcerati nella contea di Maricopa-Phoenix. Per far fronte alla sovrappopolazio-
ne dei penitenziari, allestì delle tende militari che nella zona desertica dell'Arizona
arrivavano a una temperatura di 60 gradi. Avendo saputo che alcuni detenuti ruba-
vano la biancheria intima, impose a tutti le mutande rosa in modo che fossero meno
facilmente... riciclabili. Ristabilì l'antica punizione dei lavori forzati in catene, anche
per detenute donne. La ragione della sua condanna in tribunale. "racial profiling"
cioè arresti  mirati sistematicamente ai latinos; detenzione preventiva oltre il limite
massimo consentito per legge e altri reati per i quali fu recidivo nonostante i ripetu-
ti richiami del Dipartimento di Giustizia federale. - 
A Trump lo lega anche il fatto di avere cavalcato il "birther movement", il movimen-
to di destra che accusava Barack Obama di essere nato in Kenya, quindi ineleggibile 
alla presidenza degli Stati Uniti. Arpaio usò la propria carica di sceriffo per fare in-
dagini in proprio onde dimostrare la "falsità" del certificato di nascita di Obama. 
Tra le altre iniziative che attirarono su di lui l'attenzione nazionale, per dare la cac-
cia ai clandestini, non bastandogli gli organici della sua polizia locale, Arpaio diven-
ne il promotore di una banda di vigilantes privati di cui entrarono a far parte anche 
gli attori Steven Seagal e Lou Ferrigno (quello del film "L'incredibile Hulk"). Prima
di essere sciolta da un tribunale  quella banda di vigilantes  agli ordini  dello sceriffo 
sostenne di avere raggiunto fino a tremila membri.  Tra le accuse che hanno fatto per-
dere ad Arpaio l'ultima elezione, la sua ossessione sulle retate di clandestini lo portò
a trascurare sistematicamente la prevenzione e la repressione di molti altri reati ses-
suali contro i minorenni.

Lucianone

Spettacoli - cinema/animazione - Storia di Manuel: lupi loschi, di periferia

15 luglio '18 - domenica                         15th July / Sunday                     visione post - 18

(da la Repubblica - 3 maggio '18 - Emiliano Morreale)
Passato in dordina tra mille altri titoli alla Mostra di Venezia (nella sezione "Cinema nel
giardino"), l'esordio di Dario Albertini avrebbe meritato di più. Probabilmente lo ha pe-
nalizzato anche l'appartenenza  a un vero e proprio sottogenere del nostro cinema, quel
"realismo delle periferie" che ha peraltro prodotto opere notevoli, da Fiore a Cuori puri.
Anche Manuel ha il suo punto di forza  nell'osservazione diretta  e  nella riscrittura sul 
campo del copione.    Come è capitato altre volte, c'è alla base un documentario, La re-
pubblica dei ragazzi 2014), ambientato in una casa-famiglia di Civitavecchia. Da quell'in-
contro nasce lo spunto del film. Il Manuel del titolo è un ragazzo di 18 anni, cresciuto in
quella struttura perchè la madre è in carcere da 5 anni. Adesso esce, torna a casa, è solo
e la libertà un pò lp spaventa. La madre ha chiesto i domiciliari e di essere affidata a lui,
che da figlio diventerebbe responsabile della sua condotta. In attesa del responso del tri-
bunale Manuel vaga, incontra persone nuove, ritrova un amico entrato in giri loschi, o
un altro ex ospite della casa famiglia, oggi falegname. Molti di questi ritratti sono preci-
si, credibili, ma in un film come questo molto si basa sul protagonista. E il film ha la sua 
forza nell'attore venticinquenne Andrea Lattanzi, quasi esordiente, una specie gan-
te dalla faccia lunga, con l'aria da cane bastonato e una fisicità goffa.    Il regista gli sta
addosso, costruisce le scene con tecnica paradocumentaria, senza stacchi, valorizzando 
i ritmi dei dialoghi e spostandosi spesso su di lui anche quando parlano gli altri. Ma so-
no valorizzati anche altri interpreti, come Alessandro Di Carlo, noto finora come comi-
co televisivo.  Manuel è un film tutt'altro che perfetto, a volte incappa in qualche stile-
ma tipico del suo filone, specie nel finale, quando scivola su un paio di immagini quasi 
imperdonabili (meglio chiudere gli occhi e fingere che non ci siano). Eppure conquista 
per la sua curiosità, la capacità di guardarsi intorno con gusto degli spazi, di costruire 
un melodramma contemporaneo (chè di questo si tratta, alla fine) con piccole scene e-
mozionanti: la prima entrata in scena di Manuel, l'addio all'amica da dietro i vetri. il
dialogo con l'assistente sociale. Alla fine, a questo ragazzo ci si appassiona, si spera  e
si soffre con lui.

Lucianone

venerdì 13 luglio 2018

Ultime notizie - dall'Italia e dal Mondo / Latest news

13 luglio '18 - venerdì                      13th July / Friday                          visione post - 15

Italia - Migranti
Barcone con 450 persone punta verso la Sicilia/ Salvini: "Nessun nostro porto disponibile"
Malta non raccoglie l'invito della Farnesina e di Toninelli a intervenire. Nuovo scontro con La Valletta. L'imbarcazione è poi entrata nella zona Sar italiana. E' affiancata da due motovedette della guardia costiera e della finanza. - Un altro sbarco a Crotone: 75 persone arrivate su una
nave della capitaneria di porto.
TRAPANI - Sono tornati a partire con le barche di legno, anzi i barconi, per attrezzarsi ad una rotta più lunga che possa portarli fino all'Italia. Come è accaduto ieri e oggi a Lampedusa e come, stando alle informazioni fornite dal Viminale, sta accadendo dall'alba di oggi, inizialmente nelle acque maltesi, dove è stata avvistata una grossa imbarcazione a due piani, un peschereccio carico di circa 450 migranti, diretta verso nord. Dal Viminale hanno fatto sapere che il vecchio barcone, un peschereccio di circa 20 metri, è partito dalla Libia, probabilmente da Zuara. Per alcune ore ha navigato in direzione della costa siciliana, verso Agrigento o Siracusa, poi è entrato in zona Sar italiana e avrebbe corretto la rotta, puntando verso Lampedusa. A mezzanotte un cambio di rotta, il barcone si sta allontanando dalle isole di Linosa e di Lampedusa. Lo riferiscono i pescatori delle Pelagie che seguono la situazione con attenzione. L'imbarcazione, che sta seguendo una rotta non 'lineare', sembra puntare la costa sud della Sicilia. Se questa fosse la sua meta impiegherebbe, stimano i pescatori, più di un giorno per arrivare. Il barcone naviga affiancato da due motovedette, una della guardia costiera e una della Finanza. 

Londra - visita di Donald Trump
100mila in piazza contro Trump
Il presidente americano prima minaccia il primo ministro inglese May, poi cambia 
idea. Da 'accordi a rischio' a  "relazioni mai così forti".

Lucianone

giovedì 5 luglio 2018

L'Opinione del Giovedì - Non si costruisce più alcun nuovo futuro, ma si ripete un passato ben noto!

5 luglio '18 - giovedì                        5th July / Thursday                    visione post - 18

Fine della Seconda guerra mondiale. Una guerra che ha lasciato sul terreno, come tutte le
guerre, morti, fame, disperazione. Ma la fine di tutto ciò porta anche una speranza: di ri-
cominciare, di ricostruire, e insomma di uscire dall'incubo e dalla tragedia che la guerra
porta con sè. Dalla speranza alla concretezza della ricostruzione morale e materiale, si sa,
il passo non è breve. Ci vuole tempo e tenacia. Ma alla fine le nazioni europee più colpite,
Francia, Italia, Spagna e la stessa Germania  ce la fanno.  Risorgono dai lutti e dai lunghi
anni di sofferenze morali, fisiche e materiali. Un bel pezzo d'Europa rinasce dalle macerie
e agli inizi degli anni Cinquanta va verso un futuro senza più guerre, senza più grossi con-
trasti. Anzi, dagli anni Sessanta il boom economico esplode in mezza Europa, soprattutto
in quelle nazioni che avevano patito i drammi dei contrasti bellici, seguiti alla presa del
potere di Hitler e del nazionalsocialismo, poi sfociato nella fanatica ideologia nazista di
razza ariana con il progetto dell'eliminazione del popolo ebraico.

CONTINUA...
to be continued...

La STORIA - reportage / I profughi - A Bani Walid (Libia) tra gli angeli

5 luglio '18 - giovedì                      5th July / Thursday                       visione post - 11


(da la Repubblica - 23 giugno '18 - Primo Piano / Vincenzo Nigro, a Bani Walid)
Tra gli angeli di Bani Walid
"Aiutiamo chi è sfuggito all'inferno"
"Abbiamo iniziato a raccoglierli un anno e mezzo fa: i primi due li abbiamo trovati nella 
discarica di spazzatura, i trafficanti li avevano gettati lì di notte. Erano stati torturati pe-
santemente, a uno avevano rotto le gambe. Non sapevamo cosa fare, abbiamo avuto pau- 
ra a portarli in ospedale perchè temevamo di essere scambiati noi per trafficanti. Li ab-
biamo curati alla meglio, ma poi abbiamo dovuto chiamare i medici. Uno è morto, ma
l'altro lo abbiamo salvato. E da allora non ci siamo fermati".
Questa è Bani Walid, la capitale dei migranti a Sud di Tripoli, lo snodo, la piattaforma dove 
i trafficanti parcheggiano in decine di case prigione i migranti che poi trasferiscono verso le
spiagge da cui (forse) partiranno: Tripoli, Misurata, Homs, Garabulli Sabrata. Chi parla è
il professor Hosin Mohammed, ha una storia che da sola vale un libro: è un ex gheddafiano,
hs studiato ad Atlanta, ha insegnato inglese a Bani Walid e poi a Tripoli ha lavorato per la
"Fondazione Libro Verde", la "bibbia" di Gheddafi. Dopo la rivoluzione è stato due volte
in carcere, da quando l'hanno liberato vive in questa città.
Arrivare a Bani Walid non è facile: a 180 chilometri a sud di Tripoli, sulla strada che porta
alla capitale del Fezzan Sebha, questo è un altro mondo. All'ingresso della città i monumen-
ti hanno ancora la bandiera verde gheddafiana. Bani Walid e Tarhuna erano città che offri-
vano soldati fedeli e leali a Gheddafi. Dopo la rivoluzione i gheddafiani  provarono a ribel-
larsi, sequestrarono dei giovani di Misurata, sembra ci fosse uno di quelli accusati di aver ucciso il colonnello. Arrivò l'esercito di Misurata, devastò la città, diede una lezione di vio-
lenza ai gheddafiani e se ne tornò indietro. Da allora la città è difesa da una milizia mante-
nuta debole, per cui i trafficanti (che girano con kalashnikov ed Rpg) sono i padroni della
notte e delle campagne.
"Da quei primi due non ci siamo più fermati: tutti i malati, i feriti, i torturati che veniva-
no scaricati dai trafficanti li abbiamo curati, prima in una casa, poi in queste due, le ab-
biamo battezzate "Albeit Alamen", le case sicure. Oggi tutti sanno che curiamo i migran-
ti, le case sono aperte, ma nessuno entra, anzi chi può ci aiuta a curarli, farli mangiare, a
sopravvivere".  Da Misurata ogni settimana arrivano un medico e un infermiere di Medi-
ci Senza Frontiere. Msf ha contattato anche un medico locale, che viene a lavorare in un
piccolo ambulatorio nella casa. Yusuf Demba Sankhanou viene dal Senegal, è partito nel
2016 e da allora ha provato  disperatamente  a entrare  in Italia: "Sono passato dal Mali, 
da Bamako e poi Gao. Sono entrato in Algeria, ho lavorato con una compagnia cinese, in
un campo militare. Poi sono passato in Libia, ho pagato 1200 dollari, uno dei trafficanti è
un senegalese che se li è fatti mandare dalla mia famiglia con un money transfer in Sene-
gal. Fanno così - spiega Yusuf - I soldi li fanno mandare ai loro complici che poi pagano i
complici in Libia. A Tripoli  prima ho aspettato di partire da Garabulli, poi da Tajura.
Quando dovevamo partire il secondo gommone è esploso, lo avevano gonfiato troppo e si
è rotto. E' stato un caos, sono arrivati i poliziotti, hanno sparato, mi hanno messo in pri-
gione. Ci hanno mandato al Sud a Sebha, sono stato torturato e sono tornato qui, mi ave-
vano quasi ucciso. Adesso voglio solo una cosa: voglio tornare in Senegal".
Friday Goodstime è nigeriano, 21 anni: a Sebha i trafficanti gli hanno spezzato le gambe
a colpi di bastone di ferro mentre telefonava alla famiglia per farlo gridare mentre chie-
deva i soldi: "Mi hanno caricato comunque su un camion, con altri che erano stati tortu-
rati e mi hanno scaricato qui. Mi sto riprendendo. Voglio tornare in Nigeria".
Anche Mohammed Kondi, 27 anni, per arrivare dalla Guinea Conakry in Libia è passa-
to dal Mali e dall'Algeria: "In Algeria ho lavorato per i turchi, costruivano case a Blida.
Poi ho trovato i soldi e sono passato in Libia: il giorno dopo esser entrato sono stato ar-
restato una prima volta. Ho pagato per uscire, e ce l'ho fatta. Ho provato a partire per
l'Italia due volte, mi hanno ripreso e messo in carcere.  Siamo fuggiti con quattro suda-
nesi, ma ci hanno sparato addosso, mi hanno colpito di striscio alla spalla, per fortuna 
non mi hanno fratturato l'osso. Ora voglio solo tornare in Guinea".  Dentro una stan-
za c'è il caso peggiore, una donna eritrea abbandonata su un materasso, i trafficanti
per trasportarla l'hanno legata come un capretto, poi l'hanno gettata dal camion. Non
è chiaro se abbia il bacino fratturato o cosa altro, ma qui non ci sono i raggi X, i medi-
ci di Msf stanno organizzando qualcosa in una Libia in cui del quasi non ci sono gli ospe-
dali.  -  Il professore Hosin si aggira come un padre, un fratello premuroso. Cura gli
altri per curare il suo dolore: "Vedo questo paese distrutto, non guardo al passato ma
penso al futuro miserabile che abbiamo davanti. Beni Walid è stata cancellata dal go-
verno di Tripoli, non ci mandano aiuti, non ci mandano polizia.  I trafficanti di notte
sono pericolosi, ci sono zone in cui nessuno ha il coraggio di avventurarsi.
Bani Walid in Libia passa come la città dei trafficanti, un luogo dove c'è anche un
"mercato" degli schiavi.  "Non c'è mercato, perchè con la violenza a questi uomini 
possono far fare tutto. E tutta Bani Walid ci aiuta, perchè noi non sopportiamo que-
sto marchio di infamia  e  perchè la nostra anima, la nostra religione sacrosanta  ci
impone di aiutare questi disperati. L'Europa deve fermare questo traffico, deve fer-
marlo in Africa, deve aiutare noi qui in Libia ma poi dovete scendere giù e spiegare 
a tutti che questo viaggio è un massacro, una follia".   Dalla "casa sicura"  del  pro-
fessore Hosin chi sopravvive vuole una cosa soltanto: tornare a casa, in quell'Africa
che non capisce che questo è l'inferno.

Lucianone

Appuntamenti - MUSICA estiva 2018 / luglio - agosto

5 luglio '18 - giovedì                           5th July / Thursday                      visione post - 28
6 Musica
Bergamo SUONABENE

ARCENE ROCKIN' PARK  -  Parco delle Bandiere / Via Verdi, Arcene
5  >  8  luglio
p r o g r a m m a -
                                 giovedì 5 luglio
                                 SPELLBLAST -  power metal
                                 Trick or Treat  -  power metal 
                                 venerdì 6 luglio
                                 ROOTZ Ital Movement  -  reggae
                                 NH3 Ska/Core
                                 sabato 7 luglio
                                 NOISKIN  -  alternative
                                 MISTERX  -  rock in progress
                                 domenica 8 luglio
                                 MORNING GLORY  -  70s Brit Rock
                                 STONEGARDEN       -  70s Rock n'Roll
Con servizio
ristorazione e pizzeria

YOUNG 'N TOWN FESTIVAL  -  Piazzale Divertimenti,  Albino
5  >  8 luglio

FARA ROCK  -    Via Reseghetti,  Fara Gera d'Adda
11  >  17 luglio

AMBRIA MUSIC FESTIVAL  -  Via Piave, Ambria
12 - 14 - 19 - 21  luglio 

ROCK SUL SERIO  -  Campo sportivo Via Cavalli,  Villa di Serio
18  >  22  luglio

RILOI RIVER FESTIVAL  -  Parco Rilloglio,  Palosco
19  >  22  luglio

LIBERA LA FESTA  -  Via Circonvallazione Nord,  Osio Sopra
25  >  28  luglio

BERGAMO REGGAE SUNFEST  -  Edone,  Bergamo
26  >  29 luglio

ROCK'N CASTEL   -  Piazza Castello,  Castel Rozzone
27  >  29  luglio

FILAGOSTO FESTIVAL   -  Via Locatelli,  Filago
31 luglio  >  5 agosto


NOTTE SOTTO LE STELLE  -  Lungolago Via Nazionale,  Spinone al Lago
8  >  12  agosto

FILAGOSTO FESTIVAL 2018
31 luglio  -  5 agosto
             programma -  

                                    martedì 31 luglio
                                    WILLIE PEYOTE
                                    I miei migliori complimenti
                                    Ennie
                                    mercoledì 1 agosto
                                    LO STATO SOCIALE
                                    I Botanici
                                    giovedì 2 agosto
                                    GROUNDATION
                                    New Kingston
                                    venerdì 3 agosto
                                    COLAPESCE
                                    La Municipàl
                                    Yosh Whale
                                    sabato 4 agosto
                                    METAL for EMERGENCY
                                    SEPULTURA
                                    Bulldozer
                                    Sailing to nowhere
                                    Skeletoon
                                    Waves in Autumn
                                    domenica 5 agosto
                                    MELLOW MOOD
                                    Rootical Foundation

Lucianone
                                

lunedì 2 luglio 2018

Cultura - Libri pollicino / Kafka, Leopardi, Rimbaud e... Joyce

3 luglio '18 - lunedì                          3rd July / Monday                           visione post - 11 

(da il venerdì di Repubblica - 5 maggio '17 - Giorgio Vasta)
Potremmo chiamarli libri-pollicino. Vale a dire quei libri che, così come il protagonista
della fiaba dei Grimm segue la traccia dei sassolini per ritrovare la via di casa, si affida-
no  a una serie di frammenti  per individuare un percorso  e  dare forma a un disegno.    Programmaticamente frammentario  è il modo  in cui  ha  proceduto  Reiner Stach in 
Questo è Kafka? (Adelphi). Lavorando per oltre un decennio  alla biografia dello scrit-
tore praghese (uscita in Germania in tre vulumi), Stach ha fissato 99 reperti - foto, ap-
punti, testi di canzoni, stralci da lettere e diari -, ognuno dei quali introduce a una situa-
zione  o descrive un legame, lascia affiorare un sfumatura del temperamento, qualcosa
che il setaccio biografico tradizionale non intercetta. -   Ne viene fuori un ritratto com-
posto da materiali minuti, un combinarsi di elementi irrilevanti  che restituiscono una percezione di Kafka radicalmente terrestre.   L'autore del Processo beve molta birra, 
ha un flirt con una bambinaia, per la prima volta prende la metropolitana osservando-
la curioso, si accanisce su una virgola, teme i topi e vuole diventare ricco progettando
una serie di guide turistiche (va considerato che se questo progetto fosse andato in por-
to, oggi useremmo la parola Kafka come diciamo Baedecker).
Analogamente in Scarti (il Saggiatore) uno studioso  del calibro di Giuseppe Marcenaro
concentra la sua attenzione sulla materia minore di cui la letteratura da sempre si nutre:
"gli scarti, i rifiuti, muriccia, calcinacci, rottami, romenta et zettum". Recuperando dal
cestino della carta straccia il foglietto sul quale  Giacomo Leopardi  annota  una lista di
squisitezze di cui - nonostante a Napoli infuri il colera - non vuole privarsi, un biglietto
da visita appartenuto ad Arthur Rimbaud (oppure no, non è detto, potrebbe essere uno
scherzo dello stesso Rimbaud, come fidarsi di qualcuno che scrive: "Je est un autre"?),
e ancora una cartolina raffigurante "il più vecchio pescatore di Claddagh" che Stephan
Dedalus invia il 26 luglio 1912 a Hector Schmitz ( "A portrait of the artist as an old man"), recita il testo con cui James Joyce gioca ellitticamente con l'amico Italo Svevo).
Marcenaro dice di sì al rifiuto, si fa carico del disperso, del ciancicato, del brandello e del brindello: si prende cura del dettaglio più negletto perchè sa che proprio lì (nei sassolini
disseminati lungo il sentiero) si nasconde, insieme al diavolo, anche la letteratura.

Lucianone