domenica 15 luglio 2018

Il personaggio - Joe Arpaio, giustiziere dei migranti cui Trump concesse la grazia

15 luglio '18 - domenica                         15th July / Sunday                     visione post - 17


(da la Repubblica - 27 agosto '17 - Federico Rampini / New York)
Joe Arpaio era diventato in Arizona
il giustiziere dei migranti clandestini
e l'idolo della destra radicale americana
Arriva di nascosto, venerdì a tarda sera, vigilia di weekend, coi media americani concentrati
sull'uragano in Texas.  E' la grazia presidenziale per il controverso sceriffo Joe Arpaio dell'A-
rizona, già condannato in tribunale per "disprezzo della giustizia".  E' una celebrity cara alla
destra americana: un auto-proclamatosi giustiziere nella caccia agli immigrati clandestini, che
ha ripetutamente violato i diritti costituzionali delle sue "prede". Rischiava fino a sei mesi di
carcere per le sue malefatte passate, ora la farà franca perchè Donald Trump lo ha graziato
preventivamente (il tribunale non aveva ancora deciso la sua pena). Non è una vera sorpresa.
Lo sceriffo dell'Arizona, 85enne di origini italo-americane (i genitori immigrarono a
New York da Lacedonia, provincia di Avellino), è una celebrity della destra, adorato
da quegli elettori repubblicani che vogliono espulsioni in massa degli immigrati senza
permesso di soggiorno. E infatti l'annuncio del perdono presidenziale  è stato accolto
come previsto: indignate condanne da sinistra, qualche repubblicano moderato in net-
to disaccordo (John McCain, senatore proprio dell'Arizona), ma una base di destra fe-
lice che Trump abbia mantenuto questa promessa.  Il perdono infatti era nell'aria  da
tempo. Anche se Arpaio è stato sconfitto quando si è ripresentato davanti agli elettori 
di Maricopa County-Phoenix nel novembre scorso (quella carica di sceriffo è elettiva),
la sua vera campagna elettorale era stata un'altra: spesso a fianco di Trump nei comi-
zi del candidato repubblicano, regolarmente si attirava la sua bella dose di applausi.
Trump ha annunciato il suo perdono venerdì sera con un comunicato che include una
breve biografia: "La carriera di Arpaio, che cominciò col servizio militare nella guer-
ra di Corea all'età di 18 anni, è un modello di servizio altruista della nazione... Da sce-
riffo ha protetto la comunità contro i danni del crimine e dell'immigrazione illegale.
A 85 anni, e dopo mezzo secolo di servizio pubblico, è un degno candidato del perdo-
no presidenziale".  -  Nel profilo biografico stilato dalla Casa Bianca mancano gli epi-
sodi più clamorosi, stravaganti e scabrosi.  Prima ancora di focalizzarsi sulla caccia
agli stranieri, Arpaio era diventato famoso per le condizioni di prigionia che infligge-
va ai carcerati nella contea di Maricopa-Phoenix. Per far fronte alla sovrappopolazio-
ne dei penitenziari, allestì delle tende militari che nella zona desertica dell'Arizona
arrivavano a una temperatura di 60 gradi. Avendo saputo che alcuni detenuti ruba-
vano la biancheria intima, impose a tutti le mutande rosa in modo che fossero meno
facilmente... riciclabili. Ristabilì l'antica punizione dei lavori forzati in catene, anche
per detenute donne. La ragione della sua condanna in tribunale. "racial profiling"
cioè arresti  mirati sistematicamente ai latinos; detenzione preventiva oltre il limite
massimo consentito per legge e altri reati per i quali fu recidivo nonostante i ripetu-
ti richiami del Dipartimento di Giustizia federale. - 
A Trump lo lega anche il fatto di avere cavalcato il "birther movement", il movimen-
to di destra che accusava Barack Obama di essere nato in Kenya, quindi ineleggibile 
alla presidenza degli Stati Uniti. Arpaio usò la propria carica di sceriffo per fare in-
dagini in proprio onde dimostrare la "falsità" del certificato di nascita di Obama. 
Tra le altre iniziative che attirarono su di lui l'attenzione nazionale, per dare la cac-
cia ai clandestini, non bastandogli gli organici della sua polizia locale, Arpaio diven-
ne il promotore di una banda di vigilantes privati di cui entrarono a far parte anche 
gli attori Steven Seagal e Lou Ferrigno (quello del film "L'incredibile Hulk"). Prima
di essere sciolta da un tribunale  quella banda di vigilantes  agli ordini  dello sceriffo 
sostenne di avere raggiunto fino a tremila membri.  Tra le accuse che hanno fatto per-
dere ad Arpaio l'ultima elezione, la sua ossessione sulle retate di clandestini lo portò
a trascurare sistematicamente la prevenzione e la repressione di molti altri reati ses-
suali contro i minorenni.

Lucianone

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