12 gennaio '17 - giovedì 12th January / Thursday visione post - 12
(da la Repubblica - 15 dicembre '16 - di Sebastiano Messina)
LA POLITICA DEI FORCONI
Nel rapporto della polizia si parla di "manifestazione non autorizzata" - semplice
contravvenzione, male che vada sono 103 euro di ammenda - ma la pagliacciata del-
l'arresto autogestito "in nome del popolo italiano" dell'ex deputato berlusconiano
Osvaldo Napoli non può essere liquidata con un clic o con un sorriso, come se fosse
una scenetta delle Iene o una boutade goliardica. Per il luogo scelto, per le parole
usate e per i gesti compiuti questo episodio ci segnala che un gruppo di cittadini -
"la ggente" - ha deciso di prendere alla lettera le esortazioni del coro populista a
ribellarsi contro il Palazzo e ha cominciato a varcare quel confine (tranne loro,
si capisce).
La scelta del bersaglio, l'onorevole Napoli, è stata casuale. Lui stesso ha raccontato
di essere stato individuato come "politico" solo perchè stava rispondendo alle do-
mande della troupe di Striscia la notizia. Ma il fatto che non ce l'avessero con lui,
invece di sminuire l'episodio, lo rende ancora più inquietante: perchè quegli scal-
manati che si autodefiniscono "Movimento dei forconi" cercavano un rappresen-
tante della Casta, uno qualunque, e lui ha avuto solo la sfortuna di essere il primo
che hanno trovato. Contano, però, dicevamo, altre cose: il luogo, le parole e i gesti.
Il luogo, innanzitutto: davanti alla Camera dei deputati, che dovrebbe essere il
tempio invioòlabile della democrazia. Su una piazza dove il cittadino presume che
nessun reato possa essere commesso, perchè le forze di polizia la presidiano e la
sorvegliano notte e giorno (tutti ricordiamo l'eroismo del brigadiere Giuseppe
Giangrande, finito sulla sedia a rotelle per fermare quel folle che voleva uccidere
i ministri del governo Letta). - Poi ci sono le parole usate da quegli undici esalta-
ti per fermare l'ex parlamentare: "Siamo un gruppo di cittadini e dobbiamo noti-
ficarle un atto. In base all'articolo 278 del codice penale...". Lui sorrideva, creden-
do che fosse uno scherzo, ma quelli non scherzavano affatto. "...Che punisce
'chiunque usurpa un potere politico, o persiste nell'esercitarlo indebitamente, e
in base all'articolo 294, primo comma..."."
A quel punto è arrivato il gesto finale, un atto mai visto. Il gruppo ha circondato
Napoli, due persone lo hanno afferrato per le braccia e il capo-forcone, un omo-
ne con gli occhiali sui capelli lunghi, ha gridato: "In nome del popolo italiano la
dichiariamo in arresto". Poi ha chiamato addirittura "il maresciallo!", come se
lui avesse davvero il potere di mandare in carcere il malcapitato, che per fortu-
na è riuscito a divincolarsi e a fuggire. E così, davanti al Parlamento della Re-
pubblica, un politico scelto (male) a caso è stato "arrestato", in quanto rappre-
sentante di una classe politica accusata di star usurpando il potere democratico.
Nessuno si aspettava un episodio del genere. Ma forse bisognava prevederlo, che
a furia di assistere ai comizi volanti dell'arringapopolo Di Battista contro "que-
sta gentaglia, questi truffatori della democrazia, questi squallidi malfattori", a
furia di sentirgli ripetere che "c'è la mafia in Parlamento" a furia di ascoltarlo
mentre dice che "là dentro hanno usurpato le loro poltrone", qualcuno decides-
se di fare il passo successivo. Per ora simbolicamente, domani purtroppo chissà.
Lucianone
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