18 marzo '16 - venerdì 18th March / Friday visione post - 36
Hanno tra i 10 e i 14 anni e già tengono il Kalashnikov in mano. Indossano un'uniforme
mimetica simile a quella del Magyar Honvèdsèg, l'esercito ungherese, e il pesante vecchio
elmetto di metallo eredità dell'Impero del Male sovietico e del Patto di Varsavia. Esercita-
zioni militari per teenager, ecco la nuova moda nell'Ungheria nazionalpopulista ed euro-
scettica del premier-autocrate Viktor Orbàn: che i giovani imparino la vita vivendo da
soldati.
Non soldati per gioco, soldati sul serio: sveglia alle 5 del mattino, combattimenti simulati
tutto il giorno con munizioni da esercitazione, scontri con l'artiglieria dell'immaginario
nemico. Il volto dell'Europa nazionalpopulista amata da Marine Le Pen, Salvini e Orbàn
in contrasto all'Europa unita sognata da Merkel, Junker e Renzi è anche questo. E se non
ci credete guardate le fotografie dei ragazzini con l'aria terrorizzata vestiti da guerrieri o
accasciati in branda nelle tende. Obbedienti agli ordini, ma con un volto che sembra chia-
mare papà e mamma in aiuto. Niente aiuto, invece: una volta che finisci nei campi para-
militari, che stanno conoscendo un boom nell'Ungheria di Orbàn, devi restarci per il tem-
po concordato. Come nella Legione francese straniera o nel Tèrcio spagnolo. Non pochi
bimbi e ragazzi ci vanno di propria volontà, se sono disperati senza famiglia degni di pa-
gine di Oliver Twist. Molti altri, però - la maggioranza - ci vengono portati per amore o
per forza dai genitori, e i pubblici poteri non dicono nulla. Figurarsi, chi può opporsi?
Certo non magistratura e polizia, normalizzate e ridotte all'obbedienza dall'autocrate. I giovani sono avviati ai campi paramilitari dai loro genitori o perchè la famiglia così ri-
sparmia (nel paese oltre il 40 per cento dei cittadini vive al di sotto di una soglia naziona-
le di povertà fissata ben al di sotto di quella tedesca o anche italiana), oppure perchè di
difesa della Patria e del rigore dell'obbedienza militare. Comandi tanto più duri in un ,
paese che affronta l'emergenza migranti con il Muro di lame di rasoio appena finito di
costruire, il paese il cui premier disprezza l'Europa liberal elogiando la Russia di Putin,
la Turchia di Erdogan o addirittura la Repubblica islamica iraniana come forme di go-
verno più stabili ed efficienti, e auspicando "istituzioni non liberali in nome della difesa
di sovranità e interessi della Nazione".
Sveglia alle 5, rancio, poi si comincia subito a sparare. Imparando a usare il kalashnikov
o le mitragliatrici o i cannoni per uccidere. Per vincere, non si sa contro chi. "Ho trascor-
so una settimana in uno di questi campi, ho condiviso emozioni e tensioni dei ragazzini
in uniforme, ho mangiato il rancio con loro, ho dormito con òloro nelle fredde, scomodis-
sime tende all'aperto, è stato durissimo", racconta il fotoreporter spagnolo Oriol Segon
Torra (autore delle immagini in queste pagine). "Li domina un'idea collettiva sulla socie-
tà europea radicalmente contrastante con la nostra, quella democratica e liberal", aggiun-
ge. E spiega: "Con il mio reportage ho tentato di narrare la trasformazione imposta a
quei giovani animi, con le testimonianze dei ragazzi nel momento in cui vivono, in quei
campi, un momento di svolta della loro crescita, costretti improvvisamente a confrontar-
si con un rigido sistema basato su gerarchia e competitività".
I centri di addestramento per i giovani sono solo un'istituzione patriottica che rafforza le
capacità di difesa nazionale e l'identificazione dei giovani nella nazione, minimizzano
i portavoce governativi. Zsòlt Horvath, capo di uno dei campi più importanti, vanta spes-
so il tutto esaurito nel suo centro d'addestramento militare. "Noi non difendiamo nè pro-
paghiamo idee politiche", ha detto a Kenoe Verseck, reporter critico , ungherese che ormai
scrive soprattutto per la stampa in lingua tedesca. "Le nostre idee di rigore e disciplina
possono essere fatte proprie da ogni partito, noi proponiamo solo che in Ungheria le idee
di ordine, disciplina e patriottismo vengano prese di nuovo sul serio".
Ore di combattimento simulato, con kalashnikov, bombe a mano e artiglieria, poi pausa
rancio, poi si combatte di nuovo contro il nemico immaginario. A sera l'ammainabandie-
ra al canto dell'inno nazionale, poi il silenzio. Così scorre nei campi paramilitari unghere-
si la vita di ragazzi tra i 10 e i 14 anni per i quali, in qualunque altro paese dell'Unione eu-
ropea, sarebbe normale mandare messaggi ai coetanei con lo smartphone, navigare in rete
tra social forum, giocare, al massimo partecipare ai war games con la playstation.
E' un'altra idea di società quella che sta prendendo piede in Ungheria, scrive Kenoe Ver-
seck su Cicero, la rivista politica più trendy tra le élites democratiche tedesche e centroeu-
ropee. Orbàn, sempre più spesso, viene chiamato "il capo" dai suoi. Riabilita l'ammiraglio
Horthy, cioè il dittatore antisemita che governò dal 1919 al 1944, e fu il principale alleato di Hitler sul fronte orientale e introdusse nel 1920 le prime leggi razziali.
Nell'Ungheria di Orbàn che l'Unione Europea tollera tra i suoi membri prosperano anche
altre organizzazioni paramilitari. Da gruppi di difesa civica orientati chiaramente verso l'e-
strema destra, alla temuta Magyar Gàrda (guardia magiara), forte gruppo paramilitare vici-
no a Jobbik. Ufficialmente proibita, tiene comunque sulla centralissima piazza degli Eroi di
Budapest ogni cerimonia pubblica di giuramento di nuove reclute, e specie nelle povere pro-
vince orientali organizza ronde intimidatorie contro i rom. I campi d'addestramento milita-
ri per soldati-bambini, che farebbero pensare prima all'Africa delle guerre tribali che non
all'Europa, hanno anche questa realtà politica come sfondo. Mentre l'Europa tace.
Continua... to be continued...
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