giovedì 5 novembre 2015

Lavoro / scuola - La necessità di percorsi studiati

5 novembre '15 - giovedì              5th November / Thursday                visione post - 14

(da la Repubblica - 30 ottobre '15 - Milano / La città che cambia - Alessandro Rosina)

Percorsi studiati tra scuola e lavoro

Capita spesso di leggere sui giornali o di sentire  nei dibattiti televisivi  che
il lavoro se uno lo cerca bene e si adatta lo trova. Se quindi molti giovani so-
no disoccupati è soprattutto  colpa loro  che non si rimboccano  le maniche
quanto serve. Come spesso accade, la realtà è un pò più complessa rispetto
agli stereotipi di cui è piena l'opinione pubblica.
Sono vari i motivi della presenza di opportunità di lavoro che faticano a tro-
vare manodopera adeguata in un contesto di alta disoccupazione giovanile.
Ne elenchiamo quattro, ben intrecciati tra di loro. Il primo è legato al fatto
che molte aziende non utilizzano modalità e contenuti adeguati nel pubbli-
cizzare l'offerta rispetto al target specifico di interesse.  Il secondo è da ri-
condurre alla carenza di solidi canali istituzionali di incontro tra domanda
e offerta, tanto che la larga maggioranza delle persone continua a trovare
lavoro attraverso la rete parentale e amicale. Il terzo fattore è di tipo cultu-
rale: negli altri Paesi i giovani  sono spinti a diventare  consapevoli e intra-
prendenti rispetto  alla progettazione del proprio futuro  già attorno ai 16
anni; i ragazzi italiani rimangono invece più a lungo in un mondo a parte,
iperprotetto dalle famiglie, per poi scontrarsi  di colpo  con la dura realtà
quando concludono gli studi. Infine, mancano spesso adeguata formazione
ed esperienza per poter cogliere concretamente  alcune opportunità dispo-
nibili sul mercato. In Italia esiste infatti un ampio divarioi tra competenze
formate e richieste, inoltre basso è il numero di studenti  che partecipano
qualche tipo di work-based learning. 
Come effetto di tutto questo è in aumetno il numero di ragazzi che pensano che studiare
sia inutile, ma è in crescita anche il numero di coloro che cercano di fare scelte formati-
ve più pragmatiche e meglio orientate all'effettivo inserimento  nel mondo del lavoro. 
Va comunque riconosciuto che negli ultimi anni il sistema educativo italiano ha arric-
chito l'offerta secondaria e terziaria non accademica, in particolre con gli Istituti Tec-
nici Superiori (Its). Nonostante i risultati siano incoraggianti, in termini sia formativi
che occupazionali, questa offerta rimane però  attualmente  molto al di sotto delle sue
potenzialità, anche per resistenze culturali  e  non adeguata conoscenza da parte delle
famiglie.
Qualcosa però forse sta finalmente cambiando. I segnali positivi, quantomeno nel con-
testo lombardo più vicino a noi, continuano a crescere.  I più convincenti  sono quelli
che combinano innovazione tecnica, apertura d'orizzonte internazionale e made in Ita-
ly. -    Un esempio interessante è  il Polo formativo  del Legno Arredo, promosso dalle 
aziende del distretto brianzolo con l'obiettivo di formare non solo operatori del legno
ma anche "export manager"  - attraverso uno specifico Istituto tecnico  -  in grado di 
valorizzare i prodotti italiani nel mondo. Che questa sia una delle formule su cui pun-
tare lo ha ribadito il sottosegretario del ministero dell'Istruzione, della Ricerca e del-
l'Università Gabriele Toccafondi che nella sua recente visita al Polo brianzolo ha an-
che sottolineato come i finanziamenti  pubblici sui percorsi tecnico-superiori saranno
sempre meno distribuiti a pioggia e più indirizzati verso le realtà più efficaci nel favo-
rire l'inserimento lavorativo. -  Se vogliamo che sempre meno giovani si perdano nella
transizione scuola - lavoro e siano invece attivi nei settori più promettenti , percorsi di
questo tipo vanno moltiplicati e aiutati ad avere successo.

Lucianone

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