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(da la Repubblica - 7 febbraio 2015 - di Carlo Petrini)
QUALE LATTE BERREMO
Il futuro del latte vaccino non è mai stato tanto incerto in questo Paese dopo che
quasi l'argomento era passato nel dimenticatoio, una volta finiti gli anni ruggenti
della vacca Ercolina e della contestazione del sistema della produzione contingenta-
ta. Adesso ci siamo: il primo aprile 2015 sarà finito il regime, ormai trentennale,
delle quote. Nel frattempo l'Italia non è riuscita a chiudere la partita degli irridu-
cibili, che volevano affermato il principio secondo cui si deve produrre quanto si
vuole (o meglio: quanto si può), lasciando che il mercato decida chi ce la può fare
e chi no. - Una grande catena di supermercati ha appena iniziato un battage pub-
blicitario per spiegare che il suo latte è solo italiano e viene pagato alle stalle 38
centesimi per litro. Pensate: il latte che fresco non si vende nei supermercati a me-
no di un euro e venti, si propaganda dicendo che all'allevatore è pagato meno di
40 centesimi. Equesta pubblicità si basa sul fatto che già oggi, il latte comunitario
ungherese è proposto ai nostri casari e ai nostri imbottigliatori di latte ben al di
sotto dei 30 centesimi.
In che mondo viviamo. Chi produce un alimento tanto prezioso non ha diritto che
a un terzo del suo prezzo finale (nella migliore delle ipotesi) e da parte del Paese
si guarda per lo più incuranti al tracollo di un sistema zootecnico che è pieno di
punti deboli, ma non è qualcosa che si può liquidare come si chiude una discote-
ca perchè la gente non ci balla più. - Il LATTE è fra i modi più razionali di tra-
sformare in energia per la vita le fonti vegetali ricche di cellulosa, altrimenti in-
digeribili per l'uomo. Esso ha stratificato culture, reso protagoniste di tradizioni
locali razza bovine diverse e peculiari dei cento paesaggi di questo Paese. Da esso
infine traiamo una varietà di produzioni dai nomi affascinanti, dalle forme varia-
bili e dai gusti incomparabilmente diversi che è il nostro patrimonio caseario.
Se il latte per fare i formaggi nati sulle pendici delle nostre montagne verrà dalla
pianura ungherese, non sarà solo una questione di DOP e IGP italiane a rischio.
Sarà molto di più. Sarà il suicidio di un patrimonio culturale gastronomico.
Guardo con attenzione alle azioni che il ministro Martina ha messo in campo, af-
finchè la qualità italiana venga ricompensata, riconoscendo così, attraverso il
prezzo , un sostegno non irriguardoso alla produzione lattiero.casearia dell'Italia.
Ma sono convinto che senza l'acquisizione di una diversa consapevolezza da parte
dei consumatori, orientati e messi finalmente in condizione di consumare latte mi-
gliore, italiano certo, ma non solo, si< il necessario strumento , sul lungo periodo,
per la salvezza di questo alimento prezioso e straordinariamente significativo.
Lucianone
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