domenica 14 settembre 2014

Dossier - La Siria: le stragi, le armi chimiche e la guerra infinita

                                                                                    visione post - 10

(Da 'la Repubblica'  -  22 agosto 2013 - LE RIVOLTE ARABE / di Paolo Brera, Gerusalemme)
La Siria
Strage di bambini con il gas nervino
"Oltre mille morti" ma il regime nega
Vertice del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Gli Usa: "Profonda preoccupazione"
Una Treblinka di bambini e ragazzi sorpresi in strada da nuvole di gas nervino, boccheggianti
come pesciolini fuor d'acqua. Hanno la schiuma alla bocca, qualcuno riesce a muovere appena
le braccia e le mani, qualcun altro non respira già più: medici senza farmaci li accudiscono "con
acqua e aceto", aspettando che muoiano allineati sul pavimento di un ospedale. Le immagini orri-
bili che filtrano dalle fila dei ribelli, e rimbalzano nelle coscienze di tutto il mondo, urlano che ieri
mattina nei sobborghi orientali di Damasco quelle armi sono state sganciate a quintali, trasforman-
do la capitale siriana in una camera di sterminio a cielo aperto.
Ma la replica del governo di Bashar Al-Assad è altrettanto ferma: le accuse sono basate sul "nulla,
vacue, categoricamente false e totalmente inventate", sono solo "una macchinazione pianificata in
anticipo", una "sporca guerra mediatica" per costringere l?occidente a intervenire a favore dei ri-
belli. Sono un modo per 'Gli ispettori dell'Onu' incaricati proprio in questi giorni  di verificare se
in due anni di guerra civile siano state effettivamente usate armi chimiche - la "linea rossa" fissa-
ta da Obama per separare il tollerabile dall'inaccettabile - o se sia solo propaganda rimpallata nel
campo avversario.
Se si fosse potuta fare la cosa più logica, percorrere quei 12 chilometri che separano le camere
a 5 stelle del Four Seasons, in cui alloggia la missione scientifica dell'Onu, e la periferia di Dama-
sco, avremmo saputo in pochi minuti se ieri sia stato  uno di quei giorni  che il mondo vorrebbe
dimenticare, il più grave sterminio  con le armi chimiche  da quando Saddam Hussein  ordinò a
suo cugino, Alì il Chimico, di massacrare migliaia di curdi in Iraq con Sarin e Iprite. Era il 1988,
25 anni fa.   Invece, per tutto il giorno ieri si sono inseguite le immagini strazianti provenienti da
tre quartieri nella periferia  e  le dichiarazioni ufficiali del regime , che di prima mattina aveva of-
ferto la sua versione: tramite l'agenzia Sana, il governo siriano vantava  un'importante offensiva
con armi convenzionali, e l'uccisione di "dozzine di terroristi" islamici legati al fronte ribelle.

 

"Ecco, è una piccola terrorista, questa bimba?", dice un uomo mostrando un corpicino tra
le vittime della strage, come gli altri apparentemente senza un graffio eppure esanimi. Non
c'è accordo su nulla, nemmeno sui numeri della tragedia: "centinaia di morti", dicono le or-
ganizzazioni umanitarie raccogliendo le testimonianze dei volontari, ; "più di mille morti",
replicano i tanti rivoli del fronte ribelle fornendo cifre sempre diverse. Il probema è che
le regole della logica e quelle della diplomazia corrono su binari divergenti. La missione
dei delegati Onu, pianificata in anticipo, prevede che non possano neppure lascia-
re l'albergo se non per tre specifiche escursioni in zone in cui si sospetta siano sta-
te utilizzate armi chimiche, e due di queste zone non sono note per ragioni di sicu-
rezza. Loro, i delegati, sono cauti: "Il numero delle vittime dichiarate è così elevato
da suscitare sospetto. Certamente è una situazione su cui dovremmo indagare, se il
Consiglio di sicurezza ci autorizzerà", dice il responsabile, lo scienziato svedese Ake
Sellstrom.
Ci sono volute 14 ore per riuscire a convocare d'emergenza il Consiglio di sicurezza, racco-
gliendo nel frattempo  la presa di posizione  di Ue e Usa, entrambe allineate a chiedere "l'ac-
cesso immediato" èper gli ispettori Onu sul luogo della strage. La Casa Bianca esprime "pro-
fonda preoccupazione " e "condanna con forza ogni uso delle armi chimiche". Una posizio-
ne su cui concorda anche la Lega Araba, mentre la Russia si limita a chiedere "un'inchiesta
corretta, obiettiva e professionale" dando però assoluto credito alla tesi governativa: è stata
una provocazione premeditata.

Continua...
to be continued...

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