giovedì 10 luglio 2014

Ambiente - clima / La Grande sete e il clima malato

10 luglio '14 - giovedì           10th July / Thursday                         visione post - 10

Le previsioni dal rapporto del gruppo Onu
premiato con il Nobel nel 2007:
nel 2100 un miliardo di persone senza acqua sufficiente
nelle città, in aumento alluvioni e carestie; scenari cata-
strofici (e vie di fuga).

(da 'la Repubblica' - 31/03/2014  -  Antonio Cianciullo)
La grande sete di fine secolo, il clima malato presenta il conto
Un miliardo di persone nella trappola delle città assetate. Due miliardi in più di bocche da
sfamare sul Pianeta e una produzione di mais, riso e grano che crolla del 2 per cento ogni
10 anni. Fino a 187 milioni di profughi  costretti  ad abbandonare  la casa  per fuggire dal-
acqua che avanza. Fino al 9  per cento del Pil globale risucchiato dalla lotta contro la risa-
lita del mare.  -  Sarà l'impatto, a fine secolo, del cambiamento climatico nell'ipotesi di un
aumento di 5 gradi rispetto ai livelli pre industriali: uno scenario in linea con le scelte pre-
senti, cioè con un'economia che non riesce a frenare l'uso di combustibili fossili e continua
ad aumentare le emissioni serra.      Lo hanno firmato gli scienziati dell'Ipcc /Intergoverna-
mental Panel on Climate Change/, il gruppo di lavoro Onu premiato con Il Nobel per la pa-
ce.
Nella seconda parte del quinto rapporto (resa nota oggi), si spiega che il rischio di una ca-
tastrofe climatica non videne solo proiettato nello scenario della seconda metà del secolo,
ma è già reale. Il cambiamento climatico è in atto: l'ondata di calore che ha prodotto 70 mi-
la morti  aggiuntive in Europa nel 2003, gli incendi che hanno devastato la Russia nel 2010,l'uragano che ha colpito NewYork nel 2012 sono il biglietto da visita di un possibile
futuro. Senza la mitigazione del trend, cioè senza un taglio delle emissioni  di CO2 robusto
e rapido, "l'adattamento sarà impossibile per alcuni ecosistemi"  e  il numero  di affamati
crescerà  (25 milioni in più di bambini sotto i 5 anni malnutriti).  -  Ma non è una condanna
già scritta.  Il conto che dovremo pagare  per gli errori del passato  non è ancora  definito:
molto dipenderà da quello che faremo nei prossimi anni. Un  passaggio veloce a un sistema
produttivo basato sull'efficienza, sulle fonti rinnovabili e sul riciclo dei materiali apre le por-
te dello scenario più favorevole, quello in cui i danni sono contenuti a livelli accettabili.
"E' l'intreccio perverso tra crescita demografica, consumi sbagliati e cambiamento climatico
che rischia di essere fatale", commenta Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf.
"Già oggi  l'energia solare  intrappolata  su ogni metro quadrato  ha superato    il limite di
guardia: senza interventi correttivi, a fine secolo si arriverà a un valore quattro volte supe-
riore. Una prospettiva che trascina con sè l'aumento di fame, conflitti e guerre".
Proprio perchè varie possibilità restano aperte, il ventaglio degli scenari tracciati dall'Ipcc
è ampio.  Anche  il più favorevole però  non è indolore  perchè - avvertono i climatologi - i
tempi di recupero dell'atmosfera sono lenti: più del 20% dell'anidride carbonica  immessa
in atmosfera continua a bloccare la fuoriuscita del calore per oltre mille anni.   E abbiamo 
già sparato in cielo una quantità enorme di carbonio: 545 miliardi tonnellate, più della me-
tà del tetto oltre il quale si supererebbero i 2 gradi di aumento della temperatura rischian.
do un global warming catastrofico.  -  I margini per un intervento efficace ci sono ancora, 
anche se si assottigliano anno dopo anno.  Una rapida correzione di rotta riuscirebbe a ri-
durre da un miliardo a una cifra più vicina a quella attuale (150 milioni) il numero dei citta-
dini senza acqua sufficiente a disposizione; farebbe scendere da 5,2 miliardi a 1,7 le perso-
ne esposte  al rischio  di malaria  nel 2050; salverebbe l'Amazzonia che, sotto l'assalto  di 
strade, fattorie e incendi, rischia di perdere la sua straordinaria ricchezza trasformandosi
in zona semi arida. -  L'analisi Ipcc mostra anche come il global warming stia colpendo  in
modo differenziato le varie aree del Pianeta. In Australia  le siccità prolungate hanno già
messo in difficoltà l'ornitorinco, il koala e alcune specie di canguro. In Africa il crollo del-
la pesca, da cui dipende  un terzo  delle proteine necessarie alla sopravvivenza, arriverà
in alcune aree al 21 per cento. In Asia le città costiere saranno a rischio inondazione e la
pressione dei deserti interni crescerà. Alcuni Stati, le piccole isole a fior d'acqua, rischia-
no di sparire, cancellati dalla crescita dei mari. E il cambiamento toccherà anche l'Italia,
rendendo più disastrose piogge ormai di intensità monsonica: in Europa le alluvioni po-
tranno colpire fino a 5,5 milioni di persone, causando danni per 17 miliardi di euro l'anno.

I DATI  e I NUMERI
1 miliardo senz'acqua  -  La popolazione delle città xhe vivrà
                                       con poca acqua a disposizione.
-2% il raccolto  -  Il calo previsto ogni 10 anni della produzione 
                            di grano, mais e riso.
 187 milioni: l'esodo  -  La popolazione mondiale che dovrà lasciare le case 
                                      per l'acqua che avanza.
9% il Pil  -  L'investimento sul totale del Pil da impegnare contro 
                   la risalita degli oceani.   
+25 milioni
i bambini malnutriti  -  L'aumento della popolazione infantile destinata
                                    a diventare vittima della fame.  


Continua... to be continued...

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