sabato 26 aprile 2014

Riflessioni-ricerche / Sull'ambiente, la nostra civiltà malata e il necessario cambiamento

26 aprile '14 - sabato          26th April / Saturday                     visione post - 18

Con questa rubrica 'Riflessioni-ricerche' (che completa quella delle 'Riflessioni')
cerco di trovare spunti che riescano a mettere in luce le origini e le problematiche
della crisi economica/morale/ambientale che oggi tutti stiamo vivendo (e tantissi-
mi sulla propria pelle e salute). Questa lungo articolo-riflessione di V. Mancuso
mi è sembrato/a molto acuto e approfondito, con alcuni ulteriori  spunti religiosi 
filosofici molto attuali.   Conclude lasciando spazio alla speranza, non è facile
ma, come dice lo stesso Mancuso, è doveroso (e aggiungo) almeno nei confronti 
dei giovani d'oggi e delle generazioni future.
(Lucianone)

(da la Repubblica - venerdì 18 aprile '14 /  Vito Mancuso - LettereCommenti&Idee) 
LA VIA CRUCIS DEL MONDO
La nostra civiltà è malata, è in corso una via crucis del pianeta, davanti ai nostri occhi
 distratti.  L'aria delle nostre città, i nostri mari inquinati, l'acqua, le foreste, sono vittime 
di un'ideologia rapace e utilitaristica che considera la natura solo come un'inanimata ri-
sorsa da sfruttare e che alimenta la fiorente industria della fiction per la finzione necessa- 
ria a sedare le coscienze. I rifiuti prodotti dagli oltre 7 miliardi di esseri umani sono ormai 
superiori  alle possibilità  di smaltimento, e per alcuni di essi  come  le scorie nucleari  lo 
smaltimento è praticamente impossibile. Che cosa avverrà quando nel 2025 la popolazione 
sarà di 8,1 miliardi? Equando nel 2050 giungerà a 9,6 miliardi?  Una nuova guerra mon-
diale? Una serie permanente di inarrestabili conflitti locali?
Barbara Spinelli (l'altro giorno) ricordava Hans Jonas e la sua nuova formulazione dell'im-
perativo etico in senso ecologico. In un'intervista del 1992 a Der Spiegel Jonas segnalava
il pericolo del "tragico fallimento della cultura superiore, la sua caduta in una nuova primi-
tivizzazione", intendendo  con ciò  "la povertà di massa, la morte di massa,  l'uccisione di 
massa". Da allora sono passati oltre vent'anni e questo declino  verso la primitivizzazione  
e la massificazione è proseguito: lo vediamo nei costumi, nel gusto estetico, nella politica, 
nel linguaggio dove tutto diventa più grossolano e più violento. E più irrazionale.
Ai nostri giorni un terzo del cibo prodotto viene buttato via, sono i,3 miliardi di tonnellate
di cibo su scala annuale che finiscono tra i rifiuti, con l'uso scriteriato di acqua, energia e
vita animale e vegetale che tutto questo comporta. E ciò a fronte del fatto  che ogni giorno
muoiono per fame 24.000 mila esseri umani, 8 milioni e mezzo all'anno.  Basta questo per 
evidenziare la pericolosa malattia mentale di cui soffre la nostra società?  
Nutriamo  la nostra anima  con le manifestazioni di massa  dell'effimero (sport di massa, 
musica di massa, cinema di massa... ) pagandone i protagonisti con cifre esorbitanti, men-
tre miliardi di esseri umani vivono con meno di due dollari al giorno. Proprio nell'epoca
del trionfo della scienza assistiamo a un tracollo della razionalità nel governo del mondo,
con la conseguenza che a trionfare non è veramente la scienza, la quale è sempre ricerca 
e dubbio, ma è piuttosto la tecnica che ammanisce certezze e cattura le menti.
Anche la modalità con cui nelle nostre società si conquista il consenso e si accede al pote-
re è sempre più all'insegna dell'irrazionalità, perchè vince chi  sa suscitare emozioni forti
mentre chi pratica l'onestà dell'analisi è inevitabilmente destinato alla sconfitta: se penso
ai leader politici di quand'ero ragazzo  (Moro, Zaccagnini, Berlinguer)  vedo che per loro
non vi sarebbe oggi nessuna chance.
Quando Francesco d'Assisi compose il suo testo più bello, il Cantico delle creature, la pa-
gina  più antica  della letteratura italiana, era quasi cieco  per una malattia agli occhi  e 
soffriva per una serie di altri mali che da lì a un anno l'avrebbero condotto alla morte.
Ciò non gli impedì di cantare  la luce di frate sole e di frate focu  e di celebrare  le altre
realtà naturali. Penso che guardando alla sua vita sia possibile capire le due principali
malattie di cui soffriamo oggi:   1) una filosofia di vita opposta a quella di Francesco e
analoga a quella del ricco mercante suo padre, cioè all'insegna dell'accumulo e del con-
sumo , a cui si viene indotti fin da piccoli dalla potenza della pubblicità e dall'industria
dell'intrattenimento  che le gira attorno;  2) una filosofia della natura opposta a quella
del Cantico delle creature  che considera la materia  come inerte  e la vita come lotta, e 
da cui discende un atteggiamento predatorio verso il pianeta e il conseguente inquina-
mento.    Dal canto suo la religione tradizionale dell'Occidente non è stata in grado di
fronteggiare questi due mali, anzi vi ha persino contribuito a causa del suo antropocen-
trismo, per cui anche il cristianesimo si deve rinnovare, anzi direi convertire. 

L'umanità, se vuole sopravvivere, deve cambiare  la mentalità  che guida le sue politiche 
economiche e che orienta il suo atteggiamento verso la natura. L'unica possibilità di una
svolta è nella presa di coscienza che la Terra è un organismo che deve la sua origine  e la
sua esistenza alla logica dell'armonia relazionale. Il passaggio da una civiltà basata sul-
la lotta a una civiltà basata sulla cooperazione  può avvenire  solo se si comprende che è
la stessa logica dell'evoluzione naturale a basarsi sulla cooperazione e si educano i nostri
ragazzi  in questa prospettiva. Occorre quindi superare la cupa filosofia della vita trasmes-
sa dal darwinismo e comprendere che a guidare l'evoluzione non è soltanto la lotta ma pri-
ma ancora il rapporto di complementarietà e di armonia, visto che non esiste vita se non in
relazione, non esiste bios se non come symbios, come simbiosi.
Dalla crisi ecologica ed eticospirituale non si uscirà se non si risaneranno le idee che l'han- 
no prodotta. Occorre che l'urgenza ecologica trasformi la nostra visione della biologia e ci
faccia prendere coscienza del legame che unisce tutte le cose, dell'interconnessione di ogni
ente con il tutto, di ciò che la fisica chiama entanglement e che costituisce il paradigma on-
tologico più avanzato.  Tutto ciò è traducibile  in filosofia  dicendo che la prima categoria dell'essere non è la sostanza ma è la relazione, all'insegna di una relazionalità globale che
supera l'antropocentyrismo e l'utilitarismo che ne discende.  
Da Francesco d'Assisi malato e alla vigilia della morte nacque uno dei testi più sublimi del-
la spiritualità di tutti i tempi. Dalla nostra civiltà, malata e così cieca da non riconoscere la
sua malattia, può emergere ancora la possibilità di una svolta per non precipitare nell'abis-
so sempre più vicino? Penso che nessuno lo sappia ed è per questo che le tenebre del venerdì
santo avvolgono le nostre esistenze e il nostro futuro, senza sapere se ci sarà data  la luce di
pasqua. Ma credere di sì è un dovere morale, oltre all'unica concreta possibilità che la svol-
ta possa prodursi davvero.

Lucianone

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