lunedì 4 novembre 2013

Cultura/politica - Un libro per capire / Due generazioni: scontro o confronto?

4 novembre '13 - lunedì         4th November / Monday                  visioni post - 2

Scontro generazionale in versione Cinque stelle
"Voto di scontro": il nuovo libro di Giovanni Valentini
(scritto con il figlio Niccolò). Un padre "democratico" che vuole
capire un figlio, giovane militante del movimento.

(da la Repubblica - R2Cultura / 17 otttobre 2013 - Giovanni Valentini)
Che cosa accade a un padre di famiglia, di professione giornalista, libero
elettore di centrosinistra  con la presunzione  di considerarsi  un cittadino 
"democratico", quando scopre con un certo sgomento che un figlio aderi-
sce e milita nel Movimento 5 Stelle?  E, anzi, è diventato un convinto so-
stenitore e seguace di Beppe Grillo, al limite  dell'indottrinamento  o del
fanatismo?
Superato lo shock iniziale, gli viene voglia di capire, di approfondire, di
darsi una ragione. Comincià così a parlarne  e a discuterne nell'arco di
alcuni mesi  con il figlio  poco più che trentenne, laureato in ingegneria
delle telecomunicazioni, teorico libertario della Rete, grande esperto di
wi-fi, social network e quant'altro.    Ne discute innanzitutto a voce: ma
anche per iscritto, a distanza, via Internet, attraverso le e-mail, gli sms,
i tweet, per lo più in tempo reale. Anche a colpi di provocazioni.
Questo dialogo  in pubblico  fra padre e figlio è nato così: da un alto, il 
bisogno intellettuale (e personale) di capire; dall'altro, l'ostinata deter-
minazione a spiegare, a difendere le proprie motivazioni, a rivendicare
i propri diritti. Un confronto che interpella la coscienza civile di entram-
bi, ma può coinvolgere  anche chi legge da una parte o dall'altra della
barricata. Ovvero, uno scontro generazionale sulla politica e l'antipoli-
tica, sulla sinistra  e  Beppe Grillo  con tutte le contraddizioni  del suo
Movimento, sui meccanismi a volte distorti dell'informazione tradizio-
nale e sulla comunicazione alternativa del web. 
Non so francamente chi dei due ne esca, per così dire, vincitore. E in
realtà poco importa. Giudicheranno, semmai, i lettori.  -   Nel dialogo
spesso acceso e polemico  intorno a questo  "Voto di scontro", tra il 
padre giornalista  e  il figlio-nipote di giornalista, nè io nè tantomeno
lui abbiamo modificato le nostre rispettive posizioni. Ma almeno per
me, e mi auguro anche per lui, è stato  uno scambio  e forse un arric- 
chimento di idee, di opinioni, di spunti di riflessione. Una sorta di au-
toanalisi reciproca.
La politica, in fondo, se ancora conserva la capacità di appassionare
è proprio per questo. Perchè ognuno matura autonomamente un pen-
siero, una visione della società e del mondo.      E perchè ognuno, se 
vuole, può prendere e dare qualcosa nel rapporto dialettico con l'in-
terlocutore.   Quando il confronto è onesto e leale - e tra padre e fi-
glio non può non esserlo, se non altro per motivi di sangue - alla fine
si può anche trovare un'intesa: nel senso che  ciascuno si fa carico 
delle ragioni altrui, cerca di comprenderle, di assimilarle,, senza ar-
rivare necessariamente a condividerle.
Da questa esperienza comune ho tratto tuttavia  la convinzione de-
finitiva che il Movimento 5 Stelle non è l'antipolitica, come all'inizio
superficialmente  molti  hanno pensato, ma l'effetto  e  l'onda lunga 
della malapolitica: cioè del malcostume, del malaffare, del malgover-
no che affliggono il nostro Paese. Vale a dire una reazione, in parte
razionale e in parte umorale, nei confronti di una deriva della parti-
tocrazia intesa come degenerazione patologica del sistema dei par-
titi, l'occupazione dello Stato, gli abusi, gli sprechi, le ruberie. 
Quella "questione morale", insomma, che in una celebre intervista 
a Eugenio Scalfari per 'Repubblica'  Enrico Berlinguer  cominciò a
denunciare ormai più di 30 anni fa, senza tuttavia che i suoi epigoni
siano riusciti a risolverla o quantomeno a ridimensionarla. Un defi-
cit di etica pubblica che affonda le radici nella stessa storia d'Italia,
nella sua cultura, e nella sua tradizione.
Nel frattempo, noi adulti abbiamo continuato a consumare inco-
scientemente risorse ed energie di ogni tipo, ambientali, econo-
miche e perfino morali, a danno delle generazioni successive.
E' vero che "le colpe dei padri - come si legge nell'Antico Te-
stamento - ricadono sui figli": non nel senso, però, che le pu-
nizioni per gli errori individuali  dei genitori  si trasferiscono
sui loro eredi, ma piuttosto  nel senso  che le responsabilità 
collettive degli uni finiscono per riversarsi fatalmente sugli
altri. Ed è, appunto, contro questa ingiustizia che si battono
legittimamente i giovani d'oggi, reclamando almeno pari op-
portunità e pari diritti rispetto a chi li ha preceduti: dallo stu-
dio all'occupazione, dal welfare alla sicurezza fino alla pensio-
ne. - A differenza di quanto avvenne  all'epoca del Sessantoto,-
ora la protesta si combina con la rabbia sociale alimentata dal-
la crisi economica, dalla mancanza  di lavoro  e  soprattutto di
prospettive per il futuro. Quella dei nostri figli, dentro o fuori
il Movimento 5 Stelle, è una generazione senza orizzonte. Sco-
raggiata, frustrata, depressa.  Ecco perchè, nonostante tutti i
motivi di divisione e di contrapposizione, non possiamo e non 
dobbiamo rinunciare a capire, a discutere, a dialogare con loro.
"Se noi vogliamo essere ancora presenti", avvertì Aldo Moro
all'XI Congresso della Democrazia cristiana, il 29 giugno 1969
a Roma,  "ebbene dobbiamo essere per le cose  che nascono,
anche se hanno contorni incerti", e non per le cose che muoio-
no, anche se vistose e in apparenza utilissime". Oggi che siamo
tutti immersi nell'incertezza esistenziale più cupa, questa "lezio-
ne resta ancora valida e attuale.   Le "cose che muoiono", pur-
troppo, le conosciamo fin troppo bene. Ma "le cose che nasco-
no" richiedono  capacità  di comprensione, disponibilità al con-
fronto, impegno e intelligenza: anche per farle crescere  e ma-
gari maturare, proprio come si deve fare con i figli.

Lucianone

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