4 agosto '13 - domenica 4th Aigust / Sunday visioni post - 3
(da 'la Repubblica' - 20/05/2013 / Chiara Saraceno)
DALLA PARTE DELLE FAMIGLIE POVERE
Alimentazione, consumi energetici (acqua, luce, gas, benzina e gasolio), telefono
e abitazione (affitto, mutuo), sono gli ambiti di spesa che incidono maggiormente
sui bilanci delle famiglie a basso reddito. Sono anche i settori che - soprattutto
gli alimentari e i beni energetici - hanno conosciuto il maggiore aumento dei prez-
zi in questi anni e che, quindi, hanno colpito in modo sproporzionato proprio le fa-
miglie a più basso reddito. In altri termini, queste famiglie non solo sono state più
vulnerabili delle altre alla perdita di reddito dovuta alla perdita o riduzione dell'oc-
cupazione. Hanno anche sperinìentato in misura maggiore una diminuzione sensi-
bile del potere d'acquisto del reddito su cui potevano contare e proprio rispetto ai
beni più necessari: una alimentazione adeguata, potersi riscaldare, cucinare, illu-
minare l'abitazione, pagare l'affitto, mantenere quei rapporti minimi con l'esterno
che non contribuiscono solo alla qualità della vita, ma sono indispensabili anche
per mantenere o trovare un lavoro.
Se tra il 2005 e il 2012 l'indice armonizzato dei prezzi al consumo è salito del 17,5%,
se si considera il pacchetto di consumi specifici di famiglie con diversi livelli di red-
dito (controllando per ampiezza della famiglia), l'aumento risulta del 20,2% per le
famiglie a più basso reddito, 4 punti percentuali in meno di quello (16,3) sperimen-
tato dalle famiglie con i redditi più alti. L'aumento dei prezzi ha quindi ridotto in mo-
do sensibile il potere d'acquisto di tutti, ma in misura molto maggiore quello dei più
poveri, colpendo spese non voluttuarie, ma essenziali.
E' quanto emerge da un'analisi dell'Istat, che non si limita a verificare il tasso com-
plessivo di inflazione e neppure a disaggregarlo per settori merceologici e/o aree
di consumo, ma stima la sua incidenza per bilanci e nodelli di consumi familiari dif-
ferenti.. - Questi dati dovrebbero essere al centro delle decisioni di politica econo-
mica che il governo prenderà nei prossimi giorni e settimane, non solo per una ov-
via questione di equità, ma anche per una banale questione di fattibilità.
Le famiglie più povere non possono ridurre ulteriormente i consumi, dato che
hanno già intaccato quelli necessari. Ed anche quelle che stanno un pò meglio,
ma sono lontane dall'agiatezza, sono già al limite. Di conseguenza qualsiasi in-
tervento sull'Iva dovrà essere calibrato per non aggravare bilanci già messi a
dura prova nei consumi essenziali. Analogamente qualsiasi taglio alla spesa
(ad esempio nella sanità, nella scuola, nei servizi di base) andrà calibrato per
l'impatto che potrebbe avere sui bilanci famigliari più modesti. E qualsiasi de-
cisione sull'Imu, uscendo dal facile populismo per cui la prima abitazione di
proprietà è un bene da non tassare a prescindere dal suo valore e dal reddito
di chi la possiede, dovrebbe concentrarsi principalmente sui proprietari a bas-
so reddito ed eventualmente con una rata di mutuo pesante per il loro bilancio.
Senza dimenticare che tra le famiglie a basso reddito sono concentrati gli affit-
tuari. Questi non traggono nessun sollievo da politiche della casa rivolte solo
ai proprietari. Hanno invece visto in questi anni assottiglairsi, e poi sparire, il
Fondo nazionale per il sostegno all'affitto, La responsabilità delle politiche in
questo settore è rimasta solo ai Comuni che, tuttavia, hanno visto diminuire i
trasferimenti loro destinati e la stessa autonomia impositiva, come testimonia-
to dalle vicende dell'Ici prima, dell'Imu oggi.
Le conseguenze della riduzione di consumi importanti da parte delle famiglie
in condizioni economiche più modeste possono avere effetti anche di lungo pe-
riodo., in particolare sulla salute e istruzione dei figli. E' di questi giorni la no-
tizia che in città come Torino sono diminuite le domande di iscrizione al nido.
CONTINUA...
to be continued...
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