giovedì 8 marzo 2012

Personaggio - Tina Brown: il nuovo femminismo

8 marzo 2012 / giovedì  -   8th March / Thursday


Tina Brown, donna-direttore del settimanale americano "Newsweek"
                            (sede New York) ha concesso un'intervista al giornalista
                            Angelo Aquaro su 'la Repubblica', in occasione della Festa
                            mondiale della donna dell'8 marzo. Riporterò alcune parti 
                            dell'intervista, premettendo la notizia dell'iniziativa che la
                            stessa Tina Brown ha promosso a New York.


La recente 'direttora', che ha già  reinventato  il  famoso  "Vanity Fair" e il
"New Yorker", tre anni fa ha deciso che  era ora di smetterla di sbandierare 
la  questione femminile   come fosse solo un affare di donne   e ricordare, in 
particolare ai 'maschietti', che è "una questione di diritti umani".  Così ha 
lanciato  "Women in The World", ('Le Donne Nel Mondo'), il summit  che 
dall' 8 all' 11 marzo  raccoglierà  a New York  il  premio  Nobel  per la pace 
Leymah Gbowee  e  il  premio Oscar  Meryl Streep, il presidente del Fondo 
monetario  Christine Lagarde, la numero due di Facebook Sheryl Sandberg 
oltre ad Angelina Jolie, Chelsea Clinton, Barbara Bush e altre donne note. 


Descrizione rapida di Tina Brown, della sua attività più ambiente di lavoro
Gonna oltre il ginocchio e chiodino color panna, Tina non smette mai di tenere
sotto controllo   al di là  della porta di vetro, nella sua nuova sede disegnata da 
Frank Gehry con doppio affaccio sul fiume Hudson e l'Empire State Building,
la sua "bestia", cioè i 140 giornalisti che costruiscono "Newsweek" e 'The Daily
Beast', il sito da lei fondato e portato alla fusione col vecchio magazine.
Magazine, quindi Newsweek, che adesso, dice lei stessa, "si sta riprendendo nel
più meraviglioso dei modi. E proprio grazie al Beast e all'energia del web: perchè
è giusto che oggi sia così"- 
L'idea di un nuovo femminismo  (partendo dal negativo)
Tina Brown lancia l'idea di un nuovo femminismo, rinnovato  nella sostanza 
soprattutto, partendo dall'altra metà del cielo americana (le tante donne made
in Usa), che sta cambiando gli Stati Uniti. E il Manifesto della futura battaglia 
delle donne, che partirà proprio con il summit di New York, inizia con alcune
critiche più o meno sottili rivolte alle ladies più famose tra quelle che interver=
ranno all''incontro-summit nel cuore della Big Apple: Michelle Obama?  Una
First Lady ai domiciliari. Hillary Clinton? Il suo tempo è passato. Sarah Palin?
Una persona al di sotto del suo ruolo. Insomma ce n'è per tutte...   con alcune,
poche eccezioni, comunque.
Tina Brown speaking at Barnes and Noble about The Diana Chronicles
BornChristina Hambley Brown
November 21, 1953 (age 58)
MaidenheadUnited Kingdom
OccupationJournalist, magazine editor, columnist, talk-show host, author


  INTERVISTA  
Aquaro  -  Donne che parlano di donne?
T. Brown  -  "Sgombriamo subito l'idea delle donne che si parlano
addosso, femminismo vecchia maniera. Qui siamo prima di tutto 
giornalisti: cerchiamo storie.    Mia figlia Isabel ha 21 anni. Se le 
chiedi: ti interessa quello che succede in Liberia?, la risposta sarà: 
No! Ma se dici:  ti  presento  questa  donna  eccezionale, Leymah 
Gbowee, che da sola ha dato il,via a un movimento  che ha cac=
ciato Charles Taylor, il dittatore...".
Aquaro  -  E se non basta ci sono le dive di Hollywwod.
T. Brown  -   a cosa fantastica è che la gente viene per Angelina
Jolie e poi le vere star sono queste donne che nessuno conosce.
Donne private dei diritti di base: cone succede a tante lavoratrici
domestiche anche da noi. Ma non solo vittime: anche storie di 
successo.
Aquaro  -  Il successo ha un senso?
T. Brown - Promuovendo le donne promuovi l'economia. Dovunque.
Aquaro  -  Quale resta l'ostacolo più grande?  
T. Brown  -  La tradizione culturale. Abbiamo invitato questa donna
straordinaria, Molly Melching, che in senegal è riuscita a vincere  la
battaglia  sulle  mutilazioni genitali  facendo ciò che nessuno aveva 
osato: andare di villaggio in villaggio a convincere gli imam a unir=
si nella lotta. Il punto è sempre quello :  cambiare la mentalità dei
maschi... Ma troppo spesso il problema sono le donne. Prendete la
tradizione dei matrimoni forzati in Pakistan. Lì sono le mamme, le 
nonne, le zie a costringere le bambine".
Aquaro. Ok nei paesi in via di sviluppo, ma in Occidente?
T. Brown  -  Sapete quante sono le donne nel Congresso Usa? Il
17 per cento. Ma è ridicolo, questa è l'America, questi s ono gli 
United States!
Aquaro  -  Lei è nata in Inghilterra e adesso vive negli Usa: che
differenza ha trovato.
T. Brown  -  Meno ostacoli. Sì, c'è questa vicenda ridicola della
politica  ma  nel  complesso  le    americane hanno  molta  più
confidenza di sè... un senso più forte di eguaglianza, la coscienza
di poter esprimere sempre la tua opinione".
Aquaro  -  Per le europee non è così?
T. Brown  -  Le inglesi arrivano  a un certo punto e poi stop, il
ritiro in campagna, la famiglia: addio ogni ambizione. Qui al
contrario le donne sentono di avere sempre un altro tempo da
giocare.     Guardate le nuove 50enni: i figli sistemati e tanta 
voglia di ricominciare.. 
Aquaro  -Ma non sarà perchè anche in America il matrimonio 
a volte ostacola la carriera?
T. Brown  -  Una volta, forse. Ti dedicavi alla famiglia, il tempo
passava e ti ritrovavi madre e nonna.    Oggi invece anche a una
certa età ti si aprono nuove possibilità. Non è eccitante?
Aquaro  -  A 'Newsweek' ha moltiplicato le donne in copertina.
Non solo dive. La copertina con la presidente del Brasile Dilma
Rousseff titolava: "Dove le donne vincono". E' una scelta?
T. Brown  -  Certo. E 'Newsweek' era pure uno di quei magazine
che chiamavano maschili... Ma è questione dei tempi che vivi:
ci sono così tante storie di donne, oggi, che meritano la copertina.
Aquaro  -  E il vecchio "maschile diventa "femminile".
T. Brown  -  E' inevitabile. Voglio dire:  il mio caporedattore è 
donna, il mio capo degli esteri è donna.  Pensare che questo è    
il giornale dove  negli anni '60 le giornaliste fecero una 'class
action'  per poter firmare gli articoli.  Curioso, no?    Oggi il 
direttore è doana.
Aquaro  -  E il primo direttore donna al "New York Times"?
T. Brown  -  Jill Abramson sta cambiando l'idea dei fatti che
fanno notizia. Ha portato in prima pagina molte più storie al
femminile. E guardate come ha seguito, per esempio, il ruolo
delle donne nella Primavera Araba". 
Aquaro  -  C'è differenza tra maschi e femmine anche tra i gusti 
dei lettori?
T. Brown  -  Gli uomini vogliono sapere che cosa succede. Le 
donne vogliono sapere che cosa succede realmente". Sorride:
"Sono più interessate all' aspetto emozionale, a ciò che accade
dietro le quinte".
Aquaro  -  'Newsweek' s'è schierato con le donne anche nel caso
Strauss-Kahn.
T. Brown  -  Abbiamo ascoltato la versione della cameriera e preso
le sue parti. Poi lui è stato assolto e tutti ci hanno dato addosso.
Invece credo che tutto quello che è successo dopo, gli scandali in
Francia, dimostri che lei diceva la verità.   Ne sentiremo ancora
delle belle : troppa fretta di concludere che la donna che denuncia
la violenza è una bugiarda".
Aquaro  -  La moglie, Anne Sinclair, nota giornalista anche lei,
ora a capo dell' Huffington Post in Francia, l'ha difeso.  Come
partner ha fatto bene?
T. Brown  -  No, capisco la lealtà.   Ma questo era un uomo fuori 
controllo. E un conto è mantenere un dignitoso silenzio: Un altro
comportarsi pubblicamente   in modo da dare l'impressione della
donna che deve tollerare".
Aquaro  -  Donne & potere. Meryl Streep ha confessato che quando
fu eletta Margaret Thatcher pensò: "Adesso tocca all'America".
Sono passati 30 anni: quanto dovrà aspettare?
T. Brown  -  C'è un sacco di pressione su Hillary Clinton perchè 
torni a candidarsi nel 2016. Ma ho l'impressione che non lo farà, 
che pensi di aver già dato, e anche che forse non era ancora il suo
tempo. La cosa incredibile è che non c'è nessun' altra in vita.
L'unica resta Sarah Palin". 
Aquaro  -  Che accusò  'Newsweek' per una copertina in cui sembrava
troppo sexy.
T. Brown  -  Le ho chiesto di scrivere un pezzo dopo che Rick Santoro  
è corso al capezzale della figlia disabile
Aquaro  -  Avete fatto pace?
T. Brown  -  Anche lei ha una figlia malata, non pensavo avrebbe
accettato: ma il suo impegno per i disabili è il suo aspetto più interessante. 
Aquaro  -  Finisce lì? 
T. Brown  -  In questi giorni esce  "Game Change", il film sulla campagna
2008, che la dipinge  come una donna  completamente  al di sotto del suo 
ruolo. E infatti: l'unica cosa che poteva fare era dare libero sfogo alla sua
rabbia populista".
Aquaro  -  Che peso avranno le donne in queste elezioni?
T. Brown  -  I repubblicani stanno facendo di tutto per perderle. E' come se
avessero dichiarato guerra alle donne. Vanno perfino alla carica della con-
traccezione: ma se il 99 per cento delle americane usa la contraccezione!
Un  assalto  senza fine  alle decisioni private delle donne: disgustoso. Si
stanno inimicando perfino le repubblicane.
Aquaro  -  Come lo spiega.
T. Brown  -  Gli uomini, un certo tipo di uomini, hanno paura delle donne,
sono spaventati  dall'ascesa. E stanno  facendo  di  tutto  per controllarne i
diritti fondamentali. Siamo alla guerra dei sessi: innescata dalla paura.
Aquaro  -  Però una donna su cui tutta l'America è d'accordo c'è: Michelle
Obama.
T. Brown  -  Francamente è come se fosse tenuta ai domiciliari: nel senso
che è così attenta a quello che "può" fare che alla fine non fa nulla. - Io
non penso sia stata una First Lady particolarmente incisiva.   Sì, è molto
popolare: ma proprio  perchè  non  ha  mai  promosso  nulla che potesse
apparire controverso. Tenetevi in forma, in salute. certo che è una campa-
gna riuscita, ma senza rischio di uscire dal seminato.
Aquaro  -  Non gioca anche il fattore-razza? Il timore di esporsi troppo...
T. Brown  -  Il risultato è questa specie di arresti domiciliari: fai giusto
quello che cìè scritto e stop.  E' una vergogna: perchè una donna come
Michelle Obama è una tale forza per questo Paese.
Aquaro  -  Per la verità anche le figlie Sasha e Malia sembrano ai domi-
ciliari: niente Facebook, poca tv, niente poster in camera.
T. Brown  -  Davvero deprimente.   E credo che Michelle stessa sia furiosa
per questo: per questo ruolo che non le piace per niente. D'altronde proprio
tenendo questo atteggiamento sta aiutando tantissimo Barack. Per questo
credo che in un secondo mandato gli Obama saranno molto più rilassati.
E con i repubblicani che si stanno facendo male da soli... Sì, credo proprio
che Obama rischi di rivincere a mani basse. 
Considerazione finale - Potere delle donne: anche agli arresti domiciliari.


L u c i a n o n e

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