20 marzo '21 - sabato 20th March / Saturday visione post - 20
(da la Repubblica - 16 marzo '21 - di Natalia Aspesi)
Quel film d'altri tempi
agli Oscar dell'inclusione
agli Oscar dell'inclusione
Ma allora il cinema non è morto, esiste ancora e lotta insieme a noi! Non sono tra i superbi fortunati
che hanno già visto tutti i film nominati per i prossimi Oscar, però sono orgogliosa di poter dire: eb-
che hanno già visto tutti i film nominati per i prossimi Oscar, però sono orgogliosa di poter dire: eb-
bene sì, il film che tradizionalmente fa man bassa di premi, in questo caso Mask, non solo c'è ma
l'ho pure visto. Come l'avranno visto a milioni in tutto il mondo perchè è uno dei due nominati pro-
dotti da Netflix: sdcondo me molto premiabile, ma niente è sicuro ovvio, e infatti al Golden Globe
è stato abbastanza ignorato: spero che gli Academy Award siano più generosi, anche se tra i rivali
c'è proprio il vincitore dei Globe, il film e la sua regista, Nomadland e Chloé Zhao, una donna!
Ci vorrebbeo votanti capaci di affrontare le milizie femminili, avere il coraggio di premiare il film
di un maschio con molti responsabili maschi, ma nessuno ha voglia di nuovi putiferi. Si sa che so-
prattutto negli Stati Uniti sono guai se non rispetti la parità di genere, ma anche se non tieni conto
delle tante diverità, ogni giorno una nuova. Così su cinque, due registe sono donne, una di origine
cinese, e tre uomini, di cui uno nero e uno di origine coreana, anche se, almeno per quel che si sa, mancherebbe un/una trans. Comunque la scelta di candidati al miglior film è davvero esemplare,
almeno per la correttezza inclusiva delle minoranze: un film di neri diretto da un nero sull'assassi-
nio di un giovane nero leader dei Black Panthers nel 1969 (Judas and the Black Messiah), un film
di emarginati, un bianco batterista tossico e vagabondo che pare pentito (Sound of Metal), poi un
film politico con bianchi e neri ingiustamente processati per una manifestazione antiVietnam (Il
processo ai Chicago 7), un film sociale sul nomadismo dei poveri (Nomadland), un film demo-
cratico sull'integrazione nell'America rurale (Minari); più un film sulla vecchiaia con relativo
Alzheimer, tema sempre ben accolto (The father). Io vorrei che premiassero, per quanto ce ne
importa, Mask, film regista, attori attrici e tutto il resto, ma credo che ci sia un rivale forse insu-
perabile: Una donna promettente, regista donna e storia, così a raccntarla un pò balzana ma
molto impegnata, di una ragazza che per vendicare un'amica suicida stuprata da ubriaca, fa
finta di essere ubriaca per farne di ogni colore a chi, stupidello, penserebbe di violentarla.
Purtroppo Mask non è per niente inclusivo, è un film che si poteva fare negli anni in cui si
svolge, gli anni Trenta, quando gli attori neri al massimo facevano gli schiavi nelle piantagio-
ni o le domestiche nelle case patrizie (Oscar alla non protagonista, nera, di Via col vento, Hat-
tie McDaniel, 1939); o gli asiatici venivano interpretati da americani, come Luise Rainer truc-
cata con gli occhi all'insù per interpretare la povera contadina cinese di La buona terra nel
1937. Certo la sua storia è la glorificazione della favolosa Hollywood del primo sonoro ai
tempi della grande depressione, la nascita di quel capolavoro che è Quarto potere dell'allora
enfant prodige Orson Welles: in un favoloso bianco e nero che illumina i volti e strega gli am-
bienti. Il cinema italiano c'è, ma ancora una volta ai margini: nomunation per i costumi e il
trucco del Pinocchio di Garrone e per la canzone Io sì della Pausini (che ha appena vinto il
Golden Globe), che almeno ci ricorda La vita davanti a sè di Edoardo Ponti e la sua meravi-
gliosa protagonista Sophia Loren. Quanto al documentario, Notturno di Rosi indicato dall'Ita-
lia per la categoria internazionale, poi passato a quella dei documentari, non ce l'ha fatta. For-
se i selezionatori dovrebbero puntare sul tipo di film che gli Oscar si aspettano dall'Italia.
Lucianone
Nessun commento:
Posta un commento