31 marzo '19 - domenica 31st March / Sunday visione post - 6
(da 'il manifesto' - 22 marzo '19 - Divano / Alberto Olivetti)
Il pavimento di Jackson Pollock
Sul numero dell'inverno 1947-48 della rivista newyorkese Possibilietes, sotto il titolo
My Painting si riportava una dichiarazione di Jackson Pollock (1912-1956). Egli affer-
ma: "La mia pittura non nasce sul cavalletto". E spiega: "Ho bisogno della resistenza
di una superficie dura. Sul pavimento mi sento più a mio agio". - In quella occasione
Pollock intende esprimere in poche frasi i suoi convincimenti di pittore e lo fa in modo
piano e con estrema, succinta chiarezza. Una volta distesa la tela sul pavimento, "mi
sento più vicino, più parte del quadro, perchè, in questo modo, posso camminarci intorno,
lavorare sui quattro lati, ed essere letteralmente nel quadro. E' un metodo simile a quello
degli Indiani dell'Ovest che lavorano sulla sabbia".
Da poco più di due anni Pollock abita in una farmhouae al numero 830 di Fireplace Road,
The Springs, East Hampton, a Long Island. Dal retro, in lontananza, si scorge Accabonac
Creek, le anse azzurre delle rive verdi dell'oceano. Vi si trasferisce il 5 novembre del 1945
con Lee Krasner, dieci giorni dopo il loro matrimonio, celebrato a New York il 25 ottobre.
Peggy Guggenheim aveva fornito a Pollock i duemila dollari necessari all'acquisto e li re-
cuperava deducendo ogni trenta giorni cinquanta dollari dallo stipendio mensile che paga-
va all'artista. La casa, isolata, è sprovvista di acqua calda e di bagno, c'è una stufa a carbo-
ne e, al tempo, Pollock e Krasner non possiedono una automobile. Solo nel 1948 Pollock
acquista una Model A Ford al volante della quale, la portiera aperta, lo fotografa sul pra-
to antistante lo studio Hans Namuth. Quei freddi mesi dell'inverno sono impiegati per una
prima sistemazione della casa. In primavera, stesa sul pavimento della camera da letto,
Pollock dipinge a The Spring una prima grande tela: The Key (149,8x213,3 cm). "Mi al-
lontano sempre più dagli strumenti tradizionali del pittore come il cavalletto, la tavolozza,
i pennelli, preferisco la stecca, la spatola, il coltello e la vernice fluida che faccio sgocciola-
re, o un impasto grasso di sabbia, di vetro polverizzato e di altri materiali extra-pittorici".
Il pavimento di assi di legno dell'ambiente più ampio dello studio sul quale Pollock lavore-
rà regolarmente fino all'agosto del 1956, è quello di un'ampia stanza quadrata che misura
circa sei metri e mezzo ai lati. Pollock, ubriaco alla guida, la sera dell'11 agosto del 1956,
si schianta contro un albero della Fireplace Road, poco lontano da casa, e muore. Lee Kra-
sner resterà in quello studio fino alla sua scomparsa nel 1984. Per oltre trent'anni al pavi-
mento era stato soprammesso uno strato di masonite. Esso fu allora asportato ed il vecchio
impiantito apparve intatto, mostrando tutte le tracce delle sgocciolature, delle macchie, de-
gli schizzi debordanti oltre i perimetri delle tele volta a volta distese. Una fotografia azimu-
tale a colori di Jeff Heatley ci mostra il pavimento dello studio di Pollock Il pittore ammet-
te: "Quando sono nel mio quadro, non sono cosciente di quello che faccio". Egli cerca piut-
tosto, dice, di liberare la "vita propria" che al quadro appartiene, e dunque, dice, solo "ten-
to di lasciarla emergere". E chiarisce al proposito, in un commento al film realizzato nel
1950-51 Namuth Falkenberg che lo riprende al lavoro: "Quando dipingo, ho un'idea di in-
sieme di quello che voglio fare. Posso controllare la colata della vernice, non c'è casualità,
così come non c'è inizio nè fine". Ma aggiunge: "A volte perdo il quadro, Ma non ho pau-
ra dei cambiamenti, di distruggere l'immagine perchè, torno a ribadire, un quadro ha una
sua vita propria". La vita propria del quadro, dopo innumerevoli tentativi, dopo gli stor-
dimenti e l'energia dissipata in quel suo indursi ritmato attorno alle tele; dopo i continui
va e vieni danzati; dopo lo sporgersi e il ritrarsi sul ciglio del supporto a terra; dopo i pre-
cari equilibri su una gamba e le dolenzia al braccio che regge i barattoli e alla mano che
sparge le colature colorate, la vita propria del quadro, dicevo, eccola emersa sul pavimen-
to. Flottano i pigmenti liberi n cromaticheelle assonanze imprevedute, nelle non calcolate
dinamiche. Pollock, ora, qui, finalmente, sul pavimento, realizza, con l'opera sua, se stes-
so.
Lucianone
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domenica 31 marzo 2019
venerdì 29 marzo 2019
Riflessioni - Onore a Lorenzo Orsetti, soldato italiano e partigiano contro l'Isis
29 marzo '19 - venerdì 29th March / Friday visione post - 10
(da la repubblica - 19 marzo '19 - L'AMACA / Michele Serra)
In memoria di un soldato
Non c'è legge internazionale, non c'è calcolo politico, non c'è logica diplomatica che
possa impedirmi di sentire fratello Lorenzo Orsetti, il giovane fiorentino ucciso dal-
l'isis in Siria. O meglio, anagrafe alla mano, di sentirlo figlio. E, come lui, gli altri ra-
gazzi che hanno preso le armi al fianco dei curdi, quell'esercito straordinario e tradi-
to (dai turchi, dai governi arabi, infine dagli americani) che tanto ha dato e fatto per
impedire che prevalesse la tirannia dell'Isis. Un esercito di maschi e di femmine, schiaffo
vivente alla segregazione jihadista delle donne. Che in caso di sconfitta militare rischia-
no, oltre alla vita, lo stupro e la schiavitù sessuale. "L'emancipazione della donna, la coo-
perazione sociale, l'ecologia sociale e, naturalmente, la democrazia. Per questi ideali sa-
rei stato pronto a combattere anche altrove". Così diceva Lorenzo Orsetti, non un intel-
lettuale, non un agitatore politico un ragazzo come tanti che a un certo punto ha trovato
penoso rimanere spettatore di un genocidio. Ci sono scelte di ribellione e di volontariato
anche molto diverse dalle sue, pacifiche, operose, quasi ugualmente rischiose e però re-
frattarie all'uso delle armi. Ma uno che va a morire per la parità delle donne, per la li-
bertà religiosa e per la democrazia non è un qualunque combattente, o mercenario, che
ha voglia di menare le mani sotto la prima bandiera che capita. E' uno che ha letto, ha
discusso, ci ha pensato e alla fine ha deciso. Sarebbe bello e giusto dedicargli nella sua
città una via o una piazza, e pazienza per le eventuali polemiche.
Lucianone
(da la repubblica - 19 marzo '19 - L'AMACA / Michele Serra)
In memoria di un soldato
Non c'è legge internazionale, non c'è calcolo politico, non c'è logica diplomatica che
possa impedirmi di sentire fratello Lorenzo Orsetti, il giovane fiorentino ucciso dal-
l'isis in Siria. O meglio, anagrafe alla mano, di sentirlo figlio. E, come lui, gli altri ra-
gazzi che hanno preso le armi al fianco dei curdi, quell'esercito straordinario e tradi-
to (dai turchi, dai governi arabi, infine dagli americani) che tanto ha dato e fatto per
impedire che prevalesse la tirannia dell'Isis. Un esercito di maschi e di femmine, schiaffo
vivente alla segregazione jihadista delle donne. Che in caso di sconfitta militare rischia-
no, oltre alla vita, lo stupro e la schiavitù sessuale. "L'emancipazione della donna, la coo-
perazione sociale, l'ecologia sociale e, naturalmente, la democrazia. Per questi ideali sa-
rei stato pronto a combattere anche altrove". Così diceva Lorenzo Orsetti, non un intel-
lettuale, non un agitatore politico un ragazzo come tanti che a un certo punto ha trovato
penoso rimanere spettatore di un genocidio. Ci sono scelte di ribellione e di volontariato
anche molto diverse dalle sue, pacifiche, operose, quasi ugualmente rischiose e però re-
frattarie all'uso delle armi. Ma uno che va a morire per la parità delle donne, per la li-
bertà religiosa e per la democrazia non è un qualunque combattente, o mercenario, che
ha voglia di menare le mani sotto la prima bandiera che capita. E' uno che ha letto, ha
discusso, ci ha pensato e alla fine ha deciso. Sarebbe bello e giusto dedicargli nella sua
città una via o una piazza, e pazienza per le eventuali polemiche.
Lucianone
domenica 24 marzo 2019
SPORT - calcio / Serie B - 29^ giornata 2018/19
24 marzo '19 - domenica 24th March / Sunday visione post - 8
Risultati e classifica
Pescara 1 Benevento 2 Foggia 1 Livorno 1 Padova 0 H. Verona 1
Cosenza 1 Spezia 3 Cittadella 1 Salernitana 0 Perugia 1 Ascoli 1
Palermo 4 Venezia 1 Crotone 2
Carpi 1 Cremonese 1 Lecce 2
BRESCIA 50 / Palermo 49 / Lecce 48 / H. Verona 46 / Pescara 45 / Benevento 43 /
Perugia 41 / Cittadella, Spezia 40 / Salerbitaba, Cosenza 34 / Ascoli 32 /
Cremonese 31 / Livorno 30 / Venezia 28 / Crotone, Foggia 27 / Padova 23 /
Carpi 22
Lucianone
Risultati e classifica
Pescara 1 Benevento 2 Foggia 1 Livorno 1 Padova 0 H. Verona 1
Cosenza 1 Spezia 3 Cittadella 1 Salernitana 0 Perugia 1 Ascoli 1
Palermo 4 Venezia 1 Crotone 2
Carpi 1 Cremonese 1 Lecce 2
BRESCIA 50 / Palermo 49 / Lecce 48 / H. Verona 46 / Pescara 45 / Benevento 43 /
Perugia 41 / Cittadella, Spezia 40 / Salerbitaba, Cosenza 34 / Ascoli 32 /
Cremonese 31 / Livorno 30 / Venezia 28 / Crotone, Foggia 27 / Padova 23 /
Carpi 22
Lucianone
giovedì 21 marzo 2019
L'Opinione del Giovedì - Lupi solitari, esposizione/emulazione mediatica e i ragazzini multicolori del nuovo millennio che possono salvare e cambiare il mondo
21 marzo '19 - giovedì 21th March / Thursday visione post - 8
L u p i s o l i t a r i
"Ousseynou Sy è il senegalese che ha tentato di fare una strage di bambini, ma non ha tentato
di fare una strage di bambini perchè è senegalese. Allo stesso modo, il neozelandese Brenton
Harrison Tarrant è un cristiano che ha fatto una strage di musulmani, ma non ha fatto una
strage di musulmani perchè è cristiano. La nerissima cronaca dei nostri anni ferocemente
pazzi è piena di invasati che sono impazziti di terrorismo, ma ogni volta che la sociologia del
terrorismo è stata applicata a uno solo di questi solitari assassini o aspiranti assassini, stra-
gisti, sparatori o bombaroli, si è subito degradata in sociologismo."
(Così inizia l'articolo di Francesco Merlo, sul Corriere della Sera di oggi 21 marzo, dal titolo
"L'uomo nero")
Alla base dell'atto compiuto da questo senegalese c'è la lucida follia isolata di un uomo che
ha agito spinto dall'esasperazione per l'attuale situazione dei migranti, e non mosso da par-
ticolari simpatie per l'Isis e fuori quindi da un contesto radicalizzato che lo portasse ad un
obiettivo di stragismo islamico. Queste sono anche le conclusioni degli investigatori e dello
stesso pm coordinatore dell'antiterrorimo milanese. Ma questo non vuol dire che lui non
venga catalogato come terrorista, che ha minacciato di compiere una strage se i carabinie-
ri fossero intervenuti. Poi per fortuna per il coraggio di due ragazzini studenti che hanno
avvisato, di nascosto, i carabinieri che sono intervenuti prontamente, tutto si è risolto.
Ma il folle è un folle terrorista, al di là che sia senegalese. Ma chiaramente sul colore della
pelle ci gioca la destra del ministro Salvini, il quale ultimo assieme a Di Maio ha cer-
cato di uscire dall'impasse di questa tragica patata bollente, andando a parlare di cittadi-
nanza da dare a Ramy, ma solo come premio. Ramy è un ragazzo di 13 anni, di genitori egiziani, senza cittadinanza italiana, quindi straniero: dunque uno straniero (pure Adam
lo è) che ha salvato altri 48 bambini (più insegnanti e bidello, in tutto 51) di cui la maggio-
ranza italiani da un attentatore nero, il quale per completare il suo lucido progetto ha dato fuoco al bus con taniche di benzina. Poi, immobilizzato dagli agenti, ha farfugliato che lo
ha fatto per vendicare tutti i bambini migranti morti in mare per colpa di Salvini e Di
Maio.
Resta allora il fatto che, se finora l'Italia ha potuto evitare, soprattutto per merito della
forza di intelligence e dei reparti addestratissimi (migliori d'Europa, si dice) di polizia e carabinieri, attentati e stragi (come all'estero invece) da parte di estremisti islamici o
di foreign fighters, mai avvenuti nel nostro Paese, comunque basta un cane sciolto, come
il senegalese Sy, a provocare tragedie di terrorismo inaspettato.
Esposizione ed emulazione mediatica
E i cani sciolti sono dovunque, soprattutto nella Rete, e sono pronti ad esaltarsi non solo
nel vedere o leggere, come nel caso di Sy, le immagini e i fatti di migranti naufragati e
poi morti o in parte salvati in mare, ma anche nel sentire i continui messaggi mediatici
che vengono lanciati in tutti i social da quella parte di governo che dovrebbe essere
la più responsabile nel bilanciare e misurare le parole nella loro gravità e peso specifico.
Insomma l'esposizione mediatica amplificata di continuo di fatti, immagini e parole che
hanno il peso di pietre lanciate procurano alla fine miccia e combustibile altrettanto con-
tinui (dove poi trovano facile presa per altri lupi che vanno ancora ad emularsi a vicenda)
per questi folli cani sciolti, siano essi di colore bianco, nero o giallo o rosso o di credenza cristiana, islamica-musulmana o suprematista. A questo punto conta l'uomo in sè e la
sua follia. Altrimenti dovremo ritornare a bisticciare e odiare: e questo sfocia nel razzi-
smo, e così daremmo ragione a chi lo predica di continuo...
Quei ragazzini che vogliono salvare il pianeta
e possono cambiare il mondo
Si chiama Greta ed è una svedese sedicenne che ha dato il via, a livello planetario, a
un movimento di giovani - per lo più studenti della sua età e anche di meno - che fan-
no uno sciopero scolastico il venerdì (tutti i venerdì9 in favore dell'ambiente, cioè per
un mondo ecologico: rispetto per l'ambiente, riduzione ed eliminazione di inquinamen-
to, eccetera e dicono "Agire subito, non c'è un pianeta B".
E questo è diventato l'appello dello sciopero globale per un clima migliore che si è avuto
in tutto il mondo il 15 marzo scorso con più di mille manifestazioni: una protesta che po-
ne al centro la difesa del futuro della Terra e delle nuove generazioni, messe a rischio da
politiche sbagliate e impegni non rispettati.
Ma tutto finalmente è partito o meglio ripartito dalla gioventù, e anzi meglio ancora dal-
la gioventù più acerba e sana, quella che vuole prensersi sulle spalle la responsabilità che
gli "adulti pazzi, impazziti, fuori controllo" non hanno più, l'hanno persa per strada da
tanto tempo, forse da quegli anni Sessanta del secolo scorso in cui sembrava volesssero
con il '68 capovolgere il mondo per trasformarlo eliminando guerre e conflitti secolari
per costruire un mondo di pace e un pianeta armonioso. Adesso si deve ricominciare tut-
to ancora da loro, dagli spiriti puri ma, speriamo, tenaci e battaglieri:: da ragazzini co-
me quelli del bus-scuola che uniti, bianchi e neri e mulatti, si sono difesi da un matto, fol-
le autista che li voleva sacrificare in nome di una vendetta dei profughi, dei migranti e di
un "Africa sollevati", ma che gli stessi bambini africani annegati nel mare mediterraneo
non avrebbero certo approvato. I ragazzini come Ramy e Adam possono idealmente es-
sere i fratelli di questi giovani ragazzi e ragazze multicolori e millennial che manifestano
in tutto il mondo per un pianeta futuro in armonia con la natura e perciò governato da
gente pacifica dove l'odio sia un lontano ricordo.
"... E torna l'idea del mondo salvato dai ragazzini perchè quel bimbo (Ramy tredicenne)
ha le stesse qualità dei suoi quasi coetanei che sabato scorso (15 marzo) hanno manifesta-
to in tutto il mondo per difendere l'ambiente. Il bimbo eroe di San Donato (Milanese) è
un loro fratello, unìaltra meraviglia nel nostro tempo marcio.. De Sica appunto ne avreb-
be fatto un seguito di Miracolo a Milano" (Con queste parole finisce l'articolo di France-
sco Merlo)
- L u c i a n o F i n e s s o -
Lucianone
L u p i s o l i t a r i
"Ousseynou Sy è il senegalese che ha tentato di fare una strage di bambini, ma non ha tentato
di fare una strage di bambini perchè è senegalese. Allo stesso modo, il neozelandese Brenton
Harrison Tarrant è un cristiano che ha fatto una strage di musulmani, ma non ha fatto una
strage di musulmani perchè è cristiano. La nerissima cronaca dei nostri anni ferocemente
pazzi è piena di invasati che sono impazziti di terrorismo, ma ogni volta che la sociologia del
terrorismo è stata applicata a uno solo di questi solitari assassini o aspiranti assassini, stra-
gisti, sparatori o bombaroli, si è subito degradata in sociologismo."
(Così inizia l'articolo di Francesco Merlo, sul Corriere della Sera di oggi 21 marzo, dal titolo
"L'uomo nero")
Alla base dell'atto compiuto da questo senegalese c'è la lucida follia isolata di un uomo che
ha agito spinto dall'esasperazione per l'attuale situazione dei migranti, e non mosso da par-
ticolari simpatie per l'Isis e fuori quindi da un contesto radicalizzato che lo portasse ad un
obiettivo di stragismo islamico. Queste sono anche le conclusioni degli investigatori e dello
stesso pm coordinatore dell'antiterrorimo milanese. Ma questo non vuol dire che lui non
venga catalogato come terrorista, che ha minacciato di compiere una strage se i carabinie-
ri fossero intervenuti. Poi per fortuna per il coraggio di due ragazzini studenti che hanno
avvisato, di nascosto, i carabinieri che sono intervenuti prontamente, tutto si è risolto.
Ma il folle è un folle terrorista, al di là che sia senegalese. Ma chiaramente sul colore della
pelle ci gioca la destra del ministro Salvini, il quale ultimo assieme a Di Maio ha cer-
cato di uscire dall'impasse di questa tragica patata bollente, andando a parlare di cittadi-
nanza da dare a Ramy, ma solo come premio. Ramy è un ragazzo di 13 anni, di genitori egiziani, senza cittadinanza italiana, quindi straniero: dunque uno straniero (pure Adam
lo è) che ha salvato altri 48 bambini (più insegnanti e bidello, in tutto 51) di cui la maggio-
ranza italiani da un attentatore nero, il quale per completare il suo lucido progetto ha dato fuoco al bus con taniche di benzina. Poi, immobilizzato dagli agenti, ha farfugliato che lo
ha fatto per vendicare tutti i bambini migranti morti in mare per colpa di Salvini e Di
Maio.
Resta allora il fatto che, se finora l'Italia ha potuto evitare, soprattutto per merito della
forza di intelligence e dei reparti addestratissimi (migliori d'Europa, si dice) di polizia e carabinieri, attentati e stragi (come all'estero invece) da parte di estremisti islamici o
di foreign fighters, mai avvenuti nel nostro Paese, comunque basta un cane sciolto, come
il senegalese Sy, a provocare tragedie di terrorismo inaspettato.
Esposizione ed emulazione mediatica
E i cani sciolti sono dovunque, soprattutto nella Rete, e sono pronti ad esaltarsi non solo
nel vedere o leggere, come nel caso di Sy, le immagini e i fatti di migranti naufragati e
poi morti o in parte salvati in mare, ma anche nel sentire i continui messaggi mediatici
che vengono lanciati in tutti i social da quella parte di governo che dovrebbe essere
la più responsabile nel bilanciare e misurare le parole nella loro gravità e peso specifico.
Insomma l'esposizione mediatica amplificata di continuo di fatti, immagini e parole che
hanno il peso di pietre lanciate procurano alla fine miccia e combustibile altrettanto con-
tinui (dove poi trovano facile presa per altri lupi che vanno ancora ad emularsi a vicenda)
per questi folli cani sciolti, siano essi di colore bianco, nero o giallo o rosso o di credenza cristiana, islamica-musulmana o suprematista. A questo punto conta l'uomo in sè e la
sua follia. Altrimenti dovremo ritornare a bisticciare e odiare: e questo sfocia nel razzi-
smo, e così daremmo ragione a chi lo predica di continuo...
Quei ragazzini che vogliono salvare il pianeta
e possono cambiare il mondo
Si chiama Greta ed è una svedese sedicenne che ha dato il via, a livello planetario, a
un movimento di giovani - per lo più studenti della sua età e anche di meno - che fan-
no uno sciopero scolastico il venerdì (tutti i venerdì9 in favore dell'ambiente, cioè per
un mondo ecologico: rispetto per l'ambiente, riduzione ed eliminazione di inquinamen-
to, eccetera e dicono "Agire subito, non c'è un pianeta B".
E questo è diventato l'appello dello sciopero globale per un clima migliore che si è avuto
in tutto il mondo il 15 marzo scorso con più di mille manifestazioni: una protesta che po-
ne al centro la difesa del futuro della Terra e delle nuove generazioni, messe a rischio da
politiche sbagliate e impegni non rispettati.
Ma tutto finalmente è partito o meglio ripartito dalla gioventù, e anzi meglio ancora dal-
la gioventù più acerba e sana, quella che vuole prensersi sulle spalle la responsabilità che
gli "adulti pazzi, impazziti, fuori controllo" non hanno più, l'hanno persa per strada da
tanto tempo, forse da quegli anni Sessanta del secolo scorso in cui sembrava volesssero
con il '68 capovolgere il mondo per trasformarlo eliminando guerre e conflitti secolari
per costruire un mondo di pace e un pianeta armonioso. Adesso si deve ricominciare tut-
to ancora da loro, dagli spiriti puri ma, speriamo, tenaci e battaglieri:: da ragazzini co-
me quelli del bus-scuola che uniti, bianchi e neri e mulatti, si sono difesi da un matto, fol-
le autista che li voleva sacrificare in nome di una vendetta dei profughi, dei migranti e di
un "Africa sollevati", ma che gli stessi bambini africani annegati nel mare mediterraneo
non avrebbero certo approvato. I ragazzini come Ramy e Adam possono idealmente es-
sere i fratelli di questi giovani ragazzi e ragazze multicolori e millennial che manifestano
in tutto il mondo per un pianeta futuro in armonia con la natura e perciò governato da
gente pacifica dove l'odio sia un lontano ricordo.
"... E torna l'idea del mondo salvato dai ragazzini perchè quel bimbo (Ramy tredicenne)
ha le stesse qualità dei suoi quasi coetanei che sabato scorso (15 marzo) hanno manifesta-
to in tutto il mondo per difendere l'ambiente. Il bimbo eroe di San Donato (Milanese) è
un loro fratello, unìaltra meraviglia nel nostro tempo marcio.. De Sica appunto ne avreb-
be fatto un seguito di Miracolo a Milano" (Con queste parole finisce l'articolo di France-
sco Merlo)
- L u c i a n o F i n e s s o -
Lucianone
mercoledì 20 marzo 2019
Ultime notizie - dall'Italia e dal Mondo / Latest news
20 marzo '19 - mercoledì 20th March / Wednesday visione post - 6
ITALIA - Mare Jonio
La commozione del comandante durante l'interrogatorio: "Mio cugino morto
nel mare di Lampedusa"
Dieci ore di interrogatorio per Pietro Marrone, indagato per favoreggioamento
dell'immigrazione clandestina dopo aver disobbedito all'alt della Gdf con 49
migranti a bordo: "In mare chi ha bisogno va aiutato".
ROMA - Famiglia
Il primo ministro Conte sul Congresso di Verona: "Via il patrocinio di Palazzo Chigi.
Non danneggiare le unioni civili"
Il premier prende le distanze in modo ancora più netto dall'iniziativa appoggiata dalla
Lega e sponsorizzata dal ministro Fontana. Che replica: "Resta il patrocinio del mio
ministero". Il presidente del Consiglio: "Il rispetto della persona è indipendente dal-
l'orientamento sessuale".
Il premier Giuseppe Conte riapre ufficialmente il caso del Congresso di Verona (in programma dal 29 al 31 marzo) che ha già provocato più di un dissapore tra Lega e Cinquestelle. E lo fa da Bruxelles - dove è arrivato per il Consiglio europeo - con un post su Facebook. "Il patrocinio" sul World Congress of Families - scrive - "è stato concesso dal ministro Lorenzo Fontana, di sua iniziativa, nell'ambito delle sue proprie prerogative, senza il mio personale coinvolgimento né quello collegiale del Governo. All'esito di un'approfondita istruttoria e dopo un'attenta valutazione dei molteplici profili coinvolti, ho comunicato al ministro Fontana la opportunità che il riferimento alla Presidenza del Consiglio sia eliminato e gli ho rappresentato le ragioni di questa scelta".
Bruxelles - migranti
La missione Sophia verso il pensionamento / Lunedì il verdetto Ue
Non solo soccorso in mare ma anche pattugliamento e contrasto al
contrabbando di petrolio. Roma perderà il suo quartier generale dopo
il muro contro muro del governo italiano.
Adesso l’Italia gialloverde rischia davvero di perdere l’operazione Sophia, la missione navale europea che da quattro anni pattuglia il Mediterraneo sotto comando di Roma. Il mandato scade tra pochi giorni, a fine mese, e lunedì a Bruxelles si terrà l’ultima, decisiva, riunione degli ambasciatori dei Ventotto. Ma le posizioni non si avvicinano: il governo Conte chiede di cambiare le regole della spedizione, con sbarchi dei migranti salvati in mare in tutti i porti Ue o quanto meno con una loro ripartizione integrale tra partner. Alcuni dei quali sarebbero pronti a prendere solo i richiedenti asilo, come previsto dalle attuali norme Ue la cui riforma resta al palo per l’opposizione dei governi del gruppo di Visegrad, ovvero gli alleati di Salvini guidati dall’ungherese Orban. Ma Roma resta ferma nella sua richiesta. E così il Servizio esterno europeo guidato da Federica Mogherini tra tre giorni non potrà fare altro che proporre la chiusura definitiva della missione.
Lucianone
ITALIA - Mare Jonio
La commozione del comandante durante l'interrogatorio: "Mio cugino morto
nel mare di Lampedusa"
Dieci ore di interrogatorio per Pietro Marrone, indagato per favoreggioamento
dell'immigrazione clandestina dopo aver disobbedito all'alt della Gdf con 49
migranti a bordo: "In mare chi ha bisogno va aiutato".
ROMA - Famiglia
Il primo ministro Conte sul Congresso di Verona: "Via il patrocinio di Palazzo Chigi.
Non danneggiare le unioni civili"
Il premier prende le distanze in modo ancora più netto dall'iniziativa appoggiata dalla
Lega e sponsorizzata dal ministro Fontana. Che replica: "Resta il patrocinio del mio
ministero". Il presidente del Consiglio: "Il rispetto della persona è indipendente dal-
l'orientamento sessuale".
Il premier Giuseppe Conte riapre ufficialmente il caso del Congresso di Verona (in programma dal 29 al 31 marzo) che ha già provocato più di un dissapore tra Lega e Cinquestelle. E lo fa da Bruxelles - dove è arrivato per il Consiglio europeo - con un post su Facebook. "Il patrocinio" sul World Congress of Families - scrive - "è stato concesso dal ministro Lorenzo Fontana, di sua iniziativa, nell'ambito delle sue proprie prerogative, senza il mio personale coinvolgimento né quello collegiale del Governo. All'esito di un'approfondita istruttoria e dopo un'attenta valutazione dei molteplici profili coinvolti, ho comunicato al ministro Fontana la opportunità che il riferimento alla Presidenza del Consiglio sia eliminato e gli ho rappresentato le ragioni di questa scelta".
Bruxelles - migranti
La missione Sophia verso il pensionamento / Lunedì il verdetto Ue
Non solo soccorso in mare ma anche pattugliamento e contrasto al
contrabbando di petrolio. Roma perderà il suo quartier generale dopo
il muro contro muro del governo italiano.
Adesso l’Italia gialloverde rischia davvero di perdere l’operazione Sophia, la missione navale europea che da quattro anni pattuglia il Mediterraneo sotto comando di Roma. Il mandato scade tra pochi giorni, a fine mese, e lunedì a Bruxelles si terrà l’ultima, decisiva, riunione degli ambasciatori dei Ventotto. Ma le posizioni non si avvicinano: il governo Conte chiede di cambiare le regole della spedizione, con sbarchi dei migranti salvati in mare in tutti i porti Ue o quanto meno con una loro ripartizione integrale tra partner. Alcuni dei quali sarebbero pronti a prendere solo i richiedenti asilo, come previsto dalle attuali norme Ue la cui riforma resta al palo per l’opposizione dei governi del gruppo di Visegrad, ovvero gli alleati di Salvini guidati dall’ungherese Orban. Ma Roma resta ferma nella sua richiesta. E così il Servizio esterno europeo guidato da Federica Mogherini tra tre giorni non potrà fare altro che proporre la chiusura definitiva della missione.
Lucianone
sabato 16 marzo 2019
SPORT - calcio / Serie B - 28^ giornata 2018/19
16 marzo '19 - domenica 16th March / Sunday visione post - 5
Risultati e classifica
Perugia 1 Cittadella 4 Cosenza 2 Lecce 1 Spezia 0 Ascoli 1
H. Verona 2 Pescara 1 Brescia 3 Foggia 0 Padova 2 Livorbo 1
Cremonese 1 Salernitana 0 Venezia 1
Benevento 0 Crotone 2 Palermo 1
Brescia 50 / Palermo 46 / H. Verona 45 / Pescara, Lecce 44 / Benevento 43 /
Perugia 38 / Cittadella 39 / Spezia 37 / Salernitana 34 / Cosenza 33 / Ascoli 31 /
Cremonese 30 / Livorno, Venezia 27 / Foggia, Crotone 26 / Padova 23
Continua... to be continued...
Risultati e classifica
Perugia 1 Cittadella 4 Cosenza 2 Lecce 1 Spezia 0 Ascoli 1
H. Verona 2 Pescara 1 Brescia 3 Foggia 0 Padova 2 Livorbo 1
Cremonese 1 Salernitana 0 Venezia 1
Benevento 0 Crotone 2 Palermo 1
Brescia 50 / Palermo 46 / H. Verona 45 / Pescara, Lecce 44 / Benevento 43 /
Perugia 38 / Cittadella 39 / Spezia 37 / Salernitana 34 / Cosenza 33 / Ascoli 31 /
Cremonese 30 / Livorno, Venezia 27 / Foggia, Crotone 26 / Padova 23
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giovedì 14 marzo 2019
Libri - "Le ragazze di via Rivoluzione" di Viviana Mazza
14 marzo '19 - giovedì 14th March / Thursday visione post - 5
(da Corriere della Sera - 7 marzo '19 )
Un estratto da "Le ragazze di via Rivoluzione" (Solferino), che racconta storie di donne in
Medio Oriente: dall'amore tra Rima e Nael, lei crfistiana e lui musulmano, nella Damasco
divisa dalla guerra, al gesto indimenticabile di Vida che in via Enghelab, via della Rivolu-
zione, a <teheran, si toglie il velo bianco e lo sventola come una bandiera.
(da "Le ragazze di via Rivoluzione) -
Fu strano arrivare in una città in guerra dove, a un primo sguardo, la guerra non si vedeva.
L'autostrada era trafficata e così anche il centro di Damasco. I mercati erano aperti. Il mio
hotel era pieno - anche se presto scoprii che molti ospiti erano famiglie borghesi scappate
da altre zone della Siria. Al contrario, nei sobborghi, giungle di cemento cresciute per ospi-
tare la gente arrivata dalle campagne, la guerra si vedeva e si sentiva: erano circondati dal-
le forze governative, e le zone più attive contro il regime erano bombardate dall'artiglieria.
A differenza di Homs, Damasco non si era divisa solo lungo linee confessionali - sunniti
contro Assad, alauiti e cristiani con lui. Qui, come ad Aleppo, era anche una questione di
classe sociale. I ricchi, anche se sunniti, stavano con il governo perchè non volevano ve-
der turbata la stabilità politica ed economica, mentre i più poveri si erano ribellati.
Una sera fui invitata a una cena a casa di un intellettuale nel quartiere residenziale di Bar-
zeh, nel nord-est della capitale: era spaccato in pro-Assad e anti-Assad, a volte anche nel-
lo stesso edificio. La maggior parte degli invitati erano studenti, scrittori e artisti che non
facevano mistero di detestare il regime. Una ragazza, Rasha, mi disse scherzando: "Ho
avuto molti amanti, ma non si riesce più a trovare un fidanzato decente, sono tutti in pri-
gione". Uno studente di teatro mi raccontò di essere stato chiamato per la leva obbliga-
toria: avrebbe potuto disertare e unirsi all'Esercito siriano libero, ma aveva paura di la-
sciare la sua casa, la sua città,, tutto... e poi non era meglio che ci fosse gente come lui
nell'esercito regolare - si chiedeva - piuttosto che soltanto i fedelissimi del presidente?
Dopo cena restai a dormire in quell'appartamento: se infatti i mukhabarat, gli uomini
dell'intelligence avessero fermato quei ragazzi con me a bordo sarebbero probabilmen-
te stati guai. In piena notte controllavano i documenti dei passeggeri agli angoli delle
strade: gli agenti erano giovani, con i jeans scoloriti, le felpe con cappuccio e i kala-
shnikov - Fu al caffè Pages , in centro, che incontrai Rima per la prima volta. Molti
giovani pro-rivoluzione si riunivano lì. C'erano cristiani, drusi, sunniti, sciiti, gente
di Homs, dei villaggi. Sul tardi si spostavano a casa di qualcuno o in un altro locale
"fidato" a bere arak e cantare vecchie canzoni fino alle quattro del mattino. Rima, una
ragazza pallida dai capelli corvini a caschetto, trasportava due grossi vassoi pieni di
yabrag, gli involtini di foglie di vite. Li avevano cucinati donne di Homs che si erano
rifugiate a Damasco per sfuggire alla guerra civile: madri, mogli, sorelle, che avevano
perso gli uomini della famiglia ed erano rimaste senza un soldo. E lei cercava di ven-
dere gli involtini per aiutarle. Rima, cristiana, aveva ventinove anni e studiava giorna-
lismo. Anche se la maggioranza della comunità cristiana appoggiava Assad, lei si era
subito schierata con i manifestanti. "Nei primi due mesi della rivoluzione avevo tan-
tissima paura" mi raccontò. "Ma quando sono andata alla prima protesta, nel giugno
2011, la paura si è come infranta in mille pezzi e e ho capito che non sarei più torna-
ta indietro. Qualcosa nel mio sangue nmi diceva che dovevo partecipare, che dovevo
lottare contro le ingiustizie nel mio Paese. Era davvero incredibile che la gente scen-
desse in piazza qui, in Siria, "il regno del silenzio" come lo chiamava un vecchio dis-
sidente. Non che la paura sia sparita: è con me, ogni giorno e ogni notte. Ogni volta
che qualcuno bussa alla porta, penso che le forze dell'ordine siano venute a prender-
mi. Ma non posso fermarmi".
IL LIBRO
Continua...
to be continued...
(da Corriere della Sera - 7 marzo '19 )
Un estratto da "Le ragazze di via Rivoluzione" (Solferino), che racconta storie di donne in
Medio Oriente: dall'amore tra Rima e Nael, lei crfistiana e lui musulmano, nella Damasco
divisa dalla guerra, al gesto indimenticabile di Vida che in via Enghelab, via della Rivolu-
zione, a <teheran, si toglie il velo bianco e lo sventola come una bandiera.
(da "Le ragazze di via Rivoluzione) -
Fu strano arrivare in una città in guerra dove, a un primo sguardo, la guerra non si vedeva.
L'autostrada era trafficata e così anche il centro di Damasco. I mercati erano aperti. Il mio
hotel era pieno - anche se presto scoprii che molti ospiti erano famiglie borghesi scappate
da altre zone della Siria. Al contrario, nei sobborghi, giungle di cemento cresciute per ospi-
tare la gente arrivata dalle campagne, la guerra si vedeva e si sentiva: erano circondati dal-
le forze governative, e le zone più attive contro il regime erano bombardate dall'artiglieria.
A differenza di Homs, Damasco non si era divisa solo lungo linee confessionali - sunniti
contro Assad, alauiti e cristiani con lui. Qui, come ad Aleppo, era anche una questione di
classe sociale. I ricchi, anche se sunniti, stavano con il governo perchè non volevano ve-
der turbata la stabilità politica ed economica, mentre i più poveri si erano ribellati.
Una sera fui invitata a una cena a casa di un intellettuale nel quartiere residenziale di Bar-
zeh, nel nord-est della capitale: era spaccato in pro-Assad e anti-Assad, a volte anche nel-
lo stesso edificio. La maggior parte degli invitati erano studenti, scrittori e artisti che non
facevano mistero di detestare il regime. Una ragazza, Rasha, mi disse scherzando: "Ho
avuto molti amanti, ma non si riesce più a trovare un fidanzato decente, sono tutti in pri-
gione". Uno studente di teatro mi raccontò di essere stato chiamato per la leva obbliga-
toria: avrebbe potuto disertare e unirsi all'Esercito siriano libero, ma aveva paura di la-
sciare la sua casa, la sua città,, tutto... e poi non era meglio che ci fosse gente come lui
nell'esercito regolare - si chiedeva - piuttosto che soltanto i fedelissimi del presidente?
Dopo cena restai a dormire in quell'appartamento: se infatti i mukhabarat, gli uomini
dell'intelligence avessero fermato quei ragazzi con me a bordo sarebbero probabilmen-
te stati guai. In piena notte controllavano i documenti dei passeggeri agli angoli delle
strade: gli agenti erano giovani, con i jeans scoloriti, le felpe con cappuccio e i kala-
shnikov - Fu al caffè Pages , in centro, che incontrai Rima per la prima volta. Molti
giovani pro-rivoluzione si riunivano lì. C'erano cristiani, drusi, sunniti, sciiti, gente
di Homs, dei villaggi. Sul tardi si spostavano a casa di qualcuno o in un altro locale
"fidato" a bere arak e cantare vecchie canzoni fino alle quattro del mattino. Rima, una
ragazza pallida dai capelli corvini a caschetto, trasportava due grossi vassoi pieni di
yabrag, gli involtini di foglie di vite. Li avevano cucinati donne di Homs che si erano
rifugiate a Damasco per sfuggire alla guerra civile: madri, mogli, sorelle, che avevano
perso gli uomini della famiglia ed erano rimaste senza un soldo. E lei cercava di ven-
dere gli involtini per aiutarle. Rima, cristiana, aveva ventinove anni e studiava giorna-
lismo. Anche se la maggioranza della comunità cristiana appoggiava Assad, lei si era
subito schierata con i manifestanti. "Nei primi due mesi della rivoluzione avevo tan-
tissima paura" mi raccontò. "Ma quando sono andata alla prima protesta, nel giugno
2011, la paura si è come infranta in mille pezzi e e ho capito che non sarei più torna-
ta indietro. Qualcosa nel mio sangue nmi diceva che dovevo partecipare, che dovevo
lottare contro le ingiustizie nel mio Paese. Era davvero incredibile che la gente scen-
desse in piazza qui, in Siria, "il regno del silenzio" come lo chiamava un vecchio dis-
sidente. Non che la paura sia sparita: è con me, ogni giorno e ogni notte. Ogni volta
che qualcuno bussa alla porta, penso che le forze dell'ordine siano venute a prender-
mi. Ma non posso fermarmi".
IL LIBRO
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mercoledì 13 marzo 2019
> Ultime notizie - dall'Italia e dal Mondo / Latest news
13 marzp '19 - mercoledì 13th March / Wednesday visione post - 10
LONDRA - Brexit
Approvato emendamento che esclude il "no deal" / Ma è caos
Il testo apptopo rovato con 312 voti contro 308. La premier May: "Questo non esclude che
bisogna trovare un accordo". E presenta una mozione per far slittare la scadenza del
29 marzo..
ROMA
Stop al Boeing 737 Max anche negli Stati Uniti / L'annuncio di Trump
Al lungo elenco dei Paesi che hanno bloccato l'aereo si sono aggiunti India, Nuova Zelanda,
Dubai e altre nazioni. E qualche compagnia inizia a guardare ai modelli Airbus o altri della
casa americana. A rischio i conti del colosso americano: questo velivolo rappresenta l'80%
delle richieste totali. Norwegian chiede i danni.
Anche gli Stati Uniti fermano i voli del Boeing 737 Max 8 e 9. La decisione, "con effetto immediato", è stata annunciata personalmente dal presidente Donald Trump. "La
sicurezza del popolo americano, di tutte le persone, è la nostra preoccupazione principale", ha rimarcato il capo della Casa Bianca.
Il colosso aeronautico di Seattle, preceduto proprio da un tweet di Trump, ha ribadito la sua piena fiducia nel modello, ma ha annunciato di aver raccomandato, "per abbondanza di precauzione e per rassicurare il pubblico, alla Federal Aviation Administration (FAA), la temporanea sospensione dell'intera flotta di 371 velivoli 737 Max".
Lucianone
sabato 9 marzo 2019
SPORT - calcio - Serie B / 27^ giornata
9 marzo '19 - sabato 9th March / Saturday visione post - 12
Risultati e classifica
Foggia 1 Brescia 0 Carpi 1 Padova 0 Palermo 2 Perugia 3
Cosenza o Cittadella 1 Ascoli 1 Crotone 0 Lecce 1 Salernitana 1
Pescara 2 H. Verona 1 Livorno 2
Spezia 0 Venezia 0 Benevento 0
BRESCIA 47 / Palermo 46 / Pescara 44 / Benevento 43 / H. Verona 42 / Lecce 41 /
Perugia 38 / Spezia 37 / Cittadella 36 / Salernitana 34 / Cosenza 32 / Ascoli 30 /
Cremonese 27 / Livorno, Venezia, Foggia 26 / Crotone 23 / Carpi 22 / Padova 20
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Risultati e classifica
Foggia 1 Brescia 0 Carpi 1 Padova 0 Palermo 2 Perugia 3
Cosenza o Cittadella 1 Ascoli 1 Crotone 0 Lecce 1 Salernitana 1
Pescara 2 H. Verona 1 Livorno 2
Spezia 0 Venezia 0 Benevento 0
BRESCIA 47 / Palermo 46 / Pescara 44 / Benevento 43 / H. Verona 42 / Lecce 41 /
Perugia 38 / Spezia 37 / Cittadella 36 / Salernitana 34 / Cosenza 32 / Ascoli 30 /
Cremonese 27 / Livorno, Venezia, Foggia 26 / Crotone 23 / Carpi 22 / Padova 20
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venerdì 8 marzo 2019
Nuove riflessioni Del Venerdì - La possibile rinascita della sinistra dopo le primarie del Pd vinte da Zingaretti
8 marzo '19 - venerdì 8th March / Friday visione post - 10
Le primarie del Pd che si sono tenute il 3 marzo, domenica, erano piuttosto importanti
dal momento che dovevao far capire due cose essenziali per la sinistra: se ci fosse an-
cora una partecipazione appena decente o bassa/molto bassa oppure abbastanza inten-
sa da poter eleggere sopra il 50% uno dei tre candidati alla segreteria del partito.
I sondaggi davano già Nicola Zingaretti come possibile vincitore, e ora i sondaggi diffi-
cilmente vengono smentiti dalla votazione reale. Comunque è necessario ripetere che
l'attesa era soprattutto palpitante per la partecipazione del "popolo" della sinistra;
poi era quasi scontato che il vincente era Zingaretti, ex governatore della regione La-
zio.
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Le primarie del Pd che si sono tenute il 3 marzo, domenica, erano piuttosto importanti
dal momento che dovevao far capire due cose essenziali per la sinistra: se ci fosse an-
cora una partecipazione appena decente o bassa/molto bassa oppure abbastanza inten-
sa da poter eleggere sopra il 50% uno dei tre candidati alla segreteria del partito.
I sondaggi davano già Nicola Zingaretti come possibile vincitore, e ora i sondaggi diffi-
cilmente vengono smentiti dalla votazione reale. Comunque è necessario ripetere che
l'attesa era soprattutto palpitante per la partecipazione del "popolo" della sinistra;
poi era quasi scontato che il vincente era Zingaretti, ex governatore della regione La-
zio.
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Musica - Il jazz e la scuola: poco feeling
8 marzo '19 - venerdì 8th March / Friday visione post - 12
(da la Repubblica - 12 gennaio '19 - Corrado Zunino)
Il jazz da un anno e mezzo è fuori dalla scuola italiana: c'era entrato da poco, nel setttembre
2010. Nelle cinque stagioni di vita dentro le aule il genere è riuscito a illudere quattrocento
docenti precari di poter insegnare skat e improvvisazione a studenti che, a loro volta, voleva-
no apprendere al liceo fraseggio e repertorio. I ragazzi sono stati costretti a tornare, dal set-
tembre 2017 ormai, al canto lirico, ai corsi di liuto e eufonio. Il jazz è stato bandito: la buro-
crazia che segue le riforme scolastiche l'ha espulso. Ora 930 docenti di scuola e d'accademia
chiedono di ripensarci. - Il breve rapporto della musica di Louis Armstrong e Milkes Davis
con la scuola italiana prende corpo con la Riforma Gelmini,, che ha consentito al jazz di in-
sediarsi nei licei musicali (nati, questi, nel 2006 con la Moratti). Si spegna, il rapporto, sui
decreti che seguono la Buona scuola quando il ministero guidato da Valeria Fedeli accorpa
le classi di concorso. Con la semplificazione delle discipline gli uffici dimenticano di inseri-
re la "classe jazz" in un codice, ed è la fine. Non esiste un testo che apertamente escluda il
genere, fin lì insegnato, attraverso voci più larghe ("Musica istruzione secondo grado), è la
vecchia dizione). Con l'accorpamento solo gli strumenti della classica trovano il loro codice
(Ab55 per la chitarra, Ac55 per il clarinetto) e una dignità. Nel nuovo decreto non c'è nulla
invece, per gli strumenti jazz. Le segreterie, spiazzate, provano a chiedere lumi ai dirigen-
ti scolastici che si rivolgono agli Uffici regionali. Di fronte a un'assenza amministrativa le
scelte dei presidi sono due, prese a braccio: alcuni licei musicalio fermano le iscrizioni al
primo anno di jazz lasciando che le classi esistenti vadano in scadenza. Altri presidi, la
maggior parte in verità, sciolgono immediatamente tutte le classi dove si insegnava la mu-
sica dell'improvvisazione ottenendo due risultati: l'alunno jazz, se vuole continuare a st
diare musica, deve spostarsi su un corso di classica. Il suo docente, semplicemente, se ne
va a casa. A casa, sì: i professori jazz da due anni sono esclusi dall'insegnamento e pure
dalle graduatorie di istituto da dove provenivano. "Licenziati senza appello", dice il ma-
estro Stefano Luigi Mangia, diploma di sassofono, che dal Salento guida il Coordinamen-
to nazionale per il ripristino del jazz nei Licei musicali, "nessun insegnante della scuola
pubblica è stato trattato in questo modo".
Prima della riforma i corsi allestiti nelle medie superiori - i Licei musicali nel Paese sono
145, dieci paritari - erano in sintonia con quelli del Conservatorio, il percorso di laurea
dei musicisti. Con l'accorpamento delle discipline, e l'abrogazione dello studio a livello
scolastico, gli studenti che aspirano a fare e vivere di jazz oggi non riescono più a supe-
rare gli esami d'ammissione al Conservatorio. "Mancano le basi, crollano sull'improv-
visazione", dice il professor Mangia, "riesce a salvarsi chi può permettersi lezioni pri-
vate". L'accorpamento del dopo Buona scuola ha creato il vuoto, ma il Coordinamen-
to accusa l'attuale governo di sordità: "L'indifferenza alle nostre lettere è glaciale", di-
ce Mangia. Musicisti-prof hanno costruito un documento con 930 firme sotto per chie-
dere: "Riattivate i corsi di strumento jazz". Sottoscrivono il pianista Gianni Lenoci,
allievo di Mal Waldrom, e la cantante Ada Montellanico, formata alla Scuola di mus
ca popolare di Testaccio, a Roma. Sono docenti di conservatorio e, da quel punto os-
servano i guasti della fine del jazz al liceo: "Stiamo perdendo aspiranti musicisti nel-
l'età della formazione, e il ministro di un Paese di straordinaria cultura musicale do-
vrebbe dire una parola".
Lucianone
(da la Repubblica - 12 gennaio '19 - Corrado Zunino)
Il jazz da un anno e mezzo è fuori dalla scuola italiana: c'era entrato da poco, nel setttembre
2010. Nelle cinque stagioni di vita dentro le aule il genere è riuscito a illudere quattrocento
docenti precari di poter insegnare skat e improvvisazione a studenti che, a loro volta, voleva-
no apprendere al liceo fraseggio e repertorio. I ragazzi sono stati costretti a tornare, dal set-
tembre 2017 ormai, al canto lirico, ai corsi di liuto e eufonio. Il jazz è stato bandito: la buro-
crazia che segue le riforme scolastiche l'ha espulso. Ora 930 docenti di scuola e d'accademia
chiedono di ripensarci. - Il breve rapporto della musica di Louis Armstrong e Milkes Davis
con la scuola italiana prende corpo con la Riforma Gelmini,, che ha consentito al jazz di in-
sediarsi nei licei musicali (nati, questi, nel 2006 con la Moratti). Si spegna, il rapporto, sui
decreti che seguono la Buona scuola quando il ministero guidato da Valeria Fedeli accorpa
le classi di concorso. Con la semplificazione delle discipline gli uffici dimenticano di inseri-
re la "classe jazz" in un codice, ed è la fine. Non esiste un testo che apertamente escluda il
genere, fin lì insegnato, attraverso voci più larghe ("Musica istruzione secondo grado), è la
vecchia dizione). Con l'accorpamento solo gli strumenti della classica trovano il loro codice
(Ab55 per la chitarra, Ac55 per il clarinetto) e una dignità. Nel nuovo decreto non c'è nulla
invece, per gli strumenti jazz. Le segreterie, spiazzate, provano a chiedere lumi ai dirigen-
ti scolastici che si rivolgono agli Uffici regionali. Di fronte a un'assenza amministrativa le
scelte dei presidi sono due, prese a braccio: alcuni licei musicalio fermano le iscrizioni al
primo anno di jazz lasciando che le classi esistenti vadano in scadenza. Altri presidi, la
maggior parte in verità, sciolgono immediatamente tutte le classi dove si insegnava la mu-
sica dell'improvvisazione ottenendo due risultati: l'alunno jazz, se vuole continuare a st
diare musica, deve spostarsi su un corso di classica. Il suo docente, semplicemente, se ne
va a casa. A casa, sì: i professori jazz da due anni sono esclusi dall'insegnamento e pure
dalle graduatorie di istituto da dove provenivano. "Licenziati senza appello", dice il ma-
estro Stefano Luigi Mangia, diploma di sassofono, che dal Salento guida il Coordinamen-
to nazionale per il ripristino del jazz nei Licei musicali, "nessun insegnante della scuola
pubblica è stato trattato in questo modo".
Prima della riforma i corsi allestiti nelle medie superiori - i Licei musicali nel Paese sono
145, dieci paritari - erano in sintonia con quelli del Conservatorio, il percorso di laurea
dei musicisti. Con l'accorpamento delle discipline, e l'abrogazione dello studio a livello
scolastico, gli studenti che aspirano a fare e vivere di jazz oggi non riescono più a supe-
rare gli esami d'ammissione al Conservatorio. "Mancano le basi, crollano sull'improv-
visazione", dice il professor Mangia, "riesce a salvarsi chi può permettersi lezioni pri-
vate". L'accorpamento del dopo Buona scuola ha creato il vuoto, ma il Coordinamen-
to accusa l'attuale governo di sordità: "L'indifferenza alle nostre lettere è glaciale", di-
ce Mangia. Musicisti-prof hanno costruito un documento con 930 firme sotto per chie-
dere: "Riattivate i corsi di strumento jazz". Sottoscrivono il pianista Gianni Lenoci,
allievo di Mal Waldrom, e la cantante Ada Montellanico, formata alla Scuola di mus
ca popolare di Testaccio, a Roma. Sono docenti di conservatorio e, da quel punto os-
servano i guasti della fine del jazz al liceo: "Stiamo perdendo aspiranti musicisti nel-
l'età della formazione, e il ministro di un Paese di straordinaria cultura musicale do-
vrebbe dire una parola".
Lucianone
Società - Venezuela: situazione complessa e confusa: l'America di Trump sembra fare il doppio gioco
8 marzo '19 - venerdì 8th March / Friday visione post . 8
martedì 5 marzo 2019
SPORT - calcio / Serie B - 26^ giornata 2018/19
5 marzo '19 - martedì 5th March / Tuesday
Risultati
Benevento 2 Ascoli 2 Cosenza 1 Crotone 3 Lecce 2 Padova 1
Pescara 1 Foggia 2 Carpi 0 Palermo 0 Verona 1 Brescia 1
Salernitana 2 Venezia 2 Spezia 3
Cremonese 0 Perugia 3 Livorno 0
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Risultati
Benevento 2 Ascoli 2 Cosenza 1 Crotone 3 Lecce 2 Padova 1
Pescara 1 Foggia 2 Carpi 0 Palermo 0 Verona 1 Brescia 1
Salernitana 2 Venezia 2 Spezia 3
Cremonese 0 Perugia 3 Livorno 0
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Appuntamenti - Avvenimenti a Bergamo e provincia
5 marzo '19 - martedì 5th March / Tuesday visione post - 10
BERGAMO - Città del folclore
"Tra Sacro e Profano" - Festa di mezza Quaresima
28 - 31 marzo 2019
28 marzo > Passione / sacra rappresentazione in antico dialetto bergamasco
29 marzo - Gran Ballo in Maschera / 1^ edizione
30 marzo - Bèrghem Folk / !° corso mascherato - gruppi folkloristici
31 marzo - Sfilata dei carri in città / inizio ore 15
GANDINO - Museo della Basilica
"Iconae Mariae" / Il volto di Dio nelle icone della Madre
Esposizione prolungata fino al 7 aprile '19
CLUSONE - Galleria d'arte Franca Pezzoli Arte Cotemporanea
Franca Pezzoli omaggia Peter KADOLPH
Lo stile e la ricerca artistica in mostra a Clusone
Fino al 4 aprile '19
BERGAMOMVM
Un colle che divenne città
Palazzo della Ragione / Bergamo, Città Alta
martedì e venerdì: ore 9.30 - 13.00 / 14.30 - 18.00
sabato, domenica e festivi: 10.30 - 18.30
Ingresso gratuito - Fino al 19 maggio
Lucianone
BERGAMO - Città del folclore
"Tra Sacro e Profano" - Festa di mezza Quaresima
28 - 31 marzo 2019
28 marzo > Passione / sacra rappresentazione in antico dialetto bergamasco
29 marzo - Gran Ballo in Maschera / 1^ edizione
30 marzo - Bèrghem Folk / !° corso mascherato - gruppi folkloristici
31 marzo - Sfilata dei carri in città / inizio ore 15
GANDINO - Museo della Basilica
"Iconae Mariae" / Il volto di Dio nelle icone della Madre
Esposizione prolungata fino al 7 aprile '19
CLUSONE - Galleria d'arte Franca Pezzoli Arte Cotemporanea
Franca Pezzoli omaggia Peter KADOLPH
Lo stile e la ricerca artistica in mostra a Clusone
Fino al 4 aprile '19
BERGAMOMVM
Un colle che divenne città
Palazzo della Ragione / Bergamo, Città Alta
martedì e venerdì: ore 9.30 - 13.00 / 14.30 - 18.00
sabato, domenica e festivi: 10.30 - 18.30
Ingresso gratuito - Fino al 19 maggio
Lucianone
venerdì 1 marzo 2019
Nuove riflessioni Del Venerdì - Ormai si respira aria di elezioni europee. Aspettando il risveglio del Pd e le primarie.
1 marzo '19 - venerdì 1st March / Friday visione post - 15
Italia, Francia, Germania ma anche Spagna e Paesi cosiddetti di Visegrad, e altri Paesi
nordici dentro la sfera Ue stanno preparando le loro agende politiche interne con occhi
e vibrazioni rivolti e indirizzate verso i loro obiettivi più o meno europei, al di fuori dun-
que dei loro confini: con modalità e intenzioni differenti. Insomma si sta sempre più re-
spirando un'aria che porta venticelli di preparazione alle elezioni europee, alla designa-
zione di un nuovo Parlamento europeo probabilmente rinnovato se non stravolto.
In Italia c'è un governo del tutto anomalo rispetto agli altri paesi europei: la formazione
di una specie di doppio governo tenuto in piedi da due vice-ministri con un primo mini-
stro che viene più o meno diretto e manovrato da quei due leader (vice-ministri) di dee
formazioni politiche parecchio antitetiche ma con un interesse in comune, il Potere. E se
una delle due formazioni, il movimento CinqueStelle, era stato spinto alle origini da un
vero interesse (in buona parte di spirito di sinistra) alla causa delle istanze popolari e
molto vicine alle persone che chiedevano giustiza sociale ed economica, si è poi, con
l'alleanza al partito della Lega di Salvini (l'altra formazione politica), appiattita su una vo-
lontà di mantenimento di sola posizione di potere, accondiscendendo per esso ai diver-
si obiettivi della Lega (fino ad arrivare ad aiutare il suo capo Salvini nell'evitare il pro-
esso per il sequestro di migranti sulla nave Diciotti), e mantenendo in cambio unicamen-
te l'obiettivo del reddito di cittadinanza. Insomma le istanze rivoluzionarie dell'ispirato-
re del movimento 5S, Grillo, venivano via via sempre più sfumando sotto la guida di Di
Maio. Allora è rientrato in campo per breve periodo Di Battista a dare una mano a Di
Maio, ma la pensata di andar a far visita ai gilet gialli di Parigi, oltretutto quelli più fo-
cosi e incendiari si è rivelato controproducente per il movimento. E infatti Di Maio ha
dovuto fare rapida retromarcia; e comunque quella visita ai galletti francesi incazzati
era un chiaro tentativo dei 5Stelle di allargare a possibili alleanze per le Europee an-
che se i tempi e la scelta della compagnia si sono rivelati quasi subito un grande errore.
Altro discorso deve essere fatto per quanto riguarda il partito di Salvini. La Lega, che
è il partito più vecchio in Italia, è stata rifondata da Salvini che da partitino del Nord
Italia (la Lega della Padania) lo ha trasformato allargandolo a tutta la penisola, e ad-
dirittura aggiungendo Il suo nome "Salvini leader" sotto la dicitura "Lega". E dando
dunque da subito una precisa impronta personalizzante e egocentrica, prendendo l'e-
redità del creatore della Lega Nord, Umberto Bossi. E se come Bossi, anche Salvi-
ni ha una giovinezza da comunista (durata un bel pò), a differenza del boss fondato-
re della Lega Nord - che non ha mai voluto aver a che fare con fascisti di alcun ge-
nere anche dopo aver lasciato l'ideologia comunista e aver fondato il nuovo partito
padano - Matteo Salvini appena si insedia al comando della Lega (e aver aggiunto il
logo 'Salvini premier') accetta e spesso cerca l'appoggio della destra fascista, di For-
za Nuova e perfino della destra estremista di Casa Pound. Dunque Salvini sdogana
la destra (nazi)-fascista, e questo nella prospettiva di formare un partito sovranista
che possa collegarsi con quei partiti delle destre dell'est Europa che guardano alla
guida di Victor Orban in Ungheria e che assieme a Polonia, repubblica Ceca e Slo-
vacchia vengono a formare l'alleanza di Visegrad. Intanto in Italia il nuovo capo
della Lega riesce a sfondare nel Centro e Sud Italia, sia con i voti della destra sia
con i voti, non pochi, di quei delusi dalla sinistra Pidina di Renzi, soprattutto in
quelle zone operaie e in quei borghi e ghetti abbandonati, trascurati e spesso mai
'visitati' dalla sinistra del Pd.
Il punto di forza da cui è partito Salvini in Italia per il suo programma, insieme a
5S, è stato quello dell'immigrazione: bloccare i porti italiani ("porti chiusi") allo
sbarco dei migranti con motivazioni varie (sono già troppi in Italia, pericolo dei
possibili terroristi islamici infiltrati, da ultimo evitare le morti in mare dei migran-
ti, e quindi meno partono dalle coste libiche-africane meno affogano). La diminu-
zione (o la cessazione) delle traversate in gommone e delle morti dei migranti è
diventato un suo vanto particolare, usato sempre come per altri argomenti a uso
di propaganda. Questa stessa linea di programma migratorio verrebbe certamen-
te replicato dal leader della Lega e ministro degli Interni italiano anche per le ele-
zioni europee di maggio, avendo l'appoggio dei Paesi di Visegrad che hasnno
sempre rifiutato la redistribuzione dei migranti richiesta dalla Ue, in particolre
dalla Germania della Merkel. E alle riunioni svoltesi per ridefinire il Trattato di
Dublino sull'immigrazione, in particolare sulla questione della redistribuzione,
Salvini non si è mai presentato, mostrando così di preferire e favorire le tesi sui
migranti dei Paesi sovranisti dell'Est Europa.
Per far fronte all'avanzata delle destre europee, sempre più agguerrite, le forze
socialiste e quelle popolari del centro dovranno unirsi nell'affrontare le elezioni
europee. E già ora i leader dei vari partiti di diverse nazioni hanno cominciato
a incontrarsi per mettere a punto le prime strategie. Per quel che riguarda il Pd,
che in Italia è la formazione a sinistra ancora di una certa consistenza, ma note-
volmente ridimensionata dall'ultima cocente sconfitta del 4 marzo '18, la sua cri-
si non è per niente risolta ma una certa rielaborazione dei motivi della sconfitta
si sta facendo lentamente avanti, soprattutto dopo che l'ex segretario Renzi si
è un pò defilato, e si è capito da parte di tutti che l'unità del partito deve aeeere
messa come priorità per combattere la destra di governo. Ma probabilmente il
risveglio e la possibile rinascita del Pd si possono aspettare e, si spera, avere
dopo le primarie del 3 marzo, cioè tra pochissimo.
Luciano Finesso
Lucianone
Italia, Francia, Germania ma anche Spagna e Paesi cosiddetti di Visegrad, e altri Paesi
nordici dentro la sfera Ue stanno preparando le loro agende politiche interne con occhi
e vibrazioni rivolti e indirizzate verso i loro obiettivi più o meno europei, al di fuori dun-
que dei loro confini: con modalità e intenzioni differenti. Insomma si sta sempre più re-
spirando un'aria che porta venticelli di preparazione alle elezioni europee, alla designa-
zione di un nuovo Parlamento europeo probabilmente rinnovato se non stravolto.
In Italia c'è un governo del tutto anomalo rispetto agli altri paesi europei: la formazione
di una specie di doppio governo tenuto in piedi da due vice-ministri con un primo mini-
stro che viene più o meno diretto e manovrato da quei due leader (vice-ministri) di dee
formazioni politiche parecchio antitetiche ma con un interesse in comune, il Potere. E se
una delle due formazioni, il movimento CinqueStelle, era stato spinto alle origini da un
vero interesse (in buona parte di spirito di sinistra) alla causa delle istanze popolari e
molto vicine alle persone che chiedevano giustiza sociale ed economica, si è poi, con
l'alleanza al partito della Lega di Salvini (l'altra formazione politica), appiattita su una vo-
lontà di mantenimento di sola posizione di potere, accondiscendendo per esso ai diver-
si obiettivi della Lega (fino ad arrivare ad aiutare il suo capo Salvini nell'evitare il pro-
esso per il sequestro di migranti sulla nave Diciotti), e mantenendo in cambio unicamen-
te l'obiettivo del reddito di cittadinanza. Insomma le istanze rivoluzionarie dell'ispirato-
re del movimento 5S, Grillo, venivano via via sempre più sfumando sotto la guida di Di
Maio. Allora è rientrato in campo per breve periodo Di Battista a dare una mano a Di
Maio, ma la pensata di andar a far visita ai gilet gialli di Parigi, oltretutto quelli più fo-
cosi e incendiari si è rivelato controproducente per il movimento. E infatti Di Maio ha
dovuto fare rapida retromarcia; e comunque quella visita ai galletti francesi incazzati
era un chiaro tentativo dei 5Stelle di allargare a possibili alleanze per le Europee an-
che se i tempi e la scelta della compagnia si sono rivelati quasi subito un grande errore.
Altro discorso deve essere fatto per quanto riguarda il partito di Salvini. La Lega, che
è il partito più vecchio in Italia, è stata rifondata da Salvini che da partitino del Nord
Italia (la Lega della Padania) lo ha trasformato allargandolo a tutta la penisola, e ad-
dirittura aggiungendo Il suo nome "Salvini leader" sotto la dicitura "Lega". E dando
dunque da subito una precisa impronta personalizzante e egocentrica, prendendo l'e-
redità del creatore della Lega Nord, Umberto Bossi. E se come Bossi, anche Salvi-
ni ha una giovinezza da comunista (durata un bel pò), a differenza del boss fondato-
re della Lega Nord - che non ha mai voluto aver a che fare con fascisti di alcun ge-
nere anche dopo aver lasciato l'ideologia comunista e aver fondato il nuovo partito
padano - Matteo Salvini appena si insedia al comando della Lega (e aver aggiunto il
logo 'Salvini premier') accetta e spesso cerca l'appoggio della destra fascista, di For-
za Nuova e perfino della destra estremista di Casa Pound. Dunque Salvini sdogana
la destra (nazi)-fascista, e questo nella prospettiva di formare un partito sovranista
che possa collegarsi con quei partiti delle destre dell'est Europa che guardano alla
guida di Victor Orban in Ungheria e che assieme a Polonia, repubblica Ceca e Slo-
vacchia vengono a formare l'alleanza di Visegrad. Intanto in Italia il nuovo capo
della Lega riesce a sfondare nel Centro e Sud Italia, sia con i voti della destra sia
con i voti, non pochi, di quei delusi dalla sinistra Pidina di Renzi, soprattutto in
quelle zone operaie e in quei borghi e ghetti abbandonati, trascurati e spesso mai
'visitati' dalla sinistra del Pd.
Il punto di forza da cui è partito Salvini in Italia per il suo programma, insieme a
5S, è stato quello dell'immigrazione: bloccare i porti italiani ("porti chiusi") allo
sbarco dei migranti con motivazioni varie (sono già troppi in Italia, pericolo dei
possibili terroristi islamici infiltrati, da ultimo evitare le morti in mare dei migran-
ti, e quindi meno partono dalle coste libiche-africane meno affogano). La diminu-
zione (o la cessazione) delle traversate in gommone e delle morti dei migranti è
diventato un suo vanto particolare, usato sempre come per altri argomenti a uso
di propaganda. Questa stessa linea di programma migratorio verrebbe certamen-
te replicato dal leader della Lega e ministro degli Interni italiano anche per le ele-
zioni europee di maggio, avendo l'appoggio dei Paesi di Visegrad che hasnno
sempre rifiutato la redistribuzione dei migranti richiesta dalla Ue, in particolre
dalla Germania della Merkel. E alle riunioni svoltesi per ridefinire il Trattato di
Dublino sull'immigrazione, in particolare sulla questione della redistribuzione,
Salvini non si è mai presentato, mostrando così di preferire e favorire le tesi sui
migranti dei Paesi sovranisti dell'Est Europa.
Per far fronte all'avanzata delle destre europee, sempre più agguerrite, le forze
socialiste e quelle popolari del centro dovranno unirsi nell'affrontare le elezioni
europee. E già ora i leader dei vari partiti di diverse nazioni hanno cominciato
a incontrarsi per mettere a punto le prime strategie. Per quel che riguarda il Pd,
che in Italia è la formazione a sinistra ancora di una certa consistenza, ma note-
volmente ridimensionata dall'ultima cocente sconfitta del 4 marzo '18, la sua cri-
si non è per niente risolta ma una certa rielaborazione dei motivi della sconfitta
si sta facendo lentamente avanti, soprattutto dopo che l'ex segretario Renzi si
è un pò defilato, e si è capito da parte di tutti che l'unità del partito deve aeeere
messa come priorità per combattere la destra di governo. Ma probabilmente il
risveglio e la possibile rinascita del Pd si possono aspettare e, si spera, avere
dopo le primarie del 3 marzo, cioè tra pochissimo.
Luciano Finesso
Lucianone
Ultime notizie - dall'Italia e del Mondo / Latest news
1 marzo '19 - venerdì 1st March / Friday visione post - 5
Onu - rapporto sull'Italia
Migranti: l'Italia viola i diritti umani e gli obblighi internazionali
Gli "special rapporteurs" delle Nazioni unite esprimono inoltre preoccupazione per i ripetuti
episodi di xenofobia e per gli attacchi del governo alle Ong e ai difensori dei diritti degli im-
migrati. E citano il caso di Roberto Saviano.
"Riconosciamo il ruolo importante ed esemplare che l'Italia ha giocato salvando i migranti in mare negli ultimi anni e riconosciamo le sfide del paese in assenza di una politica globale dell'Unione europea di solidarietà con gli Stati membri alle frontiere esterne dell'Unione europea. Tuttavia, crediamo che queste circostanze non possono essere usate come una giustificazione per violare i diritti umani dei migranti e mancare di rispetto agli obblighi internazionali".
Per gli 'Special rapporteurs' dell'Onu, dunque, l'Italia viola i diritti umani dei migranti e le norme internazionali. Conclusioni dell'ultima relazione che adesso pone l'Italia sotto la cosiddetta "revisione universale periodica" dell'Alto commissariato per i diritti umani. Una posizione particolarmente imbarazzante alla luce del fatto che da pochi mesi il nostro Paese èentrato a far parte del Consiglio Onu sui diritti umani per i prossimi tre anni.
ROMA - governo
Conte smentisce sua apertura a mini-tav / Il Pd presenta mozione di sfiducia
contro Toninelli
Tav, la nuova relazione dimezza gli svantaggi. Via ai bandi, CinqueStelle spaccati
TORINO
Allo Show di Grillo contestazione dei No Vax: "Ti sei venduto a Big Pharma"
Gli attivisti No Vax contestano Beppe Grillo fuori dal teatro Colosseo di Torino dove il comico ha portato in scena il suo spettacolo Insomnia. Cartelli, striscioni e slogan contro il fondatore del Movimento 5stelle, reo secondo i manifestanti di "essersi venduto a Big Pharma firmando il manifesto pro vaccini del medico Roberto Burioni". L'accusa di tradimento per il garante del M5s riguarda anche altre questioni: "Quando è nato il Movimento era per la legalità e contro l'immunità ora che sono stati eletti fanno tutto il contrario" denuncia un altro manifestante. Sono alcune decine le persone che si sono ritrovate davanti al teatro torinese per manifestare contro il comico.
Pakistan - NANGA PARBAT
Alpinisti dispersi: gli amici di Nardi lanciano una raccolta fondi per le ricerche
Il Pakistan ha richiesto un pagamento anticipato per gli elicotteri. "Vogliamo
aiutare la famiglia".
MILANO - marcia antirazzista
La marcia antirazzista è una festa per 250mila persone / Il sindaco
Sala: "Un'altra Italia è possibile".
Musica, balli, slogan e carri, anche uno delle Ong a forma di barcone e quello
contro la legge Pillon: successo della manifestazione contro tutte le discriminazioni.
Il sindaco Sala: "Siamo a uno spartiacque". Salvini: "Io non cambio idea, il messag-
gio al governo lo hanno dato gli elettori".
Un fiume di persone colorato e allegro. Una partecipazione straordinaria. Poco dopo la partenza del corteo antirazzista di Milano, c'è già un numero: "Siamo 200mila", aggiornato a distanza di due ore con un "oltre 250mila". Lo dice Pierfrancesco Majorino, assessore alle Politiche sociali in prima linea nell'organizzazione. E in effetti la coda della marcia non fa in tempo a muoversi per l'inizio della manifestazione che la testa è già in Duomo, a un paio di chilometri di distanza: la piazza è subito piena e la folla canta "Bella ciao". Tanti, tanti bambini. E un dragone cinese, in rappresentanza della numerosa comunità cinese.
Sfila "l'altra Italia"
Felice il sindaco Beppe Sala, che vede nella giornata un segnale di un prima e un dopo: "E' un momento di grande cambiamento per il Paese, è questa la nostra visione dell'Italia. Uno spartiacque per la società. Uno spartiacque tra apertura e chiusura, tra qualche sogno autarchico, che si manifesta nell'idea di trasmettere solo canzoni italiane alla radio, e una visione internazionale. Non lasciate la politica solo ai politici - raccomanda - da Milano può ripartire un'idea diversa dell'Italia". Tanti i volti della politica che non sono voluti mancare all'appuntamento e sfilano nel lungo serpentone accompagnato da una decina di carri musicali, fra cui quello dedicato alla legge Pillon e all’omofobia (dei Sentinelli) e quello a forma di barcone di volonari e sostenitori delle ong Mediterranea, Open Arms e Sea Watch.
Salvini: "Io non cambio idea"
In tanti dicono che da qui la sinistra può ripartire. Il ministro dell'Interno Matteo Salvini - destinatario con l'intero esecutivo dei messaggi che da qui partono - fa sentire la sua voce a sera, per dire che "il messaggio al governo lo hanno dato gli Italiani con il voto rinnovando la fiducia a me, alla Lega e al governo di mese in mese e di elezione in elezione". Salvini commenta al Tg Lombardia: "Bene le manifestazioni pacifiche ma io non cambio idea e vado avanti per il bene degli Italiani: in Italia si arriva solo col permesso, lotta dura a scafisti, trafficanti, mafiosi e sfruttatori".
La manifestazione
Partita alle 14 in via Palestro angolo corso Venezia per arrivare in Duomo, è subito un successo (anche oltre le aspettative) la lunghissima passeggiata nel centro della città, accompagnata dalla musica, dai colori, dai balli e dalle speranze centinaia di migliaia di persone. Più che una manifestazione tradizionale, quello di oggi è un grande evento con un afro street party finale in piazza Duomo del dj italo nigeriano Simon Samaki Osagie, l’inventore dell’ultima moda britannica in fatto di flash mob musicali a tema politico, venuto appositamente da Londra. "People-prima le persone", contro tutte le discriminazioni, sfida apertamente il governo sui diritti, sul rispetto, perché - per usare sempre le parole di Sala qui si materializza "un'altra visione del mondo". L'idea è stata lanciata in autunno da sei sigle del terzo settore
Le adesioni
Pullman e delegazioni da tutta Italia e numeri da record, 1.200 fra enti e associazioni presenti con striscioni loro, 40mila adesioni solo su Facebook, 700 Comuni aderenti, 20 presenti in piazza anche con il gonfalone e gli assessori, fra questi quello di Riace. Tanti i politici, leader nazionali e segretari generali di sigle come Cgil, Cisl, Uil, Arci, Emergency, Amnesty International, Medici senza frontiere. Tutti uniti in nome della tolleranza e del rispetto dei diritti delle persone e delle minoranze, in un ventaglio larghissimo che va dai migranti all’universo Lgbt, dai disabili alle donne.
Lucianone
Onu - rapporto sull'Italia
Migranti: l'Italia viola i diritti umani e gli obblighi internazionali
Gli "special rapporteurs" delle Nazioni unite esprimono inoltre preoccupazione per i ripetuti
episodi di xenofobia e per gli attacchi del governo alle Ong e ai difensori dei diritti degli im-
migrati. E citano il caso di Roberto Saviano.
"Riconosciamo il ruolo importante ed esemplare che l'Italia ha giocato salvando i migranti in mare negli ultimi anni e riconosciamo le sfide del paese in assenza di una politica globale dell'Unione europea di solidarietà con gli Stati membri alle frontiere esterne dell'Unione europea. Tuttavia, crediamo che queste circostanze non possono essere usate come una giustificazione per violare i diritti umani dei migranti e mancare di rispetto agli obblighi internazionali".
Per gli 'Special rapporteurs' dell'Onu, dunque, l'Italia viola i diritti umani dei migranti e le norme internazionali. Conclusioni dell'ultima relazione che adesso pone l'Italia sotto la cosiddetta "revisione universale periodica" dell'Alto commissariato per i diritti umani. Una posizione particolarmente imbarazzante alla luce del fatto che da pochi mesi il nostro Paese èentrato a far parte del Consiglio Onu sui diritti umani per i prossimi tre anni.
ROMA - governo
Conte smentisce sua apertura a mini-tav / Il Pd presenta mozione di sfiducia
contro Toninelli
Tav, la nuova relazione dimezza gli svantaggi. Via ai bandi, CinqueStelle spaccati
TORINO
Allo Show di Grillo contestazione dei No Vax: "Ti sei venduto a Big Pharma"
Gli attivisti No Vax contestano Beppe Grillo fuori dal teatro Colosseo di Torino dove il comico ha portato in scena il suo spettacolo Insomnia. Cartelli, striscioni e slogan contro il fondatore del Movimento 5stelle, reo secondo i manifestanti di "essersi venduto a Big Pharma firmando il manifesto pro vaccini del medico Roberto Burioni". L'accusa di tradimento per il garante del M5s riguarda anche altre questioni: "Quando è nato il Movimento era per la legalità e contro l'immunità ora che sono stati eletti fanno tutto il contrario" denuncia un altro manifestante. Sono alcune decine le persone che si sono ritrovate davanti al teatro torinese per manifestare contro il comico.
Pakistan - NANGA PARBAT
Alpinisti dispersi: gli amici di Nardi lanciano una raccolta fondi per le ricerche
Il Pakistan ha richiesto un pagamento anticipato per gli elicotteri. "Vogliamo
aiutare la famiglia".
MILANO - marcia antirazzista
La marcia antirazzista è una festa per 250mila persone / Il sindaco
Sala: "Un'altra Italia è possibile".
Musica, balli, slogan e carri, anche uno delle Ong a forma di barcone e quello
contro la legge Pillon: successo della manifestazione contro tutte le discriminazioni.
Il sindaco Sala: "Siamo a uno spartiacque". Salvini: "Io non cambio idea, il messag-
gio al governo lo hanno dato gli elettori".
Un fiume di persone colorato e allegro. Una partecipazione straordinaria. Poco dopo la partenza del corteo antirazzista di Milano, c'è già un numero: "Siamo 200mila", aggiornato a distanza di due ore con un "oltre 250mila". Lo dice Pierfrancesco Majorino, assessore alle Politiche sociali in prima linea nell'organizzazione. E in effetti la coda della marcia non fa in tempo a muoversi per l'inizio della manifestazione che la testa è già in Duomo, a un paio di chilometri di distanza: la piazza è subito piena e la folla canta "Bella ciao". Tanti, tanti bambini. E un dragone cinese, in rappresentanza della numerosa comunità cinese.
Sfila "l'altra Italia"
Felice il sindaco Beppe Sala, che vede nella giornata un segnale di un prima e un dopo: "E' un momento di grande cambiamento per il Paese, è questa la nostra visione dell'Italia. Uno spartiacque per la società. Uno spartiacque tra apertura e chiusura, tra qualche sogno autarchico, che si manifesta nell'idea di trasmettere solo canzoni italiane alla radio, e una visione internazionale. Non lasciate la politica solo ai politici - raccomanda - da Milano può ripartire un'idea diversa dell'Italia". Tanti i volti della politica che non sono voluti mancare all'appuntamento e sfilano nel lungo serpentone accompagnato da una decina di carri musicali, fra cui quello dedicato alla legge Pillon e all’omofobia (dei Sentinelli) e quello a forma di barcone di volonari e sostenitori delle ong Mediterranea, Open Arms e Sea Watch.
Salvini: "Io non cambio idea"
In tanti dicono che da qui la sinistra può ripartire. Il ministro dell'Interno Matteo Salvini - destinatario con l'intero esecutivo dei messaggi che da qui partono - fa sentire la sua voce a sera, per dire che "il messaggio al governo lo hanno dato gli Italiani con il voto rinnovando la fiducia a me, alla Lega e al governo di mese in mese e di elezione in elezione". Salvini commenta al Tg Lombardia: "Bene le manifestazioni pacifiche ma io non cambio idea e vado avanti per il bene degli Italiani: in Italia si arriva solo col permesso, lotta dura a scafisti, trafficanti, mafiosi e sfruttatori".
La manifestazione
Partita alle 14 in via Palestro angolo corso Venezia per arrivare in Duomo, è subito un successo (anche oltre le aspettative) la lunghissima passeggiata nel centro della città, accompagnata dalla musica, dai colori, dai balli e dalle speranze centinaia di migliaia di persone. Più che una manifestazione tradizionale, quello di oggi è un grande evento con un afro street party finale in piazza Duomo del dj italo nigeriano Simon Samaki Osagie, l’inventore dell’ultima moda britannica in fatto di flash mob musicali a tema politico, venuto appositamente da Londra. "People-prima le persone", contro tutte le discriminazioni, sfida apertamente il governo sui diritti, sul rispetto, perché - per usare sempre le parole di Sala qui si materializza "un'altra visione del mondo". L'idea è stata lanciata in autunno da sei sigle del terzo settore
Le adesioni
Pullman e delegazioni da tutta Italia e numeri da record, 1.200 fra enti e associazioni presenti con striscioni loro, 40mila adesioni solo su Facebook, 700 Comuni aderenti, 20 presenti in piazza anche con il gonfalone e gli assessori, fra questi quello di Riace. Tanti i politici, leader nazionali e segretari generali di sigle come Cgil, Cisl, Uil, Arci, Emergency, Amnesty International, Medici senza frontiere. Tutti uniti in nome della tolleranza e del rispetto dei diritti delle persone e delle minoranze, in un ventaglio larghissimo che va dai migranti all’universo Lgbt, dai disabili alle donne.
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