lunedì 14 gennaio 2019

Spettacoli / cinema - "BlacKkKlansman": film di Spike Lee sull'America e la rappresentazione della razza

14 gennaio '18 - lunedì                    14th January / Monday                         visione post - 7


(da la Repubblica - 27 settembre '18 - Emiliano Morreale)
La storia raccontata in questo film, vincitore del Gran premio della giuria al Festival di 
Cannes, è di quelle che si dicono  perfette  per il cinema, e il suo regista ideale era cer-
tamente Spike Lee.   Ron Stallworth, poliziotto afroamericano di Colorado Springs, nei
primi anni Settanta si infiltrò  nel Ku Klux Klan locale  tenendo i contatti al telefono,  e
mandando di persona un collega collegato con un radiomicrofono.  Il film ha una voca-
zione esplicitamente politica, vuol comunicare col grande pubblico attraverso i mecca-
nismi spettacolari: da un lato, quindi, toni da commedia action  (retti benissimo  dalla 
coppia di attori John David Washington e Adam Driver, nel ruolo dei due poliziotti in-
filtrati); dall'altro improvvise aperture didattiche: un finto  filmato iniziale  con Alex
Baldwin che lancia proclami contro lo strapotere di neri ed ebrei, un discorso  di Sto-
kely Carmichael sul significato del "potere nero", un monologo in cui Driver  spiega 
al collega come "fare il nero", il racconto di un linciaggio fatto da un Harry Belafon-
te novantaduenne e davvero impressionante, alternato con un discorso  del capo del
KKK David Duke.  E, dall'altro lato, in bocca ai cattivi ci sono slogan  di sinistra at-
tualità ("Make America Great Again", "America First", eccetera), a volte in manie-
ra un pò troppo calcata. Con dei toni così carichi e dei cattivi lombrosiani, un rischio
è di mostrare gli adepti del Klan come un branco di idioti, dunque in fondo  poco pe-
ricolosi anche, se ben inseriti in un sistema e in un'ideologia. Per sventare questo pe-
ricolo, Lee nel finale esplicita la portata attuale del suo film, e mostra le dimostrazio-
ni di Charlottesville, durante un raduno di suprematisti bianchi, neonazisti eccetera,
e le scandalose affermazioni del presidente Trump in quell'occasione.
Eppure questo film che, a parte l'eccessiva lunghezza, riesce a centrare  l'obioettivo
che si era prefisso, mostra tra le sue stesse pieghe un progetto ancora più ambizioso
che il regista accenna soltanro. E' un film  sulla rappresentazione  della razza, sulle
colpe del cinema stesso (a cominciare ovviamente  da La nascita di una nazione  di
Griffith e da Via col vento, entramni citati), con la proposta parallela di un sotterra-
neo contro-canone "sporco" che parte dal cinema blaxploitation degli anni 70. Una
linea purtroppo soltanto abbozzata, che avrebbe fatto  di BlacKkKlansman  un film
più ricco e appassionante.


Lucianone

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