31 ottobre '18 - mercoledì 31st October / Wednesday visione post - 6
Risultati e classifica0
Ascoli 1 Carpi 0 Cittadella 1 Cosenza 1 Cremonese 0
H. Verona 0 Palermo 3 Foggia 1 Pescara 1 Venezia 1
Perugia 3 Salernitana 3 Lecce 1 Spezia
Padova 2 Livorno 1 Crotone 0 Benevento rinviata
Continua... to be continued...
DI TUTTO e di PIU Ambiente / Appuntamenti / Arte / / Cibo-cucina / Commenti / Cultura / Curiosità-comicità / Dossier / Economia-Finanza / Fotografia / Inchiesta / Intervista / Istruzione / Lavoro / Lettere / Libri / Medicina / Motori / Musica / Natura / Opinione del Giovedì / Personaggi / Psicologia / Reportage / Riflessioni-Idee / Salute / Scienze / Società-Politica / Spettacoli (cinema/tv) / Sport / Stampa-giornali / Storie / Tecnologia-Internet / Ultime notizie / Viaggi
mercoledì 31 ottobre 2018
Appuntamenti - Mostre
31 ottobre '18 mercoledì 31st October / Wednesday visione post - 6
"Dinosaur Invasion"
Milano - Fabbrica del Vapore, via Procaccini 4
fino al 3 febbraio '19 - www.dinosaurimilano.it / biglietti 10/13 euro
La storia del "Corriere dei Piccoli"-
Milano - Viale Campania 12
fino al 13 gennaio '19 - www.museowow.it / ingresso 5 euro
METAMORFOSI
Mostra /indagine tematica concentrata sulla figura di Pablo Picasso
Milano - Piazzetta Reale
dal 18 ottobre '18 al 17 febbraio '19 - info 02.88445181
Con il titolo 'Metamorfosi', duecento pezzi indagano la passione verso il poassato,
l'antico e la mitologia accostando le opere del Maestro a reperti archeologici. Un
gioco di rimandi per spiegare la sua ispirazione.
Lucianone
"Dinosaur Invasion"
Milano - Fabbrica del Vapore, via Procaccini 4
fino al 3 febbraio '19 - www.dinosaurimilano.it / biglietti 10/13 euro
La storia del "Corriere dei Piccoli"-
Milano - Viale Campania 12
fino al 13 gennaio '19 - www.museowow.it / ingresso 5 euro
METAMORFOSI
Mostra /indagine tematica concentrata sulla figura di Pablo Picasso
Milano - Piazzetta Reale
dal 18 ottobre '18 al 17 febbraio '19 - info 02.88445181
Con il titolo 'Metamorfosi', duecento pezzi indagano la passione verso il poassato,
l'antico e la mitologia accostando le opere del Maestro a reperti archeologici. Un
gioco di rimandi per spiegare la sua ispirazione.
Lucianone
domenica 28 ottobre 2018
Riflessioni - Quella scissione tra sviluppo e bellezza, tra economia e anima
28 ottobre '18 - domenica 28th October / Sunday visione post - 8
Si legge dei timori di alcuni influenti abitanti di Courmayeur circa nuovi condomini, nuo-
vo cemento, nuovo "sviluppo", nuova perdita di integrità (ovvero di identità) ambientale
e paesaggistica. Colpisce, e ahimè stupisce, che nel 2018, dopo tutto quello che è successo
non solo in Valle d'Aosta, ma nell'arco alpino quasi al completo, ci sia ancora qualcuno
che ritiene utile far sentire una voce di dissenso: come se non fosse già tutto accaduto, co-
me se fosse ancora reversibile uno snaturamento durato più di mezzo secolo, violento,
metodico, tenace, che ha portato benessere insieme a bruttezza, quattrini insieme a sven-
dita di territorio, e di anima. - Io vivo in Appennino, una specie di gigantesca catena mi-
nore, , dal Cadibona a Scilla, meno turistica delle Alpi, meno sfruttata, meno antropizza-
ta, e forse ancora intatta in molte parti proprio perchè dimenticata. E' tremendo, ma ine-
vitabile constatare che laddove lo sviluppo si è bloccato, la bellezza è intatta. E viceversa.
Tragica colpa della mia generazione e della precedente (gli italiani della seconda metà del
Novecento) è stata la scissione implacabile tra sviluppo e bellezza, tra economia e anima.
Come se fosse impossibile tenerle insieme. Di qui la nostalgia reazionaria per la montagna
povera e abbandonata; in opposizione alla crapula "modernista" di uno sviluppo edilizio
folle, volgare, invasivo, che ha arricchito molti indigeni ma impoverito i paesaggi, le cultu-
re locali, lo spirito di comunità. Trovare una sintesi convincente, e applicabile, tra svilup-
po e bellezza, salverebbe l'Italia e gli italiani.
(da la Repubblica - 11 ottobre '18 - L'AMACA / Michele Serra )
Lucianone
Si legge dei timori di alcuni influenti abitanti di Courmayeur circa nuovi condomini, nuo-
vo cemento, nuovo "sviluppo", nuova perdita di integrità (ovvero di identità) ambientale
e paesaggistica. Colpisce, e ahimè stupisce, che nel 2018, dopo tutto quello che è successo
non solo in Valle d'Aosta, ma nell'arco alpino quasi al completo, ci sia ancora qualcuno
che ritiene utile far sentire una voce di dissenso: come se non fosse già tutto accaduto, co-
me se fosse ancora reversibile uno snaturamento durato più di mezzo secolo, violento,
metodico, tenace, che ha portato benessere insieme a bruttezza, quattrini insieme a sven-
dita di territorio, e di anima. - Io vivo in Appennino, una specie di gigantesca catena mi-
nore, , dal Cadibona a Scilla, meno turistica delle Alpi, meno sfruttata, meno antropizza-
ta, e forse ancora intatta in molte parti proprio perchè dimenticata. E' tremendo, ma ine-
vitabile constatare che laddove lo sviluppo si è bloccato, la bellezza è intatta. E viceversa.
Tragica colpa della mia generazione e della precedente (gli italiani della seconda metà del
Novecento) è stata la scissione implacabile tra sviluppo e bellezza, tra economia e anima.
Come se fosse impossibile tenerle insieme. Di qui la nostalgia reazionaria per la montagna
povera e abbandonata; in opposizione alla crapula "modernista" di uno sviluppo edilizio
folle, volgare, invasivo, che ha arricchito molti indigeni ma impoverito i paesaggi, le cultu-
re locali, lo spirito di comunità. Trovare una sintesi convincente, e applicabile, tra svilup-
po e bellezza, salverebbe l'Italia e gli italiani.
(da la Repubblica - 11 ottobre '18 - L'AMACA / Michele Serra )
Lucianone
sabato 27 ottobre 2018
SPORT - calcio / serie B - 8^ giornata 2018/19
27 ottobre '18 - sabato 27th October / Saturday visione post - 5
Risultati e classifica
Ascoli 1 Cittadella 2 Cosenza 2 Crotone 2 Lecce 1 Salernitana 2
Carpi 0 Brescia 2 Foggia 0 Padova 1 Palermo 2 Perugia 1
Spezia 1 Venezia 1 Benevento 1
Pescara 3 H. Verona 1 Livorno 0
PESCARA 18 / Palermo, H. Verona 14 / Salernitana, Benevento 13 / Lecce, Spezia 12
Cittadella, Cremonese, Brescia 11 / Crotone 10 / Ascoli 9 / Perugia 8 / Cosenza 7
Padova 6 / venezia, Carpi 5 / Foggia (- 8) 4 / Livorno 2
CONTINUA...
to be continued...
Risultati e classifica
Ascoli 1 Cittadella 2 Cosenza 2 Crotone 2 Lecce 1 Salernitana 2
Carpi 0 Brescia 2 Foggia 0 Padova 1 Palermo 2 Perugia 1
Spezia 1 Venezia 1 Benevento 1
Pescara 3 H. Verona 1 Livorno 0
PESCARA 18 / Palermo, H. Verona 14 / Salernitana, Benevento 13 / Lecce, Spezia 12
Cittadella, Cremonese, Brescia 11 / Crotone 10 / Ascoli 9 / Perugia 8 / Cosenza 7
Padova 6 / venezia, Carpi 5 / Foggia (- 8) 4 / Livorno 2
to be continued...
venerdì 26 ottobre 2018
Ultime notizie - dall'Italia / Latest news
26 ottobre - venerdì 26th October / Friday visione post - 4
Economia
S&P conferma il rating dell'Italia, ma taglia l'outlook a negativo
Stima deficit/pil al 2,7% per il 2019.
Salvini: "Un film già visto. Qui non saltano nè banche nè imprese"
Dopo la bocciatura di Moody's, arriva il verdetto dell'altra agenzia statunitense che lascia il giudizio a BBB, dunque a due gradini dal temutissimo "non investment grade". Le previsioni di crescita del governo sono ottimistiche e il debito smetterà di calare. Il deficit del 2019 stimato al 2,7%, livello che può deprimere la ripresa del settore privato. Allarme per le banche.
Per giustificare l'outlook negativo, S&P scrive che "il piano economico del governo rischia di indebolire la performance di crescita dell'Italia", già di per se debole. Se la previsione di crescita del governo era dell'1,5% per il 2019, l'agenzia di rating la fissa all'1,1% sia per il 2018 e sia per il 2019. Le cause di questa frenata sono molteplici, come:
- l'annullamento o la compromissione delle "riforme strutturali del passato", ad esempio sul fronte pensioni;
- un calo dei consumi privati;
- l'apprezzamento dell'euro, proprio ora che il prezzo del petrolio sale.
Lucianone
Economia
S&P conferma il rating dell'Italia, ma taglia l'outlook a negativo
Stima deficit/pil al 2,7% per il 2019.
Salvini: "Un film già visto. Qui non saltano nè banche nè imprese"
Dopo la bocciatura di Moody's, arriva il verdetto dell'altra agenzia statunitense che lascia il giudizio a BBB, dunque a due gradini dal temutissimo "non investment grade". Le previsioni di crescita del governo sono ottimistiche e il debito smetterà di calare. Il deficit del 2019 stimato al 2,7%, livello che può deprimere la ripresa del settore privato. Allarme per le banche.
Per giustificare l'outlook negativo, S&P scrive che "il piano economico del governo rischia di indebolire la performance di crescita dell'Italia", già di per se debole. Se la previsione di crescita del governo era dell'1,5% per il 2019, l'agenzia di rating la fissa all'1,1% sia per il 2018 e sia per il 2019. Le cause di questa frenata sono molteplici, come:
- l'annullamento o la compromissione delle "riforme strutturali del passato", ad esempio sul fronte pensioni;
- un calo dei consumi privati;
- l'apprezzamento dell'euro, proprio ora che il prezzo del petrolio sale.
Lucianone
mercoledì 17 ottobre 2018
CULTURA / Storia - Nazismo: in un saggio la ricostruzione dell'orrendo progetto che portò ad Auschwitz
17 ottobre '18 - mercoledì 17th October / Wednesday visione post - 9
( da 'Corriere della Sera' - 23 maggio '18 - Cultura / di Corrado Stajano)
WANNSEE, L'ORRORE NELL'IDILLIO
"La burocrazia della morte", viene in mente leggendo le pagine di questo libro. L'ha
scritto Peter Longerich, professore tedesco che insegna Storia della Germania moder-
na all'Università di Londra, un'autorità negli studi sul Terzo Reich. Si intitola Verso la
rsol.uzione finale. La conferenza di Wannsee, pubblicato da Einaudi.
La conferenza di cui racconta il saggio si tenne il 20 gennaio 1942 in una lussuosa villa sulle
sponde del lago Wannsee che diede il suo nome, appunto, a quella tragica riunione, tema
l'annientamento di undici milioni di ebrei in Europa, di cui discussero allora alti e meno alti
gerarchi nazisti. Quindici di loro, nel freddo inverno di guerra, si riunirono in quella villa co-
struita negli anni Settanta dell'Ottocento, nel quartiere esclusivo alla periferia di Berlino, non
lontano da Potsdam, dove vivevano ricchi banchierio, imprenditori, editori, uomini di rango
e di successo, e anche personaggi milionari che, arricchiti con i loro sporchi traffici, ebbero
a che fare con la giustizia e con la prigione.
Nel 1940 la villa fu acquiatata dalla Nordhav-Stiftung, la fondazione creata da Reinhard
Heydrich, l'Obergruppenfùhrer, generale delle SS, capo della polizia di sicurezza, allo sco-
po di "predisporre e finanziare case di vacanze" per gli uomini del corpo e per le loro fa-
mipglie. Il grande fascino della villa, in mezzo a prati fioriti e a boschi fatati da libri di let-
tura per ragazzi , contrasta con la ferocia di quel che, tra sale e salotti, si decise tra i suoi
muri. La bellezza e l'orrore. Con imbarazzante normalità, lì dentro si discusse della Shoah,
delle modalità dell'uccidere, delle camere a gas, dello Zyklon B, probabilmente usato per
la prima volta all'inizio del settembre 1941 per eliminare 600 prigionieri di guerra sovieti-
ci, classificati come "fanatici comunisti" e altri 900 poco dopo.
La riunione di Wannsee sembra la riunione di un gruppo aziendale i cui dirigenti discettano
dei problemi della grande distribuzione della loro merce, Il genocidio viene analizzato dagli
uomini di Adolf Hitler come una moltiplicazione di numeri, non di esseri umani, ma di mon-
tagne di spazzatura repellente da collocare in luoghi chiamati lager, da sfoltire, eliminare.
Il concetto di soluzione finale non nacque propriamente allora. Il 30 gennaio 1939 davanti
al Reichstag, Hitler aveva dichiarato in un discorso che "se il giudaismo internazionale del-
la finanza entro e fuori i confini europei fosse riuscito a catapultare i popoli in una guerra
mondiale, il conflitto avrebbe avuto cpme esito lo sterminio della razza ebraica in Europa".
Centinaia di migliaia di ebrei, ai tempi della conferenza, erano già stati sistematicamente
uccisi in Unione Sovietica - l'invasione dell'Urss era iniziata il 22 giugno 1941 - in Serbia
e in Polonia, dove era stato inaugurato il primo campo di sterminio. A Lublino era in co-
struzione, dal novembre 1941, un altro campo di sterminio permanente. Fucilazioni di mas-
sa avevano dunque già avuto luogo prima della conferenza di Wannsee: che significato do-
veva avere quella riunione, ora che gli Stati Uniti nel dicembre del 1941 erano entrati in
guerra ed era venuta meno ogni possibile minaccia agli americani che diventarono la fuci-
na di armi e di uomini per l'Europa? le diverse azioniProbabilmente con quella conferenza
si tentò di coordinare le diverse azioni scombinate già in corso approvando un piano globa-
le di pianificazione da portare a termine durante la guerra: la soluzione finale della follia an-
tiebraica. Protagonista della conferenza è il verbale, diventato famoso, redatto da Adolf Ei-
chmann e autorizzato da Heydrich. Delle trenta copie stampate ne è rimasta soltanto una,
a sedicesima, scoperta dagli Alleati nel 1947 e conservata ora a Berlino nell'Archivio poli-
tico del ministero degli Esteri. - In un'ora, un'ora e mezzo, si decise di deportare 11 milioni
di ebrei dell'Europa e di sterminarli. "La soluzione finale della questione ebraica europea",
scrive Peter Longerich, "non doveva svolgersi più nei territori sovietici occupati: il baricen-
tro fu spostato nella Poloni posta sotto il dominio nazista". (Non più, quindi, come si era
pensato in un primo tempo, il problema della soluzione finale andava risolto deportando gli
ebrei nell'Unione Sovietica conquistata per sterminarli a guerra finita, ma attunado subito il
programma del massacro).
Chi furono i quindici, selezionati dal regime nazista, protagonisti della conferenza? I rappre-
sentanti degli organi statali, i delegati delle autorità civili di occupazione, i funzionari delle
SS, Gauleiter, segretari di Stato, ufficiali della polizia e delle SS. Il capo e il più noto era
certamente Reinhard Heydrich; Eichmann era soltanto un Obersturmbannfùhrer, un tenente
colonnello delle SS; Rudolf Lange , detto il boia, un maggiore delle SS, era il comandante
della polizia di sicurezzaq per la Lettonia. - Nelle sue quindici pagine il prezioso verbale
affronta con minuzia ragionieresca ogni questione. Anche quella degli ebrei italiani - 58
mila - senza porsi il problema che l'Italia era allora alleata della Germania.
Heydrich, l'artefice della conferenza, aveva cinque mesi di vita. Il 29 maggio 1942 due
partigiani del libero esercito cecoslovacco lo colpirono a morte a Praga dove risiedeva
mentre con la sua Mercedes si stava recando al Castello. Le cose andarono diversamen-
te da come le avevano previste e decise i gerarchi nazisti nella bella villa sul lago di
Wannsee. I russi, a Stalingrado, si svenarono e respinsero gli aggressori nazisti mentre
gli Alleati, da Ovest e da Sud, strinsero la Germania in una morsa di fuoco e di libertà.
Di quei milioni di morti innocenti che gli uomini di Hitler riuscirono a uccidere resta sol-
tanto la memoria indimenticata.
Lucianone
( da 'Corriere della Sera' - 23 maggio '18 - Cultura / di Corrado Stajano)
WANNSEE, L'ORRORE NELL'IDILLIO
"La burocrazia della morte", viene in mente leggendo le pagine di questo libro. L'ha
scritto Peter Longerich, professore tedesco che insegna Storia della Germania moder-
na all'Università di Londra, un'autorità negli studi sul Terzo Reich. Si intitola Verso la
rsol.uzione finale. La conferenza di Wannsee, pubblicato da Einaudi.
La conferenza di cui racconta il saggio si tenne il 20 gennaio 1942 in una lussuosa villa sulle
sponde del lago Wannsee che diede il suo nome, appunto, a quella tragica riunione, tema
l'annientamento di undici milioni di ebrei in Europa, di cui discussero allora alti e meno alti
gerarchi nazisti. Quindici di loro, nel freddo inverno di guerra, si riunirono in quella villa co-
struita negli anni Settanta dell'Ottocento, nel quartiere esclusivo alla periferia di Berlino, non
lontano da Potsdam, dove vivevano ricchi banchierio, imprenditori, editori, uomini di rango
e di successo, e anche personaggi milionari che, arricchiti con i loro sporchi traffici, ebbero
a che fare con la giustizia e con la prigione.
Nel 1940 la villa fu acquiatata dalla Nordhav-Stiftung, la fondazione creata da Reinhard
Heydrich, l'Obergruppenfùhrer, generale delle SS, capo della polizia di sicurezza, allo sco-
po di "predisporre e finanziare case di vacanze" per gli uomini del corpo e per le loro fa-
mipglie. Il grande fascino della villa, in mezzo a prati fioriti e a boschi fatati da libri di let-
tura per ragazzi , contrasta con la ferocia di quel che, tra sale e salotti, si decise tra i suoi
muri. La bellezza e l'orrore. Con imbarazzante normalità, lì dentro si discusse della Shoah,
delle modalità dell'uccidere, delle camere a gas, dello Zyklon B, probabilmente usato per
la prima volta all'inizio del settembre 1941 per eliminare 600 prigionieri di guerra sovieti-
ci, classificati come "fanatici comunisti" e altri 900 poco dopo.
La riunione di Wannsee sembra la riunione di un gruppo aziendale i cui dirigenti discettano
dei problemi della grande distribuzione della loro merce, Il genocidio viene analizzato dagli
uomini di Adolf Hitler come una moltiplicazione di numeri, non di esseri umani, ma di mon-
tagne di spazzatura repellente da collocare in luoghi chiamati lager, da sfoltire, eliminare.
Il concetto di soluzione finale non nacque propriamente allora. Il 30 gennaio 1939 davanti
al Reichstag, Hitler aveva dichiarato in un discorso che "se il giudaismo internazionale del-
la finanza entro e fuori i confini europei fosse riuscito a catapultare i popoli in una guerra
mondiale, il conflitto avrebbe avuto cpme esito lo sterminio della razza ebraica in Europa".
Centinaia di migliaia di ebrei, ai tempi della conferenza, erano già stati sistematicamente
uccisi in Unione Sovietica - l'invasione dell'Urss era iniziata il 22 giugno 1941 - in Serbia
e in Polonia, dove era stato inaugurato il primo campo di sterminio. A Lublino era in co-
struzione, dal novembre 1941, un altro campo di sterminio permanente. Fucilazioni di mas-
sa avevano dunque già avuto luogo prima della conferenza di Wannsee: che significato do-
veva avere quella riunione, ora che gli Stati Uniti nel dicembre del 1941 erano entrati in
guerra ed era venuta meno ogni possibile minaccia agli americani che diventarono la fuci-
na di armi e di uomini per l'Europa? le diverse azioniProbabilmente con quella conferenza
si tentò di coordinare le diverse azioni scombinate già in corso approvando un piano globa-
le di pianificazione da portare a termine durante la guerra: la soluzione finale della follia an-
tiebraica. Protagonista della conferenza è il verbale, diventato famoso, redatto da Adolf Ei-
chmann e autorizzato da Heydrich. Delle trenta copie stampate ne è rimasta soltanto una,
a sedicesima, scoperta dagli Alleati nel 1947 e conservata ora a Berlino nell'Archivio poli-
tico del ministero degli Esteri. - In un'ora, un'ora e mezzo, si decise di deportare 11 milioni
di ebrei dell'Europa e di sterminarli. "La soluzione finale della questione ebraica europea",
scrive Peter Longerich, "non doveva svolgersi più nei territori sovietici occupati: il baricen-
tro fu spostato nella Poloni posta sotto il dominio nazista". (Non più, quindi, come si era
pensato in un primo tempo, il problema della soluzione finale andava risolto deportando gli
ebrei nell'Unione Sovietica conquistata per sterminarli a guerra finita, ma attunado subito il
programma del massacro).
Chi furono i quindici, selezionati dal regime nazista, protagonisti della conferenza? I rappre-
sentanti degli organi statali, i delegati delle autorità civili di occupazione, i funzionari delle
SS, Gauleiter, segretari di Stato, ufficiali della polizia e delle SS. Il capo e il più noto era
certamente Reinhard Heydrich; Eichmann era soltanto un Obersturmbannfùhrer, un tenente
colonnello delle SS; Rudolf Lange , detto il boia, un maggiore delle SS, era il comandante
della polizia di sicurezzaq per la Lettonia. - Nelle sue quindici pagine il prezioso verbale
affronta con minuzia ragionieresca ogni questione. Anche quella degli ebrei italiani - 58
mila - senza porsi il problema che l'Italia era allora alleata della Germania.
Heydrich, l'artefice della conferenza, aveva cinque mesi di vita. Il 29 maggio 1942 due
partigiani del libero esercito cecoslovacco lo colpirono a morte a Praga dove risiedeva
mentre con la sua Mercedes si stava recando al Castello. Le cose andarono diversamen-
te da come le avevano previste e decise i gerarchi nazisti nella bella villa sul lago di
Wannsee. I russi, a Stalingrado, si svenarono e respinsero gli aggressori nazisti mentre
gli Alleati, da Ovest e da Sud, strinsero la Germania in una morsa di fuoco e di libertà.
Di quei milioni di morti innocenti che gli uomini di Hitler riuscirono a uccidere resta sol-
tanto la memoria indimenticata.
Lucianone
sabato 6 ottobre 2018
SPORT - calcio / serie B - 6^ giornata 2018/19
6 ottobre '18 - sabato 6th October / Saturday visione post - 9
Risultati e classifica
Crotone 2 Lecce 1 Salernitana 1 Spezia 2 Venezia 1
Brescia 2 Cittadella 1 Hellas Verona 0 Carpi 1 Livorno 1
Ascoli 0 Cosenza 1 Benevento 1 Padova 2
Cremonese 0 Perugia 1 Foggia 3 Pescara 2
H. Verona 13 / Pescara 12 / Benevento, Cittadella 10 / Lecce, Salernitana, Spezia 9
Palermo 8 / Cremonese, Brescia, Crotone 7 / Padova 6 / Perugia 5 / Carpi, Venezia 4
Cosenza 3 / Livorno 2 / Foggia - 2
Il commento
Nella giornata dei pareggi, solo Salernitana, Spezia e Foggia portano a casa tre punti
pieni. Il risultato più eclatante è forse quello di Salerno, dove l'Hellas di Grosso si fa
impapinare dai padroni di casa con un unico gol decisivo, e attacco dei veneti torna
ad essere spuntato: Hellas Verona da rivedere, urge revisione del motore centrale.
Altro risultato inaspettato la batosta data dal Foggia al Benevento casalingo. Così
i pugliesi sembrano ricominciare alla grande la risalita dalla penalità iniziale: ora
stanno a - 2, e sarà ancora piuttosto dura ma la grinta giusta sembra esserci!
- Luciano Finesso -
Lucianone
Risultati e classifica
Crotone 2 Lecce 1 Salernitana 1 Spezia 2 Venezia 1
Brescia 2 Cittadella 1 Hellas Verona 0 Carpi 1 Livorno 1
Ascoli 0 Cosenza 1 Benevento 1 Padova 2
Cremonese 0 Perugia 1 Foggia 3 Pescara 2
H. Verona 13 / Pescara 12 / Benevento, Cittadella 10 / Lecce, Salernitana, Spezia 9
Palermo 8 / Cremonese, Brescia, Crotone 7 / Padova 6 / Perugia 5 / Carpi, Venezia 4
Cosenza 3 / Livorno 2 / Foggia - 2
Nella giornata dei pareggi, solo Salernitana, Spezia e Foggia portano a casa tre punti
pieni. Il risultato più eclatante è forse quello di Salerno, dove l'Hellas di Grosso si fa
impapinare dai padroni di casa con un unico gol decisivo, e attacco dei veneti torna
ad essere spuntato: Hellas Verona da rivedere, urge revisione del motore centrale.
Altro risultato inaspettato la batosta data dal Foggia al Benevento casalingo. Così
i pugliesi sembrano ricominciare alla grande la risalita dalla penalità iniziale: ora
stanno a - 2, e sarà ancora piuttosto dura ma la grinta giusta sembra esserci!
- Luciano Finesso -
Lucianone
venerdì 5 ottobre 2018
Sport - calcio / serie A - 6^ giornata
5 ottobre '18 - venerdì 5th October / Friday visione post - 10
Risultati e classifica
Inter 2 Udinese 1 Atalanta 0 Cagliari 0 Genoa 2 Juventus 2
Fiorentina 1 Lazio 2 Torino 0 Sampdoria 0 Chievo 0 Bologna 0
Napoli 3 Roma 4 Spal 0 Empoli 1
Parma 0 Frosinone 0 Sassuolo 2 Milan 1
Juventus 18 / Napoli 15 / Lazio 12 / Sassuolo, Fiorentina, Inter 10 / Spal, Genoa 9
Sampdoria, Roma, Udinese 8 / Parma 7 / Atalanta, Torino, Cagliari 6 / Milan 5
Empoli, Bologna 4 / Frosinone 1 / Chievo - 1
Risultati e classifica
Inter 2 Udinese 1 Atalanta 0 Cagliari 0 Genoa 2 Juventus 2
Fiorentina 1 Lazio 2 Torino 0 Sampdoria 0 Chievo 0 Bologna 0
Napoli 3 Roma 4 Spal 0 Empoli 1
Parma 0 Frosinone 0 Sassuolo 2 Milan 1
Juventus 18 / Napoli 15 / Lazio 12 / Sassuolo, Fiorentina, Inter 10 / Spal, Genoa 9
Sampdoria, Roma, Udinese 8 / Parma 7 / Atalanta, Torino, Cagliari 6 / Milan 5
Empoli, Bologna 4 / Frosinone 1 / Chievo - 1
Lucianone
Nuove riflessioni Del Venerdì - La dittatorialità di due populismi
5 ottobre '18 - venerdì 5th October / Friday visione post - 5
In un mio post di settembre mi chiedevo dove va politicamente l'Italia, e me lo chiedevo in
modo scandalizzato prendendo atto che la direzione è quella sbagliata: cioè seguire un per-
corso di destra fanatico, fascistizzato, con tutti i rischi di una scivolata autoritaria dovuta
soprattutto al volersi chiudere nel recinto isolazionista sulla scia della politica americana
di Trump. Il governo italiano che si è formato è oltretutto una creatura ibrida, come una
specie di mostro a due teste: una del leghista Matteo Salvini che fa ad ogni ora e minuto
prediche antieuropee, anti-immigrati/immigrazione sapendo che la destra più razzista e
populista-sovranista lo seguirà e sosterrà a ogni piè sospinto; l'altra testa del pentastella-
to Di Maio ha come obiettivi principali quelli giacobini della giustizia sociale tout court e
quindi della eliminazione della povertà pure tout court da ottenere in due modi, cioè con
l'eliminazione dei privilegi (pensioni d'oro, vitalizi) che dovrebbero risolvere i problemi
dei poveri (non si sa come), e con il diritto di cittadinanza attraverso l'elargizione a giova-
ni e non giovani di una somma individuale minima di 780 euro, e con l'illusione che colo-
ro che ne beneficiano (la maggioranza dovrebbero essere naturalmente i disoccupati) tro-
vino nel frattempo la volontà di andare a cercare lavoro con l'aiuto dei cosiddetti centri
d'impiego (da riorganizzare completamente in quanto non funzionanti o mal funzionanti).
Questo è in breve il quadro generale in cui è messa l'Italia oggi: in mano a due populismi
che vogliono ottenere i loro obiettivi (con il beneplacito di più della maggioranza dei citta-
dini che li hanno votati, sia ben inteso) attraverso una pervicace dittatorialità d'intenti e
favoriti da opposizioni che poco esistono (andando a vedere quanto poco ormai conta il
peso ddle sinistre con un Pd che fatica a riprendere quota e soprattutto consensi).
- Luciano Finesso -
Lucianone
In un mio post di settembre mi chiedevo dove va politicamente l'Italia, e me lo chiedevo in
modo scandalizzato prendendo atto che la direzione è quella sbagliata: cioè seguire un per-
corso di destra fanatico, fascistizzato, con tutti i rischi di una scivolata autoritaria dovuta
soprattutto al volersi chiudere nel recinto isolazionista sulla scia della politica americana
di Trump. Il governo italiano che si è formato è oltretutto una creatura ibrida, come una
specie di mostro a due teste: una del leghista Matteo Salvini che fa ad ogni ora e minuto
prediche antieuropee, anti-immigrati/immigrazione sapendo che la destra più razzista e
populista-sovranista lo seguirà e sosterrà a ogni piè sospinto; l'altra testa del pentastella-
to Di Maio ha come obiettivi principali quelli giacobini della giustizia sociale tout court e
quindi della eliminazione della povertà pure tout court da ottenere in due modi, cioè con
l'eliminazione dei privilegi (pensioni d'oro, vitalizi) che dovrebbero risolvere i problemi
dei poveri (non si sa come), e con il diritto di cittadinanza attraverso l'elargizione a giova-
ni e non giovani di una somma individuale minima di 780 euro, e con l'illusione che colo-
ro che ne beneficiano (la maggioranza dovrebbero essere naturalmente i disoccupati) tro-
vino nel frattempo la volontà di andare a cercare lavoro con l'aiuto dei cosiddetti centri
d'impiego (da riorganizzare completamente in quanto non funzionanti o mal funzionanti).
Questo è in breve il quadro generale in cui è messa l'Italia oggi: in mano a due populismi
che vogliono ottenere i loro obiettivi (con il beneplacito di più della maggioranza dei citta-
dini che li hanno votati, sia ben inteso) attraverso una pervicace dittatorialità d'intenti e
favoriti da opposizioni che poco esistono (andando a vedere quanto poco ormai conta il
peso ddle sinistre con un Pd che fatica a riprendere quota e soprattutto consensi).
- Luciano Finesso -
Lucianone
ARTE - Andy Warhol: la mostra a Roma, dal 3 ottobre
5 ottobre '18 - venerdì 5th October / Friday visione post - 12
(da Corriere della Sera" - 30 settembre '18 - LA RASSEGNA / Laura Martellini)
Andy Warhol tutto intero. La musica, la moda, i disegni, le Polaroid. Una scansione che
rende l'idea della complessità del protagonista di una rivoluzione visiva capillarmente
raccontata nella mostra Andy Warhol, dal 3 ottobre a Roma, al Vittoriano. A novant'an-
ni dalla nascita, l'esposizione di 170 opere è prodotta e organizzata da Arthemisia con
Eugenio Falcioni & Art Motors srl, a cura di Matteo Bellenghi.
Così viene restituito Warhol ritrattista, nella sezione Polaroid e acetati. L'artista posa l'occhio
curioso sui personaggi del rock , del cinema, della moda, Valentino, Armani (la mano sul men-
to, da stilista ad icona), Stallone, Schwarzenegger. Anticipatore degli odierni selfie, si autoraf-
figura en travesti accanto ad alcune drag queen (Ladies and Gentlemen) e, indossata l'imman-
cabile parrucca argentata, si immortala, camaleonte in perenne trasformazione. La polaroid
come primo passo verso la serigrafia. La sezione Musica indaga lo spirito libero di Warhol
disegnatore di album musicali, attività che gli esplode fra le mani collaborando, nel 1967, con
il gruppo di Lou Reed per il lancio di The Velvet Underground & Nico, noto come "disco ba-
nana" per lo sticker che, sollevato, scopre un simbolo fallico. E alla successiva amicizia con Mick Jagger. Una vera zip sulla copertina di StickyFingers dei Rollin Stones lascia intrave-
dere gli slip del modello. Miguel Bosè per molti di quella generazione ha il volto reiterato
da Warhol nell'album Milano-Madrid.
La Moda - altra articolazione della mostra al Vittoriano - è Warhol. Una passione convoglia-
ta in mille rivoli. Fin dagli anni 50 l'artista collabora con i periodici Mademoiselle, Glamour,
American Girl, Harper's Bazaar. Nel 1965 crea The souper dress, abito femminile su cui sono
stampate le Campbell's Soup Cans. Degli anni Ottanta sono le t-shirt con i ritratti degli ami-
ci, nomi come Keith Haring, Joseph Beuys, Basquiat. Warhol entra nel jet set newyorkese.
E' più mondano che mai. Lo Studio 54 la sua seconda casa. Nel 1975 invitato dagli Agnelli
arriva in Italia e "ferma" i volti di status symbol, anche grazie a lui catapultati nell'immagi-
nario glamour, da Valentino, a Coveri, a Grace Jones. Vive anche il suo "periodo napoleta-
no", nel 1985: Vesuvius è un'esplosione di lapilli e colori.
Ma c'è anche Warhol disegnatore, ed è sorprendente il tocco realistico che si fa ispezione
psicologica. Inizia tratteggiando sagome di scarpe (per la catena di L.Miller e poi sull'edi-
zione domenicale del New York Times) mentre sbarca il lunario, all'arrivo nella Grande
Mela, anche come vetrinista. Si dedica ai gioielli e ad altri accessori di moda. E' il passag-
gio nel mondo della cultura di massa e dei beni di consumo. Complice la folgorazione per
i dipinti di Jasper Johns e Robert Rauschenberg, e l'influenza di "cantori" della quotidia-
nità come Muriel Latow e Ivan Karp, lavora ai disegni di Campbell's Soup, Ketchup Heinz,
Coca-Cola.
Più noto, ma ugualmente sovversivo, Andy Warhol delle Icone. Liz Taylor, Jackie
Kennedy, Mao, Marilyn, i Self Portrait: in mostra mette in luce il percorso di av-
vicinamento dell'artista alla rappresentazione seriale dei personaggi celebri.
Volti stilizzati, privi di individualità: "Mentre guardi alla tv la pubblicità della
Coca-Cola - sentenzia - sai che anche il presidente beve Coca-Cola, e anche
tu puoi berla...". Un'omologazione che poco s'adatta al personaggio, spiega
Matteo Bellenghi, il curatore: "Guai etichettarlo nella pop art o come quello
delle Marilyn. Warhol è solo apparentemente semplice: ne trasmetteremo la
complessità divertendo il pubblico e collegando le sezioni con contenuti extra,
installazione ed effetti scenografici adatti anche ai più piccoli".
GLI SCATTI -
In mostra ci sono anche le sue polaroid, punto di partenza delle famose serigrafie
successive. Tra i "ritratti", anche Grace Jones (1984) e la principessa Carolina di
Monaco, che finì su "Vogue"
Lucianone
(da Corriere della Sera" - 30 settembre '18 - LA RASSEGNA / Laura Martellini)
Andy Warhol tutto intero. La musica, la moda, i disegni, le Polaroid. Una scansione che
rende l'idea della complessità del protagonista di una rivoluzione visiva capillarmente
raccontata nella mostra Andy Warhol, dal 3 ottobre a Roma, al Vittoriano. A novant'an-
ni dalla nascita, l'esposizione di 170 opere è prodotta e organizzata da Arthemisia con
Eugenio Falcioni & Art Motors srl, a cura di Matteo Bellenghi.
Così viene restituito Warhol ritrattista, nella sezione Polaroid e acetati. L'artista posa l'occhio
curioso sui personaggi del rock , del cinema, della moda, Valentino, Armani (la mano sul men-
to, da stilista ad icona), Stallone, Schwarzenegger. Anticipatore degli odierni selfie, si autoraf-
figura en travesti accanto ad alcune drag queen (Ladies and Gentlemen) e, indossata l'imman-
cabile parrucca argentata, si immortala, camaleonte in perenne trasformazione. La polaroid
come primo passo verso la serigrafia. La sezione Musica indaga lo spirito libero di Warhol
disegnatore di album musicali, attività che gli esplode fra le mani collaborando, nel 1967, con
il gruppo di Lou Reed per il lancio di The Velvet Underground & Nico, noto come "disco ba-
nana" per lo sticker che, sollevato, scopre un simbolo fallico. E alla successiva amicizia con Mick Jagger. Una vera zip sulla copertina di StickyFingers dei Rollin Stones lascia intrave-
dere gli slip del modello. Miguel Bosè per molti di quella generazione ha il volto reiterato
da Warhol nell'album Milano-Madrid.
La Moda - altra articolazione della mostra al Vittoriano - è Warhol. Una passione convoglia-
ta in mille rivoli. Fin dagli anni 50 l'artista collabora con i periodici Mademoiselle, Glamour,
American Girl, Harper's Bazaar. Nel 1965 crea The souper dress, abito femminile su cui sono
stampate le Campbell's Soup Cans. Degli anni Ottanta sono le t-shirt con i ritratti degli ami-
ci, nomi come Keith Haring, Joseph Beuys, Basquiat. Warhol entra nel jet set newyorkese.
E' più mondano che mai. Lo Studio 54 la sua seconda casa. Nel 1975 invitato dagli Agnelli
arriva in Italia e "ferma" i volti di status symbol, anche grazie a lui catapultati nell'immagi-
nario glamour, da Valentino, a Coveri, a Grace Jones. Vive anche il suo "periodo napoleta-
no", nel 1985: Vesuvius è un'esplosione di lapilli e colori.
Ma c'è anche Warhol disegnatore, ed è sorprendente il tocco realistico che si fa ispezione
psicologica. Inizia tratteggiando sagome di scarpe (per la catena di L.Miller e poi sull'edi-
zione domenicale del New York Times) mentre sbarca il lunario, all'arrivo nella Grande
Mela, anche come vetrinista. Si dedica ai gioielli e ad altri accessori di moda. E' il passag-
gio nel mondo della cultura di massa e dei beni di consumo. Complice la folgorazione per
i dipinti di Jasper Johns e Robert Rauschenberg, e l'influenza di "cantori" della quotidia-
nità come Muriel Latow e Ivan Karp, lavora ai disegni di Campbell's Soup, Ketchup Heinz,
Coca-Cola.
Più noto, ma ugualmente sovversivo, Andy Warhol delle Icone. Liz Taylor, Jackie
Kennedy, Mao, Marilyn, i Self Portrait: in mostra mette in luce il percorso di av-
vicinamento dell'artista alla rappresentazione seriale dei personaggi celebri.
Volti stilizzati, privi di individualità: "Mentre guardi alla tv la pubblicità della
Coca-Cola - sentenzia - sai che anche il presidente beve Coca-Cola, e anche
tu puoi berla...". Un'omologazione che poco s'adatta al personaggio, spiega
Matteo Bellenghi, il curatore: "Guai etichettarlo nella pop art o come quello
delle Marilyn. Warhol è solo apparentemente semplice: ne trasmetteremo la
complessità divertendo il pubblico e collegando le sezioni con contenuti extra,
installazione ed effetti scenografici adatti anche ai più piccoli".
GLI SCATTI -
In mostra ci sono anche le sue polaroid, punto di partenza delle famose serigrafie
successive. Tra i "ritratti", anche Grace Jones (1984) e la principessa Carolina di
Monaco, che finì su "Vogue"
Lucianone
Iscriviti a:
Post (Atom)