5 ottobre '18 - venerdì 5th October / Friday visione post - 12
(da Corriere della Sera" - 30 settembre '18 - LA RASSEGNA / Laura Martellini)
Andy Warhol tutto intero. La musica, la moda, i disegni, le Polaroid. Una scansione che
rende l'idea della complessità del protagonista di una rivoluzione visiva capillarmente
raccontata nella mostra Andy Warhol, dal 3 ottobre a Roma, al Vittoriano. A novant'an-
ni dalla nascita, l'esposizione di 170 opere è prodotta e organizzata da Arthemisia con
Eugenio Falcioni & Art Motors srl, a cura di Matteo Bellenghi.
Così viene restituito Warhol ritrattista, nella sezione Polaroid e acetati. L'artista posa l'occhio
curioso sui personaggi del rock , del cinema, della moda, Valentino, Armani (la mano sul men-
to, da stilista ad icona), Stallone, Schwarzenegger. Anticipatore degli odierni selfie, si autoraf-
figura en travesti accanto ad alcune drag queen (Ladies and Gentlemen) e, indossata l'imman-
cabile parrucca argentata, si immortala, camaleonte in perenne trasformazione. La polaroid
come primo passo verso la serigrafia. La sezione Musica indaga lo spirito libero di Warhol
disegnatore di album musicali, attività che gli esplode fra le mani collaborando, nel 1967, con
il gruppo di Lou Reed per il lancio di The Velvet Underground & Nico, noto come "disco ba-
nana" per lo sticker che, sollevato, scopre un simbolo fallico. E alla successiva amicizia con Mick Jagger. Una vera zip sulla copertina di StickyFingers dei Rollin Stones lascia intrave-
dere gli slip del modello. Miguel Bosè per molti di quella generazione ha il volto reiterato
da Warhol nell'album Milano-Madrid.
La Moda - altra articolazione della mostra al Vittoriano - è Warhol. Una passione convoglia-
ta in mille rivoli. Fin dagli anni 50 l'artista collabora con i periodici Mademoiselle, Glamour,
American Girl, Harper's Bazaar. Nel 1965 crea The souper dress, abito femminile su cui sono
stampate le Campbell's Soup Cans. Degli anni Ottanta sono le t-shirt con i ritratti degli ami-
ci, nomi come Keith Haring, Joseph Beuys, Basquiat. Warhol entra nel jet set newyorkese.
E' più mondano che mai. Lo Studio 54 la sua seconda casa. Nel 1975 invitato dagli Agnelli
arriva in Italia e "ferma" i volti di status symbol, anche grazie a lui catapultati nell'immagi-
nario glamour, da Valentino, a Coveri, a Grace Jones. Vive anche il suo "periodo napoleta-
no", nel 1985: Vesuvius è un'esplosione di lapilli e colori.
Ma c'è anche Warhol disegnatore, ed è sorprendente il tocco realistico che si fa ispezione
psicologica. Inizia tratteggiando sagome di scarpe (per la catena di L.Miller e poi sull'edi-
zione domenicale del New York Times) mentre sbarca il lunario, all'arrivo nella Grande
Mela, anche come vetrinista. Si dedica ai gioielli e ad altri accessori di moda. E' il passag-
gio nel mondo della cultura di massa e dei beni di consumo. Complice la folgorazione per
i dipinti di Jasper Johns e Robert Rauschenberg, e l'influenza di "cantori" della quotidia-
nità come Muriel Latow e Ivan Karp, lavora ai disegni di Campbell's Soup, Ketchup Heinz,
Coca-Cola.
Più noto, ma ugualmente sovversivo, Andy Warhol delle Icone. Liz Taylor, Jackie
Kennedy, Mao, Marilyn, i Self Portrait: in mostra mette in luce il percorso di av-
vicinamento dell'artista alla rappresentazione seriale dei personaggi celebri.
Volti stilizzati, privi di individualità: "Mentre guardi alla tv la pubblicità della
Coca-Cola - sentenzia - sai che anche il presidente beve Coca-Cola, e anche
tu puoi berla...". Un'omologazione che poco s'adatta al personaggio, spiega
Matteo Bellenghi, il curatore: "Guai etichettarlo nella pop art o come quello
delle Marilyn. Warhol è solo apparentemente semplice: ne trasmetteremo la
complessità divertendo il pubblico e collegando le sezioni con contenuti extra,
installazione ed effetti scenografici adatti anche ai più piccoli".
GLI SCATTI -
In mostra ci sono anche le sue polaroid, punto di partenza delle famose serigrafie
successive. Tra i "ritratti", anche Grace Jones (1984) e la principessa Carolina di
Monaco, che finì su "Vogue"
Lucianone
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