L'uscita dell'ultimo capitolo della saga di "Hunger Games"
propone una figura femminile rivoluzionaria, la più radicale
mai prodotta a Hollywood nei blockbuster per ragazzi
(da la Repubblica - 20/11/'15 - R2Spettacoli / Curzio Maltese)
L'EROE E' DONNA
Katniss tra il Che e Giovanna D'Arco
Prima che il capitolo finale di "Hunger Games" sia sommerso da un mare di cifre d'incassi
e spettatori , o ridotta a una diatriba fra milioni di fan, merita cercare di capire perchè que-
sta saga pop più di ogni altra abbia mobilitato un esercito d'interpreti anche raffinatissimi,
dai critici letterari del New Yorker fino a seri studiosi marxisti che in genere disdegnano
d'occuparsi di blockbuster. E questo ben al di là dei meriti letterari dei tre romanzi di Su-
zanne Collins o della qualità cinematografica dei ...film che è duro considerare bellis-
simi, se non per la qualità straordinaria di un cast stellare, da Jennifer Lawrence a Julian-
ne Moore, da Donald Sutherland a Philip Seymour Hoffman alla sua ultima apparizione, e
per il genio artistico delle scenografie di Philip Messina.
In Hunger Games almeno un paio d'invenzioni sono sorprendenti e controcorrente. Una è
la figura della protagonista, Katniss Everdeen, l'altra è la società futuribile nella quale si
muove l'avventura, l'impero fantastico di Panem. L'adolescente Katniss, la sempre più bra-
va Jennifer Lawrence, che nell'episodio finale guida la rivoluzione contro il regime autorita-
rio del presidente Snow, una specie di Giovanna D'Arco del futuro, è probabilmente la figu-
ra femminile più radicale mai prodotta a Hollywood, come ha scritto il critico del New York
Times, Tony Scott. E rappresenta anche un sovvertimento dei canoni della macchina holly-
woodiana, dove alla fine la complessità è sempre maschile e i caratteri femminili sono ridu-
cibili a un'unica dimensione, familiare o pubblica.
Katniss è al contrario un'eroina del dubbio che attraversa una molteplicità di ruoli senza
mai identificarsi in nessuno. Non vorrebbe essere ma diventa una rivoluzionaria, è e non
è l'incarnazione dei simboli del successo nella nostra società. E' e non è un'atleta, è e non
è una star tv, una leader politica, una testimonial della pubblicità così come nel privato
è e non è una fidanzata o una compagna, e in famiglia è al tempo stesso sorella e figlia
amorevole, ma anche un'adolescente che ha assunto dalla morte del padre minatore il
vero ruolo di capofamiglia e ha un atteggiamento genitoriale nei confronti di sorella e
madre. Un'indomabile inquietudine non le permetterà mai di vivere felice e contenta co-
me nell'ultima riga delle vecchie e delle nuove favole. Per usare una categoria non più di
moda, Katniss Everdeen è il trionfo dell'ideale femminista. Non è un caso che l'autrice
Suzanne Collins sia per anagrafe (53 anni) la capostipite della schiera di scrittrici che
dall'inizio del nuovo millennio hanno rivoluzionato al femminile la letteratura (e il cine-
ma) per l'infanzia, formidabile strumento di educazione sentimentale delle nuove gene-
razioni, accanto alla quasi coetanea J.K. Rowlings di Harry Potter, prima della quaran-
tenne Stephenie Meyer di Twilight fino alla ventenne Veronica Roth di Divergent.
della rivoluzione. Espulso dalla politica, dove non ne parlano neppure i più estremisti,
il mito della rivoluzione armata dei poveri contro i ricchi è il cuore del capitolo finale
della saga.
Lucianone
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