mercoledì 13 aprile 2016

Società / Polonia - Lo spettro autoritario

13 aprile '16 - mercoledì                13th April / Wednesday                    visione post - 12

(da la Repubblica - 08/02/'16  -  Timothy Garton Ash)
La Polonia, potenza cruciale nell'Europa centrale post-comunista, rischia di essere ridotta
a una democrazia illiberale ad opera del partito recentemente eletto al governo del paese.
Improvvisamente alcuni pilastri fondamentali di questa ancor giovane democrazia liberale,
ossia la Corte costituzionale, le emittenti pubbliche e l'amministrazione statale. si ritrovano
sotto tiro.  Bisogna che le democrazie alleate, in Europa e oltreoceano, diano voce a tutta la
loro preoccupazione di fronte a una svolta carica di ripercussioni per tutto l'Occidente de-
mocratico. - E va fatto in tempi brevi. Perchè la "guerra lampo" politica  realizzata negli
ultimi due mesi indica che la strategia del partito Diritto e Giustizia (PiS), e in particolare
del suo vero leader, Jaroslaw Kaczynski, è fare il lavoro sporco, trasformando  il sistema
politico rapidamente, addirittura brutalmente, per mostrare poi un volto più amabile, più pragmatico.  Kaczynski ha la maggioranza parlamentare necessaria ( seppur non i due ter-
zi richiesti per le modifiche costituzionali), gode tuttora di un sostegno popolare considere-
vole e, sorprendentemente, il presidente del paese si comporta come la sua narionetta. Da
almeno vent'anni Kaczynski sogna di realizzare quello che ai suoi occhi è il completamen-
to della rivoluzione anticomunista del 1989, ma sa bene, avendo a mente la sua esperienza 
di governom dal 2005 al 2007, che l'occasione potrebbe sfuggirgli. Così, come Macbeth, si
dice : "Se fosse fatto... allora sarebbe bene che fosse fatto presto". 
Dato che molti di quelli che hanno votato il partito di Kaczynski alle elezioni dello scorso 
autunno giudicheranno queste mie parole espressione di una critica faziosa e ingiusta, vo-
glio essere molto chiaro su ciò che non sto dicendo.  Non contesto  che  un partito  dotato 
di una netta maggioranza parlamentare porti avanti il suoi programma conservatore, cat-
tolico  e  euroscettico dichiarato, appaiandolo intelligentemente  a una serie  di promesse 
quasi di sinistra nel campo dell'economia e del welfare. Sono politiche che posso non gra-
dire, ma siamo in democrazia. Da quasi quarant'anni ormai mi considero un amico della
Polonia, non di un solo ambiente sociale, e tantomeno di un partito in particolare. Tra i
ricordi più commoventi che serbo  c'è l'enorme folla  davanti allo storico monastero  di 
Czestochowa che saluta Papa Giovanni Paolo II nel 1983 cantando l'antico inno patriot-
tico "ridonaci o Signore, una patria libera".
Il PiS rappresenta tutta una componente conservatrice e religiosa della società polacca,
nonchè un buon terzo dell'elettorato. Rastrellando abilmente altri voti, sfruttando la de-
lusione degli elettori nei confronti del partito di centro Piattaforma civica e il caos pate-
tico esistente nella sinistyra polacca, il PiS ha riportato una clamorosa vittoria in un'ele-
zione libera e regolare - come i conservatori di David Cameron in Gran Bretagna.
Quindi non è per l'orientamento, le politiche o l'ideologia del governo in carica che gli
amici della Polonia s ono chiamati  a dare l'allarme, ma per  il tentativo unilaterale da
parte del partito vincente di cambiare le regole dell'intero gioco democratico. Il paragone
con la Gran Bretagna a guida conservatrice è interessante, perchè i politici del PiS, a lo-
ro detta, sono impegnati a realizzare  un sistema analogo  alla sovranità parlamentare
di marca britannica. Un politico conservatore mio connazionale definì il sistema politi-
co britannico una "dittatura elettiva", riferendosi allo straordinario potere concentra-
to nelle mani di un primo ministro che goda di una consistente  e  disciplinata maggio-
ranza parlamentare.  Ma pur non disponendo di una costituzione scritta, come gli Sta-
ti Uniti o la Germania, la Gran Bretagna vanta efficaci meccanismi di controllo: un ca-
po di stato di impeccabile imparzialità, una giustizia fortemente indipendente che non
si esime dal condannare i ministri del governo, la Bbc, un'amministrazione statale pro-
fessionale, servizi di sicurezza che (di questi tempi, a quanto ne so) non fanno  il gioco
di un politico contro altri politici, una solida cultura di dibattito politico civile... devo
continuare? -  In Polonia, invece, il presidente, Andrzej Duda, realizza la strategia del
suo capo politico. Duda vanta un dottorato in giurisprudenza  ma a detta  proprio del 
suo supervisore ha già violato la costituzione per tre volte.  Nuove norme  e nuove no-
mine dei giudici andranno a esautorare la Corte costituzionale (formalmente Tribuna-
le Costituzionale), la nuova legge  sui media  firmata ieri da Duda  porrà  le emittenti
pubbliche sotto il potere diretto del governo, ai vertici della pubblica amministrazione
andranno nomine politiche e così via.  Estremizzando, immaginatevi Nigel Farage al
posto della regina (Re Nigel I?), il direttore del Daily Mail Paul Dacre  nominato  dal
partito al governo a capo della Bbc e il giornalista del Mail Richard Littlejohn capo
del Foreign Office.
Fortunatamente la società polacca si sta già mobilitando  in difesa della democrazia
liberale. Già nel novembre scorso il 55% degli intervistati in un sondaggio di opinio-
ne ha risposto che in Polonia la democrazia è a rischio.  Anche  la Ue  ha reagito  in 
termini più aspri rispetto a quanto abbia fatto a fronte delle riforme analoghe (e peg-
giori) nell'Ungheria di Viktor Orbàn.  La dice lunga l'incontro privato  tra Kaczynski 
e Orbàn tenutosi questa settimana e durato cinque ore al fine di coordinare le rispet-
tive posizioni.
  Continua... to be continued...

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