venerdì 11 settembre 2015

ARTE / Pittura - Gli affreschi di Antonio da Tradate

11 settembre '15 - venerdì              11th September / Friday           visione post - 9

Un libro racconta l'emozionante ciclo
tardo quattrocentesco di Palagnedra.
Antonio da Tradate: un maestro popolare 
capace di parlare agli umili.

(da 'la Repubblica' - 24/ 08 / '15 - Milano/ Cultura / Chiara Gatti)
Antonio da Tradate:
il rinascimento in salsa pulp e pop
San Michele Arcangelo impugna la spada in una mano e la bilancia nell'altra. 
Due simboli che esprimono il suo doppio ruolo: angelo armato nella lotta contro
i mali del mondo e di anime salve nel giorno del giudizio. Semplicissimo.
Così semplice che  anche  gli umili analfabeti, non introdotti ai passi dell'antico
testamento. potessero comprenderlo. E, infatti, i contadini rudi ma devoti che
nell'alto Medioevo affollavano la pieve di San Michele a Palagnedra, immersa
nei boschi fitti delle prealpi sul confine italo-svizzero, capivano al volo le storie
sacre di Cristo o della genesi illustrate per i loro occhi da un artista capace di
parlare agli animi incolti.  - Antonio da Tradate (1465 - 1511). autore di  un
Quattrocento periferico, lontano dalle città d'arte più illuminate e cortesi,  si
ritagliò un ruolo di primo piano come narratore di episodi biblici riscritti coi
pennelli: ingenui nelle semplificazioni didattiche, ma sempre umani e trasci-
nanti.  Lo si vede bene nel ricco apparato iconografico pubblicato a corredo 
del libro "Gli affreschi di Antonio da Tradate in San Michele a Palagnedra". 
Edito da Nomos e curato da Renzo Dionigi, ex rettore dell'Università dell'In-
subria, medico col pallino per le storie locali, ricostruisce la vicenda di un pic-
colo oratorio che conserva ancora, dopo 500 anni, un impianto decorativo  ric-
chissimo e miracolosamente intatto.  Fra i ritratti degli evangelisti e dei padri
della chiesa, le madonne in trono e le scene della Passione, prende vita, in ogni
parete dipinta fino all'ultimo spicchio di muro, un racconto palpitante  che sa 
di cinema e stop-motion, simile - ma non in 3D - al "gran teatro montano" che
Gaudenzio Ferrari avrebbe siglato, di lì a poco, per il Sacro Monte di Varallo.

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