Quei cacciatori di Aurore Boreali
che regalano sogni al Circolo polare.
Ogni notte a Tromso, in Norvegia, vanno alla ricerca della 'danza di luci'
(da la Repubblica - 30 gennaio 2015 / R2 - Il reportage / di Paolo G. Brera)
Tromso
"Ecco, questo è il posto giusto", dice Anita, la cacciatrice di aurore boreali. Bloccato
il fuoristrada nel nulla surgelato, sparisce nel buio di una baia da poesia. Cento metri
a piedi affondando nella neve fresca verso le rive del fiordo, ed eccola là accanto al
led rosso della macchina fotografica. Naso all'insù, aspetta alla posta come si fa con
le beccacce sulle marcite del Po. Spiana treppiedi e obiettivo, poi si sdraia sulla neve
infagottata in una tuta polare. Immobile, implora il cielo di farlo di nuovo.
Sono almeno una decina i giovani cacciatori italiani di aurore boreali sguinzagliati
ogni notte intorno a Tromso, alta Norvegia, 350 chilometri a nord del Circolo polare.
Fiutano il buio assoluto come segugi, poi attendono per ore sospesi nella lunga notte
diaccia e silenziosa dell'Artico. Le rincorrono in grosse auto dalle ruote chiodate, co-
steggiando i fiordi e attraversando la tundra innevata. Percorrono decine, "spesso
centinaia di chilometri" per esaudire il sogno dei turisti in arrivo da tutto il mondo:
urlare di stupore e meraviglia per quella incredibile danza di luci colorate che illumi-
na la notte all'improvviso, una magia che affascina il genere umano da millenni.
Dev'essere un destino, dopotutto: se la prima vita umana a vederle e a scriverne fu,
2.600 anni prima di Cristo, Fu-Pao, mamma dell'Imperatore giallo Hsuanyuan; ma il
nome a quell'incredibile fenomeno che sconvolgeva i cieli di colore e luce glielo diede
un italiano, Galileo Galilei, nel 1619: "Aurora borealis", l'alba del Nord. Ne fraintese
un pò l'origine, supponendola un gioco di riflessi della luce solare,m ma mica poi trop-
po: è proprio dal sole che il fenomenon nasce. Sono fotoni impazziti al contatto con il
campo magnetico terrestre, figli dell'incontro tra il vento solare e la magnetosfera.
Termometro a meno dieci, mani intirizzite per manovrare interruttori e inquadrature,
adesso sono proprio gli italiani come Sara Lupini o Francesco Galbiati - che ha addi-
rittura fondato una compagnia di cercatori d'aurora, la NorthernShots Tours - a gui-
dare in prima fila la caccia alle "Northern lights", come le chiamano oggi i popoli del
Nord. - "Abbiamo a che fare con i sogni di persone che hanno fatto migliaia di chilo-
metri per vederle. e ci implorano di garantirgli che gliele troveremo", dice Alessandro
Belleli, antropologo artico laureato in Groenlandia e da qualche anno cacciatore di au-
rore a Tromso, dove sta terminando il secondo master. "Fino a pochi anni fa - raccon-
ta Simone Tomassini, 33enne organizzatore di cacce per Arctic guide service - non c'era
nessuno che organizzava espressamente questi tour, e i turisti il più delle volte tornava-
no a mani vuote.
Le condizioni fondamentali per vedere le aurore boreali sono tre: l'oscurità, cosa che
implica allontanarsi dalla città, dai villaggi e dalle case sparse, su strade difficili e in
piena notte; l'attività solare intensa che potrebbe generarle, e che viene misurata; e
infine il cielo perfettamente limpido. "La fortuna di Tromso è che èpossiamo sceglie-
re molte aree climaticamente molto differenti per trovare il luogo giusto, dalla costa
oceanica alle montagne delle Lyngen Alps verso la Finlandia", dice Simone.
"Non glielo puoi distruggere quel sogno - dice Anita Fabellini, 34 anni, arrivata sei
mesi fadalla provincia di Rieti ed entusiasta della sua nuova vita in alta Norvegia, do-
ve il sole sparisce per mesi d'inverno e poi ti tortura l'intero giorno d'estate - ma non
puoi mai avere certezze: Arriverà? Sarà intensa? Non verrà nascosta da nuvole im-
previste?". - Ma quando il cielo gioca con la tavolozza dei colori e le luci s'attorci-
gliano e si rincorrono... "Corona! Eccola, questo è il massimo, che fortuna", dice Ani-
ta sdraiata sulla neve puntando diton e obiettivo a un'incredibile corona di luce verda-
stra che fiammeggia. Sembra disegnata da Disney. Nella baia, per ore, solo lo sbuffo
di una famiglia di balene vicine alla riva. "La mia aurora più bella? Il 23 dicembre -
dice Alessandro - la montagna è diventata fucsia, con riflessi verdi alla base. Ero con
un gruppo di turisti italiani, urlavano come bambini".
Lucianone
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