Basta locali a mare
Il Comune di Ancona ha deciso di spostare
tutti i ristoranti da Portonovo
(da 'Venerdì' di Repubblica - 4 aprile 2014 / Valerio Gualerzi, Ancona)
Addio aperitivo in riva al mare al tramonto. Non sarò certo il problema più grave,
ma nel conto che il riscaldamento globale si appresta a presentarci c'è anche la
rinuncia a questo piacere. Per lo meno ad Ancona, primo Comune italiano ad aver
adottato un piano di adattamento ai cambiamenti climatici che prevede tra le sue
misure anche la "difesa del litorale attraverso l'arretramento degli stabilimenti
balneari e dei ristoranti" di Portonovo. A farne le spese sarà tra gli altri lo chef
pluristellato Moreno Cedroni, che nella piccola perla del Conero gestisce uno dei
sushi bar più frequentati dell'Adriatico.
Il documento approvato dal capoluogo marchigiano (un'iniziativa simile è in dirittu-
ra di arrivo a Bologna) elenca gli interventi necessari per rendere la città meno
vulnerabile ai fenomeni meteorologici attesi per i prossimi anni: aumento delle tem-
peste di pioggia e di vento, innalzamento del livello del mare, maggiore frequenza
delle ondate di calore. Fenomeni estremi, che investiranno una città ancora segna-
ta dalle cicatrici della grande frana che la sconvolse nel 1982, quando migliaia di cit-
tadini rimasero senza casa. - Così Ancona da allora ha scelto di investire non sul
consolidamento del terreno, ma su un sistema di early warning, considerato un mo-
dello in tutto il mondo, che combina geosonde con rilevamenti laser e satellitari.
"Grazie a quello shock, la cultura dell'adattamento questa comunità ormai ce l'ha
nel sangue, forse è per questo che siamo stati i primi a portare a casa questo risul-
tato", osserva uno degli estensori del Piano, il project manager per la sostenibilità
Marco Cardinaletti.
Oltre allo spostamento di ristoranti e stabilimenti, il documento prevede la messa in
cantiere di altre misure destinate a cambiare anche l'aspetto urbanistico della città,
come gli "interventi di drenaggio e ingegneria" per utilizzare le acque drenate a sco-
po industriale, e la creazione della cosiddetta "cometa verde", un bosco urbano dove
troverà spazio anche un museo della frana. Perchè forse la migliore prevenzione è
proprio la memoria.
Lucianone
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