Ecomomia 1 - Italia
Il debito pubblico italiano balza a 2.089,5 miliardi
Bankitalia: +20,5 miliardi in solo un mese. «La causa è l’aumento
delle disponibilità liquide del Tesoro». Fitch: la ripresa è stagnante.
Torna a salire a gennaio il debito pubblico italiano portandosi a quota 2.089,5 miliardi di euro, con un aumento di 20,5 miliardi in un solo mese. L’impennata, secondo quanto emerge dai dati Bankitalia, è dovuta essenzialmente all’incremento (20,3 miliardi) delle disponibilità liquide del Tesoro, pari a fine gennaio a 57,9 miliardi (68,1 a gennaio del 2013).
Con riferimento alla ripartizione per sottosettori, il debito delle amministrazioni centrali è aumentato di 18,9 miliardi a 1.980,108 miliardi, quello delle amministrazioni locali è aumentato di 1,5 miliardi a 109,193 miliardi e quello degli enti di previdenza è rimasto sostanzialmente invariato. In particolare, il debito delle Regioni e delle Province autonome è salito a 37,754 miliardi dai 36,583 miliardi di dicembre, quello delle Province è sceso a 8,431 miliardi (da 8,452 miliardi) e quello dei Comuni si è attestato a 47,077 miliardi (da 47,286 miliardi). La vita media residua del debito si è attestata a 6,9 anni, in linea con dicembre 2013.
Esteri - Venezuela
In fila per il pane, mentre la casta mangia aragoste
In un mese di rivolte 28 morti. Chavisti nel mirino per le spese pazze
«L’unica via per la giustizia è quella del socialismo, non il capitalismo, che è una forma di cannibalismo». Sull’affollata scalinata del Ministero degli Interni di Caracas, Pedro Carreño, che all’epoca era titolare di questo portafogli, sorrideva nella cornice dei microfoni. Poi, una giornalista lo interruppe e disse: «Ministro, non è contraddittorio criticare il capitalismo con al collo una cravatta Luis Vuitton?». Carreño guardò il cielo ed esitò per qualche secondo. Era nato 51 anni prima.
Esteri - Germania
Merkel: "Il progetto di riforme di Renzi è ambizioso"
Il premier vedrà lunedì la cancelliera. Piano bocciato dal
'Financial Times'
"Il governo tedesco è consapevole dell’ambizioso progetto di riforme del governo di Matteo Renzi. Certamente lo illustrerà alla cancelliera e ne parleranno. Ma non voglio anticipare i contenuti di quel che diranno subito dopo". Così il portavoce della Cancelliera, Steffen Seibert, in vista del vertice tra i due leader che si terrà lunedì, risponde a una domanda dei giornalisti sulle misure economiche annunciate dal premier italiano. Il portavoce ricorda anche che Italia e Germania lavorano insieme «molto strettamente e da molto tempo» e che questa collaborazione sarà rafforzata lunedì, quando si terrà l’incontro tra Renzi e Merkel.
Economia 2 - Italia
DETRAZIONE: i calcoli in busta paga / Ecco chi avrà
i benefici maggiori
ROMA - Rispetto al passato sarà uno sgravio molto più concentrato sui redditi più bassi. A differenza degli altri interventi di riduzione del cuneo fiscale, gli sgravi sul lavoro annunciati dal nuovo esecutivo di Matteo Renzi saranno infatti appannaggio esclusivamente dei meno abbienti: a beneficiare dell’operazione saranno solo i contribuenti che dichiarano fino a 25 mila euro di reddito lordo annuo. Chi guadagna di più, dunque, non avrà alcun vantaggio, mentre finora gli interventi di riduzione del cuneo fiscale, ultimo quello varato per il 2014 dal governo di Enrico Letta, avevano interessato anche i redditi superiori a 25 mila euro, sebbene con un’intensità decrescente, destinata ad annullarsi completamente una volta superata la soglia dei 55 mila euro lordi annui. Se l’impianto del provvedimento ricalcherà le linee indicate mercoledì dal premier, sarebbero fuori dai benefici anche gli incapienti, cioè coloro che dichiarano meno di 8 mila euro l’anno e già non pagano l’Irpef, ma anche i lavoratori autonomi e i pensionati. Lo strumento del nuovo intervento sul cuneo fiscale sarà infatti quasi certamente la specifica detrazione Irpef per i redditi da lavoro dipendente, che si applica in cifra fissa sui redditi più bassi, ed in proporzione sugli altri, e che sarà rafforzata. La detrazione fissa, sui primi 8 mila euro di reddito, appena portata dal governo Letta a 1.880 euro, potrebbe aumentare di parecchio, anche più del doppio.
L’obiettivo del governo è quello di concedere uno sgravio fiscale che potrà arrivare a mille euro netti annui per i contribuenti nella fascia di reddito compresa tra 15 e 20 mila euro, quella dove si concentrerà la maggior intensità del bonus. In media sarà pari a circa 80 euro netti al mese, e nelle intenzioni del governo dovrebbe essere evidenziato da un’apposita voce nella busta paga.
Restano fuori pensionati, incapienti e la maggior parte dei lavoratori autonomi: solo gli studi che hanno organizzazioni stabili e dipendenti a carico potranno usufruire della riduzione dell’Irap a favore delle imprese che scatterà dal primo maggio. Il taglio, che nel complesso vale circa 2,5 miliardi di euro l’anno, dovrebbe consentire un abbattimento dell’Imposta sulle attività produttive del 10%.
ENERGIA: sconti e incentivi nel mirino / Così la bolletta giùdel 10%
L’ipotesi di un decreto per tagliare oneri impropri. Circa 100 mila euro di risparmi l’anno Un risparmio del 10% sulla bolletta elettrica per le piccole e medie imprese? Lo promette il governo. Ma che cosa significa in concreto? Conviene iniziare con qualche esempio reale.
I risparmi
Prendiamo una piccolissima impresa del Nord che lavora nel settore gomma-plastica e ha meno di dieci dipendenti. Ha sede nel Mantovano, ma il nome non importa. Fattura due milioni e settecentomila euro e l’anno scorso ha pagato per l’energia elettrica un conto di 78 mila euro. Qualora gli impegni del premier diventassero fatti potrebbe risparmiarne 7.800. Ancora: piccola impresa con meno di venti dipendenti del settore metalmeccanico. Fatturato di 2,4 milioni e costo dell’energia di 40 mila euro. Ne guadagnerebbe 4.000. Pochi? Tanti? Certo, i risparmi diventano più consistenti salendo di dimensioni, cioè arrivando fino alla media impresa: per altre due attività della stessa area, rispettivamente con 65 e 70 milioni di fatturato (settore gomma-plastica e alimentare), la spesa per energia è arrivata nel 2013 a toccare il milione di euro: 965 mila nel primo caso e un milione e 18 mila nel secondo. Morale: un risparmio a cavallo dei 100 mila euro per una media impresa del settore gomma-plastica.
ESTERI - Ucraina
Mosca: non invaderemo / Gli USA: soluzione diplomatica o conseguenze
Alta tensione sull'Ucraina. Barack Obama spera ancora comunque che la crisi si possa risolvere per via diplomatica. Se così non fosse per il presidente americano saranno inevitabili conseguenze nei confronti di Mosca.
Lavrov. «Non è nei piani di Mosca invadere l'Ucraina dell'est», ha dichiarato oggi il ministro degli
Esteri russo, Serghiei Lavrov, dopo il colloquio a Londra col segretario di Stato americano, John Kerry. Per ricostruire i rapporti tra Russia e Ucraina «non è necessario l'intervento o la mediazione internazionale», ha aggiunto Lavrov, che ha definito «utile» il colloquio con Kerry. Poi il ministro ha sottolineato che «i diritti dei russi in Crimea devono essere protetti» e che gli sforzi diplomatici proseguono in vista del referendum di domenica. «I nostri partner comprendono che le sanzioni sarebbero uno strumento controproducente» e «non gioverebbero a nessuna delle parti», ha detto ancora Lavrov, spiegando che l'effetto di eventuali sanzioni «sarebbe responsabilità di chi le impone».
Kerry. Il referendum in Crimea è «contrario alla Costituzione ucraina, in violazione del diritto internazionale e, pertanto, illegittimo». Lo ha detto il segretario di Stato americano John Kerry, ribadendo la posizione degli Stati Uniti, dopo l'incontro con Lavrov. Kerry ha ricordato che anche per il presidente Usa, Barack Obama, quello di domenica prossima è un referendum «illegale secondo la Costituzione ucraina. Né noi né la comunità internazionale riconosceremo i risultati. Se Mosca deciderà di ratificare il risultato del referendum di domenica in Crimea annettendo nei fatti la regione avrà dato uno schiaffo in faccia a qualsiasi tentativo di tendere la mano alla Russia, di proteggere gli interessi della Crimea e della Russia e di rispettare l'integrità territoriale dell'Ucraina».
Lavrov. «Non è nei piani di Mosca invadere l'Ucraina dell'est», ha dichiarato oggi il ministro degli
Esteri russo, Serghiei Lavrov, dopo il colloquio a Londra col segretario di Stato americano, John Kerry. Per ricostruire i rapporti tra Russia e Ucraina «non è necessario l'intervento o la mediazione internazionale», ha aggiunto Lavrov, che ha definito «utile» il colloquio con Kerry. Poi il ministro ha sottolineato che «i diritti dei russi in Crimea devono essere protetti» e che gli sforzi diplomatici proseguono in vista del referendum di domenica. «I nostri partner comprendono che le sanzioni sarebbero uno strumento controproducente» e «non gioverebbero a nessuna delle parti», ha detto ancora Lavrov, spiegando che l'effetto di eventuali sanzioni «sarebbe responsabilità di chi le impone».
Kerry. Il referendum in Crimea è «contrario alla Costituzione ucraina, in violazione del diritto internazionale e, pertanto, illegittimo». Lo ha detto il segretario di Stato americano John Kerry, ribadendo la posizione degli Stati Uniti, dopo l'incontro con Lavrov. Kerry ha ricordato che anche per il presidente Usa, Barack Obama, quello di domenica prossima è un referendum «illegale secondo la Costituzione ucraina. Né noi né la comunità internazionale riconosceremo i risultati. Se Mosca deciderà di ratificare il risultato del referendum di domenica in Crimea annettendo nei fatti la regione avrà dato uno schiaffo in faccia a qualsiasi tentativo di tendere la mano alla Russia, di proteggere gli interessi della Crimea e della Russia e di rispettare l'integrità territoriale dell'Ucraina».
Putin. Il referendum per sancire la scissione della Crimea dall'Ucraina, in programma domenica, è conforme ai «principi del diritto internazionale e della Carta dell'Onu», ha detto il presidente russo Vladimir Putin secondo un comunicato del Cremlino.
Intanto la Cina si allontana dalla Russia sulla crisi ucraina. L'ambasciatore di Pechino all'Onu, Liu Jieyi, ha affermato in Consiglio di Sicurezza «la necessità di rispettare l'integrità territoriale dell'ex repubblica sovietica» e si è detto «aperto a tutte le proposte che siano in grado di ridurre la tensione». Secondo i diplomatici, la Cina potrebbe decidere di astenersi in caso di voto della bozza di risoluzione americana, lasciando la Russia isolata all'interno dei Quindici.
Intanto la Cina si allontana dalla Russia sulla crisi ucraina. L'ambasciatore di Pechino all'Onu, Liu Jieyi, ha affermato in Consiglio di Sicurezza «la necessità di rispettare l'integrità territoriale dell'ex repubblica sovietica» e si è detto «aperto a tutte le proposte che siano in grado di ridurre la tensione». Secondo i diplomatici, la Cina potrebbe decidere di astenersi in caso di voto della bozza di risoluzione americana, lasciando la Russia isolata all'interno dei Quindici.
Lucianone
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