domenica 29 dicembre 2013

Riflessioni - Perchè i forconi? / Sul film 'La grande bellezza'

29 dicembre '13 - domenica         29rh December / Sunday                 visioni post - 3

(da 'la Repubblica' - 13 / 12 / 2013 -  'L'Amaca' / Michele Serra)
Fanno paura, i forconi, a partire da quel nome truce e autodenigra-
torio che un leader intelligente cambierebbe da subito, diffidando i
media dal suo uso.  Ma fa paura anche che Enrico Letta definisca 
quanto sta accadendo "un attacco al principio di rappresentanza". 
Perchè non è un attacco. E' una presa d'atto.    E' la diretta conse-
guenza del fatto che la rappresentanza politica non copre, oramai, 
che una parte (non so neanche dire se maggioritaria) della società 
italiana. Questo avevano detto le ultime politiche: che i non rappre-
sentanti sono una impressionante moltitudine. E che quella moltitu-
dine, a meno  di miracolose  auto-rappresentazioni non violente (il
grillismo è un tentativo goffo e pieno di difetti di neopolitica: giusto
criticarlo, impossibile cancellarlo) è alla mercè  dei ceffi  e dei me-
statori  che vediamo in azione in questi giorni. Le "larghe intese",
a dispetto del loro nome, sono un disperato tentativo   di arrocco,
danno l'idea di una classe dirigente assediata  e  così anchilosata
nei suoi difetti che non è riuscita a fare una nuova legge elettora-
le nonostante lo abbia strapromesso, e a conti fatti spergiurato.
Come si può sperare che i mai rappresentati, e i non più rappre-
sentati, si inchinino a un principio di rappresentanza che rappre-
senta altri, non loro?

... penso anche io che "La grande bellezza" sia un magnifico, 
potentissimo film.   Mi aveva colpito, quando uscì nelle sale, 
l'accoglienza piuttosto gretta che buona parte della critica na-
zionale gli aveva riservato, e mi rende felice  il suo successo
internazionale, fuori dalle mura della nostra affaticata provin-
cia. Sorrentino (il regista) - scrive Curzio Maltese - racconta
la decadenza italiana come "una colossale perdita di tempo
e di occasioni". E' così: nel film la bellezza di Roma è l'inuti-
le quinta di un carosello vacuo, senza senso e senza meta.
La bellezza, percepita con indifferenza o malamente intravi-
sta da protagonisti storditi dalla propria deriva, concentrati
solo sul sè, è la vera occasione perduta. Allora, forse, non è
per caso che il film all'estero sia applaudito senza le riserve
che lo hanno accolto in patria.   Le cose belle ci passano ac-
canto - o ci languono attorno - con scarse possibilità di scal-
fire la nostra apatia. Bellezza decrepita , non curata, o bel-
lezza tradita , non riconosciuta.  Scrive Valerio Magrelli in
Geologia di un padre, se Cristo tornasse in questa Italia lo
inchioderebbero a una croce di alluminio anodizzato.
(da 'la Repubblica' - 15 / 12 / '13  -  'L'Amaca' / M. Serra) 

Lucianone 

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