30 aprile '13 - mercoledì 30th April / Wednesday visioni post - 14
(da la Repubblica - 12 dicembre 2012 - Federica Cravero
e Ottavia Giustetti)
Piemonte, lo scandalo dei rimborsi: videogame
e night a spese della Regione
Nel mirino 4 consiglieri : tra i conti anche una sega circolare
TORINO
Chissà quale utilità politica deve essersi figurato Andrea Stara, consigliere di centro-
sinistra del Piemonte indagato per peculato, mentre comprava con la carta di credito
della regione un tosaerba e una sega circolare. Oppure Michele Giovine, pensionati
per Cota, quando attendeva in coda alla cassa del bagno turco, asciugamano annoda-
to in vita, e in mano una carta intestata al gruppo regionale di cui è unico consigliere.
O Maurizio Lupi dei Verdi Verdi, mentre, vittima di una irrefrenabile passione per i
videogiochi, si faceva regalare dai contribuenti 2050 euro di prodotti informatici. E
poi ancora quando cenavano al ristorante, viaggiavano e soggiornavano all'estero,
fumavano le sigarette comprate con i soldi dei piemontesi, facevano una capatina al
night club fino a tarda notte. E' probabile che non abbiano neppure tentato lo sforzo
di immaginare una giustificazione. Perchè a giudicare dalla varietà di acquisti scon-
clusionati emersi dalla prima tranche di indagini della guardia di finanza di Torino
sulle spese dei gruppi regionali, si direbbe che neppure uno, tra Stara, Giovine e Lu-
pi, abbia provato a mantenere una condotta falsamente coerente con la reale moti-
vazione del finanziamento ai gruppi. E cioè il mantenimento dell'attività politica dei
consiglieri. Tutti e tre sono stati raggiunti da avviso di garanzia ieri mattina (11/12/'12).
L'accusa è di peculato: hanno utilizzato denaro pubblico per spese personali.
Recordman del bancomat facile è Giovine che ha messo insieme scontrini per 121
mila euro, più 80 mila euro mai giustificati, nel periodo che va dall'inizio della legi-
slatura Cota (maggio 2010) a oggi. Al secondo posto c'è Maurizio Lupi con 74 mila
euro, al terzo c'è Andrea Stara con 57 mila euro. Insieme a loro una quarta consi-
gliera regionale, Eleonora Artesio, Federazione della Sinistra, è stata raggiunta da
avviso di garanzia con la medesima accusa. Ma nel suo caso si parla di cifre molto
più basse, circa 12 mila euro in tre anni, per i quali è indagata. Lei però ha mante-
nuto un profilo molto meno colorito e ha speso di fatto per buoni pasto a collabora-
tori e tratte autostradali o biglietti ferroviari.
L'inchiesta della guardia di Finanza di Torino, coordinata dai pm Andrea Beconi
ed Enrica Gabetta, è partita alla fine di settembre, poco dopo lo scandalo laziale che
aveva travolto Fiorito e compagni. A dare l'input alle indagini è stata l'intervista
mandata in onda da una tv privata a Roberto Rosso, ex presidente del consiglio re-
gionale piemontese, poi diventato parlamentare del Pdl, che commentando gli spre-
chi della politica diceva: "So di un consiglio regionale che ha messo in rimborso
so spese una settimana bianca trascorsa a casa mia a Sestriere". La procura lo ha
convocato qualche giorno dopo ed immediatamente è scattato il blitz. I finanzieri
hanno sequestrato decine di faldoni con l'intera documentazione relativa alle spese
dei gruppi politici compresi migliaia di euro di autocertificazioni per i rimborsi chi-
lometrici delle trasferte, che si aggiungono a stipendi a cinque cifre e a gettoni di
presenza di 122 euro per ogni seduta del Parlamento regionale.
Per ora gli investigatori si sono concentrati sui gruppi da un solo componente del-
l'ultima legislatura. Quelli che hanno anche i budget più ridotti. Da oggi parte l'e-
same delle spese di tutti gli altri, anche i più facoltosi come Pd, Pdl e Lega.
(da la Repubblica - 12/12/'12 - Massimo Lugli e
Maria Elena Vincenzi)
Lazio / Roma, tangenti sugli appalti, blitz al ministero.
Il pm: "Un manuale della corruzione"
Politiche agricole, arrestati 11 dirigenti. "Pagati anche con i viaggi e mozzarelle"
ROMA
"Un piccolo trattato di sociologia della corruzione". Il procuratore aggiunto Nello
Rossi lo definisce così. Un giro di corruzione, appalti taroccati, contributi regalati,
favori e bustarelle di ogni tipo (dai contanti ai viaggi di lusso, dalle forniture di
mozzarella in cambio della promessa di una visita del ministro ai soggiorni in re-
sort a 5 stelle) che, per almeno 5 anni, ha inquinato alla radice gran parte dell'at-
tività del ministero per le Politiche agricole, alimentari e forestali.
Undici arresti, 32 indagati, una valanga di soldi, almeno 32 milioni, che si è river-
sata su 20 diverse aziende in odore di imbroglio. "Operazione Centurione": così
èstata battezzata l'indagine del nucleo di polizia tributaria della Finanza.
Il personaggio centrale, il "Centurione", appunto, che apre la lista degli arresta-
ti , è Giuseppe Ambrosio, 58 anni, direttore generale del consiglio per la ricerca
e la sperimentazione in agricoltura, capo di gabinetto dei ministri Zaia e Galan e
attualmente braccio destro del sottosegretario Franco Braga, stipendio lordo di
oltre 200 mila euro, già rinviato a giudizio 2 volte per truffa ma rimasto al suo
posto. Assieme a lui sono finiti in carcere la moglie Stefania Ricciardi, 59 anni,
dirigente dell'Ufficio per la promozione della qualità agroalimentare (una nomi-
na che avrebbe ottenuto, stando agli accertamenti del pm Stefano Fava, grazie
a una laurea ottenuta in un improbabile ateneo di Malta), Franceso Saverio
Abate, direttore generale per la pesca marittima e l'acquacultura; Ludovico
Gay, ex direttore generale della Buonitalia Spa (una società a partecipazione
interamente ministeriale), Alfredo Bernardini, dirigente della Confederazione
italiana agricoltori e Michele Mariani, un impiegato che aveva le mani in pa-
sta in moltissime commissiomi del Ministero.
Arresti domiciliari per Luca Gaudiano, un altro funzionario di via XX settem-
bre 20, Riccardo Deserti, direttore del Consorzio parmigiano reggiano e tre
imprenditori, Maria Claudia Golinelli, Luigi Cardona e Oliviero Sorbini. Tra
gli indagati, tanto per completare il quadretto familiare, compare anche la ni-
pote del "Centurione", Monica Ricciardi, 38 anni. Le ordinanze di custodia
cautelare, sono state firmate dal gip Flavia Costantini... I militari del colon-
nello Fabio Pirani, contemporaneamente, hanno messo sotto sequestro beni
per 22 milioni tra 43 immobili e terreni e 10 auto e moto di lusso
CONTINUA...to be continued...
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martedì 30 aprile 2013
Personaggi - Lo studente americano Thomas Herndon
30 aprile '13 - mercoledì 30th April / Wednesday visione post - 11
Il ragazzo-studente che ha smentito Harvard
salvando il mondo dall'austerità
Scoprendo errori banali Thomas Herndon ha confutato le teorie
su rigore e crescita degli economisti Reinhart e Rogoff,
e ha demolito il dogma su cui Germania e Ue hanno
basato le loro politiche. Diventando una star.
(da la Repubblica / R2 Il Personaggio - Federico Rampini da New York)
A 28 anni è una celebrità mondiale, la sua università ha dovuto creargli un ufficio
stampa ad hoc per filtrare le troppe domande d'interviste. Il dottorando che ha
"smascherato le teorie dell'austerity" ora passa le sue giornate a parlare con il
New York Times, il Wall Street Journal e la Bbc. E' apparso come star nel po-
polare talk show di satira politica The Colbert Report. Se l'è meritata davvero
questa fama Thomas Herndon, che prepara la sua tesi di Ph.D. alla University of
Massachussetts di Amberst.
Il premio Nebel dell'economia Paul Krugman gli dà atto di avere "confutato lo studio ac-
cademico più autorevole degli ultimi anni". Scoprendovi degli errori banali, imbarazzanti
per gli autori. Le vittime di Herndon sono due tra gli economisti più stimati del mondo:
Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff. Loro due insegnano in una super-università, Har-
vard, ben più prestigiosa di quella dove studia il 28enne dottorando che li ha messi al
tappeto. Rogoff, che è stato economista anche al Fmi (Fondo monetario internazionale)
e alla Federal Reserve, insieme con la sua collega Reinhart pubblicò "Growth in a Time
of Debt", una ricerca conclusa proprio quando stava scoppiando la crisi della Grecia. In
quel testo vi era la "prova scientifica", secondo gli autori, che se il debito pubblico di
di una nazione raggiunge la soglia del 90% del Pil, diventa un ostacolo insuperabile alla
crescita. Quella cifra "magica" venne adottata come un dogma, istantaneamente ripre-
sa da organizzazioni internazionali e governi: da angela Merkel alla Commissione euro-
pea, fino al partito repubblicano negli Stati Uniti. Lo stesso Krugman ricorda che "ebbe
un ruolo cruciale nella svolta delle politiche economiche, con l'abbandono delle manovre
anti-recessive sostituite prontamente con politiche di austerità. La tesi di Krugman è
che c'erano già poderose correnti ideologiche in azione per interrompere le manovre an-
ti-recessione, e tuttavia quello studio divenne un regalo insperato, una pietra miliare, il
fondamento teorico per l'austerity.
Herndon, che si definisce "nè conservatore nè progressista", non è stato mosso da
un'agenda politica. "Non ero partito - racconta - con l'intenzione di demolire lo studio
di Reinhart-Rogoff, davvero non ero a caccia di errori. I miei professori di Amherst
mi avevano assegnato un compito molto comune: prendi una ricerca fatta da altri eco-
nomisti, e prova a dimostrare che sei capace di replicarne il risultato".
E' così che, esercitandosi a rifare lo stesso percorso di Reinhart-Rogoff, il 28enne si
è imbattuto nella sua scoperta. "Provavo e riprovavo a fare i loro stessi calcoli, ma i
risultati non erano quelli. I conti non tornavano.". Per vederci chiaro lui si rivolse
agli stessi autori. Che reagirono con grande fair-play e trasparenza. Forse sottovalu-
tando il pericolo? Di certo non snobbarono il giovane dottorando di una univeristà
meno prestigiosa. "Su mia richiesta - racconta lui - mi hanno messo a disposizione
tutte le loro fonti originarie da cui avevano attinto i dati sulla crescita. Mi hanno da-
to accesso anche alle varie versioni dei loro calcoli". Mal gloene incolse. Perchè il
preciso e scrupoloso Herndon scoprì l'errore. Anzi due categorie di errori, grossola
lni e dalle conseguenze disastrose. La coppia di grandi economisti aveva banalmen-
te commesso una svista di "allineamento" nelle colonne delle cifre da addizionare
usando il software Excel della Microsoft. Sicchè alcuni calcoli erano sbagliati.
In più - questo forse è lo sbaglio più inperdonabile - Reinhart-Rogoff avevano omes-
so di includere tra le nazioni esaminate ben tre casi (Canada, Australia e Nuova Ze-
landa) in cui la crescita economica non è stata affatto penalizzata da un elevato de-
bito pubblico.
La rivelazione di Herndon ha avuto un impatto enorme. I due imputati, Reinhart-
Rogoff, hanno dovuto ammettere l'errore. Lo hanno fatto con un una imbarazzata
column sul New York Times, cercando al tempo stesso di prendere le distanze dal-
le politiche di austerity applicate usando la loro ricerca. E come rivela il Wall
Street Journal "all'ultima riunione del G20 è stato depennato dal comunicato fina-
le ogni riferimento al rapporto debito/Pil, per effetto di questa scoperta".
L'anchorman satirico Stephen Colbert conclude: "E ora chi glielo dice agli europei?
Sono così contenti dell'austerity, che ogni tanto per festeggiarla scendono in piazza
e accendono dei fuochi...".
La lezione di umiltà vale anche per gli avversari del rigore. I grandi nomi del pensie-
ro neokeynesiano, da Krugman a Joseph Stiglitz, non avevano mai accettato il dog-
ma di Reinhart-Rogoff. Ma le loro contestazioni volavano alto, troppo alto. Nessu-
no si era imbarcato nella fatica di fare il lavoro "operaio" del 28enne Herndon:
prendersi tutti i numeri, uno per uno, e rifare le addizioni.
Il ragazzo-studente che ha smentito Harvard
salvando il mondo dall'austerità
Scoprendo errori banali Thomas Herndon ha confutato le teorie
su rigore e crescita degli economisti Reinhart e Rogoff,
e ha demolito il dogma su cui Germania e Ue hanno
basato le loro politiche. Diventando una star.
(da la Repubblica / R2 Il Personaggio - Federico Rampini da New York)
A 28 anni è una celebrità mondiale, la sua università ha dovuto creargli un ufficio
stampa ad hoc per filtrare le troppe domande d'interviste. Il dottorando che ha
"smascherato le teorie dell'austerity" ora passa le sue giornate a parlare con il
New York Times, il Wall Street Journal e la Bbc. E' apparso come star nel po-
polare talk show di satira politica The Colbert Report. Se l'è meritata davvero
questa fama Thomas Herndon, che prepara la sua tesi di Ph.D. alla University of
Massachussetts di Amberst.
Il premio Nebel dell'economia Paul Krugman gli dà atto di avere "confutato lo studio ac-
cademico più autorevole degli ultimi anni". Scoprendovi degli errori banali, imbarazzanti
per gli autori. Le vittime di Herndon sono due tra gli economisti più stimati del mondo:
Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff. Loro due insegnano in una super-università, Har-
vard, ben più prestigiosa di quella dove studia il 28enne dottorando che li ha messi al
tappeto. Rogoff, che è stato economista anche al Fmi (Fondo monetario internazionale)
e alla Federal Reserve, insieme con la sua collega Reinhart pubblicò "Growth in a Time
of Debt", una ricerca conclusa proprio quando stava scoppiando la crisi della Grecia. In
quel testo vi era la "prova scientifica", secondo gli autori, che se il debito pubblico di
di una nazione raggiunge la soglia del 90% del Pil, diventa un ostacolo insuperabile alla
crescita. Quella cifra "magica" venne adottata come un dogma, istantaneamente ripre-
sa da organizzazioni internazionali e governi: da angela Merkel alla Commissione euro-
pea, fino al partito repubblicano negli Stati Uniti. Lo stesso Krugman ricorda che "ebbe
un ruolo cruciale nella svolta delle politiche economiche, con l'abbandono delle manovre
anti-recessive sostituite prontamente con politiche di austerità. La tesi di Krugman è
che c'erano già poderose correnti ideologiche in azione per interrompere le manovre an-
ti-recessione, e tuttavia quello studio divenne un regalo insperato, una pietra miliare, il
fondamento teorico per l'austerity.
Herndon, che si definisce "nè conservatore nè progressista", non è stato mosso da
un'agenda politica. "Non ero partito - racconta - con l'intenzione di demolire lo studio
di Reinhart-Rogoff, davvero non ero a caccia di errori. I miei professori di Amherst
mi avevano assegnato un compito molto comune: prendi una ricerca fatta da altri eco-
nomisti, e prova a dimostrare che sei capace di replicarne il risultato".
E' così che, esercitandosi a rifare lo stesso percorso di Reinhart-Rogoff, il 28enne si
è imbattuto nella sua scoperta. "Provavo e riprovavo a fare i loro stessi calcoli, ma i
risultati non erano quelli. I conti non tornavano.". Per vederci chiaro lui si rivolse
agli stessi autori. Che reagirono con grande fair-play e trasparenza. Forse sottovalu-
tando il pericolo? Di certo non snobbarono il giovane dottorando di una univeristà
meno prestigiosa. "Su mia richiesta - racconta lui - mi hanno messo a disposizione
tutte le loro fonti originarie da cui avevano attinto i dati sulla crescita. Mi hanno da-
to accesso anche alle varie versioni dei loro calcoli". Mal gloene incolse. Perchè il
preciso e scrupoloso Herndon scoprì l'errore. Anzi due categorie di errori, grossola
lni e dalle conseguenze disastrose. La coppia di grandi economisti aveva banalmen-
te commesso una svista di "allineamento" nelle colonne delle cifre da addizionare
usando il software Excel della Microsoft. Sicchè alcuni calcoli erano sbagliati.
In più - questo forse è lo sbaglio più inperdonabile - Reinhart-Rogoff avevano omes-
so di includere tra le nazioni esaminate ben tre casi (Canada, Australia e Nuova Ze-
landa) in cui la crescita economica non è stata affatto penalizzata da un elevato de-
bito pubblico.
La rivelazione di Herndon ha avuto un impatto enorme. I due imputati, Reinhart-
Rogoff, hanno dovuto ammettere l'errore. Lo hanno fatto con un una imbarazzata
column sul New York Times, cercando al tempo stesso di prendere le distanze dal-
le politiche di austerity applicate usando la loro ricerca. E come rivela il Wall
Street Journal "all'ultima riunione del G20 è stato depennato dal comunicato fina-
le ogni riferimento al rapporto debito/Pil, per effetto di questa scoperta".
L'anchorman satirico Stephen Colbert conclude: "E ora chi glielo dice agli europei?
Sono così contenti dell'austerity, che ogni tanto per festeggiarla scendono in piazza
e accendono dei fuochi...".
La lezione di umiltà vale anche per gli avversari del rigore. I grandi nomi del pensie-
ro neokeynesiano, da Krugman a Joseph Stiglitz, non avevano mai accettato il dog-
ma di Reinhart-Rogoff. Ma le loro contestazioni volavano alto, troppo alto. Nessu-
no si era imbarcato nella fatica di fare il lavoro "operaio" del 28enne Herndon:
prendersi tutti i numeri, uno per uno, e rifare le addizioni.
Lucianone
domenica 28 aprile 2013
Sport - calcio / Serie A - 34^ giornata 2012/13
28 aprile - domenica 28th April / Sunday
Derby alla Juve, il Toro si arrende
Derby alla Juve, il Toro si arrende
L’Inter affonda. E la Roma vince
Tensione all’Olimpico, 4 fermi
I bianconeri stendono i granata 2-0. Fiorentina batte Samp. Chievo ko. Parità tra Parma e Lazio. Cariche della polizia prima della sfida torinese: nessun ferito.
Il colpo di testa vincente di Legrottaglie
Milan-Catania 4-2, è la notte del Pazzo. Doppietta e rimonta. Rossoneri ancora terzi
I rossoneri due volte sotto superano i siciliani che protestano a ragione sul 3-2 di Pazzini. Apre Legrottaglie, Flamini pareggia. Segna Bergessio, ma Pazzini, subentrato, in 9' segna due gol. Balotelli chiude su rigore
Il colpo di testa vincente di Legrottaglie
Risultati delle partite
Atalanta - Bologna 1 - 1
Cagliari - Udinese 0 - 1
Pescara - Napoli 0 - 3
Chievo - Genoa 0 - 1
Palermo - Inter 1 - 0
Parma - Lazio 0 - 0
Roma - Siena 4 - 0
Samp - Fiorentina 0 - 3
Torino - Juventus 0 - 2
Milan _ Catania 4 - 3
Classifica
Juventus 80 / Napoli 69 / Milan 62 / Fiorentina 61 / Rama 55 / Udinese 54 /
Inter 53 / Lazio 52 / Catania 48 / Cagliari 42 / Bologna, Parma 40 /
Atalanta, Chievo 39 / Sampdoria, Torino 38 / Palermo, Genoa 32 / Siena 30 /
Pescara 22
Il commento
(di Alberto Cerruti)
SALE E PEPE
Abbattuto il Toro, alla Juve manca soltanto un punto e poi anche Conte
smetterà di nascondersi. Non finirà presto, invece, l'appassionane corsa
a suon di gol di Milan e Fiorentina al terzo posto.
CONTINUA...to be continued...
Atalanta - Bologna 1 - 1
Cagliari - Udinese 0 - 1
Pescara - Napoli 0 - 3
Chievo - Genoa 0 - 1
Palermo - Inter 1 - 0
Parma - Lazio 0 - 0
Roma - Siena 4 - 0
Samp - Fiorentina 0 - 3
Torino - Juventus 0 - 2
Milan _ Catania 4 - 3
Classifica
Juventus 80 / Napoli 69 / Milan 62 / Fiorentina 61 / Rama 55 / Udinese 54 /
Inter 53 / Lazio 52 / Catania 48 / Cagliari 42 / Bologna, Parma 40 /
Atalanta, Chievo 39 / Sampdoria, Torino 38 / Palermo, Genoa 32 / Siena 30 /
Pescara 22
Il commento
(di Alberto Cerruti)
SALE E PEPE
Abbattuto il Toro, alla Juve manca soltanto un punto e poi anche Conte
smetterà di nascondersi. Non finirà presto, invece, l'appassionane corsa
a suon di gol di Milan e Fiorentina al terzo posto.
CONTINUA...to be continued...
Ultime notizie - ITALIA / Latest news
28 aprile '13 - domenica 28th April / Sunday Visioni post - 3
ROMA
L'arresto dopo gli spari e il luogo della sparatoria
L’attentatore: volevo colpire i politici
Continua...to be continued...
ROMA
Sparatoria Palazzo Chigi: due carabinieri feriti, fermato l’attentatore
Alle 11.40 un uomo in giacca e cravatta ha attraversato la piazza e ha aperto il fuoco. Le forze dell'ordine hanno risposto, lui ha tentato di fuggire: ferito durante la colluttazione e bloccato. Si tratta di Luigi Preiti, 49 anni, nessun precedente penale, calabrese di origine, residente ad Alessandria. Ferita anche una passante in modo lieve. Gli investigatori: "Era a Roma per compiere un gesto eclatante"
Gli esponenti delle forze dell’ordine sono stati feriti uno in maniera grave al collo, l’altro alla gamba, ma entrambi – pur se ricoverati in codice rosso – non sarebbero in pericolo di vita. L’attentatore è stato subito fermato: si tratta di Luigi Preiti, classe ’64, calabrese di Rosarno, ma residente da anni ad Alessandria. Anche lui è rimasto ferito, ma non a seguito della sparatoria, bensì durante la colluttazione con i carabinieri. L’attentatore voleva suicidarsi ma aveva esaurito il caricatore. Fonti investigative spiegano che probabilmente Preiti è arrivato a Roma apposta per compiere “un gesto eclatante”: arrivato ieri nella Capitale, ha dormito in hotel.
Nessun precedente penale alle spalle, Preiti è accusato di tentato omicidio, porto e detenzione di armi. In giacca e cravatta, ha attraversato la piazza e all’improvviso, dopo aver gridato alle forze dell’ordine “Sparatemi, sparatemi!”, ha aperto il fuoco contro i due carabinieri: feriti il brigadiere Giuseppe Giangrande, di 50 anni, e il carabiniere scelto Francesco Negri, di 30, entrambi del Battaglione Toscana. Il primo è ricoverato in prognosi riservata per una ferita al collo, il secondo è ferito gravemente alla gamba. Lo si apprende da fonti dell’Arma. Anche una passante, secondo quanto riportano le agenzie, è rimasta ferita in modo lieve: colpita di striscio da una scheggia, è stata soccorsa dal 118 e trasportata in ospedale. Si tratta di una donna incinta.L'arresto dopo gli spari e il luogo della sparatoria
L’attentatore: volevo colpire i politici
LA CONFESSIONE DELL’ATTENTATORE
«È un uomo pieno di problemi che ha perso il lavoro, aveva perso tutto, era dovuto tornare in famiglia: era disperato. In generale voleva sparare sui politici, ma visto che non li poteva raggiungere ha sparato sui carabinieri». Così il pm di Roma, Pierfilippo Laviani, dopo aver sentito Luigi Prieti. «Ha confessato tutto. Non sembra una persona squilibrata».
Roma . Il nuovo governo giura al Quirinale
«È un uomo pieno di problemi che ha perso il lavoro, aveva perso tutto, era dovuto tornare in famiglia: era disperato. In generale voleva sparare sui politici, ma visto che non li poteva raggiungere ha sparato sui carabinieri». Così il pm di Roma, Pierfilippo Laviani, dopo aver sentito Luigi Prieti. «Ha confessato tutto. Non sembra una persona squilibrata».
Roma . Il nuovo governo giura al Quirinale
Cerimonia di insediamento con Napolitano. Bonino, Cancellieri e Idem le più acclamate
Subito il Cdm, domani e martedì Parlamento
chiamato a votare la fiducia. L’alt della Lega:
«Contrari se non verranno accolte le richieste».
chiamato a votare la fiducia. L’alt della Lega:
«Contrari se non verranno accolte le richieste».
+ Berlusconi ingabbia i falchi del Pdl Ugo Magri
+ Il Pd guarda avanti e si apre lo scontro carlo bertini
Continua...to be continued...
sabato 27 aprile 2013
Sport - calcio / Serie B - 39^ giornata 2012/13
27 aprile '13 - sabato 27th April / Saturday
Livorno: Dionisi e Paulinho piegano il Vicenza.
Goleada Verona all'Ascoli
Livorno: Dionisi e Paulinho piegano il Vicenza.
Goleada Verona all'Ascoli
39ª giornata: i toscani vincono con un gol per tempo. La squadra di Mandorlini travolge 5-0 i bianconeri contestati pesantemente a fine partita. Bardi super: para due rigori al Padova
Nella 39ª giornata di Serie B, incroci testa-coda: il Livorno vince 2-0 col Vicenza grazie a un gol di Dionisi su rigore e al raddoppio di Paulinho, mentre il Verona schianta l'Ascoli 5-0, segnando tutte le reti nel primo tempo. Per i bianconeri pesante contestazione nel dopo partita. Grande prestazione di Bardi che para due rigori in Padova-Novara: la gara finisce 3-3. Il turno si è aperto venerdì con l'anticipo del Sassuolo, sconfitto 2-1 a Modena e costretto a rimandare la festa promozione, e si chiuderà domenica alle 12.30 con il posticipo Empoli-Cesena.
ASCOLI - VERONA 0-5 — Il Verona passeggia ad Ascoli vincendo per 5-0, le reti segnate tutte nel primo tempo. Gli scaligeri continuano la loro corsa verso la serie A, anche se speravano in qualche buona notizia proveniente dai campi dove erano impegnate le dirette avversarie. Per l’Ascoli una sconfitta durissima, coi tifosi che già all’intervallo hanno abbandonato la curva sud per posizionarsi all’esterno e contestare il presidente Roberto Benigni. Non c’è stata mai partita con i gialloblù, superiori in tutti i reparti rispetto a un Ascoli molle nella testa e nelle gambe. Verona devastante soprattutto a centrocampo. Silva deve rinunciare gli infortunati Peccarisi e Di Donato; in attacco Feczesin affianca Zaza e a centrocampo torna Fossati. Nel Verona, che ha in panchina Morini per lo squalificato Mandorlini, non c’è Hallfredsson, rientra Moras; assente dell’ultim’ora Sgrigna (problema fisico), conferma per Cacciatore. Due minuti e il Verona sfiora il vantaggio con un colpo di testa di Cacia che manda incredibilmente alto da ottima posizione. Il match si sblocca su un calcio di rigore per un netto fallo del portiere dell’Ascoli Maurantonio che abbatte in uscita Cacia. Dal dischetto (7’) lo stesso attaccante porta in vantaggio il Verona. Si scuote l’Ascoli che va vicino al pareggio all’11’ con un colpo di testa di Zaza a fil di palo. L’attaccante impegna Rafael un minuto dopo in una parata in due tempi. Il Verona riparte e raddoppia al 14’: cross da destra di Cacciatore e Gomez vola di testa ad insaccare anticipando Faisca. Verona padrone del campo. Traversa di Martinho al 16’ e poi altro rigore per gli scaligeri per fallo di Prestia (espulso) su Cacia. Dal dischetto Gomez fa 3-0 (19’). L’Ascoli non c’è più e i veneti infieriscono. Al 31’ scivola nella propria area Conoccholi, ne approfitta Martinho che supera Faisca e insacca il 4-0. I tifosi dell’Ascoli cominciano ad abbandonare lo stadio per protesta contro la propria squadra. Arriva anche il 5-0 al 40’: lo segna Cacia su assist di Gomez. Nella ripresa il Verona non preme più sull’acceleratore, controlla la gara che termina con un rotondo 5-0 davanti a circa 600 tifosi gialloblù, giustamente festanti. A fine partita pesante contestazione dei tifosi di casa: circa 300 supporter cercano di entrare in contatto con i tifosi veronesi, mentre la polizia tiene sotto controllo la situazione. (Giuseppe Ercoli - da LaGazzettadelloSport.it)
Ascoli . Verona 0 - 5 Il rigore di Cacia
LIVORNO - VICENZA 2-0 — Il Livorno non si impietosisce di fronte ai problemi di classifica del Vicenza e con un gol per tempo fa sua l'intera posta. Successo brillante e più che meritato per gli amaranto, che resistono in seconda posizione e avvicinano il traguardo della promozione diretta. Per i biancorossi veneti un brutto stop, che però – vista la crisi dell'Ascoli, che rimane sempre distante due lunghezze – non cancella le possibilità di acciuffare i playout. I toscani, con il loro organizzato 3-4-1-2, iniziano con il turbo. Il Vicenza – che di fatto si presenta con il 4-1-4-1, con Cinelli perno davanti alla difesa e i due attaccanti esterni Bellazzini e Semioli utilizzati sulla linea dei centrocampisti – soffre fin dai primissimi giri di lancetta. Al 3' punizione battuta a sorpresa da Belingheri e palla per Paulinho, che all'interno dell'area, viene ingenuamente agganciato da Gentili. Rigore e ammonizione per il difensore ospite. Dal dischetto Dionisi si mantiene freddo come un ghiacciolo e con una conclusione sulla propria sinistra spiazza Bremec (1-0 al 4'). Sterile la reazione ospite. Da segnalare solo un tentativo di Bellazzini (27'), respinto da Fiorillo. Il Livorno controlla agevolmente la situazione e con le sue efficaci ripartenze si fa più volte minaccioso. Al 38' Duncan corre palla al piede per tutto il campo e viene fermato al limite, fallosamente. Punizione calciata da Belingheri e deviata da Bellazzini (in barriera), con una mano. Nuovo penalty. Stavolta si incarica del tiro dagli undici metri Paulinho, che opta per l'angolo basso alla sua sinistra. Bremec intuisce, devia il pallone sul palo, con Dionisi che manca l'appuntamento con il tap-in. 1-0 all'intervallo. Nella ripresa, il Vicenza alza il baricentro, ma non trova veri sbocchi. Senza correre veri rischi, i locali amministrano la situazione e al 18' chiudono i conti. Su punizione battuta dalla sinistra da Duncan, la sfera finisce nei dintorni dell'area di porta; piomba come un falco Paulinho, che anticipa persino il suo compagno Bernardini ed insacca per il raddoppio. Il Vicenza, con l'innesto di Bojinov e Tiribocchi, passa al 4-2-4, provando il tutto per tutto. Al 49' Bellazzini, con un tiro secco dall'interno dell'area, scheggia la parte alta della traversa. E' l'unico brivido corso dalla difesa dei locali. Per il Livorno (al quarto successo in cinque giornate), il sogno della serie A diventa sempre più concreto. (Fabio Giorgi)
Il Livorno festeggia la prima rete di Paulinho
Continua...to be continued...
Sport - Calcio / Champions League
27 aprile '13 - sabato 27th April / Saturday
Semifinali di Champions League /
andata ritorno
Bayern - Barcellona 4 - 0 01 - Mggio
Bo.Dortmund - Real Madrid 4 - 1 30 - Aprile
Continua...to be continued.
Semifinali di Champions League /
andata ritorno
Bayern - Barcellona 4 - 0 01 - Mggio
Bo.Dortmund - Real Madrid 4 - 1 30 - Aprile
Continua...to be continued.
Ultime notizie - Italia / Notizia Flash
27 aprile '13 - sabato 27th April / Saturday
Notizia Flash - ore 17.24
Governo Letta giura domattina: la canoista Josefa Idem tra i ministri
Idem è ministro dello Sport
La lista dei ministri: Alfano vicepremier e ministro dell'Interno, Emma Bonino agli Esteri, Saccomanni all'Economia, Cancellieri alla Giustizia...
Continua...to be continued...
Notizia Flash - ore 17.24
Governo Letta giura domattina: la canoista Josefa Idem tra i ministri
Idem è ministro dello Sport
La lista dei ministri: Alfano vicepremier e ministro dell'Interno, Emma Bonino agli Esteri, Saccomanni all'Economia, Cancellieri alla Giustizia...
Continua...to be continued...
venerdì 26 aprile 2013
Cultura - Il libro / Roberto Saviano e il suo "Zero zero zero"
26 aprile '13 - venerdì 26th April / Friday visioni post - 7
Sette anni dopo Gomorra esce Zero Zero Zero,
un libro-inchiesta sulla droga che fa girare il mondo
(da la Repubblica - 2 aprile 2013 )
Saviano racconta i segreti dell'impero di polvere bianca
(e altre cose interessanti)
Roberto Saviano
Prendi un elastico e comincia a tenderlo. All'inizio non c'è quasi
resistenza. Lo allunghi senza difficoltà. Sino a quando raggiunge
la massima tensione oltre la quale l'elstico si spezza. L'economia
di oggi funziona come il tuo elastico. Quell'elastico è il comporta-
mento secondo le regole di concorrenza leale e secondo la legge.
In principio tutto era facile, le risorse disponibili, il mercato pron-
to a essere invaso da ogni nuova merce capace di renderti la vita
più bella e più comoda. Quando compravi, sentivi di aver fatto un
salto verso un futuro migliore. Se producevi, ti percepivi nella stes-
sa dimensione. Radio. Automobili. Frigoriferi. Lavatrici. Aspira-
polvere. Scarpe eleganti e scarpe sportive. Rasoi elettrici. Pelleicce.
Televisori. Viaggi organizzati. Abiti firmati. Computer portatili.
Cellulari. Non dovevi tirare più di tanto l'elastico delle regole.
Oggi siamo vicini al punto di rottura. Ogni nicchia è stata con-
quistata, ogni bisogno soddisfatto. Le mani che tendono l'elasti-
co si spingono sempre più in là, rifuggono la saturazione allar-
gandolo ancora di un millimetro nella speranza che quello sforzo
non sia davvero l'ultimo.
Al limite ti attrezzi per delocalizzare all'Est o provi a lavorare in
nero ed evadere le tasse. Cerchi di tirare l'elastico il più possibile.
E' la dura vita dell'im prenditore. Di Mark Zuckerberg ne nasce
uno al secolo. Pochissimi possono generare ricchezza soltanto da
un'idea e, per quanto vincente, quell'idea non genera un indotto
solido. Gli altri sono costretti a una guerra di posizione per piaz-
zare beni e servizi che magari durano il tempo di un battito d'ali.
Tutti i beni sono costretti a sottostare alla regola dell'elastico.
Tutti tranne uno. La cocaina.
Non esiste mercato al mondo che renda più di quello della cocaina.
Non esiste investimento finanziario al mondo che frutti come inve-
stire in cocaina. Nemmeno i rialzi azionari da record sono parago-
nabili agli "interessi" che da la coca. Nel 2012, anno di uscita del-
l' iPhone 5 e del mini iPad, la Apple è diventata la società più capi-
talizzata che si sia mai vista su un listino azionario. Le azioni Apple
hanno subito un rialzo in Borsa del 67 per cento in un solo anno.
Un rialzo notevole per i numeri della finanza. Se avessi investito
mille euro in azioni Apple all'inizio del 2012, ora ne avresti mille-
seicentosettanta. Non male. Ma se avessi investito mille euro in coca
all'inizio del 2012, ora ne avresti centottantaduemila (182mila!): 100
volte di più che investendo nel titolo azionario record dell'anno.
La cocaina è un bene rifugio. La cocaina è un bene anticiclico. La
cocaina è il vero bene che non teme nè la scarsità di risorse nè l'in-
flazione dei mercati. Ci sono moltissimi angoli del mondo che vivo-
no senza ospedali, senza web, senza acqua corrente. Ma non senza
coca. Dice l'Onu che nel 2009 se ne sono consumate ventuno ton-
nellate in Africa, quattordici in Asia, due in Oceania. Più di 101
in tutta l'America Latina e Caraibi.
CONTINUA...to be continued...
Sette anni dopo Gomorra esce Zero Zero Zero,
un libro-inchiesta sulla droga che fa girare il mondo
(da la Repubblica - 2 aprile 2013 )
Saviano racconta i segreti dell'impero di polvere bianca
(e altre cose interessanti)
Roberto Saviano
Prendi un elastico e comincia a tenderlo. All'inizio non c'è quasi
resistenza. Lo allunghi senza difficoltà. Sino a quando raggiunge
la massima tensione oltre la quale l'elstico si spezza. L'economia
di oggi funziona come il tuo elastico. Quell'elastico è il comporta-
mento secondo le regole di concorrenza leale e secondo la legge.
In principio tutto era facile, le risorse disponibili, il mercato pron-
to a essere invaso da ogni nuova merce capace di renderti la vita
più bella e più comoda. Quando compravi, sentivi di aver fatto un
salto verso un futuro migliore. Se producevi, ti percepivi nella stes-
sa dimensione. Radio. Automobili. Frigoriferi. Lavatrici. Aspira-
polvere. Scarpe eleganti e scarpe sportive. Rasoi elettrici. Pelleicce.
Televisori. Viaggi organizzati. Abiti firmati. Computer portatili.
Cellulari. Non dovevi tirare più di tanto l'elastico delle regole.
Oggi siamo vicini al punto di rottura. Ogni nicchia è stata con-
quistata, ogni bisogno soddisfatto. Le mani che tendono l'elasti-
co si spingono sempre più in là, rifuggono la saturazione allar-
gandolo ancora di un millimetro nella speranza che quello sforzo
non sia davvero l'ultimo.
Al limite ti attrezzi per delocalizzare all'Est o provi a lavorare in
nero ed evadere le tasse. Cerchi di tirare l'elastico il più possibile.
E' la dura vita dell'im prenditore. Di Mark Zuckerberg ne nasce
uno al secolo. Pochissimi possono generare ricchezza soltanto da
un'idea e, per quanto vincente, quell'idea non genera un indotto
solido. Gli altri sono costretti a una guerra di posizione per piaz-
zare beni e servizi che magari durano il tempo di un battito d'ali.
Tutti i beni sono costretti a sottostare alla regola dell'elastico.
Tutti tranne uno. La cocaina.
Non esiste mercato al mondo che renda più di quello della cocaina.
Non esiste investimento finanziario al mondo che frutti come inve-
stire in cocaina. Nemmeno i rialzi azionari da record sono parago-
nabili agli "interessi" che da la coca. Nel 2012, anno di uscita del-
l' iPhone 5 e del mini iPad, la Apple è diventata la società più capi-
talizzata che si sia mai vista su un listino azionario. Le azioni Apple
hanno subito un rialzo in Borsa del 67 per cento in un solo anno.
Un rialzo notevole per i numeri della finanza. Se avessi investito
mille euro in azioni Apple all'inizio del 2012, ora ne avresti mille-
seicentosettanta. Non male. Ma se avessi investito mille euro in coca
all'inizio del 2012, ora ne avresti centottantaduemila (182mila!): 100
volte di più che investendo nel titolo azionario record dell'anno.
La cocaina è un bene rifugio. La cocaina è un bene anticiclico. La
cocaina è il vero bene che non teme nè la scarsità di risorse nè l'in-
flazione dei mercati. Ci sono moltissimi angoli del mondo che vivo-
no senza ospedali, senza web, senza acqua corrente. Ma non senza
coca. Dice l'Onu che nel 2009 se ne sono consumate ventuno ton-
nellate in Africa, quattordici in Asia, due in Oceania. Più di 101
in tutta l'America Latina e Caraibi.
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Appuntamenti / Arte - A Milano, Torino e Roma
26 aprile '13 - venerdì 26th April / Friday visioni post - 8
A Milano
La Mostra -
L'utilizzo del corpo nell'arte contemporanea:
fotografie, collage e video al Museo Pecci
Corpi in azione Corpi in visione / Museo Pecci
Ripa di Porta Ticinese, 113
martedì- sabato, ore 15 - 19
fino al 15 giugno - ingresso libero
La Mostra -
Le opere di Andy Warhol
le popolari serigrafie del divo pop, dalle scatole di zuppa
Campbell ai ritratti di freud e Zio Sam
Museo del Novecento
Via Marconi, 1 - fino all'8 settembre
lunedì, 14.30 - 19.30
martedì - domenica, 9.30 - 19.30
giovedì e sabato fino 22.30
info 0288444061
A Roma
Empire State - Arte a New York oggi
Roma - Palazzo delle Esposizioni
fino al 21 luglio 2013
Da Koons a Schnabel lo Stato dell'Impero
Al Palaexpò di Roma 25 artisti per raccontare
la creatività nella New York del disincanto
Lucianone
A Milano
La Mostra -
L'utilizzo del corpo nell'arte contemporanea:
fotografie, collage e video al Museo Pecci
Corpi in azione Corpi in visione / Museo Pecci
Ripa di Porta Ticinese, 113
martedì- sabato, ore 15 - 19
fino al 15 giugno - ingresso libero
La Mostra -
Le opere di Andy Warhol
le popolari serigrafie del divo pop, dalle scatole di zuppa
Campbell ai ritratti di freud e Zio Sam
Museo del Novecento
Via Marconi, 1 - fino all'8 settembre
lunedì, 14.30 - 19.30
martedì - domenica, 9.30 - 19.30
giovedì e sabato fino 22.30
info 0288444061
A Roma
Empire State - Arte a New York oggi
Roma - Palazzo delle Esposizioni
fino al 21 luglio 2013
Da Koons a Schnabel lo Stato dell'Impero
Al Palaexpò di Roma 25 artisti per raccontare
la creatività nella New York del disincanto
Lucianone
La Storia (recente) - America: l'attacco a Boston / racconto e video
26 aprile '13 - venerdì 26th April / Friday visioni post - 9
(da la Repubblica - 20 aprile 2013 - di Alexander Stille)
Il racconto
In trappola in una città surreale
simbolo dei fantasmi d'America
Boston
Eccomi bloccato per caso a Boston, proprio il giorno in cui la città è stata chiusa:
per le strade è in corso la caccia all'uomo, ai terroristi accusati d'avere esploso le
bombe alla maratona. E' un'esperienza surreale. "mi raccomando, resti al sicuro!",
mi dice il rappresentante di una ditta di auto a noleggio. L'ho contattato al telefo-
no nel disperato tentativo di trovare un modo per tornare a New York. Mi parla co-
me se su di me incombesse un pericolo imminente.
Sono in una casa confortevole a Cambridge, parte dell'area metropolitana di Boston
vicina a Watertown, dove si concentra la ricerca per il secondo dei due fratelli rite-
nuti responsabili della recente strage. Eppure, è una bellissima giornata di primave-
ra, la tranquillità sembra assoluta: non c'è un'anima per la strada. (Un ragazzo nel-
la casa accanto tenta di lanciare - senza risultato - un aquilone dal giardinetto recin-
tato, infatti nemmeno lui può uscire). Siamo a circa dieci chilometri dal luogo dove
si troverebbe il ragazzo diciannovenne che la polizia ha braccato a Watertown. Per-
ciò la raccomandazione del noleggiatore d'auto - a 30 chilometri di distanza - suona
come una precauzione risibile. Dobbiamo soltanto schivare la noia, aspettando che
le autorità ci permettano di circolare, per poter partire.
E' sempre stato così nei due giorni della mia imprevista avventura a Boston: un misto
di dramma e di normalità in un'America che fatica a trovare la risposta giusta al ter-
rorismo. Sono partito da New York giovedì (quattro giorni dopo l'esplosione delle
bombe che hanno fatto tre morti) per un impegno tra i più innocenti immaginabili:
una conferensa al Circolo italiano di Boston, un'associazione di amanti della cultu-
ra italiana. Già la stazione ferroviaria di New York era zeppa di militari e poliziotti
con cani addestrati a fiutare gli esplosivi. "Se vedete qualcosa informateci".
Appena arrivato alla stazione di Boston sento la stessa voce meccanica, che ripete:
"Se vedete qualcosa, informateci". ho sfiorato tutti i luoghi centrali di questo dram-
ma: sceso dal treno a pochi passi dal luogo della strage, ho preso la metropolitana a
Kendall Square, a Cambridge, dove i due presunti terroristi hanno tentato una rapi-
na un puio di ore dopo; ho tenuto un discorso accanto a Memorial Drive, dove han-
(da la Repubblica - 20 aprile 2013 - di Alexander Stille)
Il racconto
In trappola in una città surreale
simbolo dei fantasmi d'America
Boston
Eccomi bloccato per caso a Boston, proprio il giorno in cui la città è stata chiusa:
per le strade è in corso la caccia all'uomo, ai terroristi accusati d'avere esploso le
bombe alla maratona. E' un'esperienza surreale. "mi raccomando, resti al sicuro!",
mi dice il rappresentante di una ditta di auto a noleggio. L'ho contattato al telefo-
no nel disperato tentativo di trovare un modo per tornare a New York. Mi parla co-
me se su di me incombesse un pericolo imminente.
Sono in una casa confortevole a Cambridge, parte dell'area metropolitana di Boston
vicina a Watertown, dove si concentra la ricerca per il secondo dei due fratelli rite-
nuti responsabili della recente strage. Eppure, è una bellissima giornata di primave-
ra, la tranquillità sembra assoluta: non c'è un'anima per la strada. (Un ragazzo nel-
la casa accanto tenta di lanciare - senza risultato - un aquilone dal giardinetto recin-
tato, infatti nemmeno lui può uscire). Siamo a circa dieci chilometri dal luogo dove
si troverebbe il ragazzo diciannovenne che la polizia ha braccato a Watertown. Per-
ciò la raccomandazione del noleggiatore d'auto - a 30 chilometri di distanza - suona
come una precauzione risibile. Dobbiamo soltanto schivare la noia, aspettando che
le autorità ci permettano di circolare, per poter partire.
E' sempre stato così nei due giorni della mia imprevista avventura a Boston: un misto
di dramma e di normalità in un'America che fatica a trovare la risposta giusta al ter-
rorismo. Sono partito da New York giovedì (quattro giorni dopo l'esplosione delle
bombe che hanno fatto tre morti) per un impegno tra i più innocenti immaginabili:
una conferensa al Circolo italiano di Boston, un'associazione di amanti della cultu-
ra italiana. Già la stazione ferroviaria di New York era zeppa di militari e poliziotti
con cani addestrati a fiutare gli esplosivi. "Se vedete qualcosa informateci".
Appena arrivato alla stazione di Boston sento la stessa voce meccanica, che ripete:
"Se vedete qualcosa, informateci". ho sfiorato tutti i luoghi centrali di questo dram-
ma: sceso dal treno a pochi passi dal luogo della strage, ho preso la metropolitana a
Kendall Square, a Cambridge, dove i due presunti terroristi hanno tentato una rapi-
na un puio di ore dopo; ho tenuto un discorso accanto a Memorial Drive, dove han-
no ucciso un poliziotto. E Watertown - dove s'è svolto lo scontro a fuoco, e dove ora
la polizia cerca il più giovane dei due fratelli - è la zona dove abitano i miei suoce-
ri: il posto dove sto normalmente a Boston, tranne stavolta perchè i suoceri non ci
sono.
Insomma, ho anticipato i terroristi in quasi tutte le loro tappe più importanti senza
esserne consapevole. L'altro ieri mi sono coricato ignaro dei tragici eventi del gior-
no, e quando gli amici di New York mi hanno telefonato per chiedermi se io stessi
bene, non sapevo di che parlassero.
Stavo preparandomi a partire con un treno, presto la mattina - devo incontrare de-
gli studenti New York e prendere mio figlio a scuola alle tre e mezzo del pomerig-
gio -ma fra le sette e le nove si è bloccato gradualmente tutto: la metro, i treni, gli
autobus, i taxi, gli aerei. Si capisce la volontà di chiudere le strade nel quartiere
dove abitano i fratelli Tsarnaev, e dove forse potrebbe esserci ancora qualche bom-
ba. Si capisce che è necessario fermare tutto a Watertown, dove pare si sia rifugia-
to il giovane Dzhokhar Tsarnaev, questo per evitare morti innocenti e lasciare
libere di lavorare le forze dell'ordine. Però, io mi chiedo: era proprio necessario
l'intera area metropolitana di Boston, tappando circa 4 milioni di persone in casa?
Gli Stati Uniti hanno poca dimestichezza con il terrorismo e lo dimostrano. Si va
dalla A alla Zeta con una velocità impressionante. I politici - terrorizzati soprattutto
dell'accusa di non aver fatto abbastanza - adottano sempre le misure più drastiche.
lo spiegamento di forze qui a Boston sarebbe appropriato per affrontare un intero
esercito di uomini di Al Qaeda, mentre mi sembra piuttosto evidente (già dal tipo
di bomba casalinga usata usta alla maratona) che questi sono due ragazzi isolati,
terroristi improvvisati e autodidatti. Pericolosi sì ma non capaci di mettere in gi-
nocchio una grande città.
Qui a Boston amano ripetere "non ci faremo intimidire!". Però, è già fatto.
Muoiono oltre 30 mila americani ogni anno (circa 11 mila omicii, più 19
mila suicidi),eppure non riusciamo ad autorizzare i più elementari controlli
sulle armi. Ma ora che muioni 3 persone per una bomba, succede il finimon-
do! Forse dobbiamo mettere le cose nella giusta prospettiva - e questo vale
per entrambe le questioni.
Lucianone
Stavo preparandomi a partire con un treno, presto la mattina - devo incontrare de-
gli studenti New York e prendere mio figlio a scuola alle tre e mezzo del pomerig-
gio -ma fra le sette e le nove si è bloccato gradualmente tutto: la metro, i treni, gli
autobus, i taxi, gli aerei. Si capisce la volontà di chiudere le strade nel quartiere
dove abitano i fratelli Tsarnaev, e dove forse potrebbe esserci ancora qualche bom-
ba. Si capisce che è necessario fermare tutto a Watertown, dove pare si sia rifugia-
to il giovane Dzhokhar Tsarnaev, questo per evitare morti innocenti e lasciare
libere di lavorare le forze dell'ordine. Però, io mi chiedo: era proprio necessario
l'intera area metropolitana di Boston, tappando circa 4 milioni di persone in casa?
Gli Stati Uniti hanno poca dimestichezza con il terrorismo e lo dimostrano. Si va
dalla A alla Zeta con una velocità impressionante. I politici - terrorizzati soprattutto
dell'accusa di non aver fatto abbastanza - adottano sempre le misure più drastiche.
lo spiegamento di forze qui a Boston sarebbe appropriato per affrontare un intero
esercito di uomini di Al Qaeda, mentre mi sembra piuttosto evidente (già dal tipo
di bomba casalinga usata usta alla maratona) che questi sono due ragazzi isolati,
terroristi improvvisati e autodidatti. Pericolosi sì ma non capaci di mettere in gi-
nocchio una grande città.
Qui a Boston amano ripetere "non ci faremo intimidire!". Però, è già fatto.
Muoiono oltre 30 mila americani ogni anno (circa 11 mila omicii, più 19
mila suicidi),eppure non riusciamo ad autorizzare i più elementari controlli
sulle armi. Ma ora che muioni 3 persone per una bomba, succede il finimon-
do! Forse dobbiamo mettere le cose nella giusta prospettiva - e questo vale
per entrambe le questioni.
Lucianone
lunedì 22 aprile 2013
Politica / Italia - Elezione del presidente / Fasi e sviluppo - In inglese
22 aprile '13 - luned' 22nd April / Monday visioni post - 5
With both the PD and the PdL abstaining, electors rushed through the third round in order to reach the fourth ballot, where Prodi would require only 504 votes to become the 12th president of Italy . It soon became clear that the parliamentarians would be working on Saturday and voting at least one more time. Prodi finally totalled 395, while the votes for Stefano Rodotá held relatively firm at 213. Beppe Grillo’s M5S had proved much more disciplined than the PD, which should have been able to rely on the votes of 410 parliamentarians, as well as those of allies in other parties on the left.
The repercussions were quick to follow: Prodi withdrew his candidacy and made it clear that he was not at all happy to have been placed in such a position, and the President of the PD, Rosy Bindi, resigned. And then the rumours were confirmed; Pier Luigi Bersani had announced that he would resign as soon as the successor to Napolitano was elected. His pact with the devil had led to his downfall.
Lucianone
In the first 1007 ballot on Thursday, the electors voted 521 for Marini and 240 for Stefano Rodotá.
None of the other 30 names reached three figures. 2 votes were cast for a certain Franco Marino, and one forItaly ’s answer to Pamela Anderson, actress and showgirl Valeria Marini. Was this a Freudian slip or was one of the participants not taking the process altogether seriously? We can assume the latter in the case of the “grand electors” who voted for Veronica Lario, the soon to be ex-wife of Silvio Berlusconi, and porn star Rocco Siffredi.
With many disaffected PD voters joining supporters of Grillo’s Five-Star Movement (M5S) in chants of “Rodotá! Rodotá!” outside parliament, and his rival Matteo Renzi heading to Rome from Florence, Bersani played for time, announcing that his members would vote scheda bianca (white ballot paper), i.e. abstain, for the following two rounds. In other words, they would wait for the fourth round when a simple majority would suffice. As the votes were tallied, President of the Chamber of Deputies Laura Boldrini repeatedly called out, “Bianca, Bianca, Bianca”, until her counterpart at the Senate, Pietro Grasso quipped under his breath, “This Bianca woman is going to be elected.”
None of the other 30 names reached three figures. 2 votes were cast for a certain Franco Marino, and one for
With many disaffected PD voters joining supporters of Grillo’s Five-Star Movement (M5S) in chants of “Rodotá! Rodotá!” outside parliament, and his rival Matteo Renzi heading to Rome from Florence, Bersani played for time, announcing that his members would vote scheda bianca (white ballot paper), i.e. abstain, for the following two rounds. In other words, they would wait for the fourth round when a simple majority would suffice. As the votes were tallied, President of the Chamber of Deputies Laura Boldrini repeatedly called out, “Bianca, Bianca, Bianca”, until her counterpart at the Senate, Pietro Grasso quipped under his breath, “This Bianca woman is going to be elected.”
On Friday morning, Bersani tried a new approach. The cheers and standing ovation that greeted his announcement that the PD would now be voting for former Prime Minister Romano Prodi seemed to indicate he was on the right track. Prodi is Berlusconi’s nemesis, the only leader to defeat him at the polls, and that alone is enough to make him a hero for many in the PD for whom Berlusconi is the devil. Alessandra Mussolini, Benito’s granddaughter and a deputy in Berlusconi’s People of Freedom party (PdL), was of a different opinion, as she made clear by wearing a top crudely painted with the words “Il diavolo veste Prodi” (The Devil wears Prodi – a joke not really good enough to justify ruining a perfectly good T-shirt.)
domenica 21 aprile 2013
Riflessioni / generali e particolari - Italia, Europa, America
22 aprile '13 - lunedì 22nd April / Monday visioni post - 8
Sull'Italia
Stiamo vivendo in Italia una crisi economica epocale, in cui dovremmo
unire tutte le nostre forze (intendo come forze politiche e istituzioni) per
affrontare in modo risoluto e senza perdere troppo tempo questa dram-
matica situazione che peggiora ogni giorno. E invece le varie forze par-
lamentari non hanno trovato di meglio che rivolgersi ancora una volta
a Napolitano (stiamo diventando una repubblica presidenziale?). E va
escluso chiaramente il movimento 5Stelle, che comunque ha avuto a
suo tempo la possibilita di agire subito con l'unione del Pd. Ma è stato
meglio così, vista la fine del maggiore partito di sinistra? Si direbbe di
sì. Lo sbandamento clamoroso e il quasi sfaldamento successivo del
partito di Bersani, con le dimissioni di quest'ultimo sono un segnale
molto chiaro del declino definitivo della partitocrazia, dopo le profon-
de crisi della Lega e dello stesso Pdl, e la scomparsa dei vari partiti-
ni di centro, destra e sinistra, vedi Di Pietro, Fini, Ingroia eccetera;
si è salvato di poco il partito di Monti, che pure era partito con gran-
di progetti (ricordare l'agenda-Monti), ma ha decretato la sconfitta
di Casini. Insomma c'è stata una debàcle generale di tutte le vecchie
formazioni politiche che non hanno saputo rinnovarsi e che, nè più nè
meno hanno permesso che covasse e si creasse al loro interno il tar-
lo della corruzione spesso collusa con la malavita di stampo mafioso
fino anche a identificare certi politici come veri e propri mafiosi.
La gente, il popolo di tutto ciò non ne può più, e allo stesso tempo si
trova impaurito, in quanto destabilizzata dalla crisi economica cre-
scente e allibita per l'incapacità dei politici attuali di saper governa-
re e dirigere in modo positivo questa crisi.
Sull'Europa
La costruzione dell'Europa è nata per l'euro, cioè per creare una moneta
comune a tutti quei Paesi del continente che avessero voluto aderirvi.
L'Unione europea è dunque nata unicamente per una questione economi-
ca. Alla base di questa costruzione non c'è una base politica comune nè
una concezione di fondo solidaristica, pur di mercato, con un unico presi-
dente centrale e una banca unica di riferimento. Esiste solo Bruxelles, e
la Bce e la Commissione (esaminatrice), e dietro tutto questo c'è natural-
mente la Germania e Angela Merkel.
Continua...to be continued...
Sull'Italia
Stiamo vivendo in Italia una crisi economica epocale, in cui dovremmo
unire tutte le nostre forze (intendo come forze politiche e istituzioni) per
affrontare in modo risoluto e senza perdere troppo tempo questa dram-
matica situazione che peggiora ogni giorno. E invece le varie forze par-
lamentari non hanno trovato di meglio che rivolgersi ancora una volta
a Napolitano (stiamo diventando una repubblica presidenziale?). E va
escluso chiaramente il movimento 5Stelle, che comunque ha avuto a
suo tempo la possibilita di agire subito con l'unione del Pd. Ma è stato
meglio così, vista la fine del maggiore partito di sinistra? Si direbbe di
sì. Lo sbandamento clamoroso e il quasi sfaldamento successivo del
partito di Bersani, con le dimissioni di quest'ultimo sono un segnale
molto chiaro del declino definitivo della partitocrazia, dopo le profon-
de crisi della Lega e dello stesso Pdl, e la scomparsa dei vari partiti-
ni di centro, destra e sinistra, vedi Di Pietro, Fini, Ingroia eccetera;
si è salvato di poco il partito di Monti, che pure era partito con gran-
di progetti (ricordare l'agenda-Monti), ma ha decretato la sconfitta
di Casini. Insomma c'è stata una debàcle generale di tutte le vecchie
formazioni politiche che non hanno saputo rinnovarsi e che, nè più nè
meno hanno permesso che covasse e si creasse al loro interno il tar-
lo della corruzione spesso collusa con la malavita di stampo mafioso
fino anche a identificare certi politici come veri e propri mafiosi.
La gente, il popolo di tutto ciò non ne può più, e allo stesso tempo si
trova impaurito, in quanto destabilizzata dalla crisi economica cre-
scente e allibita per l'incapacità dei politici attuali di saper governa-
re e dirigere in modo positivo questa crisi.
Sull'Europa
La costruzione dell'Europa è nata per l'euro, cioè per creare una moneta
comune a tutti quei Paesi del continente che avessero voluto aderirvi.
L'Unione europea è dunque nata unicamente per una questione economi-
ca. Alla base di questa costruzione non c'è una base politica comune nè
una concezione di fondo solidaristica, pur di mercato, con un unico presi-
dente centrale e una banca unica di riferimento. Esiste solo Bruxelles, e
la Bce e la Commissione (esaminatrice), e dietro tutto questo c'è natural-
mente la Germania e Angela Merkel.
Continua...to be continued...
Economia / La crisi finanziaria in Italia - Intervista a Stiglitz: più coraggio o il baratro
21 aprile '13 - domenica 21st April / Sunday visioni post - 13
Il premio Nobel per l'Economia avverte: è il momento
di uscire dalla trappola del rigore /
E poi fa una previsione: se non ci sarà una svolta il
vostro Paese condannato a una recessione lunga /
Stiglitz continua: "Penalizzati a vantaggio della Germania. Più Europa e meno
euro; se si resta a metà guado l'Italia paga il prezzo più alto".
(da la Repubblica - 12 aprile 2013 - di Federico Rampini da New York)
"L'Italia è vittima di un fallimento dell'austerity europea, state pagando un
prezzo più elevato della Grande Depressione, le vostre imprese sono penaliz-
zate a tutto vantaggio di quelle tedesche. Non accusate Beppe Grillo di popu-
lismo: i temi che solleva sono legittimi, compresa l'opzione estrema di un'uscita
dall'euro. Niente governissimo Pd-Pdl, per salvarsi l'Italia deve tagliare i ponti
con la corruzione dell'era Berlusconi".
Joseph Stiglitz, premio Nobel dell'economia, parla nel suo "tempio", alla Columbia
University di New York. l'occasione è una conferenza molto dotta, patrocinata dal-
la Italian Academy e dal nostro Istituto di cultura. Il tema è impegnativo e attuale:
Stiglitz smonta uno per uno tutti i dogmi del pensiero economico neoclassico, o del-
le sue versioni neoliberiste. Se cìè uno che ha le carte in regola per istruire ques-
sto processo, è lui. Gia consigliere di Bill Clinton alla Casa Bianca, iniziò a conte-
stare il pensiero unico sulla globalizzazione negli anni Novanta; fu licenziato da vi-
cepresidente della Banca mondiale per le sue critiche all'istituzione; più di recente
fu uno dei primi a solidarizzare con gli "indignados" spagnoli e a giustificare le ri-
volte anti-austerity. Con rigore teorico implacabike, fa a pezzi l'idea di un homo
economicus razionale, di un mercato capace di auto-regolarsi. Espone l'inutilità
del Pil come misuratore di benessere (lui stesso ha ispirato molti governi e orga-
nismi internazionali nella ricerca di indicatori alternativi). Stigmatizza l'avidità
dei banchieri e lo strapotere delle oligarchie capitalistiche.
Finita la conferenza, Stiglitz accetta di parlare di noi: l'Italia nella trappola del-
l'austerity, e come uscirne. Il premio Nobel sa di essere diventato il massimo
"guru" economico del Movimento 5 Stelle. E non si tira indietro. Conosce la
situazione politica italiana, risponde atutte le domande, anche le più delicate.
Difende Grillo, pur spingendolo nella direzione di un accordo con il Pd.
Domanda - "Grillo ha proposto un referendum sull'euro, le sembra concepibi-
le agitare la possibilità di una nostra uscita dalla moneta unica?".
Risposta - "L'eurozona deve cambiare le sue politiche di austerity. Perchè l'euro
funzioni occorrono una vera unione bancaria con regole comuni, un'assicurazione
unica per i depositi dei risparmiatori, una vigilanza europea; poi ci vuole la vera
unione fiscale, l'emissione di euro-bond. Il sistema attuale è instabile, incompiuto.
Ci vuole più Europa oppure meno euro, non si può restare a metà del guado.
Alcune posizini del M5S sono fondate: un Paese come l'Italia potrebbe arrivare
fino al punto di dover abbandonare l'euro per salvare l'Europa, Sarebbe preferi-
bile di no, sarebbe meglio che fosse l'Europa ad abbandonare l'austerity".
Domanda - "Perchè ritiene che per l'Italia possa diventare insostenibile l'appar-
tenenza a questa unione monetaria?".
Risposta - "Le regole attuali dell'Unione europea restringono la vostra possibilità
di fare una politica industriale, di cui avete gran bisogno. Il mercato unico all'ori-
gine doveva creare condizioni eque di competizione, una concorrenza leale. Ma è
fallito. Anzi: la competizione fra nazioni europee non è mai stata così diseguale.
Le imprese italiane oggi devono pagare tassi d'interesse molto più alti delle im-
prese tedesche, anche ammesso che riescano ad avere accesso al credito banca-
rio. Questa non è concorrenza leale, è un mercato squilibrato, altamente instabi-
le. Se non cambia, mom vedo via d'uscita".
Intervento di F. Rampini - "Per il momento non c'è segnale che l'eurozona voglia
cambiare rotta in modo sostanziale, rinnegando l'austerity voluta dalla Germania".
J. Stiglitz - "In assenza di una svolta radicale e strutturale delle politiche econo-
miche europee, è probabile che l'Italia sia condannata a rimanere a lungo in reces-
sione. Oggi il vostro reddito nazionale è inferiore a quello del 2007, il danno eco-
nomico che subite è superiore perfino a quello della Grande Depressione degli an-
ni Trenta. Questo non è l'effetto ineluttabile di un terremoto o di uno tsunami, è
un fallimento economico determinato da politiche sbagliate. L'Unione europea de-
ve ammetterlo, deve rilanciare la crescita, e allora anche il vostro debito pubblico
diventerà governabile".
Intervento di F. Rampini - "Dunque lei difende un referendum sull'euro, che viene
considerato un fuga in avanti populista".
J. Stiglitz - "Gli italiani devono poter valutare, e mi rendo conto che questa valu-
tazione è molto complessa. Dovete soppesare da una parte le possibilitò concrete
di ottenere un cambiamento drastico nelle attuali politiche europee; dall'altra gli
eventuali costi di una uscita dall'euro. Dibattere queste idee non è populismo, è
democrazia. Si tratta di restituire sovranità ai cittadini, che hanno il diritto di vo-
lere un futuro migliore. Affermare che le politiche economiche hanno peggiorato
le vostre condizioni di vita non è populismo".
Domanda - "Nell'immediato, dati i vincoli della nostra appartenenza all'euro, cosa
può fare un governo italiano?".
Risposta di J. S. - "Voi avete rinunciato a gran parte della vostra sovranità entrando
nell'euro, la vostra libertà è limitata. Ma ci sono cose che potete fare. Rendere il vo-
stro sistema bancario più efficiente per stimolare la crescita. Passare al setaccio le
voci della spesa pubblica. Riformare la corporate governance del vostro capitalismo.
Aggredire quei problemi di corruzione di cui Silvio Berlusconi è una manifestazione".
Intervento di F. Rampini - Vasto programma per cui bisogna avere un governo. A 50
giorni dalle elezioni non si è trovato un nuovo governo. Le posizioni sembrano incon-
ciliabili, il M5S non ha accettato compromessi"
J. Stiglitz - "In ogni democrazia è necessario che ci siano dei compromessi. Si parte
da posizioni diverse, ma bisogna lavorare assieme. Capisco la preoccupazione di non
cedere sulle posizioni di principio. Io credo che una maggioranza di italiani abbia alcu-
ne esigenze comuni: una riforma dello Stato ; far ripartire la crescita; di conseguenza
cambiare le politiche di austerità".
Domanda - "Cosa pensa dell'ipotesi di un governissimo tra Pd e Pdl?"
Risposta - "Questo mi sembra il compromesso più difficile da raggiungere. Il
livello di corruzione associato a Berlusconi e al suo partito non è compatibile
con i programmi di governo di quelle forze che si battono contro la corruzione.
Vedo più naturale una convergenza con Grillo".
F. Rampini - "Tra le proposte considerate demagogiche c'è quella di un sala-
rio di cittadinanza garantito a tutti ".
J. Stiglitz - "L'India, che resta una nazione povera, ha introdotto un sistema
di occupazione garantita per le popolazioni rurali. Bisogna partire dal principio
che la disoccupazione è il fallimento di una società. E la società deve assumer-
si la sua responsabilità, deve riuscire a generare una forma di sostegno, com-
misurata alle sue risorse. Non è populismo affermare che il 12% di disoccupa-
zione è un fallimento dell'Europa. Non c'è dramma più grave di questo, di
quando ci sono venti disoccupati che si presentano per un solo posto di lavoro.
Domanda - "Lei è stato uno dei pionieri nell'elaborazione di nuovi indicatori
del benessere collettivo. Dal Prodotto interno lordo si è passati al Fil (felicità
interna lorda) e altri misuratori alternativi come l'indice di sviluppo sociale.
Qual'è l'utilità di questa ricerca?"
Risposta - "Il Pil non ci da una misura delle cose che contano davvero per noi:
per esempio la qualità dell'ambiente, la sostenibilità dello sviluppo, la disegua-
glianza, la giustizia sociale. Per fare due esempi ispirati dagli Stati Uniti: abbia-
mo un sistema sanitario molto inefficiente e molto costoso, ma proprio i suoi
alti costi contribuiscono a "gonfiare" il valore del Pil; Abbiamo degli Stati Usa
che spendono per le prigioni più di quanto stanziano per le loro università,
ma anche la spesa carceraria va a contribuire al Pil. - Sul tema della giustizia
sociale un tempo la dottrina economica prevalente diceva che la distribuzione
del reddito è irrilevante, anzi arrivava a sostenere che le diseguaglianze contri-
buiscono a rendere efficiente un'economia di mercato. Invece oggi anche il
Fondo monetario internazionale ammette che esiste una correlazione fra dise-
guaglianze e instabilità.".
Domanda - "Ai leader europei che continuano a pensare che l'austerity ci tirerà
fuori dalla crisi, lei cosa dice?"
Risposta - "E' come la medicina medievale che pretendeva di curare i malati a
furia di salassi , togliendogli sempre più sangue. Questa gente seleziona solo le
informazioni che conferma le loro idee preconcette. L'austerity non funziona nep-
pure per l'obiettivo che si prefigge, di ridurre il debito pubblico. Se non abbiamo
la capacità di trarre le lezioni di questa crisi, come fu fatto dopo la crisi del 1929,
temo che saremo condannati ad un'ulteriore ricaduta".
Lucianone
Il premio Nobel per l'Economia avverte: è il momento
di uscire dalla trappola del rigore /
E poi fa una previsione: se non ci sarà una svolta il
vostro Paese condannato a una recessione lunga /
Stiglitz continua: "Penalizzati a vantaggio della Germania. Più Europa e meno
euro; se si resta a metà guado l'Italia paga il prezzo più alto".
(da la Repubblica - 12 aprile 2013 - di Federico Rampini da New York)
"L'Italia è vittima di un fallimento dell'austerity europea, state pagando un
prezzo più elevato della Grande Depressione, le vostre imprese sono penaliz-
zate a tutto vantaggio di quelle tedesche. Non accusate Beppe Grillo di popu-
lismo: i temi che solleva sono legittimi, compresa l'opzione estrema di un'uscita
dall'euro. Niente governissimo Pd-Pdl, per salvarsi l'Italia deve tagliare i ponti
con la corruzione dell'era Berlusconi".
Joseph Stiglitz, premio Nobel dell'economia, parla nel suo "tempio", alla Columbia
University di New York. l'occasione è una conferenza molto dotta, patrocinata dal-
la Italian Academy e dal nostro Istituto di cultura. Il tema è impegnativo e attuale:
Stiglitz smonta uno per uno tutti i dogmi del pensiero economico neoclassico, o del-
le sue versioni neoliberiste. Se cìè uno che ha le carte in regola per istruire ques-
sto processo, è lui. Gia consigliere di Bill Clinton alla Casa Bianca, iniziò a conte-
stare il pensiero unico sulla globalizzazione negli anni Novanta; fu licenziato da vi-
cepresidente della Banca mondiale per le sue critiche all'istituzione; più di recente
fu uno dei primi a solidarizzare con gli "indignados" spagnoli e a giustificare le ri-
volte anti-austerity. Con rigore teorico implacabike, fa a pezzi l'idea di un homo
economicus razionale, di un mercato capace di auto-regolarsi. Espone l'inutilità
del Pil come misuratore di benessere (lui stesso ha ispirato molti governi e orga-
nismi internazionali nella ricerca di indicatori alternativi). Stigmatizza l'avidità
dei banchieri e lo strapotere delle oligarchie capitalistiche.
Finita la conferenza, Stiglitz accetta di parlare di noi: l'Italia nella trappola del-
l'austerity, e come uscirne. Il premio Nobel sa di essere diventato il massimo
"guru" economico del Movimento 5 Stelle. E non si tira indietro. Conosce la
situazione politica italiana, risponde atutte le domande, anche le più delicate.
Difende Grillo, pur spingendolo nella direzione di un accordo con il Pd.
Domanda - "Grillo ha proposto un referendum sull'euro, le sembra concepibi-
le agitare la possibilità di una nostra uscita dalla moneta unica?".
Risposta - "L'eurozona deve cambiare le sue politiche di austerity. Perchè l'euro
funzioni occorrono una vera unione bancaria con regole comuni, un'assicurazione
unica per i depositi dei risparmiatori, una vigilanza europea; poi ci vuole la vera
unione fiscale, l'emissione di euro-bond. Il sistema attuale è instabile, incompiuto.
Ci vuole più Europa oppure meno euro, non si può restare a metà del guado.
Alcune posizini del M5S sono fondate: un Paese come l'Italia potrebbe arrivare
fino al punto di dover abbandonare l'euro per salvare l'Europa, Sarebbe preferi-
bile di no, sarebbe meglio che fosse l'Europa ad abbandonare l'austerity".
Domanda - "Perchè ritiene che per l'Italia possa diventare insostenibile l'appar-
tenenza a questa unione monetaria?".
Risposta - "Le regole attuali dell'Unione europea restringono la vostra possibilità
di fare una politica industriale, di cui avete gran bisogno. Il mercato unico all'ori-
gine doveva creare condizioni eque di competizione, una concorrenza leale. Ma è
fallito. Anzi: la competizione fra nazioni europee non è mai stata così diseguale.
Le imprese italiane oggi devono pagare tassi d'interesse molto più alti delle im-
prese tedesche, anche ammesso che riescano ad avere accesso al credito banca-
rio. Questa non è concorrenza leale, è un mercato squilibrato, altamente instabi-
le. Se non cambia, mom vedo via d'uscita".
Intervento di F. Rampini - "Per il momento non c'è segnale che l'eurozona voglia
cambiare rotta in modo sostanziale, rinnegando l'austerity voluta dalla Germania".
J. Stiglitz - "In assenza di una svolta radicale e strutturale delle politiche econo-
miche europee, è probabile che l'Italia sia condannata a rimanere a lungo in reces-
sione. Oggi il vostro reddito nazionale è inferiore a quello del 2007, il danno eco-
nomico che subite è superiore perfino a quello della Grande Depressione degli an-
ni Trenta. Questo non è l'effetto ineluttabile di un terremoto o di uno tsunami, è
un fallimento economico determinato da politiche sbagliate. L'Unione europea de-
ve ammetterlo, deve rilanciare la crescita, e allora anche il vostro debito pubblico
diventerà governabile".
Intervento di F. Rampini - "Dunque lei difende un referendum sull'euro, che viene
considerato un fuga in avanti populista".
J. Stiglitz - "Gli italiani devono poter valutare, e mi rendo conto che questa valu-
tazione è molto complessa. Dovete soppesare da una parte le possibilitò concrete
di ottenere un cambiamento drastico nelle attuali politiche europee; dall'altra gli
eventuali costi di una uscita dall'euro. Dibattere queste idee non è populismo, è
democrazia. Si tratta di restituire sovranità ai cittadini, che hanno il diritto di vo-
lere un futuro migliore. Affermare che le politiche economiche hanno peggiorato
le vostre condizioni di vita non è populismo".
Domanda - "Nell'immediato, dati i vincoli della nostra appartenenza all'euro, cosa
può fare un governo italiano?".
Risposta di J. S. - "Voi avete rinunciato a gran parte della vostra sovranità entrando
nell'euro, la vostra libertà è limitata. Ma ci sono cose che potete fare. Rendere il vo-
stro sistema bancario più efficiente per stimolare la crescita. Passare al setaccio le
voci della spesa pubblica. Riformare la corporate governance del vostro capitalismo.
Aggredire quei problemi di corruzione di cui Silvio Berlusconi è una manifestazione".
Intervento di F. Rampini - Vasto programma per cui bisogna avere un governo. A 50
giorni dalle elezioni non si è trovato un nuovo governo. Le posizioni sembrano incon-
ciliabili, il M5S non ha accettato compromessi"
J. Stiglitz - "In ogni democrazia è necessario che ci siano dei compromessi. Si parte
da posizioni diverse, ma bisogna lavorare assieme. Capisco la preoccupazione di non
cedere sulle posizioni di principio. Io credo che una maggioranza di italiani abbia alcu-
ne esigenze comuni: una riforma dello Stato ; far ripartire la crescita; di conseguenza
cambiare le politiche di austerità".
Domanda - "Cosa pensa dell'ipotesi di un governissimo tra Pd e Pdl?"
Risposta - "Questo mi sembra il compromesso più difficile da raggiungere. Il
livello di corruzione associato a Berlusconi e al suo partito non è compatibile
con i programmi di governo di quelle forze che si battono contro la corruzione.
Vedo più naturale una convergenza con Grillo".
F. Rampini - "Tra le proposte considerate demagogiche c'è quella di un sala-
rio di cittadinanza garantito a tutti ".
J. Stiglitz - "L'India, che resta una nazione povera, ha introdotto un sistema
di occupazione garantita per le popolazioni rurali. Bisogna partire dal principio
che la disoccupazione è il fallimento di una società. E la società deve assumer-
si la sua responsabilità, deve riuscire a generare una forma di sostegno, com-
misurata alle sue risorse. Non è populismo affermare che il 12% di disoccupa-
zione è un fallimento dell'Europa. Non c'è dramma più grave di questo, di
quando ci sono venti disoccupati che si presentano per un solo posto di lavoro.
Domanda - "Lei è stato uno dei pionieri nell'elaborazione di nuovi indicatori
del benessere collettivo. Dal Prodotto interno lordo si è passati al Fil (felicità
interna lorda) e altri misuratori alternativi come l'indice di sviluppo sociale.
Qual'è l'utilità di questa ricerca?"
Risposta - "Il Pil non ci da una misura delle cose che contano davvero per noi:
per esempio la qualità dell'ambiente, la sostenibilità dello sviluppo, la disegua-
glianza, la giustizia sociale. Per fare due esempi ispirati dagli Stati Uniti: abbia-
mo un sistema sanitario molto inefficiente e molto costoso, ma proprio i suoi
alti costi contribuiscono a "gonfiare" il valore del Pil; Abbiamo degli Stati Usa
che spendono per le prigioni più di quanto stanziano per le loro università,
ma anche la spesa carceraria va a contribuire al Pil. - Sul tema della giustizia
sociale un tempo la dottrina economica prevalente diceva che la distribuzione
del reddito è irrilevante, anzi arrivava a sostenere che le diseguaglianze contri-
buiscono a rendere efficiente un'economia di mercato. Invece oggi anche il
Fondo monetario internazionale ammette che esiste una correlazione fra dise-
guaglianze e instabilità.".
Domanda - "Ai leader europei che continuano a pensare che l'austerity ci tirerà
fuori dalla crisi, lei cosa dice?"
Risposta - "E' come la medicina medievale che pretendeva di curare i malati a
furia di salassi , togliendogli sempre più sangue. Questa gente seleziona solo le
informazioni che conferma le loro idee preconcette. L'austerity non funziona nep-
pure per l'obiettivo che si prefigge, di ridurre il debito pubblico. Se non abbiamo
la capacità di trarre le lezioni di questa crisi, come fu fatto dopo la crisi del 1929,
temo che saremo condannati ad un'ulteriore ricaduta".
Lucianone
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