lunedì 18 marzo 2013

Economia - La crisi economica tra Svizzera, Italia e resto d'Europa: stipendi e cifre

18 marzo '13 - sabato          18th March / Saturday                 visioni post - 24

Le retribuzioni  (1)
Referendum in Svizzera: stop agli stipendi d'oro
Maggioranza quasi al 68%, stravince il sì al tetto per i manager - Limite
anche ai bonus
Lugano - Si chiama Thomas Minder il picolo industriale svizzero, con una fabbrichetta
che produce materiale per l'igiene dentale, che passerà alla storia per aver fatto piange-
re i tycoon delle grandi banche e delle multinazionali, quotate alla borsa di Zurigo.   Ai
quali è riuscito a tagliare, senza tante storie, stipendi e bonus a molti zeri.
Minder, che siede nel Parlamento federale  come indipendente, ha vinto il referendum
che lui stesso aveva denominato "contro le retribuzioni abusive", e al quale il 67,9 per
cento dell'elettorato ha dato il proprio consenso, una delle maggioranze più schiaccian-
ti della storia della confederazione.
"Minder ha vinto, innanzitutto, per la coincidenza tra crisi economica, avvertita pure in
Svizzera, con le notizie  sui bonus milionari  di molti supermanager", spiega l'avvocato
Paolo Bernasconi, presidente del comitato nazionale che si è battuto perchè il referen-
dum passasse.    "Tenga presente - aggiunge Bernasconi - che, finora, i dirigenti delle
aziende quotate in Borsa  potevano  decidere , personalmente, l'importo  del proprio
stipendio e dell'eventuale buonuscita, avallati da consigli d'amministrazione compiacen-
ti".   Ed è contro questo meccanismo perverso che si è sollevato il popolo svizzero. Il
quale ha deciso che, d'ora innanzi, sarà l'assemblea degli azionisti, quindi non più il Con-
siglio di amministrazione, a stabilire l'ammontare dei bonus e degli stipendi.
La storia della lotta della pulce Milder contro i titani della grande industria e della finanza,
inizia nel 2001, con il fallimento di Swissair. Al piccolo imprenditore di Sciaffusa non an-
dò giù che Mario Corti, l'amministratore delegato della compagnia fosse riuscito (nono-
stante quell'epilogo inglorioso) a intascare una liquidazione di 12 milioni e mezzo di fran-
chi, una decina di milioni di euro di oggi.  "Ed è stato, anche, alla luce di questo ed altri
scandali che abbiamo proposto che, in futuro, vengano vietate sia le liquidazioni che le
buonuscite", dice ancora l'avvocato Paolo Bernasconi..

Il Governo elvetico ha un anno di tempo per adeguare la normativa sulle aziende
quotate, alla luce del risultato del referendum.  Intanto coloro che erano opposti
alla tesi di Minder, continuano a dipingere un'economia svizzera che sarà contrad-
distinta da un esodo massiccio dei manager più capaci, verso mercati ancora di-
sponibili a versare retribuzioni multimilionarie. Secondo Paolo Bernasconi sono
favole: "all'estero, in generale, i manager sono pagati peggio e la concorrenza è
più forte". "Potrà piuttosto succedere - argomenta dal canto suo l'ex-presidente
del partito liberale svizzero, Fulvio Pelli - che una holding sia trasferita fuori dal-
la Confederazione, di modo che le retribuzioni dei suoi dirigenti verranno decise
all'estero , aggirando, in tal modo. la legge".   "Per tradizione - dice Pelli - i diri-
genti d'azienda svizzeri hanno sempre goduto di un'immagine austera. Poi , una
ventina d'anni fa, si è sposato il modello americano, con la conseguenza che si
è saputo di top manager, come il numero uno di Credit Suisse, Brady Dougan,
che in un solo anno è arrivato a guadagnare 60 milioni di franchi".
(da la Repubblica - 4 marzo 2013 - Franco Zantonelli)

Le retribuzioni   (2)
Le buste paga italiane al 12° posto in Europa - In Germania
guadagnano il 14% in più di noi
I lavoratori danesi guadagnano quasi il doppio di quelli italiani: 27,09 euro lordi
in media per ora contro 14,48. Ma a guadagnare più di noi nella Ue sono in tan-
ti: ben 11 Paesi, come emerge dall'indagine Istat "Struttura delle retribuzioni".
Siamo lontanissimi anche dall?Irlanda, che vanta una retribuzione lorda media di
22,23 euro, e dal Lussemburgo (21,95). - I nostri salari sono inferiori di oltre il
14% a quelli tedeschi, del 13% a quelli del Regno Unito e dell'11% a quelli fran-
cesi. Sono inferiori anche alla media dell'Eurozona, 15,22 euro, battono solo la
media Ue27 (14,02 euro), che però tiene conto anche di Paesi con salari bassis-
simi come la Bulgaria (2,04 euro l'ora), ultima in classifica, Romania (2,67), Let-
tonia (3,78) e Lituania (3,44).
I dati Istat riguardano le imprese e le istituzioni con almeno 10 dipendenti nell'in-
dustria e nei servizi, e non tengono conto dei contratti di apprendistato.
Le rilevazioni sono state effettuate nell'ottobre 2010, ma è difficile pensare che
le cose nel frattempo siano cambiate in meglio per il nostro Paese, tanto che il
51,1% degli italiani dichiara, secondo l'ultimo rapporto Eurispes, di percepire
retribuzioni "per niente" o "poco" soddisfacenti, contro un carico di lavoro ec-
cessivo per il 32,2% degli intervistati. A pesare sull'insoddisfazione della mag-
gioranza dei lavoratori italiani  sono  anche probabilmente le forti disparità di
trattamento. I dipendenti con almeno 15 anni  di anzianità aziendale percepi-
scono una retribuzione annua  superiore del 61,4%  rispetto  ai loro colleghi
assunti da meno di cinque anni.   Considerando le varie fasce di età, le diffe-
renze sono anche maggiori: la retribuzione lorda oraria media e di 9,6 euro
nella fascia d'età 14-19 anni, sale a 11,2 euro da 20-29 anni e fino a 23,5
euro per gli ultrasessantenni.  Sarà per quello che (conferma l'ultima edizio-
ne  dell'Osservatorio  sul  Diversity management  della  Sda  Bocconi)
"l'azienda non sembra essere tanto il luogo della guerra tra i sessi, quanto
quello della guerra tra le generazioni".

Lucianone

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