lunedì 18 febbraio 2013

Società - Estero / Le rivolte arabe

18 febbraio '13 - lunedì       18th February / Monday                   visioni post - 4

TUNISIA  in  rivolta

(da la Repubblica - venerdì 8 febbraio 2013 - di Vanna Vannuccini)

 "Riprendiamoci la rivoluzione"
La Tunisia in rivolta dopo il delitto di Belaid - Nuovi scontri
e sciopero anti-governo

Tunisi - Passano correndo decine di ragazzi giovanissimi, inseguiti da 
schiere di agenti  della sicurezza  con caschi e divise nere  a bordo di
rombanti motociclette, passa una lunga fila di camionette della polizia 
pronti a mettere dentro quelli che possono acchiappare.
Davanti al ministero dell'Interno due agenti sono riusciti ad afferrare
un ragazzo attraverso un buco nel filo spinato e tirandolo per il maglione
l'hanno trascinato senza una scarpa dentro il ministero. Anche ieri come
mercoledì l'avenue Bourghiba, nel cuore di Tunisi, è stata al centro degli
scontri. Gruppi d'agenti in tenuta d'assalto aspettavano i dimostranti agli
angoli dei vicoli, sparando lacrimogeni che, per fortuna il vento, che si è
levato in giornata dopo una mattina di pioggia, disperdeva.
I ragazzi rispondevano con qualche sassata.  Ma è solo un assaggio.  La
giornata cruciale sarà oggi, quando centinaia di migliaia di persone sono
attese ai funerali di Chokri Belaid. La salma sarà accompagnata al cimi-
tero di Djellaz dalla casa paterna nel quartiere di Jebel Jeloud.
Lo shock nel Paese è stato grande  -  "Morti ce ne sono già stati.  Persone
picchiate in carcere, attaccate per strada. Ma questo è il primo omicidio po-
litico organizzato e preparato a sangue freddo", dice un professore di scien-
ze politiche  all'Università di Tunisi, Hamadi Redissi, e continua:  "segnerà
una svolta che può sconvolgere lo scacchiere politico".     I sindacati hanno
indetto per oggi uno sciopero generale, anche questo un novum per la Tuni-
sia.   In alcune università lo sciopero è già iniziato  e  giudici e avvocati già
da ieri non lavorano.     "Chi ha fatto la rivoluzione, oggi non è più politica-
mente rappresentato. Chockri denunciava la violenza sempre più dilagante.
Ennahda dice  di essere  contro la violenza, ma protegge  i Comitati  per la
salvaguardia della rivoluzione di cui tutti i partiti, anche quelli della coalizio-
ne di governo , hanno chiesto lo scioglimento. E ha un occhio di estremo ri-
guardo per i salafisti, che hanno goduto finora di un'assoluta impunità"-
Il ministro dell'Ibterno ha reso noto che un poliziotto è morto negli scontri
di mercoledì  e  che l'autista di Chokri Belaid  è sotto torchio, interrogato
per diverse ore, ha detto un portavoce. Qualcuno l'aveva visto parlare da
una finestra con uno degli attentatori prima che Belaid uscisse di casa. O
forse ne fanno un capro espiatorio, dice una vicina  di casa  della famiglia
Belaid che è venuta a dargli l'ultimo saluto, visto che invece degli attenta-
tori non c'è traccia.
Noura è una giovane donna che avevo conosciuto durante la manifestazione
per i diritti delle donne nell'agosto scorso.   Viene dalla provincia, da Gafsa, 
una famiglia di contadini con sei figli.    Già da studentessa si era fatta cono-
scere, per la sua resistenza. "çLe camere della casa dello studente - spiega - veniva-
no date solo a chi pagava una tangente, era il 2004, io ho deciso di occupare la casa
dello studente per 15 giorni. Fu il mio avvio alla politica". Più tardi creò un comitatto
dei diplomati disoccupati, ne nacquero altri  e  furono una delle punte di lancia  della
rivoluzione.      Più volte era stata arrestata. Ha ancora speranza?   "Nulla è
cambiato. Arbitrio e tortura ci sono sempre. La polizia non è cambiata...".
Continua... to be continued...Ma Noura ha ancora speranza.    "Fermeremo
gli estremisti. Le donne tunisine non accetteranno mai di vivere come in Af-
ghanistan".    "Abbiamo fatto la rivoluzione e oggi ci dobbiamo chiedere:  a
che scopo?",  mi dice uno studente che fa il tassista. Tutti sperano in un go-
verno di unità nazionale, che sciolga i Comitati  e  metta finalmente ai posti
di governo gente competente, che faccia decollare l'economia, la situazione
oggi è ancora peggio che ai tempi di Ben Alì.   "La proposta del primo mini-
stro Jebali, anche se subito respinta  da Ennahda, potrebbe essere una via
d'uscita", mi dice Redissi.  "Jebali è un ennahdista moderato, un  realista.
Il clan di Gannouchi l'ha subito respinta, sono contro qualsiasi concessione.
Ma ormai hanno perduto qualsiasi credibilità, qualsiasi virtù morale in cui
la gente aveva potuto credere.


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