giovedì 31 gennaio 2013

Arte - L'impressionista De Nittis: mostra a Padova

31 gennaio '13 - giovedì       31st January / Thursday                  visioni post - 18

Dopo la mostra di Verona  ("Da Botticelli a Matisse - Figure e volti")
che rimarrà aperta al pubblico fino alla fine di febbraio e poi per tutto
marzo, un'altra importante mostra di dipinti non meno notevoli  si tie-
ne sempre in terra veneta, e nello specifico a Padova. Al riguardo ho
pescato una descrizione piuttosto completa sia dell'artista (De Nittis)
che dell'ambiente in cui egli operò con successo e dei quadri dipinti
con ingegno italico ma con influenze nettamente francesi. L'articolo
da cui sono tratte le descrizioni è di Armando Besio - in Le Mostre di
Repubblica.
(Lucianone)

Al Palazzo Zabarella 
di Padova     la mostra dedicata a Giuseppe De Nittis,
l'artista che trovò il successo a Parigi, dove morì a soli 38 anni
Dal 19 gennaio al 26 maggio

(da 'la Repubblica' - 18/01/2013 - di Armando Besio)
Padova celebra l'impressionista
venuto dall'Italia
Il  "pittore delle parigine", il ritrattista  charmant   preferito  delle
signore chic, il più corteggiato degli Italiens de Paris... è un giovane
talento autodidatta e incompreso in fuga dalle polverose strade pu-
gliesi abbagliate dal sole ai boulevard lungo la Senna.
Giuseppe, per l'anagrafe, Peppino per tutti gli altri, De Nittis nasce
a Barletta nel 1846.      A tre anni perde la mamma, morta di dolore
quando il marito finisce in prigione. A dieci perde anche il papà, un
proprietario terriero caduto in disgrazia perchè antiborbonico. A 14
anni trasloca coi fratelli a Napoli dove, a dispetto dei nonni, che te-
mono la deriva bohémienne del nipote, si iscrive all'Istituto d'arte.
Ma le estenuanti sedute in aula a copiare statue antiche lo annoiano.
Espulso per indisciplina, a 16 anni va a dipingere dove e come gli pia-
ce: all'aria aperta , tra Resina e Portici, e la natia Puglia.
"Volevo fare il pittore. Abbandonai la scuola e divenni maestro di me
stesso". Finchè si sente pronto per il grande salto.  E via Firenze, do-
ve frequenta  i Macchiaioli  al Caffè Michelangelo, sbarca  a Parigi.
"E'  un giovanotto piccolo, tarchiatello, barba e capelli neri, vestito
elegantemente  e ricco di tutta l'espansiva burbanza di un meridiona-
le di vent'anni che non dubitava di nulla", lo ricorda il critico Diego
Martelli.
Il coraggio e la fiducia in se stesso vengono premiati. Appena arrivato
a Parigi, conosce e seduce quattro persone che gli spalamcheranno le
porte del successo:  Meissonier, il divo  dei  pittori accademici, che lo
introduce al Salon, dove debutta nel 1869; Goupil, il potente mercante,
che gli offre un contratto; Degas, che nel 1874 lo inviterà a partecipare
alla prima mostra dehli Impressionisti, nello studio del fotografo Nadar;
e Léontine , la bella parigina  che  diventerà  sua "compagna, modella,
moglie" nonchè accorta stratega della sua scalata sociale. "Elle avait
bien aimé son marì, mais en avait fait son affaire", dirà di lei Degas.
I sabati sera dai De Nittis in Rue Viéte  saranno uno degli appuntamen-
ti più attesi dalla élite artistica e intellettuale parigina. Titine intrattiene 
gli ospiti: Zola, Manet, Degas, Dumas figlio, Dorè, Maupassant, la prin-
recipessa Matilde Bonaparte. Mentre Peppino in cucina prepara le "la-
sagne alla barlettana". La premiére medaille e la Legion d'honneur al-
l'Expo del 1878 consacreranno la sua fama artistica e mondana.

'Autoritratto' dell'artista  (Pinacoteca De Nittis)



La mostra "De Nitti", curata da Emanue4la Angiuli e Fernando Mazzocca,
allinea 120 dipinti prestati da importanti musei e collezionisti, specchio della
vitalità di un artista  a volte anche troppo  compiaciuto  del suo virtuosismo,
altre felicemente  baciato  dalla più libera e genuina ispirazione poetica, co-
munque sempre capace di stupire. Il percorso, ordinato in senso cronologico,
si apre con le prime, già toccanti, luminose prove di paesaggi giovanili.
Un Bosco di Portici, Una stradina napoletana, una passaggiata Lungo l'Ofanto.
"L'atmosfera io la conosco bene, l'ho dipinta tante volte, conosco tutti i colori,
tutti i segreti dell'aria e del cielo nella loro intima natura".



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Sport - calcio / Coppa Italia e Balotelli

31 gennaio '13 - giovedì      31st January / Thursday                       visioni post  -  5

Coppa Italia / ritorno semifinali:  Juventus eliminata
                                                               passa la Lazio
Lazio  -  Juventus    2  -  1

Roma -
Juve  K. O. al '93, a risolvere l'incontro è Floccari - Il 26 maggio
la sfida finale con Roma o Inter - Recupero batticuore: la Juve
non riesce ad approfittare sotto porta, ma grandi parate e sal-
vataggio finale di Marchetti, il portierone della Lazio.



Mario Balotelli, alle visite mediche, è ufficialmente
giocatore del Milan - Scene da delirio collettivo dopo
il suo arrivo a Busto Arsizio (dove i tifosi avevano
lnaciato insulti razzisti a Boateng) e al ristorante.
Berlusconi dice che non è stata una mossa elettorale,
ma pochi giorni fà aveva definito Mario "una mela marcia".
Probabilmente in ballo c'è molto più di una partita.

Voti e marketing, aspettando i gol:
L' AFFARE BALOTELLI

(da la Repubblica  -  31/01/2013 - Enrico Currò)
Tra le innumerevoli scene madri  dello sbarco in Italia  del figliol prodigo
Balotelli (avvenuto ieri pomeriggio con una copertura mediatica e in mez-
zo a un isterismo collettivo degni di una popstar) la più simbolica ha avuto
per teatro Busto Arsizio, dove nemmeno un mese fa, allo stadio, andò in
scena la celebre ribellione del Milan agli insulti razzisti a Boateng.
Stavolta nell'ospedale della città è arrivato da neomilanista, per le visite
mediche, il calciatore simbolo dell'Italia multietnica e una piccola folla a-
dorante lo ha circondato. soffocato, idolatrato, fino a impedirgli di scen-
dere dall'auto del club, per entrare nel luogo meno adatto ai cori da curva.
"Questo è un ospedale", ha dovuto alla fine urlare un poliziotto, prima che
i tifosi sconfinassero nell'attiguo reparto di rianimazione. L'episodio, arric-
chito dalla consegna  del  simulacro  televisivo   per  definizione, il Tapiro  
d'oro di 'Striscia la notizia", rende l'idea del prevalente aspetto nazional-
popolare dell'operazione di mercato, che un ex delfino di Berlusconi come
l'ex sindaco di Milano Albertini ha così lapidariamente bollato: "Panem et 
circenses".  -  Ma Berlusconi, al Tg3. ha perfino  negato  di avere definito
"mela marcia" il costoso acquisto. E poi approfondisce: "Non è così. Non
è un investimento da campagna elettorale, lo ha voluto la parte tecnica del-
la società. Io ho pensato solo una cosa: lui ha segnato 2 gol alla Germania
e ha fatto piangere i tedeschi, mentre l'altro  Mario (Monti)  ha segnato 2
gol anche lui, l'Imu e il redditometro, e ha fatto piangere tutti gli Italiani".
La battuta, in verità, non ha persuaso nemmeno gli ambienti del Pdl. la cui
interpretazione è un'altra: anche Balotelli, che domani sarà presentato a
San Siro, può portare voti utili nella decisiva battaglia elettorale al Senato
in Lombardia,. dove chi vince può ottenere 27 senatori su 42.

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L' opinione del giovedì - Politici sempre più arrabbiati, ma la gente...?

31 gennaio '13 - giovedì       31st January / Wednesday                 visioni post  -  8

L' o p i n i o n e
di lucianone

Una campagna per le elezioni nazionali in Italia così bastarda
non l'avevo mai vista, ma probabilmente è il frutto della società
in cui ci troviamo a vivere. Probabilmente anche negli altri Pae-
si adesso  le campagne elettorali  non sono più  quelle di una
volta. Infatti non è che sia cambiata solo la società italiana, ma
anche le altre società europee (per non parlare di quella statuni-
tense) sono in profonda trasformazione negativa.
Solo che qui in Italia le elezioni politiche sono un vero gioco al
massacro: si fa la gara a sbranarsi, a colpire senza pietà l'avver-
sario, sempre metaforicamente s'intende, ma la verità è questa.
Voler fare il bene del Paese è solo voler fare il proprio bene per-
sonale, il guardare il proprio orto, le proprie capre, avere la so-
luzione migliore degli altri eccetera. E gli altri, purtroppo, sono
tanti, l'avevo detto nell'opinione del blog precedente e lo ripeto:
vi sono troppi partiti, partitini, movimenti e correnti e soprattut-
to sono tutti arrabbiati per che cosa e contro chi spesso non si
capisce bene.  -  La gente, il popolo hanno il vero diritto di ar-
rabbiarsi, incavolarsi, inc... eccetera. Altro che storie!  Qui il
nostro Paese è quasi alla frutta, ma quel che è peggio con una
parte sostanziosa di privilegiati e truffatori e una sempre più
grande maggioranza di licenziati, cassintegrati, disoccupati,
esodati e di un ceto sempre meno medio che va ad accodarsi alla parte pià povera della società. 
Ma tutto ciò sembra non riguardare ancora una volta i politici che pensano soltanto ad azzuffarsi per avere più voti dell'avversario, e il bene del Paese viene ricercato in mille modi diversi e contrastanti. Ma l'unica cosa che la gente "comune" capisce è l'ineguaglianza sociale, quella che era stata chiamata in una rara occasione 'iniquità' proprio dal governo Monti, e di cui non si è più sentito parlare da parte di nessun politico.

La nostra è diventata una società sempre più liquida.

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mercoledì 30 gennaio 2013

Riflessioni - In attesa del nulla / La nevrosi: questa conosciuta

30 gennaio '13 - mercoledì     30th January / Wednesday               visioni post - 18

RIFLESSIONI del

Lunedì
Con Godot in attesa del nulla
Che cosa dobbiamo attenderci da un paese che ogni mattina ci riserva uno scandalo, una malversazione, una ruberia, un tradimento? Ci fu un tempo in cui l'attesa si rivestiva di speranza. Che fosse quella messianica o, ben più prosaicamente quella legata alle nostre piccole aspettative, l'attesa era un'apertura sul futuro, un modo di pensare: domani andrà meglio di oggi.
Mai il mondo ci è apparso più minaccioso e offensivo come da quando è tramontata l'attesa.
Samuel Beckett incagliò l'attesa sul macigno della disillusione. Non lo
scetticismo - che resta pur sempre un'arma della ragione - ma appunto
l'atrofizzaziobne della speranza. Nel gennaio di 60 anni fa, in un teatro
parigino, veniva per la prima volta rappresentato Aspettando Godot.
Con la sua piéce - nella quale due tizi invano attendono un terzo che
non giungerà mai - Beckett coglieva uno dei tratti elementari dell'uomo:
l'irrinunciabile e disperata coazione all'attesa. -  Godot avrebbe potuto
essere Dio, il destino, la fortuna.  Beckett si rifiutò sempre di dargli un
volto. Disse: se sapevo chi fosse lo avrei scritto. Non era una dichiara-
zione di impotenza. Ma un modo per rivestire l'attesa con il nulla.
Lo stesso nulla che oggi inghiotte i nostri sogni.
(da la Repubblica  di lunedì 28 /01/2013  -  Antonio Gnoli)

Dal nulla alla nevrosi il passo è breve, ma forse oggi non
si chiama più nevrosi, ma ha altre denominazioni strane;
comunque sempre quella è, non cambia poi tanto.
Leggere, per comprenderlo, ciò che segue.
(L u c i a n o n e)

Riflessioni
Lunedì

Che fine ha fatto la nevrosi?
L'avevamo tanto odiata: così tanto che adesso ci manca. In fondo l'odiavamo perchè ci riconoscevamo in lei. La nevrosi: questa conosciuta.
La parola da Sigmund Freud a Woody Allen aveva fatto il giro del mondo e della cultura: da Vienna a New York e dalla psicoanalisi alla vita quotidiana. Da noi finì perfino nel canzoniere pop di Adriano Celentano: "La nevrosi è di moda /
chi non l'ha ripudiato sarà". E poi, come d'incanto, addio.
Il New York Times ci informa che per la verità è dal 1994 che è scomparsa da quella bibbia delle malattie mentali che è il Diagnostic and Statistical Manual. Ma non basta depennare per cancellare il sintomo. Che è ritornato sotto altri nomi complicatissimi. Disturbi come "disordine da panico" e "ansietà sociale". E soprattutto quel "disordine ossessivo-compulsivo" che ormai non diagnosticano solo ai bambini ma anche agli adulti. Capito perchè il fanciullino che è in noi si ribella?
Aridatece la nevrosi: almeno non ci faceva venire i nervi soltanto a pronunciarla.
(da la Repubblica di lunedì 02/04/2012 - Angelo Aquaro)

E la paura divenne 
una lunga linea d'ombra
"Un monde changé". Nel dare la notizia dell'attacco all'America,
con limpida e profetica visione, Libération avverte che tutto non sarà
più come prima. E tutto è davvero cambiato. Una linea d'ombra ha posto
un nuovo confine al nostro sentire. Le immagini (in queste pagine) non sono
il racconto della paura globale di fronte a un terrore portato a sistema ideologico;
non sono l'orgoglio esploso dopo le dichiarazioni di "giustizia infinita" pronunciate
il 19 settembre da Bush; e non sono neanche le cronache dell'assurda trappola dello
"scontro di civiltà". Queste fotografie racchiudono un sentimento pià profondo, più
insidioso e drammatico: l' i c e r t e z z a   del   f u t u r o.
di Gianluigi Colin
(Da  '11.9 Il giorno che ha cambiato il mondo - LE IMMAGINI' )
N.Y. - Twin Towers 
11 settembre 2001


Lucianone

domenica 27 gennaio 2013

Società - Italia / La giornata della memoria

27 gennaio '13 - domenica       27th January / Sunday                  visioni post  -  10

Per non dimenticare il giorno della memoria



 


Sport - calcio / Serie A - 22^ giornata 2012/13

27 gennaio '13 - domenica      27th January / Sunday

Risultati delle partite
Juventus  -  Genoa          1  -  1
Lazio  -  Chievo                 0  -  1
Bologna  -  Roma             3  -  3
Atalanta  -  Milan               0  -  1
Cagliari  -  Palermo          1  -  1
Catania  -  Fiorentina       2  -  1
Parma  -  Napoli                1  -  2
Sampdoria - Pescara      6  -  0
Udinese  -  Siena              1  -  0
Inter  -  Torino                   2  -  2

Classifica della serie A  /  22^ giornata
Juventus  49  /  Napoli  46  /  Lazio  43  /  Inter  40  /  Milan  37  /  Fiorentina  36
Catania  35  /  Roma  34  /  Udinese  33  /  Parma  31  /  Chievo  28  /  Torino  27
Sampdoria  24  /  Atalanta  23  /  Bologna  22  /  Cagliari  21  /  Pescara  20
Genoa  18  /  Palermo  17  /  Siena  14

Atalanta  -  Milan     0  -  1
Decide El Shaarawy
Rossoneri al quinto posto

Il Faraone segna nel primo tempo in una partita dura e complicata. Gervasoni protagonista, 10 gialli e 2 espulsi: Brivio e Colantuono. La squadra di Allegri sorpassa la Fiorentina: ora è quinta
Coppia vincente:  Stephan El Shaarawy e M'Baye Niang dopo il gol. Ansa
El Shaarawy e M'Baye Niang: coppia vincente dopo il gol

Parma  -  Napoli     1  -  2
Mazzarri sorride
Cavani e Hamsik avvicinano la Juve a -3

Grande vittoria degli azzurri, che raggiunti a 15' dalla fine da un autogol di Cannavaro dopo la rete di Hamsik, interrompono la striscia interna di Donadoni grazie al Matador
Marek Hamsik, 8 gol in campionato, esulta con Cavani. Ap
Marek Hamsik, 8 gol in totale, esulta con Cavani, autore del gol decisivo

Juventus-Genoa 1-1
L'ex Borriello frena la fuga, furia Conte
Un colpo di testa del centravanti vanifica il gol di Quagliarella in avvio di ripresa. Palo di Giovinco. Nel finale Genoa in 10 per l'infortunio a Floro Flores: un mani di Granqvist in area fa arrabbiare i bianconeri e soprattutto Conte.
L'abbraccio dei compagni a Marco Borriello dopo l'1-1. Ansa
L'abbraccio dei compagni a Marco Borriello dopo il gol del pareggio


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sabato 26 gennaio 2013

Sport - calcio / Serie B - 23^ giornata 2012/13

26 gennaio 2012 - sabato        26 th January / Saturday        visioni post - 14

Serie B:  Il Verona vola con Cacia
Pari Livorno, Varese k.o. con il Lanciano 

E il Sassuolo cade a Crotone (LEGGI IL SERVIZIO / GUARDA GLI HIGHLIGHTS)

23ª giornata: un gol dell'attaccante a 10' dalla fine lancia la squadra di Mandorlini (sempre squalificato). Toscani bloccati dal Padova. Colpaccio del Lanciano, alla terza vittoria di fila. Empoli battuto in casa dal Novara.  Juve Stabia - Brescia si giocherà lunedì (ore 20.45).

Dopo il k.o. del Sassuolo a Crotone, ecco la risposta del Verona: vince a La Spezia con un gran colpo di testa di Cacia a 10' dalla fine e approfitta anche del pari del Livorno per portarsi a -2 dalla seconda posizione (LA CLASSIFICA). Male il Varese, battuto in casa dal Lanciano di Gautieri, che trova la terza vittoria consecutiva.

Spezia-Verona 0-1 — Tra due torri che superano abbondantemente i 190 centimetri, come Goian e Romagnoli, il perfetto stacco ed il colpo di testa di Cacia, valgono la rete che decide la sfida tra Verona e Spezia. Finisce, così, con lo stesso risultato del 26 marzo del 1931, con il successo degli scaligeri. Il primo tempo di studio, una ripresa più vivace, con continui capovolgimenti di fronte e qualche contropiede da entrambe le parti. Nei liguri, in campo dall’inizio i tre nuovi acquisti (Guarna in porta, il difensore Romagnoli e il regista Musacci), i veneti ne presentano soltanto due (i centrocampisti Sgrigna e Agostini). Sulla panchina dello Spezia c’è l’esordio di Atzori (che ha sostituito mister Serena da una ventina di giorni) e il suo modulo 3-5-2, che adatta Mario Rui sulla destra (Piccini è squalificato e Madonna non è al top) con buoni risultati e Garofalo è sempre pronto a portare a 4 la difesa. Il Verona, con Mandorlini che siede per l’ultima volta in tribuna lasciando il posto al suo secondo Bordin (entrambi sono ex dello Spezia), inizia con il 4-2-3-1 con finalizzatore Cacia, per poi passare al suo ‘classico’ 4-3-3. Arriva dopo 13 minuti la prima conclusione verso la porta, quella degli ospiti: è di Di Gennaro, da una trentina di metri e finisce alle stelle. La replica, quattro minuti dopo è di Hallfredsson, con lo stesso esito. Poi, arriva la fiammata di Mario Rui che, dalla fascia destra, rientra e scaglia il suo sinistro ad incrociare che scheggia la parte alta della traversa con il gialloblù Rafael disteso in tuffo. Lo Spezia preme e al 21’, con un’azione corale partita da Musacci, proseguita sulla sinistra da Mario Rui e Di Gennaro, Sammarco arriva al tiro, ma chiude poco il suo destro e manda sul fondo dal limite dell’area piccola. Al 31’ si vede anche il Verona, con un contropiede partito da Sgrigna su cui Cacia, colpisce male da centro area e Guarna non interviene neanche. Al 36’ Cacia arriva di un soffio in ritardo all’appuntamento con la palla dopo la deviazione di testa di Gomez, su cross dalla sinistra di Sgrigna. Parte la ripresa e dopo 2’ il Verona pareggia il conto dei ‘legni’: Gomez libera Cacia, ma Goian gli toglie la palla da sotto i piedi all’altezza del dischetto del rigore, recupera Sgrigna, ma il suo destro si stampa sul palo interno alla destra di Guarna Al 18’ Cacia colpisce con il collo del piede e manda alto il bell’assist di Gomez dalla destra. Al 36’ arriva la rete vincente di Cacia (quattordicesima stagionale) sul perfetto traversone dalla destra dell’onnipresente Hallfredsson. (da Gazzettadello Sport.it  -  Marco Magi)
Daniele Cacia, gol pesantissimo a La Spezia. LaPresse
Daniele Cacia:  il suo è un gol pesantissimo contro La Spezia

Padova-Livorno 0-0 — Mastica amaro il Padova, che non riesce a piegare un Livorno praticamente nullo in avanti e salvato dalle parate di Fiorillo. Costante, nei novanta minuti, la pressione dei padroni di casa, non concretizzata nonostante la buona vena di Farìas. Prima dell’inizio c’è commozione nel ricordo di Piermario Morosini - che ha vestito le casacche di entrambe le squadre - celebrato in campo e sugli spalti. Poi, è partita vera sin da subito, con i biancoscudati a premere e a raccogliere quattro corner in una manciata di minuti. Sul secondo è pericoloso Trevisan di testa, ma sulla linea salva Gemiti. Il Padova viaggia quando gioca con la palla a terra, e attorno alla mezz’ora sfiora più volte il vantaggio. Jelenic al 30’ con una botta al volo trova i pugni di Fiorillo, miracoloso un paio di minuti dopo quando para d’istinto un tap in di Farìas su conclusione errata di Cutolo. Sul corner seguente, poi, Trevisan e Legati mancano di un niente la deviazione sotto porta. Ancora più clamorosa l’occasione successiva, con Fiorillo a distendersi su un tiro a botta sicura di Farìas. La risposta del Livorno è solo un tiro di Paulinho alle stelle (36’). La ripresa inizia a ritmi lenti, segnati solo da una buona percussione centrale di Trevisan salvata in corner (6’) e dall’ingresso di Siligardi che non porterà però pericolosità all’attacco amaranto. Si procede così a fiammate, tutte di marca biancoscudata. Spettacolare quella firmata Farias, al 21’: dribbling sullo stretto in area piccola e diagonale che esce di un niente. Dalla distanza ci provano poi Iori (25’) e Cutolo (27’), ma Fiorillo è sempre sicuro. Così come sulla botta di Babacar (40’) e sugli spioventi in area degli ultimi minuti, giusto per sigillare lo 0-0. (Carlo Della Mea)
Diego Farias, imbrigliato. LaPresse
Diego Farias:  imbrigliato bene dal Padova

Varese-Lanciano 1-2 — L’impresa nel derby lombardo di martedì sera con il Brescia è ormai uno sbiadito ricordo per il Varese che, dopo aver messo in fila cinque successi in casa, perde con il Lanciano. La squadra di Gautieri, trascinata dall’ottimo Falcinelli, incomincia il 2013 con una meritata vittoria che si aggiunge alle ultime due del 2012, raccolte con Novara e Padova. Mentre all’ex Castori resta l’amaro in bocca per una giornata negativa in cui la sua squadra non è stata nemmeno lontana parente di quella che, solo quattro giorni prima, aveva frastornato il Brescia, passando dall’1-2 al 3-2. Gli ospiti non si fanno impressionare dai timidi approcci dei biancorossi che ci provano al 4’ con una punizione da sinistra di Zecchin: il pallone sfugge dalle mani di Leali ma nessun giocatore di casa ne approfitta. È ancora Zecchin a far partire una nuova punizione che si spegne a lato. Il Varese non sa pungere mentre il Lanciano prende coraggio col passare del tempo: il calcio d’angolo di Mammarella respinto al 16’ da Bressan, con i pugni, è solo il preludio al momento d’oro della squadra di Gautieri che sale in cattedra alla mezz’ora. La prima vera palla gol capita a Piccolo, imbeccato dalla sinistra da Falcinelli: l’attaccante sciupa incredibilmente al 29’. Tre minuti più tardi, Rea rischia l’autorete e, poi, è Pucino a fare il miracolo, salvando sulla linea un sinistro di Piccolo, ancora sprecone (39’). Il gol è comunque nell’aria e arriva al 44’ quando Turchi fredda dal limite Bressan con un preciso tiro che colpisce il palo prima di finire in rete. Gli uomini di Castori accusano il colpo tant’è vero che nella ripresa è sempre il Lanciano a dettare legge, mettendo i brividi ai biancorossi almeno tre volte: con Piccolo (fuori all’8’ e al 23’) e con Volpe (19’). Per svegliare il Varese c’è bisogno di un errore degli ospiti: al 31’ Minotti spezza uno spunto di Neto Pereira con un retropassaggio che capita sui piedi di Ebagua, spietato nella conclusione. Il primo tiro in porta della partita regala così il pari ai biancorossi, che sperano in una nuova rimonta dopo quella di martedì con il Brescia. Ma il Lanciano ci crede: al 40’ ipoteca il successo con il rigore trasformato da Volpe, per un fallo ingenuo di Fiamozzi su Fofana, e al 49’ mette in cassaforte i tre punti con la parata di Leali che nega il gol al tiro della disperazione di Oduamadi. (Filippo Brusa)
Ebagua, gol inutile. LaPresse
Ebagua (Varese) esulta per il gol: ma è inutile


Il commento
di Lucianone

mercoledì 23 gennaio 2013

L'intervista - Frank Kermode e l' Inghilterra che non c'è più

23 gennaio '13 - mercoledì       23rd January / Wednesday             visioni post - 21

"Così è finita la mia Inghilterra"
Lo disse il noto critico letterario Frank Karmode nel 2009
(allora novantenne) in un'intervista rilasciata a Franco
Marcoaldi. In quell'anno la regina lo aveva fatto "Sir",
una rarità concessa in Inghilterra ai grandi personaggi.
Nell'intervista Karmode rimpiange la scomparsa della
tensione morale e della sobrietà proprie del suo Paese,
con alcune eccezioni: "Ma Oxford e Cambridge resistono".

(da 'la Repubblica' - 29/12/2009 -  di Franco Marcoaldi) 
Cambridge -
Il più importante critico letterario inglese contemporaneo, Sir Frank Karmode,
compie novant'anni. E festeggia la ricorrenza a modo suo, ovvero continuando
a lavorare: ha appena pubblicato un libro di saggi su Forster e consegnato un
libretto d'opera su re Lear ('La fine promessa') con musiche di Alexander Goehr:
spettacolo che debutterà al Covent Garden il prossimo autunno.
Frank Karmode è "Sir" da quando la regina Elisabetta lo ha indignito di tale
titolo per i suoi indiscussi meriti di studioso. E la cosa lo ha di certo inorgo-
glito, ma il Nostro non va meno fiero  di come vennero festeggiatii  i suoi 80
anni: quando a celebrare il compleanno fu un intero stadio, pieno dei tifosi
dell'Arsenal, compagni di fede calcistica. - L'uomo, del resto, è davvero spe-
ciale: un irripetibile mix  di erudizione  e  semplicità, dissimulata vanità  e
fatalismo cosmico. Ne fa fede, accanto ai suoi celebri studi su Shakespeare,
una spassosa autobiografia, 'Not entitled', che già nel titolo gioca con più
significati, tutti pertinenti.
'Senza titolo': Kermode nasce infatti  nel 1919  da una modesta famiglia an-
glicana in un luogo inglese e non inglese al medesimo tempo: l'Isle of Man.
Che non è un'isola qualunque, ma a suo modo una nazione: con tanto di lin-
gua, bandiera e moneta.  -    Se però l'Isle of Man ambisce oggi al ruolo di
"Montecarlo del nord", con straordinarie facilitazioni fiscali per le miglia-
ia di compagnie qui registrate, negli anni Trenta si presentava sotto un'al-
tra veste. La povertà era di casa, il senso di isolamento assoluto, il deside-
rio di fuggire irresistibile. Ma chi andava via, di solito, tornava.  Mentre
per Kermode si trattò di una scelta definitiva. - "In cambio ho dovuto ac-
cettare in Inghilterra - dice Kermode - una condizione di perenne, anche
se lieve, estraneità". Da 'non avente titolo', appunto.

                  Sir Frank Kermode nel 2009

F. Marcoaldi: "Comincerei dall'inizio degli anni Cinquanta, data d'avvio del
suo insegnamento a Reading e occasione di incontro con il nostro Luigi Me-
neghello, che cominciava  a sua volta  la propria  carriera accademica   da
dispatriato".
F. Kermode: "Gigi (Meneghello) era un uomo tanto brillante quanto com-
petitivo: perfino nel tennis  voleva  vincere sempre, a tutti i costi.  Ma io
ebbi modo di conoscerlo, da subito, anche in una veste completamente di-
versa da quella dello studioso e del futuro romanziere. Sua moglie Katia
attraversava un brutto periodo, e spesso veniva ricoverata in ospedale.
Così Gigi, che non era certo predisposto per la vita domestica, si doveva
occupare della casa. Lanciandosi nella preparazione di cene spericolate
e disastrose.".
F. Marcoaldi: "Meneghello rimase soggiogato dalla forma mentis dell'Inghilterra
dell'immediato dopoguerra: dalla sua sobrietà, decenza, antiretorica".
F. Kermode: "Sì, ma questo accadeva molto, molto tempo fà. Intanto eravamo
tutti poveri. Se avevamo un lavoro, era malpagato.  Andare  al  ristorante  era
una chimera, e se qualcuno rimediava una botiiglia di gin la teneva nascosta
per Natale. C'era però, questo è vero, una tensione morale, che con il tempo
si è completamente persa".
F. Marcoaldi: " Quell' Inghilterra, dunque, non esiste più?".
F. Kermode:"Assolutamente no. E io lo verifico giorno dopo giorno, con un
sentimento di progressivo isolamento. Perchè i miei coetanei, ovviamente,
sono sempre di meno. E con le persone delle generazioni successive la di-
stanza si fa sempre più grande- La ragione è semplice e rimanda all'espe-
rienza della guerra. Io sono stato in Marina dai 20 ai 26 anni : come ma-
rinaio ero  un assoluto disastro, ma le posso assicurare  che si è trattato
dell'esperienza più importante della mia vita.
F. Marcoaldi: "Nella sua autobiografia ne parla a lungo, riferendo una serie di
episodi esilaranti. E assieme emerge tutta la sua fascinazione verso quanyi ave-
vano competenze pratiche di cui lei non era dotato".
F. Kermode: "La settimana scorsa leggevo un'autobiografia del premio No-
bel William Golding, che aveva qualche anno più di me: sei per la precisio-
ne.   Prima della guerra, Golding faceva l'insegnante  in  una piccola città.
Poi venne chiamato alle armi e si trasformò in un vero militare. Non come
me, che mi sentivo lì per caso. No, lui esercitava ruoli di comando ed ebbe
una parte importante anche nello sbarco del '44. Ebbene, quell'esperienza
fu assimilata  con tale profondità, che proprio grazie ad essa  divenne poi
scrittore. La sua vita, insomma, fu tagliata in due dalla guerra. Prima era
un giovanotto qualunque, che faceva lo stupido con le ragazze, o si anno-
iava. Dopo, scoprì il significato delle parole coraggio, solidarietà, soprav-
vivenza.".
F. Marcoaldi: "Sa meglio di me che è un discorso pericoloso: se ne potrebbe
desumere che per fortificare le società occorrono le guerre".
F. Kermode: "Ovviamente, non dico questo.  Dico soltanto che nel momento
storico in cui cessò la necessità di assumersi rischi  e si ridussero le difficoltò
nella vita quotidiana, anche la morale subì delle trasformazioni. In quegli an-
ni era comparso un nuovo senso della comunità. La povertà veniva vissuta
in modo dignitoso. Le sofferenze e le privazioni  determinavano una tempe-
ratura etica più alta".
F. Marcoaldi: "E il primo segnio di mutamento quando c'è stato?"
F. Kermode: "Direi tra la fine degli anni Cinquanta e l'inizio degli anni Ses-
santa. Ma il vero precipizio verso il basso è recente. So che per voi italiani
l'ultimo scandalo  che ha visto coinvolti  ministri  e parlamentari inglesi, è
ben poca cosa.   Ma un evento del genere, nell'Inghilterra post-bellica, sa-
rebbe stato inconcepibile"
F. Marcoaldi. "Abbiamo parlato dei cambiamenti sociali. Quali sono stati
invece i cambiamenti dell' accademia inglese, negli ultimi cinquani'anni?".
F. Karmode: "Altrettanto giganteschi. Pensi solo che quando cominciai io
c'erano in tutto il Paese otto professori ordinari di Letteratura inglese. Og-
gi ce ne sono 500. E nel frattempo si sono moltiplicate le sedi universitarie,
soprattutto nel nord, dove peraltro nessuno vuole andare. Così cresce il nu-
mero degli studenti, ma non la qualità dei professori".
F. Marcoaldi. "E Oxford e Cambridge, invece, come se la passano?"
F. Karmode: "Non  insegno più da tanti anni, ma credo che la qualità sia
ancora molto alta. Magari tra i professori non ci sono più figure straordi-
narie, ma si tratta comunque di persone competenti. Certo, come in tutto
il mondo, l'università sta diventando un parcheggio.  Però, non il peggio-
re dei parcheggi. Saltato il rapporto tra formazione e mercato del lavoro,
è importante se non altro che si educhino i ragazzi al piacere della cono-
scenza.  E credo che Oxford e Cambridge ottemperino ancora a questo 
compito".
F. Marcoaldi "Abbiamo parlato dei mutamenti intervenuti nella società e
nell'università. Vorrei sapere ora di quanto è accaduto nell'ambito della
critica.  E non della critica accademica, ma di quella militante, visto che
lei è attivissimo tanto sulla London Review of Books, quanto sulla New
York Review of Books."
F. Karmode: "Collaboro sin dal primo numero con la London Review,
che sta pr festeggiare i trent'anni di vita. Vi ho scritto più di 200 saggi,
purtroppo pagati molto meno di quelli della New York Review. Ma lo
stato di salute della rivista londinese è molto buono, decisamente mi-
gliore di quello dei quotidiani.     Pensi che se ne vendono cinquanta,
sessantamila copie.    Un fatto importante, perchè sono riviste come
queste a formare nel tempo un pubblico di autentici lettori. E sa Dio,
quanto ce n'è bisogno".




Lucianone

Inchiesta - I privilegi della casta militare / Generali e affini

23 gennaio '13 - mercoledì    23rd January / Wednesday             visioni post - 94

Introduzione necessaria
In questi giorni si discute e polemizza sui caccia F-35, facendone argomento
di campagna elettorale. Si grida allo spreco per apparecchi dell'aeronautica
militare destinati alla Difesa, spreco per l'alto costo dovuto all'alta tecnolo-
gia impiegata (hi-tech) e  per l'alto numero  di caccia che verrà prodotto, in
totale 253 per svariati miliardi di euro di spesa.  Altre voci dicono  che da-
ranno lavoro  a migliaia di persone, e che sono strategici  "per non perdere
(in Europa) il patrimonio tecnologico"; in parole povere o si è dentro o si è
fuori, sottolineano imprenditori e militari.  E per essere dentro  l'Italia inve-
stirà 15 miliardi  (sì, proprio 15!) di euro, ma  le aziende  del nostro Paese
hanno già  (così dicono i bene informati) contratti per 807 milioni di dollari,
e alla fine potrebbero arrivare  a superare  gli 11 miliardi di euro, facendo
rientrare in Italia, oltre ai jet, gran parte dell'investimento. E' il colonnello
Lupoli a sottolineare che con il programma sui caccia F-35 (denominato Isf)
l'Italia ha vinto una sfida straordinaria, entrando in un progetto complessivo
di grande integrazione fra alleati, ma allo stesso tempo convincendo la rilut-
tante Lockhneed-Martin  a dislocare  una linea produttiva in Italia, sia pure
sorvegliandone da vicino gli standard di qualità. Quelle che non sono state
superate, però, sono le perplessità di tipo strettamente militare: la tecnolo-
gia Stealth , che dovrebbe permettere all'aereo di volare senza farsi vedere
dalla maggior parte dei radar, sarà sotto stretto controllo del Pentagono. E
l'ultima fase, quella di controllo della effettiva "invisibilità", dovrà restare
off limits per i tecnici italiani.
Da tutto ciò si desume facilmente che, alla faccia di tutte le sacrosante pro-
teste sugli sprechi di questo progetto, le cose andranno senza dubbio avanti
e il progetto si completerà. - Premesso che, personalmente, trovo inutile la
produzione di questi caccia F-35 (oltre tutto inserita in un progetto in cui il
nostro Paese ha un ruolo oltremodo subalterno se non servile) in quanto og-
getti oltre chè costosissimi in questo periodo di crisi estrema anche oggetti
di guerra e di distruzione, non di pace nè di difesa - Dunque premesso tutto
ciò, arrivando al punto  di cui è oggetto  questa inchiesta  (i privilegi della
casta dei vertici militari), mi chiedo perchè in questa campagna elettorale
ci si è concentrati tanto finora sugli F-35, dimenticando di parlare appunto
della casta di coloro che comandano le nostre Forze armate e dei loro as-
surdi privilegi alla faccia della povertà che sta entrando sempre più nelle
famiglie italiane.
Avendo trovato materiale giornalistico sufficiente a descrivere fino a che
punto è arrivata la quantità di privilegi di questi alti militari, non da meno
certo di quella dei parlamentari, eccolo a disposizione.
(Lucianone)

I vertici delle Forze armate
Hanno stipendi d'oro e trattamenti arcaici.
I comandanti sono più dei comandati e non
saranno ridotti.
La carriera
Promossi a prescindere dai posti vacanti e
prima del congedo: così si aggira il blocco
delle buste paga imposto fino al 2014.
Gli alloggi
In 44 hanno appartamenti di rappresentanza
a canoni vantaggiosi ma almeno la metà, se-
condo le stime, sarebbero superflui.
E poi superpensioni e auto blu: sono i benefit
risparmiati dai tagli alle Forze armate.

(da 'la Repubblica' - 9/11/2012 - di Fabio Tonacci)
Le mandorle salate dell'ammiraglio Giuseppe de Giorgi non si toccano.
I benefit dei generali nemmeno. Le pensioni devono rimanere dorate, an-
che se calcolate in base a logiche risalenti ai tempi della Guerra Fredda.
La spending review delle Forze armate faccia pure  il suo sporco lavoro,
ma da un'altra parte.   Si riduca la truppa, se serve, o si taglino i mare-
scialli, però i privilegi delle alte sfere militari devono rimanere.
In tempi di austerity (forzata) che ancora qualcuno che lucida le maniglie
d'oro degli sfarzosi appartamenti di rappresentanza. Chi sono ogi i privi-
legiati della Difesa italiana? Quali sono i benefit arcaici ancora concessi?
Eccoli sotto descritti
Il buffet dell'ammiraglio
Bisogna leggerla tutta la mail che il Capitano di Vascello Liborio Francesco Palombella
spedisce  ai  suoi  sottoposti , il 3 maggio 2012, alla visita dell'ammiraglio Giuseppe De
Giorgi sulla "Caio Duilio" ormeggiata a La Spezia  "All'arrivo del Cinc (Comandante in
capo della squadra italiana, ndr) prevedere in quadrato l'aperitivo con vino bianco ghiac.
ciato, mandorle salate, grana, olive verdi, pizzette, rustici, tartine. Prepararsi a servire
caffè d'orzo o tè verde". In un'altra mail, un ufficiale ricorda a tutti i gusti dell'ammira-
glio, guai a sbagliare:   "Il caffè con orzo in tazza grande, , senza zucchero, macchiato
caldo. Il tè verde, senza zucchero". - Quell'accoglienza da impero borbonico riservata-
gli a Taranto l'8 settembre scorso a bordo dell'incrociatore Mambella  (camerieri, tar-
tine, champagne  e  ovviamente mandorle), di cui hanno dato conto i giornali, non era
dunque un caso. E mentre a La Spezia si domandano se l'ammiraglio gradisca il caffè
in tazza grande o piccola, a Kabul ai soldati italiani  non è più concesso  di andare a
mangiare alla mensa americana, più abbondante e costosa.    Stona, in tempi di crisi,
qualsiasi forma di sperpero di denaro pubblico. E quella dell'ammiraglio de Giorgi
è solo una delle 400 e passa casi di benefit e favori goduti da chi ha il grado di gene-
rale.
Comandanti e comandati
Parlano i numeri. Tra Esercito, Marina e Aeronautica  ci sono  425 generali  per 178
mila militari. Negli Stati Uniti sono 900, ma guidano un comparto che con 1.408.000
uomini è quasi dieci volte quello italiano. Per dire, noi abbiamo più generali di Cor-
po D'Armata, 64, che Corpi d'Armata, circa una trentina. 2A essere generosi, in Italia
basterebbero 150 generali per svolgere gli stessi compiti  -  scrive Andrea Nativi nel
rapporto 2011 della Fondazione Icsa, che si occupa di Difesa e intelligence. Gli esu-
beri concentrati nei gradi apicali degli ufficiali devono essere smaltiti in fretta attra-
verso provvedimenti straordinari, altrimenti rimarranno una zavorra costosa e pena-
lizzante"  -  Siamo arrivati al paradosso che i comandanti sono più dei comandati: 94
mila ufficiali e sottoufficiali, 83.400 uomini e donne della truppa. Nei prossimi due
anni il personale, civile e militare, sarà tagliato di 8.571 unità. Entro il 2024, si leg-
ge nel ddl di revisione appena approvato dal Senato, i 178 mila scenderanno a 150
mila. Ma i generali no, loro non si toccano. Perchè avere la greca sulla spallina si-
gnifica godere di uno status privilegiato.  Un generale di Corpo d'armata  (il grado
più alto, tre stellette) percepisce in servizio uno stipendio annuale di 120 mila euro,
circa 7 mila euro netti al mese. Non ha limitazione alle ore di straordinario che può
fare. Ha diritto all'alloggio di servizio a canone agevolato nelle zone migliori della
città, al telefonino, in alcuni casi all'autista (l'anno scorso sono state acquistate dal-
la Difesa 19 Maserati per gli alti ufficiali), a soggiorni low cost nelle decine di fore-
sterie della Difesa. alcune in località turistiche di pregio  come Bardonecchia o Mi-
lano Marittima.  E quando raggiunge la pensione, per effetto di indennità varie, del
sistema retributivo ancora in vigore per gli anziani e della cessazione del versamen-
yo dei contributi all'Inpdap, si ritrova con un mensile superiore a quello in servizio.
Il superstipendio del vice
Si chiama Sip l'eldorado dei generali. Che traducendo è Speciale indennità pensio-
nabile, un emolumento ad personam che fa schizzare lo stipendio dei dirigenti in alto.
Molto in alto. Spetta al Capo di stato maggiore della Difesa, il generale Biagio Abra-
te (482-019 euro all'anno), ai tre  Capi di stato maggiore di Esercito, Aeronautica e
Marina (481,006 euro, al comandante generale dell'Arma dei Carabinieri Leonardo
Gallitelli (462. 642 euro) e al segretario generale della Difesa Claudio De Bertolis
(451.072). Cifre che superano ampiamente i 294 mila euro annuali  (il trattamento
riservato al Primo presidente di Cassazione) indicati dal "decreto salva-Italia" co-
me tetto per gli stipendi dei manager pubblici. In sei costano al ministero 2,8 milio-
ni di euro. Gli stessi soggetti, quando lasciano, ricevono una liquidazione che sfio-
ra il milione di euro e una pensione da 15 mila euro netti al mese.
Una Sip, anche se ridotta nel valore, viene misteriosamente concessa anche al vice
comandante dei Carabinieri. "Ciò aveva un senso fino a quando c'era un generale
dell'Esercito a ricoprire il ruolo di vertice dell'Arma, non ancora promossa a forza
armata. - spiega una fonte qualificata del Cocer, l'organismo di rappresentanza mi-
litare interna - Era un modo per gratificare il carabiniere più alto in grado.   E' dal
2000 che c'p un Comandante carabiniere, ma la Sip al suo vice è rimasta". E non
è un caso che per quel ruolo  si siano avvicendati, dall'inizio del 2102 ad oggi, già
tre ufficiali e di media non si rimane in carica più di un anno.
Le promozioni di carta
Si scopre poi che la carriera della dirigenza militare, e solo quella, è un moto inarrestabile
verso l'alto. Nelle amministrazioni pubbliche si viene promossi quando si libera un posto.
Qualcuno esce, qualcuno entra, elementare principio di contenimento degli sprechi. Sot-
to le armi no.. I generali vengono promossi a prescindere  dall'esistenza di un posto va-
cante. La commissione Difesa della Camera lha messo nero su bianco, prevedendo che
il generale di Divisione (2 stellette) con almeno un anno di permanenza in quella posizio-
ne possa avanzare al grado superiore anche se in soprannumero. Altro regalo che ha re-
sistito ai tagli è la promozione automatica immediatamente prima del congedo. Il giorno
antecedente alla pensione si sale di grado. Più stelle sulle spalline, più benefit.
Il sistema delle "promozioni di carta" riesce anche ad aggirare  il blocco dele buste paga
imposto alle amministrazioni pubbliche fino al 2014  grazie al'istituto della omogeneizza-
zione stipendiale: gli ufficiali dopo 23 anni in servizio senza demerito ottengono, a pre-
scindere dal grado ricoperto, la retribuzione fissa del generale di brigata, circa 3.100
euro netti. "Certo, gli stipendi medi dei soldati italiani sono nel complesso inferiori ri-
spetto a quelli dei colleghi inglesi o francesi - sostiene Emilio Ammiraglia, segretario
nazionale di Assodipro, associazione  di militari  in pensione  che punta a introdurre
nelle forze armate  un sindacato  con una vera autonomia operativa - ma quando si
parla dei capi, il discorso cambia". E più guadagnano meno devono spendere.
Gli appartamenti extralusso
A oggi sono 44 i generali e gli ammiragli a cui è stato concesso  l'alloggio di servizio
e rappresentanza, il famoso Asir, l'extralusso del parco immobiliare della Difesa.
Per mantenerli tutti, lo stato spende 4 milioni di euro all'anno. Del resto si devono
lucidare appartamenti con 400 metri quadri di parquet, 143mq di marmo, 188mq
di maioliche, ascensore con moquette e terrazzo di 275 mq, come nel caso della
residenza riservata al Capo di stato maggiore dell'Aeronautica in via del Pretoriano
a Roma.

Lucianone

martedì 22 gennaio 2013

Sport - Ultime notizie / ultimi avvenimenti

22 gennaio '13 - lunedì         22nd January / Monday                    visioni post - 5

Coppa Italia / semifinali
Juventus  -  Lazio    1 - 1
Nell'andata della semifinale i bianconeri segnano per primi con Peluso, poi Marchetti nega il raddoppio a Vidal, che colpisce un palo, e nel finale arriva il pari di Mauri che sa di beffa. Ritorno il 29 gennaio all'Olimpico di Roma.
Mauri esulta dopo la rete dell'1-1. LaPresse

Mauri esulta dopo il gol del pareggio


TENNIS
AusOpen, Errani-Vinci battono le Williams
Rimonta da numero 1, ora la semifinale

Capolavoro agli Australian Open: le azzurre vendicano il k.o. olimpico battendo Serena e Venus 7-5 al terzo. Impresa dal sapore di Fed Cup, in vista di Italia-Usa in programma il 9-10 febbraio. Prossime avversarie le russe Makarova-Vesnina 
Serena e Venus Williams in azione. Ap











Serena e Venus Williams in azione



Calcio  -  Serie B
Varese - Brescia   3 - 2
Varese, che rimonta col Brescia!
Oduamadi fa impazzire l'Ossola

Il Varese ha vinto 3-2 il derby lombardo. Grandi emozioni nei minuti finali.

Continua...to be continued...

lunedì 21 gennaio 2013

Arte - Mostra di capolavori da febbraio 2013 a Verona

21 gennaio 2103 - lunedì     21st January / Monday                    visioni post - 21

'Da Botticelli a Matisse - Volti e figure'
a cura di Marco Goldin
Verona,  Palazzo della Gran Guardia  /   2 febbraio - 1 aprile  2013 
Arricchita da un nucleo importante di dipinti di pittori fiamminghi
(come  Hans Memling e Jan van Eyck) e un rarissimo capolavoro di
Antonello da Messina,  il  2 febbraio   arriva al  Palazzo della Gran
Guardia di Verona la grande rassegna 'Da Botticelli a Matisse - Volti
e figure', la storia del ritratto attraverso sei secoli d'arte.
Una prima edizione della mostra era stata allestita nel mese di dìcembre
nella Basilica Palladiana di Vicenza ed è stata tra le mostre più visitate
della stagione.
Pur mantenendo lo stesso impianto con la maggior parte dei magnifici
dipinti provenienti dalle più prestigiose collezioni internazionali, que-
sta nuova edizione offre numerosi elementi di novità. A partire dal pre-
stito eccellente concesso da un'istituzione romena, il 'Muzeul National
Brukenthal'  di Sibiu, antichissima città della Transilvania, che per i
suoi monumenti, è stata Capitale Europea della Cultura. Da qui arri-
veranno 4 opere su tavola del XV secolo, fra cui un rarissimo dipinto
di Antonello da Messina, la 'Crocefissione', datata 1460.
Gli altri sono alcuni dei capolavori più significativi dell'arte fiamminga,
realizzati da Hans Memling e Jan van Eyck.  Di quest'ultimo sarà espo-
sto  il  bellissimo  ' Ritratto d'uomo con capricorno azzurro'  del 1429,
straordinario ritratto che il curatore e produttore della mostra Marco
Goldin, patron di Linea d'ombra, ha scelto quale icona ufficiale della
mostra veronese.


Di Memling sarà invece presente un dittico con un 'Ritratto di uomo di legge'
e un 'Ritratto di donna in preghiera', entrambe del 1490.  Sviluppata in quat-
tro ampie  sezioni tematiche  (e quindi senza seguire semplicemente la pura
cronologia), anche la mostra veronese  racconterà in un centinaio  di opere
capitali i volti e le figure che hanno affascinato gli artisti dal '400 a oggi.
Ecco dunque riuniti  capolavori di Botticelli, Beato Angelico, Mantegna,
Bellini, Bramantino, Lippi, Cranach, Pontormo e poi Rubens, Caravaggio,
van Dyck, Rembrandt, Velazquez, El Greco, Goya, Tiepolo per arrivare agli
impressionisti, come Manet, Monet, da Cezanne, Gauguin, Van Gogh e ai
maestri del '900, tra cui  spiccano  Munch, Picasso, Matisse, Modigliani,
Giacometti e Bacon.
Una sorta di "museo dei musei", ma non generico, bensì dedicato all'im-
magine universale dell'uomo  tra sacro e profano,  tra vita quotidiana  e
celebrazione  di sè  nella regalità  delle corti,  tra sentimento religioso e
rappresentazione  della propria immagine  negli autoritratti soprattutto
tra '800 e '900.
la Primavera
                                                                                                Sandro Botticelli - 'La Primavera'

Mostra veronese come vertigine d'arte che però racconta qualcosa,
quel ritratto dell'anima, che secondo Goldin prende le mosse dal
'400 fiorentino, dalla rappresntazione  del volto  e  degli sguardi
abitati dal divino, le Madonne, i santi, le raffigurazioni di Cristo.
E  l'indagine  psicologica  evolve  nella  ritrattistica  di  dogi, re,
dignitari, ma anche  borghesi olandesi, dame d'Inghilterra, ri-
tratti di giovani di Durer, Raffaello, Giorgione, protagonisti di
una delle più belle sezioni della mostra.
La  straordinaria  serie di autoritratti di Cezanne, van Gogh  e
Gauguin introduce il '900, destinato, col suo sguardo inquieto,
a destrutturare totalmente la forma.

   Henri Matisse, Head of a woman













 Henri Matisse,  donna
 con cappello,   
 1905                                                                      
 

domenica 20 gennaio 2013

Sport - calcio / Serie A - 21^ giornata 2012-13

20 gennaio 2012 - domenica       20th January / Sunday           visioni post - 6

Juventus  -  Udinese    4 - 0
Il tecnico juventino soddisfatto dopo il 4-0 all'Udinese: "Giusto restituire i punti al Napoli. Con Pogba bisogna usare carota e bastone, può diventare tra i migliori al mondo nel suo ruolo".  

Facce distese, in casa Juventus, dopo i piccoli passi falsi che avevano rallentato il cammino della capolista nelle ultime due giornate di serie A. Il 4-0 con l'Udinese sembra aver rasserenato gli animi.

Milan  -  Bologna   2 - 1
Il tecnico del Milan applaude la squadra, ma critica il finale al batticuore.
Massimiliano Allegri apprezza il suo Milan. Soprattutto tecnicamente. Anche se certe sbavature nel finale, dopo l'autogol di Mexes, non le ha proprio digerite. Spiega: "La squadra con il Bologna ha fornito un'ottima prestazione dal punto di vista tecnico, specie quando abbiamo alzato l'intensità di gioco, ma le partite si devono chiudere o comunque far sì che non si riaprano. Abbiamo rischiato, dobbiamo crescere in malizia e lo faremo solo giocando. A un minuto dalla fine abbiamo perso una palla facile da gestire, non si può rischiare di compromettere le partite dominate come quella di oggi, altrimenti esci dal campo con un risultato che non meriti ed è poi difficile da smaltire".
Pescara  -  Torino   0 - 2
Netta vittoria dei granata, che chiudono i conti già nel primo tempo. Weiss cacciato nel finale per due simulazioni. Abruzzesi quasi mai pericolosi.
Fiorentina  -  Napoli    1 - 1
De Sanctis regala, Cavani rimedia col gol numero 100 in A
Un errore del portiere partenopeo apre la strada ai viola raggiunti dal bomber uruguaiano. Proteste toscane per mancata espulsione di Behrami, grandi parate di Neto su Inler e Pandev.
Atalanta  -  Cagliari    1 - 1
Stendardo salva Canini. 
Un autogol dell'ex in avvio porta in vantaggio i sardi,
il suo compagno della difesa pareggia per i nerazzurri nel secondo tempo
Genoa  -  Catania   0 - 2
La squadra di Maran affonda i rossoblù con Bergessio e Barrientos. Il Genoa resta terz'ultimo e Preziosi decide di esonerare il tecnico: torna in Liguria Ballardini. I siciliani a meno 4 dalla Fiorentina, prossima avversaria al Massimino.
Siena  -  Sampdoria   1 - 0
I bianconeri tornano al successo dopo 6 sconfitte di fila. Il primo successo del nuovo tecnico, fresco ex, espulso nel finale per un battibecco con Gastaldello, arriva grazie alla rete di testa del centravanti albanese. Blucerchiati irriconoscibili, rispetto alle prestazioni con Juve e Milan. Parapiglia nel finale.
Chievo  -  Parma   1 - 1
Paloschi risponde a Belfodil
Il grande ex dell'incontro beffa Mirante e segna il pari nella ripresa. Nel primo tempo la settima rete in campionato dell'attaccante francese. Quinto risultato utile consecutivo per gli emiliani
Roma  -  Inter   1 - 1
La Champions resta lontana
Corsa Champions: Strama fa un passetto, per Zeman è lontanissima. I gol su rigore contestato e un piattone dell'argentino. Grandi occasioni per i giallorossi nella ripresa, errori e Handanovic: regge il pari.

Francesco Totti festeggia il rigore del temporaneo 1-0. Ansa
Francesco Totti festeggia il rigore del temporaneo 1-0. Ansa


Olimpico teatro di emozioni

SE SBAGLIA IL CAPITANO — Impressionante la facilità con la quale la Roma entra nei 16 metri avversari. Sono soprattutto le mezzali Florenzi e Bradley a far movimento, a dare profondità, a far pressing alto. Proprio l'americano nella trequarti ruba palla a Zanetti - e questa è una notizia - e in area viene travolto da uno scomposto Ranocchia: rigore che Totti non sbaglia, decimo centro in carriera contro l'Inter (9 in campionato uno in Coppa).
Palacio e Guarin festeggiano il pareggio. Reuters
Palacio e Guarin festeggiano il pareggio. Reuters
GUARIN RIALZA L'INTER — Faticano i nerazzurri e per fortuna che Osvaldo e Florenzi peccano in mira da buona posizione. Poi pian piano i nerazzurri ritrovano metri di campo e convinzione grazie a Guarin che combatte con strapotere fisico, mettendo in difficoltà De Rossi. Poi c'è Livaja, lieta sorpresa: una sua girata di sinistro sorprende Goicoechea salvato dal palo. Lo stesso portiere uruguaiano esce a farfalle su un traversone ed è salvato da Marquinhos. Premonizione del gol, che arriva nel recupero grazie a un'azione a percussione di un irrefrenabile Guarin: prima tira, sul rimpallo guadagna il fondo e serve l'assist per il puntuale Palacio. La notizia non è solo che la Roma spreca un tempo a lungo dominato, ma che l'Inter torna al gol in trasferta: mancava dall'11 novembre (Bergamo).
Esce De Rossi — Zeman perde De Rossi per un problema muscolare e schiera nella ripresa Tachtsidis. Strama passa alla difesa a quattro (con rombo a centrocampo) e poi mette Obi per un Nagatomo non al meglio. Ma si avverte ora la stanchezza delle due ore infrasettimanali giocate in Coppa da entrambe le squadre che si allungano pericolosamente. C'è un bell'assist di Lamela per Osvaldo sprecone: si allunga la palla e Handanovic è bravo ad anticiparlo e poi a mettere in angolo sul ritorno di Totti. L'Inter spreca un paio di situazioni innescate dal solito Guarin. Mentre per la Roma le migliori occasioni capitano sui piedi peggiori, quelli di Piris. Infine ci prova col sinistro a girare Lamela, ma Handanovic non si fa sorprendere. Si replica mercoledì stesso campo, stesse squadre per la Coppa Italia.
 (da  LaGazzetta.it  /  di Maurizio Nicita)

Classifica della serie A  /  Le prime sei posizioni
Juventus  48 /  Napoli, Lazio  43 /  Inter  39 / Fiorentina  36 /   Milan  34
Roma   33 /

Lucianone