giovedì 12 luglio 2012

Stampa estera - 'New York Times' / Processo all'America

12 luglio 2012 - giovedì       12th July / Thursday          visioni del post - 10
  
Lucianone:
Ho recuperato questo lungo pezzo di articolo sulla R2CULTURA
di Repubblica, che riguarda gli Usa, in particolare come alcuni
scrittori di fama internazionale li vedono o meglio ancora vedono
l'America nel suo complesso. 
E questa visione (critica come vedremo) sul Nuovo Mondo (il
Vecchio naturalmente è il continente europeo) ci viene servita
dal "New York Times" attraverso tre racconti di altrettanti
(appunto) noti scrittori: Amis, Atwood e Doctorow.
Il giornalista italiano che ci fa conoscere il tutto è Angelo Aquaro
(corrispondente da New York per 'la Repubblica')

Il "New York Times" ha chiesto ad Amis, Atwood e Doctorow la
loro opinione sullo stato della nazione.
Il responso è impietoso: abusi di potere, scarsa attenzione ai diritti
civili e insensibilità ecologica.
PROCESSO  ALL' AMERICA
Gli scrittori accusano: 'Così ha perso la sua anima'

(lunedì, 30 aprile 2012  - di Angelo Aquaro)
                                                                                                        NEW YORK
Processo all'America. Da Martin Amis a Margaret Atwood passando per E.L.
Doctorow: le menti migliori  della nostra generazione lanciano un urlo dal Nuo-
vo al Vecchio Mondo. Anzi: l'urlo di Mrs Atwood raggiunge nientedimeno che
l'iperspazio per essere raccolto dai marziani caduti sulla Terra. Si tratta di tre
meravigliosi racconti che il New York Times ha commissionato  per l'annuale
riunione del Pen, la convention degli scrittori: qual'è l'immagine che, oggi, l'A-
merica dà di se stessa?
Bella domanda. Prendete per esempio Martin Amis. Uno penserebbe: l'America
di Barack Obama non è la dimostrazione che a un secolo e mezzo dalla guerra ci-
vile finalmente s'è lasciata alle spalle l'incubo della segregazione? Macchè.
"Tutti noi che crediamo nell'eguaglianza civile abbiamo improvvisamente biso-
gno di essere rassicurati. Mi riferisco naturalmente al caso di Trayvon Martin.
Mettete anche da parte , per il momento, quel capolavoro di legge che è Stand
Your Ground (che mette alla pari la parola di un killer con quella della sua vit-
tima da sempre senza parole) e rispondete invece alla mia domanda. E' possibi-
le, nel 2012, confessare  l'omicidio di  un ragazzo di 17 anni bianco e disarmato
senza essere automaticamente arrestato? Liberate la mia mente confusa, e ri-
spondetemi di sì". La risposta naturalmente, è no.
Direte ok, Martin Amis, il maestro de L'informazione e Territori londinesi è pur
sempre un americano d'adozione, inglese di nascita, e si sa che i signori del Vec-
chio Mondo guardano da sempre al Nuovo con lo snobismo di 20 secoli di civiltà
in più. Sbagliato. Sentite infatti che cosa ha da dire un americano doc come E. L.
Doctorow. Altro che l'eccezionalismo americano. - "Per conquistare il non-ecce-
zionalismo, quell'ideale politico che renderebbe gli Stati Uniti indistinguibili dagli
impoveriti, tradizionalmente antidemocratici, brutali o catatonici stati   del resto
del mondo, seguite le seguenti istruzioni", sentenzia ironicamente lo scrittore di
Ragtime. E giù, novello Swift, eccolo squadernare in 'quattro fasi'  la sua mode-
sta proposta. Fase uno: "Se siete un giudice della Corte Suprema, ignorate il pri-
mo sacramento  di ogni democrazia e sospendete il conteggio dei voti in una com-
petizione presidenziale. E nominate un candidato a vostra scelta".   Ecco dunque
il peccato originale: la sentenza che diede torto ad Al Gore permettendo la prima
elezione di George W. Bush causa dei mali a venire. E infatti. "Fase due. Stabili-

to che anche  le corporation, non meno che gli esseri umani, hanno diritto   per il
Primo Emendamento di esprimere i loro punti di vista". E' il peccato numero due
che rischia  di infestare già  le elezioni in corso: dove i miliardi delle corporation
che votano repubblicano rischiano di contare più dei voti del popolo per Obama.
Non basta: "Fase tre. Promuovete leggi che proibiscono la contrattazione collet-
tiva". Altro che satira: è cronaca dell'America quotidiana. Come quella descrit.
ta nella fase quattro  "Se siete un giudice della Corte Suprema, stabilite che la
polizia ha il diritto di perquisire e mettere in arresto chiunque".
, il futuro da Grande Fratello  disegnato  da Doctorow  è già qui: l'America è
dunque senza scampo? L'immaginifico racconto di Margaret Atwood possiede
quantomeno la grazia dell'ironia gentile.     -    La scrittrice canadese descrive
l'incontro  con i marziani caduti sulla Terra per studiare l'America. "Ha davve-
ro un sapore diverso dagli altri? E' o non è il centro del mondo culturale?".
"L'America è sempre stata diversa dall'Europa essendo nata come società
religiosa e utopistica. Alcuni l'hanno vista come un mondo dei sogni dove tu
puoi essere quello che  vuoi, altri come un miraggio che ti chiama, ti spolpa
e ti delude. Alcuni come una mecca per gli imprenditori creativi, altri come
una oligarchia di corporation".

Continua...to be continued...

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