Ad aver catalizzato l'attenzione del pubblico nelle Olimpiadi del 1984
era stato Carl Lewis, il "padrone del vento".e in seguito chiamato
anche "il cigno".
In quattro edizioni dei Giochi olimpici, Carl Lewis ha vinto 9 medaglie
d'oro: le prime 4 a Los Angeles (100m, 200m, 4x100m e salto in lungo)
e l'ultima ad Atlanta, nel 1996. Otto anni prima, a Seul '88, è stato ar-
gento nei 200m.
(la Repubblica - 11 luglio 2012 - Emanuela Audisio)
Il volo arrogante del cigno Carl
padrone del vento
Lewis si volta indietro: c'è il vuoto. li guarda per l'ultima volta
nello specchietto retrovisore. Poi sfreccerà e li farà sentire tutti
vecchi. E' in quel momento che nasce la sua leggenda: a Los
Angeles '84. - Su quella pista nasce la leggenda del nuovo Owens
e con lui la corsa diventa anche eleganza. Nove record del mondo,
nove ori, dieci anni da imbattibile. Ma l'America non si è mai in-
namorata di quel nero che guardava tutti troppo dall'alto.
Un anno prima di Los Angeles '84 ai campionati americani Lewis
aveva vinto 100, 200 e lungo. Nessuno ci riusciva dal 1886, cioè
da Malcom Ford. - Carl Lewis è figlio di due insegnanti, molto
sportivi. E' un cigno leggero, anche arrogante: vols con eleganza,
quasi senza fatica, senza far rumore. Gli altri calpestano la pista,
Lewis la sfiora. La sua corsa non sfregia: tanta estetica, ginocchia
sempre alte. L'America non è ancora abituata a questo Grande
Gatsby che spoglia lo sport di tutto il suo sudore e loa sua bestia-
lità per rivestirlo in maniera elegante e chic. Lewis volerà solo in
prima classe, solo in suite di albergo di lusso, solo in limousine,
solo se è chiaro che non si mette sotto contratto un atleta, ma si
riceve la grazia da un mito.
A Los Angeles è ancora un ragazzo di 23 anni che deve realizzarsi: può
tutto, ma al collo non ha ancora niente. Si prende i cento metri in ma-
niera netta e indolore: agli ottanta metri Sammy Graddy , suo compagno,
è avanti e pensa di vincere, ma con la coda dell'occhio vede qualcosa,
come un colpo di vento. E' Lewis che in un attimo lo brucia e lo inchio-
da nel passato con 9''99, con 20 centesimi di vantaggio.
Quei 100 metri da zucchero filato sono l'inizio della favola, la prima
costruzione dell'uomo che 18 anni fa volle farsi re e creare un regno
perfetto senza aggressioni e brutalità, dove ci si misurava socratica-
mente con se stessi, senza abbruttirsi. - Lewis fu Atene, lottò e supe-
rò Sparta, senza mai sporcarsi le mani. Non attraversò il pianeta, ci
volò sopra: nove volte recordman del mondo in proprio o in staffetta
senza mai cercare di strapazzare il tempo andando in altura, dieci
anni senza mai perdere nel lungo. E poi ancora un primato della
velocità nei 100 metri stabilito a 30 anni, un'età in cui nello
sprint non esiste più futuro, quattro Olimpiadi, quattro successi
nella stessa specialità, eguagliando il discobolo di Al Oerter, il
record di nove ori (più un argento).
L'America puritana a Los Angeles inizia ad applaudire Lewis, ma
se ne tiene distante: sospettosa di non vederlo mai con una donna,
difidente dei suoi tacchi a spillo indossati in Europa per un cartel-
lone pubblicitario, soprattutto dopo la dichiarazione del tuffatore
sieropositivo Greg Louganis: "Carl è molto più gay di me".
Lewis è un campione, ma non è simpatico. Lo accusano: troppo
bianco, troppo poco nero, troppo dandy, troppo poco maschio. Si
merita la battutaccia di Reagan che in campagna elettorale va a
chiedergli il voto: "Ho fatto molto per voi". Lewis: "Per noi neri?".
Reagan: "No, per voi ricchi". Lewis viene fischiato dal pubblico e
dai giocatori di basket Nba quando convinto di poter fare Michael
Jackson , vestito di paillettes argentate, va a cantare e stona l'inno
americano ad una partita. Fa storcere la bocca perfino al grande
Jesse Owens: "Non vorrei rimpiangere il fatto di avergli dato la
mano, in lui ho visto solo egoismo e arroganza".
Lewis non si darà mai, impegnato a far passeggiare il suo cane
Ramsete, a innaffiare i fiori del giardino, a sistemare la colle-
zione di cristallo Baccarat, a occuparsi della sua dieta vegeta-
riana, a rispondere al telefono alla signora Clinton che lo
chiama dall'aereo. Nè si preoccuperà dei risultati degli avver-
sari, tutti figli di un dio minore. Lewis era Lewis.
Continua...to be continued...
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