9 luglio '15 - mercoledì 9th July / Wednesday visione post - 17
(da 'la Repubblica' - lunedì 6 luglio '15 - IL RETROSCENA - Alberto D'Argenio / Bruxelles)
La pistola puntata di Berlino
Tutto si consumerà in pochi giorni e con la vittoria del "No" la matassa greca diventa
veramente difficile da sbrogliare. Quasi impossibile. Il tempo stringe, la sensazzione
che circolava ieri sera nella capitale europea e tra i governi è che questa volta serva
una soluzione rapida perchè l'Unione non può più permettersi incertezza sul suo futuro.
"E la palla ora è nel campo di Tsipras", concordavano i leader nel vorticoso giro di te-
lefonate serali a risultato del Grereferendum acquisito. Per capire la situazione è rive-
latorio il pensiero che andava esprimendo Guy Verhofstadt, ex premier belga con otti-
mi canali nelle cancellerie: "Ora spetta a Tsipras proporre un pacchetto serio di rifor-
me; ha vinto il referendum ma ha perso ogni credibilità in Europa, questa settimana
determinerà se è un leader o un falso profeta". Sequesto è il mood, ieri sera gli amba-
sciatori dei governi che hanno contattato il premier greco gli raccomandavano osses-
sivamente di tornare al tavolo negoziale "con una posizione morbida". Altrimenti tro-
verà una porta chiusa a Berlino e in tante altre capitali.
Gli europei dunque aspettano di conoscere come Tsipras interpreterà la vittoria del
referendum e cosa proporrà all'Europa e si preparano a serrare i tempi, come d'altra
parte chiedono i grandi partner internazionali, a partire da Usa e Cina, e i mercati.
D'altra parte se Atene andrà tecnicamente in default solo il 20 luglio, l'eventuale ter-
zo piano di salvataggio deve essere negoziato cin un certo margine su quella data per
poi implementarlo e farlo votare ai parlamenti nazionali di Atene, Berlino e degli al-
tri cinque paesi chiamati a farlo dalle loro costituzioni.
Proprio per questo, per accelerare, il calendario comunicato da Bruxelles ai governi
prevede che oggi si riuniscano gli sherpa dei ministri delle finanzde della moneta uni-
ca, domani in giornata l'Eurogruppo e domani sera i leader per un Eurosummit. Un
"la va o la spacca" che si consumerà in settimana. E non è un caso che le consulta-
zioni telefoniche siano già cominciate ieri (Renzi ha sentito Tsipras, Merkel, Tusk,
JUncker e Hollande) e che stasera la Cancelliera voli all'Eliseo per un confronto
con il presidente francese. - Se nel merito l'ultima proposta offerta ai greci merco-
ledì scorso ad Juncker andava molto vicino alle richieste di Atene, ora la partita
non è più tecnica, ma politica. Come sussurrava Renzi ai suoi collaboratori: "Biso-
gna vedere come la Merkel intende confrontarsi con la sua opinione pubblica e co-
sa l'Europa vuole fare delle sue regole". Insomma, non c'è una democrazia, quella
greca, che vale più delle altre e non si può lasciare che in futuro chiunque grazie al
mandato dei propri elettori tenga in ostaggio l'Unione. Pensiero condiviso da tutti i
leader. - Per questo è centrale quello che Tsipras, e i suoi sherpa al meeting di og-
gi, proporranno agli europei. Se sarà in linea con quanto detto ieri da Varoufakis,
che è tornato a chiedere la ristrutturazione del debito greco, sarà dura. I tedechi di
una sforbiciata non ne vogliono sentir parlare (al massimo sono pronti ad abbassare i tassi e
allungare i tempi del suo rimborso) così come altri governi, a partire da Spagna e Portogallo.
E se tra gli ufficiali di colegamento delle capitali ieri sera circolava l'ipotesi di un imminente si-
luramento di Varoufakis da parte di Tsipras - segnale che sarebbe graditissimo a tutte le Can-
cellerie - è il vicecancelliere tedesco Sigmar Gabriel a far capire alla Grecia che deve tornare
al tavolo con proposte ragionevoli. "Tsipras ha distrutto l'ultimo ponte verso un compromesso",
ha affermato il leader della Spd. Frase che fa il paio con quella pronunciata nei giorni scorsi dal-
la Merkel, ma uscita solo ieri, secondo la quale la politica "dura e ideologica" del leader greco
"lascia andare il paese a occhi aperti contro un muro".
Dunque la situazione è disperata e poco conta che la Francia, come l'Italia, sia decisamente
contraria al Grexit e che Juncker farà di tutto per mediare tra le parti. Coaì come non sembra
ammorbidire Berlino l'avvertimento del presidente della Bundesbank: Jens Weidmann: l'Uscita
della Grecia dall'euro costerebbe alle casse federali 14,4 miliardi. A questo punto forse biso-
gna prendere sul serio quanto ieri sera un diplomatico europeo spiegava mesto : "I giuristi stan-
no già leggendo i Trattati per trovare un modo per far uscire la Grecia dall'eurozona tenendola
nell'Unione.
Lucianone
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mercoledì 8 luglio 2015
RiflessionI - IDEE / La ritirata dell'Occidente (e le nuove classi)
9 luglio '15 - mercoledì 9th July / Wednesday visione post - 14
La mobilità umana oppone nuove classi: una colpita da guerre e carestie,
l'altra spinta dalla voglia di conoscenza e vacanza. E sulla nostra carta
ridisegnata dalle violenze ora si cancellano le frontiere: dalla Libia al
Corno d'Africa, dal Sinai fino al Mar Rosso.
(da 'la Repubblica' - 27 giugno 2015 - Le idee / Adriano Sofri)
La grande ritirata dai paradisi dei turisti;
il nostro mondo è sempre più piccolo
C'è un modo peculiare per tener dietro alla rocambolesca evoluzione della scena geopolitica:
star connessi al sito "Viaggiare sicuri" del Ministero degli esteri. Quegli addetti, come gene-
rali di una ritirata militare presso a farsi rotta, spostano via via più a ridosso dei nostri confi-
ni le bandierine del territorio ancora accessibile. La ritirata riguarda noi, la parte privilegia-
ta, dalla quale si parte con documenti rispettabili, e un biglietto di andata e ritorno in tasca.
Dalla parte opposta si viene arrancando , con le tasche vuote di andata e ritorno. La sicurez-
za, da quell'altra parte, è la più ironica delle parole. Ci si mette in viaggio a rischio della vi-
ta. Se si sopravvive, se si tocca terra d'Europa, libertà e democrazia, comincia un'altra tra-
versata, altre soste immemorabili, sugli scogli di Ventimiglia e nei piazzali di Calais. Il vero
discrimine del mondo di oggi, dice Zygmunt Bauman - lo ridice nel dialogo con Ezio Mauro
- non corre più fra ricchi e poveri, ma fra mobilità e fissità, tra chi resta fermo e chi si sposta.
Lui parla soprattutto della finanza globale, che a differenza del capitalismo industriale non
sottostà a vincoli territoriali e si muove fulmineamente da un capo all'altro del pianeta, fino
ad annichilire la capacità negoziale di lavoratori e sindacati lasciati a boccheggiare su un
loro suolo prosciugato. MA è la mobilità umana, nella sua doppia faccia, a opporre nuove
classi: l'una urtata dalle guerre e le carestie, l'altra spinta da vpglia di conoscenza e vacanza.
Il fantasma dell'invasione barbarica e il miraggio del turismo, intelligente o avventuroso, o
semplicemente piacevole. Quanto pesa nel nostro sentimento, anche il meno malintenziona-
to, la carta d'identità che ci fa attraversare con pioede leggero i confini di Schengen, il pas-
saporto che ci autorizza, tutt'al più con la seccatura d'un visto, a visitare il mondo pressochè
intero. Quando diciamo "extracomunitario" non pensiamo a cittadini con passaporto cana-
dese, o svizzero. Edecco che il mondo dei nostri dépliants ci si stringe sotto i piedi, nelle im-
pronte rovesciate delle stesse eruzioni che travolgono e cacciano i fuggiaschi. A marzo, do-
po il Bardo, era giusto proporsi di tornare, deprecare le grandi compagnie che cancellavano
quelle coste dagli itinerari, promettersi un'estate tunisina cola di bellezze archeologiche e
naturali e di dedizioone solidale. Ma la cosa era legata a un filo: bastava uno o due di que-
sti superstiziosi che infestano l'aria del tempo, col corredo di un kalashnikov e un paio di
calzoncini da spiaggia per dare il colpo di grazia all'economia e all'anima di un paese in-
tento a riscattarsi. Oggi è più difficile replicare gli impegni: non si chiede a bravi pensio-
nati di andare in vacanza per resistere al terrorismo. Sulla carta continuamente ridisegna-
ta dalla violenza contemporanea si allargano i territori su cui è scritto: Hic sunt leones; e
si cancellano le frontiere. Alla larga da quella fra Libia e Tunisia. Pericolante l'Algeria.
Alla larga dal Sinai e dal mar Rosso. I paesi del Golfo insidiati, il Corno d'Afriva al bando:
nella fatale giornata di ieri all'eccidio tunisino si sono sommati la strage nella moschea sci-
ita del Kuwait e quella nella base dell'Unione Africana in Somalia. Gli shabab hanno por-
tato il terrore sempre più dentro un paradiso del nostro turismo come il Kenya. Luoghi ma-
terni del genere umano, l'Iraq, la Siria. lo Yemen, sono interdetti a un rischio peggiore del-
la vita, e così gran parte dell'Africa sotto il Sahara. In Europa, a casa nostra dove temiamo
tanto l'avvento dei fuggiaschi del mondo invasato, fra poco commemoreremo i vent'anni di
Srebrenica con un'Ucraina che ripercorre la strada ex-jugoslava, e i jet militari che si sfio-
rano sul Baltico. Del resto, il fanatico assassino che va a conquistarsi il paradiso in calzon-
cini su una spiaggia di Susa non ci metterà molto ad approdare anche di qua dallo stesso
mare - arrivò già nel cuore dell'Europa, ed era casa sua. Bisognava saperlo, bisogna ancora.
Anche a non essere innamorati del prossimo e dei diritti umani, anche a essere solo gelosi
di Palmira e di Ninive e di Timbuctu e di Sanna e della regina di Saba, e dei propri tour
tutto compreso, bisognava capire che fra la nostra mobilità (provvisoriamente) di lusso e
la loro mobilità (perennemente) sventurata c'era e c'è uno scambio ineguale, ma inesora-
bile: e che l'una, affondando, si porta dietro l'altra.
Lucianone
La mobilità umana oppone nuove classi: una colpita da guerre e carestie,
l'altra spinta dalla voglia di conoscenza e vacanza. E sulla nostra carta
ridisegnata dalle violenze ora si cancellano le frontiere: dalla Libia al
Corno d'Africa, dal Sinai fino al Mar Rosso.
(da 'la Repubblica' - 27 giugno 2015 - Le idee / Adriano Sofri)
La grande ritirata dai paradisi dei turisti;
il nostro mondo è sempre più piccolo
C'è un modo peculiare per tener dietro alla rocambolesca evoluzione della scena geopolitica:
star connessi al sito "Viaggiare sicuri" del Ministero degli esteri. Quegli addetti, come gene-
rali di una ritirata militare presso a farsi rotta, spostano via via più a ridosso dei nostri confi-
ni le bandierine del territorio ancora accessibile. La ritirata riguarda noi, la parte privilegia-
ta, dalla quale si parte con documenti rispettabili, e un biglietto di andata e ritorno in tasca.
Dalla parte opposta si viene arrancando , con le tasche vuote di andata e ritorno. La sicurez-
za, da quell'altra parte, è la più ironica delle parole. Ci si mette in viaggio a rischio della vi-
ta. Se si sopravvive, se si tocca terra d'Europa, libertà e democrazia, comincia un'altra tra-
versata, altre soste immemorabili, sugli scogli di Ventimiglia e nei piazzali di Calais. Il vero
discrimine del mondo di oggi, dice Zygmunt Bauman - lo ridice nel dialogo con Ezio Mauro
- non corre più fra ricchi e poveri, ma fra mobilità e fissità, tra chi resta fermo e chi si sposta.
Lui parla soprattutto della finanza globale, che a differenza del capitalismo industriale non
sottostà a vincoli territoriali e si muove fulmineamente da un capo all'altro del pianeta, fino
ad annichilire la capacità negoziale di lavoratori e sindacati lasciati a boccheggiare su un
loro suolo prosciugato. MA è la mobilità umana, nella sua doppia faccia, a opporre nuove
classi: l'una urtata dalle guerre e le carestie, l'altra spinta da vpglia di conoscenza e vacanza.
Il fantasma dell'invasione barbarica e il miraggio del turismo, intelligente o avventuroso, o
semplicemente piacevole. Quanto pesa nel nostro sentimento, anche il meno malintenziona-
to, la carta d'identità che ci fa attraversare con pioede leggero i confini di Schengen, il pas-
saporto che ci autorizza, tutt'al più con la seccatura d'un visto, a visitare il mondo pressochè
intero. Quando diciamo "extracomunitario" non pensiamo a cittadini con passaporto cana-
dese, o svizzero. Edecco che il mondo dei nostri dépliants ci si stringe sotto i piedi, nelle im-
pronte rovesciate delle stesse eruzioni che travolgono e cacciano i fuggiaschi. A marzo, do-
po il Bardo, era giusto proporsi di tornare, deprecare le grandi compagnie che cancellavano
quelle coste dagli itinerari, promettersi un'estate tunisina cola di bellezze archeologiche e
naturali e di dedizioone solidale. Ma la cosa era legata a un filo: bastava uno o due di que-
sti superstiziosi che infestano l'aria del tempo, col corredo di un kalashnikov e un paio di
calzoncini da spiaggia per dare il colpo di grazia all'economia e all'anima di un paese in-
tento a riscattarsi. Oggi è più difficile replicare gli impegni: non si chiede a bravi pensio-
nati di andare in vacanza per resistere al terrorismo. Sulla carta continuamente ridisegna-
ta dalla violenza contemporanea si allargano i territori su cui è scritto: Hic sunt leones; e
si cancellano le frontiere. Alla larga da quella fra Libia e Tunisia. Pericolante l'Algeria.
Alla larga dal Sinai e dal mar Rosso. I paesi del Golfo insidiati, il Corno d'Afriva al bando:
nella fatale giornata di ieri all'eccidio tunisino si sono sommati la strage nella moschea sci-
ita del Kuwait e quella nella base dell'Unione Africana in Somalia. Gli shabab hanno por-
tato il terrore sempre più dentro un paradiso del nostro turismo come il Kenya. Luoghi ma-
terni del genere umano, l'Iraq, la Siria. lo Yemen, sono interdetti a un rischio peggiore del-
la vita, e così gran parte dell'Africa sotto il Sahara. In Europa, a casa nostra dove temiamo
tanto l'avvento dei fuggiaschi del mondo invasato, fra poco commemoreremo i vent'anni di
Srebrenica con un'Ucraina che ripercorre la strada ex-jugoslava, e i jet militari che si sfio-
rano sul Baltico. Del resto, il fanatico assassino che va a conquistarsi il paradiso in calzon-
cini su una spiaggia di Susa non ci metterà molto ad approdare anche di qua dallo stesso
mare - arrivò già nel cuore dell'Europa, ed era casa sua. Bisognava saperlo, bisogna ancora.
Anche a non essere innamorati del prossimo e dei diritti umani, anche a essere solo gelosi
di Palmira e di Ninive e di Timbuctu e di Sanna e della regina di Saba, e dei propri tour
tutto compreso, bisognava capire che fra la nostra mobilità (provvisoriamente) di lusso e
la loro mobilità (perennemente) sventurata c'era e c'è uno scambio ineguale, ma inesora-
bile: e che l'una, affondando, si porta dietro l'altra.
Lucianone
lunedì 6 luglio 2015
Lettere - Istruzione / scuola: quel che va e ciò che non va
6 luglio '15 - lunedì 6th July / Monday visione post - 10
(da 'La Stampa' - 20 /06 /'15 - Lettere al Direttore / Mario Calabresi)
Peccato che i programmi scolastici non siano
all'altezza dei temi della Maturità
Allora è vizio. "Per quest'anno non cambiare, stessa spiaggia stesso mare", dove
la spiaggia è quella dell'esame di Stato e le tracce, attuali e piacevoli, il mare. Ma
ancora una volta tre di esse trattano argomenti dei quali e per i quali la scuola non
è preparata e non prepara
E' il solito banale ed endemico errore del ministero: chiedere e non offrire. Perchè
la Convenzione dell'Onu sui diritti del fanciullo, che si catapulta nella rivendicazio-
ne di Malala, o la Silicon Valley, madre di una società fatta di social network, sono
tracce delle quali nella scuola italiana non c'è traccia. - In ambito scolastico, poi,
il Mediterraneo è esclusivamente trattato nella sua visione storica e non in quella
attuale, come invece era richiesto nella prova d'esame. Immigrati, asilo politico e
ius soli sono lettera bianca e anonima all'interno del nostro sistema scolastico. E
l'ignoranza, si sa, talvolta sposa l'intolleranza e getta mine antiuomo fuori e dentro
la scuola. Il pensiero di Visco citato in una delle tracce parla chiaro: una sfida per
il nostro Paese è offrire certe competenze al maggior numero di studenti. Ma in
questa sfida l'attualità rimane un solco incolto in cui il ministero non ha volontà di
seminare. - L'unica disciplina che spiegava e contribuiva ad un'indelebile consa-
pevolezza sul mondo vero era geografia economica; disciplina da sempre assente
nei licei e moribonda negli istituti tecnici commerciali. Un ministero responsabile
dovrebbe invece tentare di offrire alle nuove generazioni una maggiore consape-
volezza di ciò che è "qui ed ora" e di come "ciò che sta fuori entra dentro" la no-
stra vita di cittadini italiani, dell'Ue e del mondo.
In questo contesto di palizzate e cortine morali e materiali che viaggiano sul treno
della connettività è decisamente maligno parlare nelle tracce di geopolitica perchè
la "geo" non si affronta e non si approfondisce. Sarebbe opportuno che il ministe-
ro si inchinasse davanti alla bramosia famelica dei giovani di sapere ciò che "c'è
oggi" e non solo ciò che "c'è stato". E per farlo esistono delle credenziali speci-
fiche che solo la geografia economica e chi, con competenza la insegna. Anche
quest'anno le tracce d'esame chiedono agli studenti ciò che il ministero non dà.
E così la consuetudine diviene vizio.
Ilaria Francalangi per il G.I.G.A.
Le tracce dei temi di maturità erano onestamente perfette., per temi, attualità e
possibilità. Ma nessun programma scolastico era all'altezza di questa sfida e im-
magino lo spaesamento dei ragazzi che se le sono trovate davanti.
Una scuola che si concentra sullo studio del passato come può pensare di valutare
i suoi allievi sui temi del presente?
Certo molti passi avanti sono stati fatti negli ultimi vent'anni: oggi alle superiori
ci sono sforzi notevoli per parlare di periodi storici più vicini, per non fermarsi al-
la Seconda Guerra Mondiale e per portare nelle aule voci esterne e stimoli nuovi.
Ma non è ancora abbastanza, soprattutto se al termine dei cinque anni li si vuole
giudicare misurando la capacità di analizzare il presente.
Questi temi sono perfetti se la scuola mette tutti i suoi allievi nella condizione di
svolgerli al meglio, altrimenti si assisterà sempre più alla disparità tra i ragazzi
che hanno famiglie in cui si discute il presente e quelli che invece sono lasciati
soli.
Continua... to be continued...-
(da 'La Stampa' - 20 /06 /'15 - Lettere al Direttore / Mario Calabresi)
Peccato che i programmi scolastici non siano
all'altezza dei temi della Maturità
Allora è vizio. "Per quest'anno non cambiare, stessa spiaggia stesso mare", dove
la spiaggia è quella dell'esame di Stato e le tracce, attuali e piacevoli, il mare. Ma
ancora una volta tre di esse trattano argomenti dei quali e per i quali la scuola non
è preparata e non prepara
E' il solito banale ed endemico errore del ministero: chiedere e non offrire. Perchè
la Convenzione dell'Onu sui diritti del fanciullo, che si catapulta nella rivendicazio-
ne di Malala, o la Silicon Valley, madre di una società fatta di social network, sono
tracce delle quali nella scuola italiana non c'è traccia. - In ambito scolastico, poi,
il Mediterraneo è esclusivamente trattato nella sua visione storica e non in quella
attuale, come invece era richiesto nella prova d'esame. Immigrati, asilo politico e
ius soli sono lettera bianca e anonima all'interno del nostro sistema scolastico. E
l'ignoranza, si sa, talvolta sposa l'intolleranza e getta mine antiuomo fuori e dentro
la scuola. Il pensiero di Visco citato in una delle tracce parla chiaro: una sfida per
il nostro Paese è offrire certe competenze al maggior numero di studenti. Ma in
questa sfida l'attualità rimane un solco incolto in cui il ministero non ha volontà di
seminare. - L'unica disciplina che spiegava e contribuiva ad un'indelebile consa-
pevolezza sul mondo vero era geografia economica; disciplina da sempre assente
nei licei e moribonda negli istituti tecnici commerciali. Un ministero responsabile
dovrebbe invece tentare di offrire alle nuove generazioni una maggiore consape-
volezza di ciò che è "qui ed ora" e di come "ciò che sta fuori entra dentro" la no-
stra vita di cittadini italiani, dell'Ue e del mondo.
In questo contesto di palizzate e cortine morali e materiali che viaggiano sul treno
della connettività è decisamente maligno parlare nelle tracce di geopolitica perchè
la "geo" non si affronta e non si approfondisce. Sarebbe opportuno che il ministe-
ro si inchinasse davanti alla bramosia famelica dei giovani di sapere ciò che "c'è
oggi" e non solo ciò che "c'è stato". E per farlo esistono delle credenziali speci-
fiche che solo la geografia economica e chi, con competenza la insegna. Anche
quest'anno le tracce d'esame chiedono agli studenti ciò che il ministero non dà.
E così la consuetudine diviene vizio.
Ilaria Francalangi per il G.I.G.A.
Le tracce dei temi di maturità erano onestamente perfette., per temi, attualità e
possibilità. Ma nessun programma scolastico era all'altezza di questa sfida e im-
magino lo spaesamento dei ragazzi che se le sono trovate davanti.
Una scuola che si concentra sullo studio del passato come può pensare di valutare
i suoi allievi sui temi del presente?
Certo molti passi avanti sono stati fatti negli ultimi vent'anni: oggi alle superiori
ci sono sforzi notevoli per parlare di periodi storici più vicini, per non fermarsi al-
la Seconda Guerra Mondiale e per portare nelle aule voci esterne e stimoli nuovi.
Ma non è ancora abbastanza, soprattutto se al termine dei cinque anni li si vuole
giudicare misurando la capacità di analizzare il presente.
Questi temi sono perfetti se la scuola mette tutti i suoi allievi nella condizione di
svolgerli al meglio, altrimenti si assisterà sempre più alla disparità tra i ragazzi
che hanno famiglie in cui si discute il presente e quelli che invece sono lasciati
soli.
Continua... to be continued...-
domenica 5 luglio 2015
Ultime notizie - dalla Grecia / Latest news
5 luglio '15 - domenica 5th July / Sunday visione post - 16
Nel Referendum greco trionfano i No / Tsipras: "Ora accordo anti austerity"
Nel Referendum greco trionfano i No / Tsipras: "Ora accordo anti austerity"
Merkel e Hollande: il risultato va rispettato. L’Eurogruppo convocato per martedì. Junker consulta i capi di governo dell’Eurozona. Atene: non ci sarà moneta parallela.
«Adesso serve un accordo per uscire dall’austerity». A spoglio ancora in corso ma con il No già nettamente vincente al referendum sulle condizioni poste dal piano di salvataggio della cosiddetta troika (Ue, Bce e Fmi) il premier greco Alexis Tsipras torna a parlare in tv al suo popolo, così come ha fatto più volte negli ultimi giorni. E questa volta non più per un appello - quello i suoi connazionali hanno mostrato di averlo abbondantemente raccolto -, ma per una dichiarazione di vittoria: «Abbiamo dimostrato che la democrazia non può essere ricattata». Tsipras ha invocato «un’Europa della solidarietà» e ha spiegato che la vittoria dei No «non è una rottura con l’Unione Europea» e nemmeno la richiesta di un’uscita dall’euro, peraltro più volte evocata da più parti in queste ore dal fronte avversario. «La Grecia vuole sedersi di nuovo al tavolo delle trattative - ha
aggiunto -: vogliamo continuarle con un programma reale di riforme ma con giustizia sociale».
Varoufakis: «Ristrutturiamo il debito»
La vittoria del No ha riempito piazza Syntagma di gente festante. E ha ridato slancio all’azione dell’esecutivo. «I greci hanno detto un coraggioso no a cinque anni di ipocrisia e all'austerità» ha detto il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, l’altro protagonista del braccio di ferro con l’Europa assieme a Tsipras. «Il no di oggi è un grande sì alla democrazia - ha aggiunto il ministro -. Da lunedì l'Europa inizia a guarire le sue ferite, le nostre ferite. In questi 5 mesi i nostri creditori hanno rifiutato ogni proposta di discussione, volevano umiliarci. Grazie a questo bel no chiameremo i nostri partner per trovare un terreno comune». Ma a questo punto occorre lavorare per riaprire il negoziato sulla base di proposte che possano essere in qualche modo accettabili per i creditori internazionali. «Il nostro obiettivo - ha sottolineato Varoufakis - era ed è la ristrutturazione del debito e la fine dell'austerità».
Euro sì, euro no
Intanto il governo greco ha annunciato di non avere alcuna intenzione di emettere una moneta parallela all’euro, ipotesi di cui si era parlato nei giorni scorsi . Il capo dei negoziatori greci, Euclides Tsakalotos , ha ribadito che l’interesse di Atene è di mantenere la moneta unica e che per questo saranno valutate tutte le opzioni: «Non penso che ci cacceranno via - ha commentato - siamo pronti a incontrarli già da stasera». Ma per la banca d’affari Jp Morgan, secondo quanto riporta Bloomberg, l’uscita della Grecia dall’euro sarebbe adesso lo scenario base. La banca Usa vede un’alta probabilità di distacco di Atene dalla moneta unica anche se, ha sottolineato, la cosiddetta Grexit sarebbe «caotica» e non mancherebbe di far sentire i propri effetti. Intanto il presidente del Consiglio europeo, il polaccoDonald Tusk, ha convocato per martedì sera l’Eurogruppo per discutere della situazione dopo il referendum greco. Un’esigenza, quella di un faccia a faccia tra i capi di governo dell’Eurozona, che era stata evidenziata già domenica sera dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e dal presidente francese François Hollande, che in una dichiarazione congiunta hanno detto che l’esito del referendum greco «deve essere rispettato». I due leader, spiegano dall'Eliseo, terranno una cena di lavoro lunedì per «valutare le conseguenze del referendum in Grecia» e per decidere se concedere un piano di salvataggio. Il presidente del Parlamento Europeo, il socialdemocratico tedesco Martin Schulz, ha nel frattempo evidenziato quanto la situazione sarà difficile e ha esortato il governo Tsipras a presentare una proposta convincente.
Lucianone
Scienze / Cervello - La memoria nelle diverse età
5 luglio '15 - dpomenica 5th July / Sunday visione post - 8
Memoria al top a vent'anni, ma
a cinquanta vince la logica
Uno studio condotto su 50mila volontari rivela che
la mente non invecchia. E' vero che per ogni facoltà.
dal leggere al ragionare, esiste una precisa età d'oro.
(da 'la Repubblica' - 24/ 06/ '15 - R2 La Scienza - Elena Dusi)
Con il tempo il cervello non invecchia, matura. Come un buon vino, perde alcune qualità
ma ne acquista altre. Tra i 15 e i 20 anni ha la massima capacità di ricordare una lista di
parole, la trama di una storia, i dettagli di un disegno. Lavora in maniera velocissima, ad
esempio quando deve individuare dei dettagli all'interno di un disegno e digitare su una ta-
stiera dei simboli al posto delle lettere. Ma la bravura nel fare i calcoli non raggiunge il
suo picco prima dei 35 anni e rimane ai massimi livelli almeno fino ai 55. Dove il tempo
lavora poi a vantaggio dei neuroni è nel memorizzare parole e informazioni e nell'abilità
di legare cause ed effetti all'interno di un ragionamento complesso. Anche leggere le
emozioni altrui è un gioco da persone mature più che da ragazzi. I risultati migliori in que-
sto compito si raggiungono tra i 45 e i 50 anni e tendono a non declinare con l'accumular-
si delle primavere. "A ciascuna età alcune facoltà migliorano, altre peggiorano e altre
ancora raggiungono un plateau. Non esiste un'età in cui il cervello raggiunge il picco di
tutte le sue performance insieme" spiega Joshua Hartshorne, il ricercatore del Massa-
chussetts Institute of Thecnology che con una collega di Harvard ha pubblicato su Psy-
chological Science il suo articolo sulle diverse "età dell'oro" del cervello.
"Un tempo si credeva - scrivono Hartshorne e Laura Germine - che l'interlligenza fluida
(ad esempio la memoria a breve termine) raggiungesse il suo picco molto presto nella vi-
ta, mentre l'intelligenza cristallizzata (ad esempio l'ampiezza del vocabolario) raggiunges-
se il suo picco durante l'età adulta". Lo studio di oggi dimostra che il quadro è molto più
articolato- La caspacità di ,memorizzare liste di parole e di numeri, e poi di manipolarle
ripetendole a ritroso, continua peer esempio a migliorare fino all'età adulta. Anche ad as-
semblare i puzzle si diventa sempre più bravi fino ai trent'anni circa. E trovare le somi-
glianze all'interno di un gruppo eterogeneo di elementi è abilità che si affina fino ai 45
anni. "Il fatto che il cervello raggiunga i picchi delle varie facoltà in momenti distinti vuol
dire che i meccanismi che usa per svolgere i vari compiti sono diffrenti" scrivono i due
psicologi. "E che diversi gruppi di neuroni maturano e invecchiano differentemente".
Ma il terreno della ricerca in questo campo è ancora vergine. E capire perchè ogno facol-
tà intellettiva abbia la sua particolare età dell'oro resta oggi un obiettivo lontano.
Lucianone
Memoria al top a vent'anni, ma
a cinquanta vince la logica
Uno studio condotto su 50mila volontari rivela che
la mente non invecchia. E' vero che per ogni facoltà.
dal leggere al ragionare, esiste una precisa età d'oro.
(da 'la Repubblica' - 24/ 06/ '15 - R2 La Scienza - Elena Dusi)
Con il tempo il cervello non invecchia, matura. Come un buon vino, perde alcune qualità
ma ne acquista altre. Tra i 15 e i 20 anni ha la massima capacità di ricordare una lista di
parole, la trama di una storia, i dettagli di un disegno. Lavora in maniera velocissima, ad
esempio quando deve individuare dei dettagli all'interno di un disegno e digitare su una ta-
stiera dei simboli al posto delle lettere. Ma la bravura nel fare i calcoli non raggiunge il
suo picco prima dei 35 anni e rimane ai massimi livelli almeno fino ai 55. Dove il tempo
lavora poi a vantaggio dei neuroni è nel memorizzare parole e informazioni e nell'abilità
di legare cause ed effetti all'interno di un ragionamento complesso. Anche leggere le
emozioni altrui è un gioco da persone mature più che da ragazzi. I risultati migliori in que-
sto compito si raggiungono tra i 45 e i 50 anni e tendono a non declinare con l'accumular-
si delle primavere. "A ciascuna età alcune facoltà migliorano, altre peggiorano e altre
ancora raggiungono un plateau. Non esiste un'età in cui il cervello raggiunge il picco di
tutte le sue performance insieme" spiega Joshua Hartshorne, il ricercatore del Massa-
chussetts Institute of Thecnology che con una collega di Harvard ha pubblicato su Psy-
chological Science il suo articolo sulle diverse "età dell'oro" del cervello.
"Un tempo si credeva - scrivono Hartshorne e Laura Germine - che l'interlligenza fluida
(ad esempio la memoria a breve termine) raggiungesse il suo picco molto presto nella vi-
ta, mentre l'intelligenza cristallizzata (ad esempio l'ampiezza del vocabolario) raggiunges-
se il suo picco durante l'età adulta". Lo studio di oggi dimostra che il quadro è molto più
articolato- La caspacità di ,memorizzare liste di parole e di numeri, e poi di manipolarle
ripetendole a ritroso, continua peer esempio a migliorare fino all'età adulta. Anche ad as-
semblare i puzzle si diventa sempre più bravi fino ai trent'anni circa. E trovare le somi-
glianze all'interno di un gruppo eterogeneo di elementi è abilità che si affina fino ai 45
anni. "Il fatto che il cervello raggiunga i picchi delle varie facoltà in momenti distinti vuol
dire che i meccanismi che usa per svolgere i vari compiti sono diffrenti" scrivono i due
psicologi. "E che diversi gruppi di neuroni maturano e invecchiano differentemente".
Ma il terreno della ricerca in questo campo è ancora vergine. E capire perchè ogno facol-
tà intellettiva abbia la sua particolare età dell'oro resta oggi un obiettivo lontano.
Lucianone
giovedì 2 luglio 2015
L'opinione del Giovedì - La guerra economica tra gli stati europei è iniziata con il Referendum greco. Altro che Unione Europea!
2 luglio '15 - giovedì 2nd July / Thursday visione post - 14
Cerchiamo di raccontarcela giusta, per piacere! E dire chiaro e tondo che l'idea
dell'Europa Unita, o Unione Europea come si preferisce, sta fallendo per motivi
semplici: si vuol far prevalere l'aspetto economico su quello politico-sociale, l'a-
petto egoistico - autoritario su quello unitario - solidale. Gli Stati Uniti Europei
sono lungi dal realizzarsi proprio perchè un solo Stato e una sola Banca vogliono
comandare tutti gli altri Stati e questo si è realizzato pienamente con l'introdu-
zione della moneta unica, detta Euro, ma poteva anche avere altri nomi (Dedra,
Misura o Quadrato), questo poco importa. La cosa che aveva più importanza
era di costruire un parlamento centrale vero, una politica dell'Unione vera su
basi politiche e sociali di sostegno e aiuto reciproco, di comprensione dei biso-
gni e necessità dell'Altro. Questo non è stato fatto, non è stato costruito.
Quel che è peggio, è che avendo voluto costruire un'Europa unitaria senz'anima,
ma solo con un Euro in comune e quindi basata unicamente su un fattore pura-
mente economico, chi si avvantaggia è solo il capitale forte, quindi la parte ricca
e in questo senso potente (essendo le società attuali europee/mondiali basate su
mentalità capitale=ricchezza=potenza, con l'anima venduta al diavolo...) dell'Eu-
ropa, lasciando i Paesi - Stati meno ricchi (Sud Europa per precisione) subire le
vessazioni e le regole imposte da quella parte (nordica) che non vuole sostenere
più di tanto partner considerati inferiori. E non per niente tutti i poteri forti eco-
nomici si trovano lassù: Bruxelles (Bce), Berlino (banche tedesche della Merkel )
e via dicendo. Dunque, questa cosiddetta Unione Europea si è costruita e continua
a svilupparsi attraverso veri conflitti economici, che stanno assumendo con la posi-
zione anti -Merkel della Grecia e di Tsipras/Varoufakis l'aspetto di una vera e pro-
pria guerra economica. La sovranità degli Stati, che una volta era intoccabile, in
quanto indice massimo di democrazia, oggi è stata sostituita da governi fantoccio
guidati appunto dalla parte dell'Europa Nordica che fa capo alla Merkel e ai suoi
cari amici a capo della banche e finanze più importanti, ma anche con l'appoggio
esterno ma sempre più influente del Fondo Monetario Internazionale di guida sta-
tunitense. Insomma gli Stati democratici stanno lentamente scomparendo per la-
sciare il posto alla finanza, all'economia imperante e all'autoritarismo supercapi-
talista. E si arriverà (se non si è già appunto arrivati) alle guerre economiche tra
ricchi e poveri ma anche tra ricchi e stessi ricchi. Scontro tra democrazie, scontro
tra economie, e tutto per l'egemonia e non per l'unione, la fratellanza, la compren-
sione. Su tutto regna il Dio Denaro, che vuole i suoi calcoli, le sue regole, le sue
leggi e infine le sue giuste sanzioni e in definitiva piunizioni. Altro che Europa Unita,
altro che Europa federale o federata! Povero originario Manifesto di Ventotene!
(Lucianone)
Lucianone
Cerchiamo di raccontarcela giusta, per piacere! E dire chiaro e tondo che l'idea
dell'Europa Unita, o Unione Europea come si preferisce, sta fallendo per motivi
semplici: si vuol far prevalere l'aspetto economico su quello politico-sociale, l'a-
petto egoistico - autoritario su quello unitario - solidale. Gli Stati Uniti Europei
sono lungi dal realizzarsi proprio perchè un solo Stato e una sola Banca vogliono
comandare tutti gli altri Stati e questo si è realizzato pienamente con l'introdu-
zione della moneta unica, detta Euro, ma poteva anche avere altri nomi (Dedra,
Misura o Quadrato), questo poco importa. La cosa che aveva più importanza
era di costruire un parlamento centrale vero, una politica dell'Unione vera su
basi politiche e sociali di sostegno e aiuto reciproco, di comprensione dei biso-
gni e necessità dell'Altro. Questo non è stato fatto, non è stato costruito.
Quel che è peggio, è che avendo voluto costruire un'Europa unitaria senz'anima,
ma solo con un Euro in comune e quindi basata unicamente su un fattore pura-
mente economico, chi si avvantaggia è solo il capitale forte, quindi la parte ricca
e in questo senso potente (essendo le società attuali europee/mondiali basate su
mentalità capitale=ricchezza=potenza, con l'anima venduta al diavolo...) dell'Eu-
ropa, lasciando i Paesi - Stati meno ricchi (Sud Europa per precisione) subire le
vessazioni e le regole imposte da quella parte (nordica) che non vuole sostenere
più di tanto partner considerati inferiori. E non per niente tutti i poteri forti eco-
nomici si trovano lassù: Bruxelles (Bce), Berlino (banche tedesche della Merkel )
e via dicendo. Dunque, questa cosiddetta Unione Europea si è costruita e continua
a svilupparsi attraverso veri conflitti economici, che stanno assumendo con la posi-
zione anti -Merkel della Grecia e di Tsipras/Varoufakis l'aspetto di una vera e pro-
pria guerra economica. La sovranità degli Stati, che una volta era intoccabile, in
quanto indice massimo di democrazia, oggi è stata sostituita da governi fantoccio
guidati appunto dalla parte dell'Europa Nordica che fa capo alla Merkel e ai suoi
cari amici a capo della banche e finanze più importanti, ma anche con l'appoggio
esterno ma sempre più influente del Fondo Monetario Internazionale di guida sta-
tunitense. Insomma gli Stati democratici stanno lentamente scomparendo per la-
sciare il posto alla finanza, all'economia imperante e all'autoritarismo supercapi-
talista. E si arriverà (se non si è già appunto arrivati) alle guerre economiche tra
ricchi e poveri ma anche tra ricchi e stessi ricchi. Scontro tra democrazie, scontro
tra economie, e tutto per l'egemonia e non per l'unione, la fratellanza, la compren-
sione. Su tutto regna il Dio Denaro, che vuole i suoi calcoli, le sue regole, le sue
leggi e infine le sue giuste sanzioni e in definitiva piunizioni. Altro che Europa Unita,
altro che Europa federale o federata! Povero originario Manifesto di Ventotene!
(Lucianone)
Lucianone
Ultime notizie - dall'Italia e dal Mondo / The latest news
2 luglio '15 - giovedì 2nd July / Thursday visione post - 37
GRECIA - Alexis Tsipras
«Domenica non decidiamo semplicemente di stare in Europa, decidiamo di stare in Europa con dignità». Il premier greco Alexis Tsipras rivolge in una piazza Syntagma stracolma di sostenitori il suo ultimo appello a sostegno del «no», prima della pausa di silenzio pre-elettorale: «Abbiamo detto no ai ricatti della Ue. Ora facciamo nuovamente la storia nel luogo in cui è nata la democrazia». E ancora: «Il popolo greco ha provato diverse volte nella storia che sa rispondere agli ultimatum. Gli ultimatum a volte diventano un boomerang. Vi invito un’altra volta a scrivere la storia. Vi invito un’altra volta a dire no agli ultimatum». Ma anche il fronte del sì si èespresso , con un intervento televisivo del capo dell’opposizione Antonis Samaras.

"Oggi è la festa della democrazia, che ritorna in Europa. Tutti gli occhi dell'Europa sono sul popolo greco. Festeggiamo la vittoria della democrazia ha detto - Tsipras nel suo discorso - . Oggi festeggiamo e cantiamo per superare la paura e i ricatti. Oggi tutta l'Europa guarda voi, il popolo greco. Abbiamo una grande occasione: far ritornare la democrazia in Europa". Tsipras ha dichiarato che i greci sono determinati a riprendere i problemi nelle loro mani" e dicono 'No' agli ultimatum. "Domenica non decidiamo semplicemente di stare in Europa, decidiamo di stare in Europa con dignità. La ragione è dalla nostra parte, vinceremo", ha aggiunto.
Poco prima dell'inizio dei cortei scontri sono scoppiati fra la polizia e gruppi di manifestanti. Gli agenti hanno lanciato granate stordenti. Secondo alcuni testimoni, un gruppo di circa 300 persone con il volto coperto dai passamontagna ha cercato di forzare un cordone di poliziotti posto all'inizio di via Ermou, che si immette nella centralissima piazza Syntagma dove è incominciata poco dopo la manifestazione a favore dei "No" al referendum. La polizia ha bloccato gli aggressori esplodendo candelotti lacrimogeni.
URNE APERTE PER IL REFERENDUM
Dieci milioni al voto, file ai seggi / Applausi a Tsipras_ "Ha vinto il popolo"
Atene, 5 luglio 2015 - Si sono aperti puntualmente alle 7 locali (le 6 in Italia) i seggi in cui 10.837.118 greci decideranno del loro futuro (e forse dell'Eurozona) votando al referendum improvvisamente indetto il 26 giugno da Alexis Tsipras su quella che era l'ultima proposta dei creditori, Bce-Ue-Fmi e Esms di altri 15,5 miliardi di aiuti prolungati fino a novembre. Offerta che il premier ed il suo ministro delle finanze Yanis Varoufakis hanno voluto, bollando l'offerta, alternativamente, come "un insulto" o "un ricatto" al popolo greco (ieri addirittura si è parlato di "terrorismo"), salvo poi provare a rilanciare trovandosi di fronte al rifiuto della maggioranza dei partner, Angela Merkel in testa. I seggi si chiuderanno alle 19 locali e primi risultati - non gli exit poll - si conosceranno tra le 20 e le 21 secondo il ministero dell'Interno. Intanto Renzi, che ieri ha rassicurato gli italiani ("non devono avere paura"), oggi lancia un appello: "Qualunque sia il risultato del referendum greco, da domani si dovrà tornare a parlare e la prima a saperlo è proprio Angela Merkel". Dopo la discussione greca, ha aggiunto, "ci occuperemo di crescita e investimenti in Europa".
BRESCIA - Marcheno
Uomo ritrovato senza vita / La sua auto in bilico su un dirupo
GRECIA - Alexis Tsipras
«Domenica non decidiamo semplicemente di stare in Europa, decidiamo di stare in Europa con dignità». Il premier greco Alexis Tsipras rivolge in una piazza Syntagma stracolma di sostenitori il suo ultimo appello a sostegno del «no», prima della pausa di silenzio pre-elettorale: «Abbiamo detto no ai ricatti della Ue. Ora facciamo nuovamente la storia nel luogo in cui è nata la democrazia». E ancora: «Il popolo greco ha provato diverse volte nella storia che sa rispondere agli ultimatum. Gli ultimatum a volte diventano un boomerang. Vi invito un’altra volta a scrivere la storia. Vi invito un’altra volta a dire no agli ultimatum». Ma anche il fronte del sì si è
Sale l'attesa per il referendum di domenica: equlibrio tra il 'si' e il 'no'.
Varoufakis attacca: "creditori terroristi".
Ultimi sondaggi: voto sul filo / Grecia spaccata alla vigilia del voto
ATENE - Migliaia di persone sono scese in piazza ad Atene per partecipare alle due manifestazioni contrapposte una a favore del 'No' e una a favore del 'Sì' per il referendum di domenica, in cui i greci sono chiamati a esprimersi sulla proposta di accordo presentata dai creditori internazionali. Il fronte del 'No'(OXI) si è dato appuntamento a piazza Syntagma, per ascoltare il discorso del premier Alexis Tsipras, mentre i manifestanti che difendono il 'Sì' (NAI) hanno scelto lo stadio Kallimarmaro , che ospitò le prime olimpiadi moderne. Circa 40.000 manifestanti si sono più o meno equamente divisi tra i due cortei.Varoufakis attacca: "creditori terroristi".
Ultimi sondaggi: voto sul filo / Grecia spaccata alla vigilia del voto
Pochi decimi separano le percentuali di votanti dei due schieramenti. Intanto il ministro delle Finanze replica al Financial Times: «Prelievo forzoso? È rumor maligno»
Grecia, il fronte del 'Sì' e del 'No' riempiono le piazze ad Atene. Tsipras: "Oggi è una festa della democrazia"
Scontri poco prima dell'inizio della manifestazione in piazza Syntagma
"Oggi è la festa della democrazia, che ritorna in Europa. Tutti gli occhi dell'Europa sono sul popolo greco. Festeggiamo la vittoria della democrazia ha detto - Tsipras nel suo discorso - . Oggi festeggiamo e cantiamo per superare la paura e i ricatti. Oggi tutta l'Europa guarda voi, il popolo greco. Abbiamo una grande occasione: far ritornare la democrazia in Europa". Tsipras ha dichiarato che i greci sono determinati a riprendere i problemi nelle loro mani" e dicono 'No' agli ultimatum. "Domenica non decidiamo semplicemente di stare in Europa, decidiamo di stare in Europa con dignità. La ragione è dalla nostra parte, vinceremo", ha aggiunto.
Poco prima dell'inizio dei cortei scontri sono scoppiati fra la polizia e gruppi di manifestanti. Gli agenti hanno lanciato granate stordenti. Secondo alcuni testimoni, un gruppo di circa 300 persone con il volto coperto dai passamontagna ha cercato di forzare un cordone di poliziotti posto all'inizio di via Ermou, che si immette nella centralissima piazza Syntagma dove è incominciata poco dopo la manifestazione a favore dei "No" al referendum. La polizia ha bloccato gli aggressori esplodendo candelotti lacrimogeni.
URNE APERTE PER IL REFERENDUM
Dieci milioni al voto, file ai seggi / Applausi a Tsipras_ "Ha vinto il popolo"
Atene, 5 luglio 2015 - Si sono aperti puntualmente alle 7 locali (le 6 in Italia) i seggi in cui 10.837.118 greci decideranno del loro futuro (e forse dell'Eurozona) votando al referendum improvvisamente indetto il 26 giugno da Alexis Tsipras su quella che era l'ultima proposta dei creditori, Bce-Ue-Fmi e Esms di altri 15,5 miliardi di aiuti prolungati fino a novembre. Offerta che il premier ed il suo ministro delle finanze Yanis Varoufakis hanno voluto, bollando l'offerta, alternativamente, come "un insulto" o "un ricatto" al popolo greco (ieri addirittura si è parlato di "terrorismo"), salvo poi provare a rilanciare trovandosi di fronte al rifiuto della maggioranza dei partner, Angela Merkel in testa. I seggi si chiuderanno alle 19 locali e primi risultati - non gli exit poll - si conosceranno tra le 20 e le 21 secondo il ministero dell'Interno. Intanto Renzi, che ieri ha rassicurato gli italiani ("non devono avere paura"), oggi lancia un appello: "Qualunque sia il risultato del referendum greco, da domani si dovrà tornare a parlare e la prima a saperlo è proprio Angela Merkel". Dopo la discussione greca, ha aggiunto, "ci occuperemo di crescita e investimenti in Europa".
BRESCIA - Marcheno
Uomo ritrovato senza vita / La sua auto in bilico su un dirupo
Marcheno (Brescia), 5 luglio 2015 - Sabato pomeriggio i tecnici della V Delegazione Bresciana - Stazione di Valle Trompia sono stati allertati per un intervento di ricerca a Cesovo, una zona montuosa situata nel territorio del Comune di Marcheno in provincia di Brescia.
Il sopralluogo ha portato al ritrovamento dell’auto du un uomo disperso, M.U., 74enne di Cenate Sotto, in bilico su un dirupo. L'uomo era uscito di casa venerdì facendo perdere le sue tracce. Il corpo senza vita è stato trovato poco dopo a circa 150 metri di distanza e il decesso è stato accertato dal medico giunto sul posto.
L’uomo è stato recuperato per mezzo della barella Kong da parte dei tecnici di soccorso alpino e in seguito trasportato nella camera mortuaria del centro abitato di Cesovo. Sul posto anche i carabinieri, la polizia provinciale di Brescia, l’eliambulanza, la protezione civile di Marcheno e Sarezzo e i vigili del fuoco.
ROMA - Farmaci
Farmaci, vendita online: è già tam-tam in rete
Roma, 3 luglio 2015 - Via libera alla vendita online dei farmaci da banco a partire dal primo luglio: in rete è già boom. Numerose, però, sono le domande che gli utenti hanno cominciato a porsi e a porre. E' quanto rileva Picoweb, il sistema di monitoraggio web e social di Data Web (Gruppo Data Stampa), che ha seguito e analizzato il tam tam generatosi su internet intorno alla notizia. Il web "istituzionale" traina la stragrande maggioranza delle condivisioni social. Scarsi e poco virali i contenuti pertinenti nati in modo autonomo su Facebook e Twitter, ma già ricchi di quesiti ed espressione di tendenze emergenti.
MILANO - da Usa ad Expo 2015
Arriva videomessaggio dalla Casa Bianca in occasione dell'Independence Day / Obama:
"Ciao e congratulazioni all'Italia e a Expo Milano"
Milano, 4 luglio 2015 - Un videomessaggio rivolto a Milano e a Expo, in occasione dell'Indipendence Day. Arriva dalla Casa Bianca, protagonista l'inquilino più illustre: Barack Obama. «Ciao, e congratulazioni all'Italia e a Expo Milano per il tema che porta e per come lo affronta». Il presidente degli Stati Uniti si è rivolto all'Italia e a Expo nella clip trasmessa in occasione della cerimonia ufficiale d'apertura dell'Indipendence Day. «Entro il 2050 la popolazione mondiale supererà i 9 miliardi di persone. Tutti noi, tutti i nove miliardi - ha detto Obama nel suo videomessaggio -. Ognuno di noi ha diritto di mettere in tavola cibo buono, sicuro e sano. Mano a mano che la popolazione cresce, dobbiamo lavorare insieme per creare un sistema alimentare sostenibile e per migliorare la salute delle persone di tutto il mondo».
LUCIANONE
ROMA - Farmaci
Farmaci, vendita online: è già tam-tam in rete
Roma, 3 luglio 2015 - Via libera alla vendita online dei farmaci da banco a partire dal primo luglio: in rete è già boom. Numerose, però, sono le domande che gli utenti hanno cominciato a porsi e a porre. E' quanto rileva Picoweb, il sistema di monitoraggio web e social di Data Web (Gruppo Data Stampa), che ha seguito e analizzato il tam tam generatosi su internet intorno alla notizia. Il web "istituzionale" traina la stragrande maggioranza delle condivisioni social. Scarsi e poco virali i contenuti pertinenti nati in modo autonomo su Facebook e Twitter, ma già ricchi di quesiti ed espressione di tendenze emergenti.
MILANO - da Usa ad Expo 2015
Arriva videomessaggio dalla Casa Bianca in occasione dell'Independence Day / Obama:
"Ciao e congratulazioni all'Italia e a Expo Milano"
Milano, 4 luglio 2015 - Un videomessaggio rivolto a Milano e a Expo, in occasione dell'Indipendence Day. Arriva dalla Casa Bianca, protagonista l'inquilino più illustre: Barack Obama. «Ciao, e congratulazioni all'Italia e a Expo Milano per il tema che porta e per come lo affronta». Il presidente degli Stati Uniti si è rivolto all'Italia e a Expo nella clip trasmessa in occasione della cerimonia ufficiale d'apertura dell'Indipendence Day. «Entro il 2050 la popolazione mondiale supererà i 9 miliardi di persone. Tutti noi, tutti i nove miliardi - ha detto Obama nel suo videomessaggio -. Ognuno di noi ha diritto di mettere in tavola cibo buono, sicuro e sano. Mano a mano che la popolazione cresce, dobbiamo lavorare insieme per creare un sistema alimentare sostenibile e per migliorare la salute delle persone di tutto il mondo».
LUCIANONE
mercoledì 1 luglio 2015
Economia Europea / Idee recuperate - Cambiamo i trattati UE
1 luglio '15 - mercoledì 1st July / Wednesday visione post - 17
(da 'la Repubblica' - 27 settembre 2013 - Luciano Gallino)
Poco prima delle elezioni, una nota rivista tedesca di studi politici ha pubblicato un articolo
intitolato "Quattro anni di Merkel, quattro anni di crisi europea". L'autore, Andreas Fisahn,
non si riferiva affatto al rinnovo ch'era ormai certo del mandato alla Cancelliera, bensì al
precedente periodo 2010-2013, in cui l'austerità imposta da Berlino tramite Angela Merkel
ha rovinato i paesi Ue. Ma la sua diagnosi ci porta a dire che la riconferma di quest'ultima
assicura che senza mutamenti di rilievo nelle politiche dell'Unione il prossimo quadriennio
potrebbe essere anche peggio.
Sui guasti pan-europei delle politiche di austerità come ricetta per risolvere la crisi, in
nome della stabilità dei bilanci pubblici, non ci possono essere dubbi. I disoccupati nella
Ue hanno superato i 25 milioni, di cui oltre 19 nella sola zona euro, e 4 in Italia. La com-
pressione dei salari e dei diritti dei lavoratori ha creato decine di milioni di lavoratori
poveri, a cominciare dalla Germania dove i salari reali, caso unico in Europa, sono ogg
i inferiori a quelli del 2000.
Quasi ovunque sono stati brutalmente tagliati i trattamenti pensionistici - da noi ne san-
no qualcosa gli esodati, ma non soltanto loro - insieme con i fondi per l'istruzione, la sa-
nità, i trasporti pubblici. Paesi quali la Grecia e il Portogallo sono stati letteralmente
strangolati dalle prescrizioni della troika venuta dal Nord, senza che esse abbiano mini-
mamente giovato ai loro bilanci. In tutta la Ue i comuni devono fronteggiare difficoltà di
bilancio mai viste per continuare ad assicurare i servizi locali ai residenti.
Codesti risultati delle politiche di austerità, imposte alla fine dalla Germania, dovrebbero
bastare per concludere che è necessario cambiare strada. Per contro i governi europei in-
sistono sul sentiero battuto, a riprova del fatto che gli dèi fanno prima uscire di senno co-
loro che vogliono abbattere. La loro persistenza nell'errore ha preso sempre più forma di
misure autoritarie, ideate e avallate da Berlino, Francoforte e Bruxelles. Hanno stanziato quattromila miliardi per salvare le banche, di cui oltre duemila impiegati soltanto nel 2008-
2010, ma se i cittadini provano a dire che con 500 euro di pensione o 800 di cassa integra-
zione non si vive li mettono a tacere con cipiglio affermando che i tagli è l'Europa a chie-
derli. Come si legge in un altro articolo della stessa rivista citata sopra (firmata da H. - J.
Urban), l'autoritarismo dei governi Ue trova un solido alimento nella retorica in tema di
sorveglianza e disciplina finanziaria della Bce. La quale parla, nei suoi documenti ufficia-
li, di "processi di comando permanente"; "regole rigorose e vincolanti di disciplina poli-
tico-fiscale"; "credibilità ottenuta tramite sanzioni"; "sorveglianza rafforzata sui bilanci
pubblici", nonchè di "robusti meccanismi di correzione" (leggasi pesanti sanzioni) che do-
vrebbero scattare in modo automatico. Giusto quelli che nei giorni scorsi han messo in fi-
brillazione il nostro governo, perchè forse il bilancio dello Stato ha superato il fatidico li-
mite del 3 per cento sul Pil di un decimo di punto percentuale.
Allo scopo di contrastare sia le politiche dissennate che pretendono di curare la crisi ri-
correndo alle stesse dottrine che l'hanno causata, sia il crescente autoritarismo con cui
i governi Ue le impongono sotto la sferza costruita da Berlino ma brandita ogni giorno
dalla troika di Bruxelles (che in realtà è un quartetto, poichè molte delle sue più aspre
prescrizioni sono elaborate dal Consiglio europeo, di cui fanno parte i capi di Stato e di
governo dei paesi Ue), esiste una sola strada: la riforma dei trattati Ue, ovvero dei trat-
tati di Maastricht, Lisbona ecc. oggi ricompresi nella versione consolidata che compren-
de le norme di funzionamento dell'Unione. I trattati particolari che ne sono discesi, fino
all'ultimo dissennato "Patto fiscale", che se fosse mai rispettato, assicurerebbe all'Ita-
lia una o due generazioni di miseria, hanno come base il Trattato Ue, per cui da questo
bisognerebbe partire.
Tra le revisioni principali da apportare al Trattato (alcune delle quali sono prospettate anche da
Fishan, l'autore citato all'inizio; ma articoli e libri che avanzanoa proposte a tale scopo, in quel
tanto di pensiero critico che sopravvive in Europa, sono dozzine) la prima sarebbe di attribuire
al Parlamento Europeo dei poteri reali, laddove oggi chi elabora i veri atti di governo è un orga-
no del tutto irresponsabile, non eletto da nessuno, quale è la Commissione europea. Lo statuto
della Bce dovrebbe includere la facoltà , sia pure a certe condizioni, di prestare denaro direttta-
mente ai governi, rimuovendo l'assurdità per cui è l'unica banca centrale del mondo cui è vietato
di farlo. Inoltre, esso dovrebbe porre accanto alla stabilità dei prezzi, quale finalità primaria delle
sue azioni, un vincolo miope imposto a suo tempo dalla Germania che non ha ancora elaborato
il lutto per l'inflazione del 1923, lo scopo di promuovere la piena occupazione. Dovrebbe altresì
prevedere, la revisione del trattato Ue, una graduale riforma radicale del sistema finanziario euro-
peo volta a ridurre i suoi difetti strutturali, cioè l'eccesso di dimensioni, complessità, opacità (il si-
stema bancario ombra pesa nella Ue quanto il totale degli attivi delle banche), di facoltà di creare
denaro dal nulla mediante il debito; laddove nella versione attuale il Trattato si preoccupa soprat-
tutto di liberalizzare ogni aspetto del sistema stesso, con i risultati disastrosi che si sono visti
dal 2008 in avanti: in special modo in Germania. A fronte di tale indispensabile riforma, gli inter-
venti in atto o in gestazione, tipo il Servizio europeo di vigilanza bancaria o l'unione bancaria so-
no palliativi da commedia di Molière. Infine l'intero trattato dovrebbe essere riveduto in modo
da prevedere modalità concrete di partecipazione democratica dei cittadini a diversi livelli di de-
cisione, dai comuni ai massimi organi di governo dell'Unione. Come diceva Hannah Arendt, senza
tale partecipazione la democrazia non è niente.
So bene che a questo punto chi legge sta pensando che tutto ciò + impossibile. Stante la situazione
politica attuale, nel nostro paese come in altri e specialmente ion Germania, non ho dubbi al riguar-
do. Ma forse si potrebbe cominciare a discuterne. Ci sarebbe un politico italiano volonteroso e ca-
pace di avviare simile discussione? Anche perchè l'alternativa è quella di continuare a discutere per
altri venti o trent'anni, intanto che il paese crolla, di come fare a ridurre il deficit di un decimo dell'un
per cento.
Lucianone
(da 'la Repubblica' - 27 settembre 2013 - Luciano Gallino)
Poco prima delle elezioni, una nota rivista tedesca di studi politici ha pubblicato un articolo
intitolato "Quattro anni di Merkel, quattro anni di crisi europea". L'autore, Andreas Fisahn,
non si riferiva affatto al rinnovo ch'era ormai certo del mandato alla Cancelliera, bensì al
precedente periodo 2010-2013, in cui l'austerità imposta da Berlino tramite Angela Merkel
ha rovinato i paesi Ue. Ma la sua diagnosi ci porta a dire che la riconferma di quest'ultima
assicura che senza mutamenti di rilievo nelle politiche dell'Unione il prossimo quadriennio
potrebbe essere anche peggio.
Sui guasti pan-europei delle politiche di austerità come ricetta per risolvere la crisi, in
nome della stabilità dei bilanci pubblici, non ci possono essere dubbi. I disoccupati nella
Ue hanno superato i 25 milioni, di cui oltre 19 nella sola zona euro, e 4 in Italia. La com-
pressione dei salari e dei diritti dei lavoratori ha creato decine di milioni di lavoratori
poveri, a cominciare dalla Germania dove i salari reali, caso unico in Europa, sono ogg
i inferiori a quelli del 2000.
Quasi ovunque sono stati brutalmente tagliati i trattamenti pensionistici - da noi ne san-
no qualcosa gli esodati, ma non soltanto loro - insieme con i fondi per l'istruzione, la sa-
nità, i trasporti pubblici. Paesi quali la Grecia e il Portogallo sono stati letteralmente
strangolati dalle prescrizioni della troika venuta dal Nord, senza che esse abbiano mini-
mamente giovato ai loro bilanci. In tutta la Ue i comuni devono fronteggiare difficoltà di
bilancio mai viste per continuare ad assicurare i servizi locali ai residenti.
Codesti risultati delle politiche di austerità, imposte alla fine dalla Germania, dovrebbero
bastare per concludere che è necessario cambiare strada. Per contro i governi europei in-
sistono sul sentiero battuto, a riprova del fatto che gli dèi fanno prima uscire di senno co-
loro che vogliono abbattere. La loro persistenza nell'errore ha preso sempre più forma di
misure autoritarie, ideate e avallate da Berlino, Francoforte e Bruxelles. Hanno stanziato quattromila miliardi per salvare le banche, di cui oltre duemila impiegati soltanto nel 2008-
2010, ma se i cittadini provano a dire che con 500 euro di pensione o 800 di cassa integra-
zione non si vive li mettono a tacere con cipiglio affermando che i tagli è l'Europa a chie-
derli. Come si legge in un altro articolo della stessa rivista citata sopra (firmata da H. - J.
Urban), l'autoritarismo dei governi Ue trova un solido alimento nella retorica in tema di
sorveglianza e disciplina finanziaria della Bce. La quale parla, nei suoi documenti ufficia-
li, di "processi di comando permanente"; "regole rigorose e vincolanti di disciplina poli-
tico-fiscale"; "credibilità ottenuta tramite sanzioni"; "sorveglianza rafforzata sui bilanci
pubblici", nonchè di "robusti meccanismi di correzione" (leggasi pesanti sanzioni) che do-
vrebbero scattare in modo automatico. Giusto quelli che nei giorni scorsi han messo in fi-
brillazione il nostro governo, perchè forse il bilancio dello Stato ha superato il fatidico li-
mite del 3 per cento sul Pil di un decimo di punto percentuale.
Allo scopo di contrastare sia le politiche dissennate che pretendono di curare la crisi ri-
correndo alle stesse dottrine che l'hanno causata, sia il crescente autoritarismo con cui
i governi Ue le impongono sotto la sferza costruita da Berlino ma brandita ogni giorno
dalla troika di Bruxelles (che in realtà è un quartetto, poichè molte delle sue più aspre
prescrizioni sono elaborate dal Consiglio europeo, di cui fanno parte i capi di Stato e di
governo dei paesi Ue), esiste una sola strada: la riforma dei trattati Ue, ovvero dei trat-
tati di Maastricht, Lisbona ecc. oggi ricompresi nella versione consolidata che compren-
de le norme di funzionamento dell'Unione. I trattati particolari che ne sono discesi, fino
all'ultimo dissennato "Patto fiscale", che se fosse mai rispettato, assicurerebbe all'Ita-
lia una o due generazioni di miseria, hanno come base il Trattato Ue, per cui da questo
bisognerebbe partire.
Tra le revisioni principali da apportare al Trattato (alcune delle quali sono prospettate anche da
Fishan, l'autore citato all'inizio; ma articoli e libri che avanzanoa proposte a tale scopo, in quel
tanto di pensiero critico che sopravvive in Europa, sono dozzine) la prima sarebbe di attribuire
al Parlamento Europeo dei poteri reali, laddove oggi chi elabora i veri atti di governo è un orga-
no del tutto irresponsabile, non eletto da nessuno, quale è la Commissione europea. Lo statuto
della Bce dovrebbe includere la facoltà , sia pure a certe condizioni, di prestare denaro direttta-
mente ai governi, rimuovendo l'assurdità per cui è l'unica banca centrale del mondo cui è vietato
di farlo. Inoltre, esso dovrebbe porre accanto alla stabilità dei prezzi, quale finalità primaria delle
sue azioni, un vincolo miope imposto a suo tempo dalla Germania che non ha ancora elaborato
il lutto per l'inflazione del 1923, lo scopo di promuovere la piena occupazione. Dovrebbe altresì
prevedere, la revisione del trattato Ue, una graduale riforma radicale del sistema finanziario euro-
peo volta a ridurre i suoi difetti strutturali, cioè l'eccesso di dimensioni, complessità, opacità (il si-
stema bancario ombra pesa nella Ue quanto il totale degli attivi delle banche), di facoltà di creare
denaro dal nulla mediante il debito; laddove nella versione attuale il Trattato si preoccupa soprat-
tutto di liberalizzare ogni aspetto del sistema stesso, con i risultati disastrosi che si sono visti
dal 2008 in avanti: in special modo in Germania. A fronte di tale indispensabile riforma, gli inter-
venti in atto o in gestazione, tipo il Servizio europeo di vigilanza bancaria o l'unione bancaria so-
no palliativi da commedia di Molière. Infine l'intero trattato dovrebbe essere riveduto in modo
da prevedere modalità concrete di partecipazione democratica dei cittadini a diversi livelli di de-
cisione, dai comuni ai massimi organi di governo dell'Unione. Come diceva Hannah Arendt, senza
tale partecipazione la democrazia non è niente.
So bene che a questo punto chi legge sta pensando che tutto ciò + impossibile. Stante la situazione
politica attuale, nel nostro paese come in altri e specialmente ion Germania, non ho dubbi al riguar-
do. Ma forse si potrebbe cominciare a discuterne. Ci sarebbe un politico italiano volonteroso e ca-
pace di avviare simile discussione? Anche perchè l'alternativa è quella di continuare a discutere per
altri venti o trent'anni, intanto che il paese crolla, di come fare a ridurre il deficit di un decimo dell'un
per cento.
Lucianone
Istruzione - Università / Italia - No a Miss Università
1 luglio '15 - mercoledì 1st July / Wednesday visione post - 9
Quella foto con la studentessa universitaria in bikini che veniva premiata
(pensavo per un qualche concorso qualsiasi) da uomini che erano sul palco
con lei, l'avevo sì notata, e mi aveva lasciato perplesso, molto perplesso...
Non avevo letto con attenzione la didascalia sottostante, nè avevo appro-
fondito l'articolo relativo. Ma la perplessità era rimasta, trattandosi di
istruzione e Università. Mah! Adesso ho potuto approfondire con i fatti
accaduti e la lettera di protesta che ho poi trovato nel quotidiano.
(Lucianone)
Polemica con LETTERA
I Fatti
La serata "Miss Università 2015, la studentessa più bella e
sapiente degli atenei italiani", si è svolta lo scorso 6 maggio
al Billions di Roma; tra i membri della giuria c'era anche il
rettore della Sapienza Eugenio Gaudio, che ha effettuato
anche la premiazione della ragazza vincitrice.
(da la Repubblica - 31 /05 /2015 - CRONACA)
La Lettera
MARIANA MAZZUCATO
Chiarissimo Rettore,
insieme con le altre firmatarie della petizione su change.org indirizzata ad
Eugenio Gaudio, riteniamo che la sua partecipazione come giurato alla se-
lezione di Miss Università, tenutosi a Roma il 6 maggio 2015 al Billions,
non sia compatibile con il suo ruolo istituzionale, e rappresenti una scan-
dalosa macchia sull'ateneo che lei è stato eletto a guidare.
In un contesto in cui la reputazione internazionale dell'Italia è più legata
al Bunga Bunga che alla sua enorme eredità scientifica e culturale, la sua
partecipazione all'evento non fa che sminuire ulteriormente il ruolo fonda-
mentale svolto in Italia dall'Università (con la U maiuscola) e dalle donne.
L'Università, caro Rettore, non serve solo a distribuire certificati con titoli
di studio, ma anche a fornire modelli culturali, intellettuali e professionali
alle nuove generazioni. Noi ci aspettiamo che il Rettore dell'Università più
grande d'Europa usi la sua posizione strategica per spingere le sue studen-
tesse a credere in se stesse e non nel modo in cui gli uomini valutano il loro
corpo; per convincerle che il futuro è nelle loro mani e nella loro testa e non
nel loro bikini; per incoraggiarle a lottare per realizzarsi, per mettere in pra-
tica, nel mondo del lavoro e fuori, tutto ciò che hanno imparato all'Universi-
tà. Ci aspettiamo anche che il Rettore di un'Università non si presti ad
un'operazione commerciale a favore di una clinica specializzata in chirurgia
e medicina estetica.
In un contesto in cui, a livello globale, si cerca faticosamente di compensare
situazioni di macroscopica disparità di genere, la sua pertecipazione all'even-
to dimostra quanto arretrata sia ancora la nostra società.
Per questi motivi, come professioniste e accademiche italiane, attive in diverse
parti del mondo, sosteniamo che lei debba porgere le sue scuse pubblicamente
a tutte le donne e gli uomini che si sentono offesi dalla sua partecipazione a
questo vergognoso evento. Riteniamo inoltre necessario che lei dichiari pub-
blicamente che l'Università di Roma, La Sapienza - non parteciperà mai più
a simili eventi.
CONTINUA...
TO BE CONTINUED...
Quella foto con la studentessa universitaria in bikini che veniva premiata
(pensavo per un qualche concorso qualsiasi) da uomini che erano sul palco
con lei, l'avevo sì notata, e mi aveva lasciato perplesso, molto perplesso...
Non avevo letto con attenzione la didascalia sottostante, nè avevo appro-
fondito l'articolo relativo. Ma la perplessità era rimasta, trattandosi di
istruzione e Università. Mah! Adesso ho potuto approfondire con i fatti
accaduti e la lettera di protesta che ho poi trovato nel quotidiano.
(Lucianone)
Polemica con LETTERA
I Fatti
La serata "Miss Università 2015, la studentessa più bella e
sapiente degli atenei italiani", si è svolta lo scorso 6 maggio
al Billions di Roma; tra i membri della giuria c'era anche il
rettore della Sapienza Eugenio Gaudio, che ha effettuato
anche la premiazione della ragazza vincitrice.
(da la Repubblica - 31 /05 /2015 - CRONACA)
La Lettera
MARIANA MAZZUCATO
Chiarissimo Rettore,
insieme con le altre firmatarie della petizione su change.org indirizzata ad
Eugenio Gaudio, riteniamo che la sua partecipazione come giurato alla se-
lezione di Miss Università, tenutosi a Roma il 6 maggio 2015 al Billions,
non sia compatibile con il suo ruolo istituzionale, e rappresenti una scan-
dalosa macchia sull'ateneo che lei è stato eletto a guidare.
In un contesto in cui la reputazione internazionale dell'Italia è più legata
al Bunga Bunga che alla sua enorme eredità scientifica e culturale, la sua
partecipazione all'evento non fa che sminuire ulteriormente il ruolo fonda-
mentale svolto in Italia dall'Università (con la U maiuscola) e dalle donne.
L'Università, caro Rettore, non serve solo a distribuire certificati con titoli
di studio, ma anche a fornire modelli culturali, intellettuali e professionali
alle nuove generazioni. Noi ci aspettiamo che il Rettore dell'Università più
grande d'Europa usi la sua posizione strategica per spingere le sue studen-
tesse a credere in se stesse e non nel modo in cui gli uomini valutano il loro
corpo; per convincerle che il futuro è nelle loro mani e nella loro testa e non
nel loro bikini; per incoraggiarle a lottare per realizzarsi, per mettere in pra-
tica, nel mondo del lavoro e fuori, tutto ciò che hanno imparato all'Universi-
tà. Ci aspettiamo anche che il Rettore di un'Università non si presti ad
un'operazione commerciale a favore di una clinica specializzata in chirurgia
e medicina estetica.
In un contesto in cui, a livello globale, si cerca faticosamente di compensare
situazioni di macroscopica disparità di genere, la sua pertecipazione all'even-
to dimostra quanto arretrata sia ancora la nostra società.
Per questi motivi, come professioniste e accademiche italiane, attive in diverse
parti del mondo, sosteniamo che lei debba porgere le sue scuse pubblicamente
a tutte le donne e gli uomini che si sentono offesi dalla sua partecipazione a
questo vergognoso evento. Riteniamo inoltre necessario che lei dichiari pub-
blicamente che l'Università di Roma, La Sapienza - non parteciperà mai più
a simili eventi.
CONTINUA...
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