14 febbraio '15 - sabato 14th February/ Saturday visione post - 17
Pagella sui corsi
Fa discutere la decisione dell'università padovana di "ritoccare" da quest'anno
la valutazione dei questionari compilati on line e allargare la platea dei docenti promossi.
(da la Repubblica - 31 /10/ '14 - Jenner Meletti)
Padova. C'era una volta - correva l'anno 1968 - il "18 politico". C'era pure l'esame di
gruppo, così anche se non dicevi una parola tornavi a casa con un voto in più sul li-
bretto universitario. Per i ragazzi dei licei c'era il "6 politico". Anni lontani. Polemiche
quasi dimenticate che a volte ritornano. Stavolta, a decidere che un cinque e mezzo di-
venta un sei - in sintesi: invece di essere bocciato sei promosso - sono coloro che sta-
vano e stanno dall'altra parte della cattedra: i docenti.
Succede a Padova, nel grande ateneo dove <concetto Marchesi fu rettore e già nel 1943,
nella città occupata dai tedeschi, disse che compito dell'università è soprattutto "discu-
tere e sperimentare cosa sia la libertà". Forse non era compresa la libertà di cambiare
le regole. "Per alzare il numero dei docenti "promossi" - protestano gli studenti del-
l'Udu, Unione degli universitari - hanno abbassato la soglia di valutazione. Questa de-
cisione , fuorviante e inaccettabile, promuove il demerito e alimenta l'inerzia".
I voti per valutare i docenti del Bo, come nella scuola elementare, vanno dall'1 al 10.
A decidere è il "Presidio di ateneo per la quaòlità della didattica e della formazione".
Fino all'anno scorso la sufficienza si otteneva ovviamente con il 6. Nella graduatoria
non venivano annunciati i risultati precisi. Il professore veniva inserito nella "fascia
bassa", in quella "intermedia" oppure in quella "alta". Si è scoperto che il 5,5 è di-
ventato un 6 solo quando la graduatoria per l'anno accademico 2013-2014 è stata
pubblicata sul sito dell'ateneo. E' stata cambiata anche la soglia minima per la fascia
alta, portata da 7 a 7,5. "Tutto questo - raccontano Anna Azzolin e Pietro Bean, stu-
denti dell'Udu - è inaccettabile. Qui davvero si incentiva chi non si dà da fare, chi non
si impegna a migliorare la propria didattica. E c'è anche un problema in più. Sono in-
seriti nella stessa fascia media i prof che hanno preso 5,5 e anche quelli che han-
no raggiunto un 7,4. Come può, una graduatoria come questa, aiutare lo studente
nella scelta dei corsi da frequentare? Dobbiamo sapere se i docenti sono bravi o no
a fare il loro mestiere".
Perchè lo sconto? "Alcuni colleghi - ha dichiarato Ettore Felisatti, delegato del ret-
tore per la valutazione della didattica - risultavano insufficienti pur avendo preso 5,8
o 5,9. Abbiamo deciso di arrotondare per rispondere a una logica di riconoscimento".
Quale sia questa logica, non è facile comprendere. "Ieri mattina - dice invece Paolo
Guiotto, docente di matematica - ho aperto la mia lezione con un annuncio: sarete pro-
mossi con 16,5. Hanno capito lo scherzo, si sono messi a ridere".
ça mutazione da insufficienza a promozione appare strana in questa università statale
che con 63.000 studenti e 2,200 docenti riceve comunque un gradimento alto: 7,5 per
la soddisfazione complessiva, 7,9 per gli aspetti organizzativi, 7,8 per la didattica.
I questionari si fanno da più di 15 anni ed hanno dato risultati. Nel 2013, ad esempio,
due docenti a contratto di Economia, accusati dagli studenti di assenteismo, sono stati
rimossi dall'incarico. "Anche quei contratti non rinnovati - dice il rettore, Giuseppe
Zaccaria - hanno fatto clamore ma in realtà sono stati una tempesta in un bicchiere
d'acqua. Io ho fatto il preside a Scienze politiche per nove anni e i contratti saltati,
per i docenti non di ruolo, sono stati decine. Ma allora non c'era Facebook dove tut-
to viene drammatizzato. Bastano un paio di associazioni di studenti e otto o diesi do-
centi per fare scoppiare un caso che - anche in questo caso - è la classica tempesta
nel bicchiere". Il Magnifico appare sicuro. "Noi, questi voti in graduatoria, non li
abbiamo mai pensati come rigide pagelle. Servono soprattutto a capire quali siano
le aspettative degli studenti e a fare emergere i problemi. Servono anche a decide-
re gli incentivi per i docenti, soprattutto per spingerli verso il miglioramento. Non
ci piace una lista che deprezzi il nostro corpo insegnante".
Il rettore annuncia una novità: "Da circa due anni stiamo lavorando perchè i docenti,
come succede nelle migliori università europee, valutino da soli il proprio lavoro". Al-
meno in questo caso, si spera, senza cambiare i cinque e mezzo in sei.
I differenti casi
VENEZIA - Alla Ca'Foscari gli studenti valutano i professori alla fine di ogni
corso: i tre docenti migliori ricevono un bonus di 4.000 euro.
GENOVA - Dall'anno scorso la valutazione degli studenti influenza lo stipendio
dei docenti attraverso gli scatti di anzianità.
FIRENZE - L'ateneo fiorentino è stato il primo nel 1998 a sperimentare la
valutazione della didattica. Gli studenti compilano i test dal 2012.
Lucianone
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sabato 14 febbraio 2015
giovedì 12 febbraio 2015
L'Opinione del giovedì - Sulla Terra, quanta sofferenza! Meglio là nello spazio, con Samantha?
12 febbraio '15 - giovedì 12th February / Thursday visione post - 10
IMMAGINARE
che qualcosa possa cambiare sul nostro pianeta malato cronico
IMMAGINARE
che il tempo si fermi là nello spazio per tornare indietro nel tempo
e IMMAGINARE
di poter rimediare per poter ripartire senza ripetere gli errori che
hanno portato a guerre, devastazioni, scontri secolari, catastrofi ambientali
ma IMMAGINARE
anche che per il futuro vi sia l'unione perfetta tra Spazio e Terra,
tra Razionalutà-irrazionalità, tra Violenza-pace, tra opposti inconciliabili
e infine
IMMAGINARE
che tuttò ciò non è - purtroppo? - possibile.
Tutto questo immaginare è dovuto alla condizione disperata in cui si trova
oggi questo mondo, ben diverso da quello degli anni '60 in cui si era spera-
to, immaginandolo appunto, un mondo-pianeta diverso in cui potesse trion-
fare la fratellanza, l'unione di tutti i popoli, di tutte le razze - ma poi, lo sap-
piamo, sono arrivate le brigate rosse e nere, è arrivato il Vietnam, sono ve-
nuti i regimi fascisti (appoggiati dalla Cia Usa) del Cile e di altri Paesi del-
Sud America. E dalle speranze del 1° maggio francese e del '68 europeo
che potessero cambiare veramente il mondo dopo le carneficine delle due
guerre mondiali, si è tornati alla normalità di un mondo cinico, egoista e
sfruttatore dove ormai la distanza tra le due fasce di popolazione ricca /
povera è divenuta abissale. E lì in mezzo si è posizionata oggi la nuova
formazione terrorista/islamica che fa capo all'Isis e fa concorrenza in ef-
ferratezze, ma superandola, ad Al Qaeda. La cosa che fa poi pensare
non poco è che tanti giovani europei hanno sposato la causa dell'Isis e
del cosiddetto 'califfato'.
Morte, rovine, stragi, eliminazione di ogni libertà: come pensano quei
giovani di costruire un mondo futuro diverso, migliore su quei presup-
posti? Non lo capisco proprio, e sfido chiunque abbia una mente normale
a capirlo.
(Lucianone)
Lucianone
IMMAGINARE
che qualcosa possa cambiare sul nostro pianeta malato cronico
IMMAGINARE
che il tempo si fermi là nello spazio per tornare indietro nel tempo
e IMMAGINARE
di poter rimediare per poter ripartire senza ripetere gli errori che
hanno portato a guerre, devastazioni, scontri secolari, catastrofi ambientali
ma IMMAGINARE
anche che per il futuro vi sia l'unione perfetta tra Spazio e Terra,
tra Razionalutà-irrazionalità, tra Violenza-pace, tra opposti inconciliabili
e infine
IMMAGINARE
che tuttò ciò non è - purtroppo? - possibile.
Tutto questo immaginare è dovuto alla condizione disperata in cui si trova
oggi questo mondo, ben diverso da quello degli anni '60 in cui si era spera-
to, immaginandolo appunto, un mondo-pianeta diverso in cui potesse trion-
fare la fratellanza, l'unione di tutti i popoli, di tutte le razze - ma poi, lo sap-
piamo, sono arrivate le brigate rosse e nere, è arrivato il Vietnam, sono ve-
nuti i regimi fascisti (appoggiati dalla Cia Usa) del Cile e di altri Paesi del-
Sud America. E dalle speranze del 1° maggio francese e del '68 europeo
che potessero cambiare veramente il mondo dopo le carneficine delle due
guerre mondiali, si è tornati alla normalità di un mondo cinico, egoista e
sfruttatore dove ormai la distanza tra le due fasce di popolazione ricca /
povera è divenuta abissale. E lì in mezzo si è posizionata oggi la nuova
formazione terrorista/islamica che fa capo all'Isis e fa concorrenza in ef-
ferratezze, ma superandola, ad Al Qaeda. La cosa che fa poi pensare
non poco è che tanti giovani europei hanno sposato la causa dell'Isis e
del cosiddetto 'califfato'.
Morte, rovine, stragi, eliminazione di ogni libertà: come pensano quei
giovani di costruire un mondo futuro diverso, migliore su quei presup-
posti? Non lo capisco proprio, e sfido chiunque abbia una mente normale
a capirlo.
(Lucianone)
Lucianone
mercoledì 11 febbraio 2015
Sport - Serie B / 25^ giornata - 2014/15
11 febbraio '15 . mercoledì 11th February / Wednesday visione post - 9
Risultati delle partite
Trapani 0 Avellino 1 Crotone 0 Frosinone 2 Livorno 5 Pescara 1
Carpi 0 Latina 0 Bologna 2 Lanciano 1 Bari 2 Cittadella 1
Varese 1 Vicenza 3 Entella 2 Ternana 2 Modena > Rinviata
Pro Vercelli 1 Perugia 1 Spezia 0 Brescia 1 Catania
Classifica
CARPI 50 / Bologna 44 / Livorno 40 / Avellino 39 / Frosinone 38 /
Vicenza 37 / Spezia 35 / Lanciano, Ternana 34 / Pescara, Pro Vercelli, Perugia 33 / Trapani 31 / Modena, Bari 30 / Brescia 29 / Entella 28 / Catania, Cittadella,
Varese 27 / Latina, Crotone 24
Lucianone
Risultati delle partite
Trapani 0 Avellino 1 Crotone 0 Frosinone 2 Livorno 5 Pescara 1
Carpi 0 Latina 0 Bologna 2 Lanciano 1 Bari 2 Cittadella 1
Varese 1 Vicenza 3 Entella 2 Ternana 2 Modena > Rinviata
Pro Vercelli 1 Perugia 1 Spezia 0 Brescia 1 Catania
Classifica
CARPI 50 / Bologna 44 / Livorno 40 / Avellino 39 / Frosinone 38 /
Vicenza 37 / Spezia 35 / Lanciano, Ternana 34 / Pescara, Pro Vercelli, Perugia 33 / Trapani 31 / Modena, Bari 30 / Brescia 29 / Entella 28 / Catania, Cittadella,
Varese 27 / Latina, Crotone 24
Lucianone
domenica 8 febbraio 2015
Politica - Birmania / Aung San Suu Kyi fuori gioco
8 febbraio '15 - domenica 8th February / Sunday visione post - 6
San Suu Kyi non sarà candidata alle elezioni presidenziali di novembre.
Per colpa di una legge contra personam. E di un regime che non cambia.
(da 'D laRepubblica' - 07/02/'15 - di Raimondo Bultrini)
Ogni giorno che passa si assottigliano le speranze di vedere Aung San Suu Kyi
- la Nelson Mandela birmana, leader non violenta vittoriosa agli occhi del mondo
su un regime durato più di mezzo secolo - candidata alle prossime elezioni presiden-
ziali di novembre.
A nulla sembra servire il supporto di un Occidente che da 4 anni ha tolto l'embargo
al Paese, proprio grazie alla liberazione della Lady dopo 24 anni agli arresti. Prima
la commissione parlamentare per le riforme ha bloccato la discussione del cambio
all'articolo 59 della Costituzione (che impedisce l'accesso alle massime cariche pub-
bliche a chi sposa uno straniero, come Suu Kyi). Poi il governo ha reso nota una let-
tera jnviata al Parlamento dal presidente Thein Sein in cui il 'volto buono' del regime
toglie ogni speranza di cambiamento. - Scrive Sein che "le eventuaki riforme della
Costituzione e delle leggi sono da effettuare attraverso l' Hluttaw (l'Assemblea nazio-
nale che vede il 25% di posti assegnati ai soldati e un altro 70% al partito di maggio-
ranza filo-militare, ndr) e con l'approvazione di un referendum". E si noti l'uso del
termine "eventuali".
Va aggiunto che quando il comitato parlamentare tornerà a riunirsi, i punti controver-
si - per esempio i diritti di milioni di membri delle minoranze etniche - saranno così
tanti da lasciare poco spazio a quell'articolo 59 che riguarda di fatto solo Aung.
Insomma, prima che sia candidabile, un altro siederà sulla poltrona più ambita. Se è
facile immaginare lo sdegno occidentale, il dubbio qui è su come reagirà la Lega na-
zionale per la democrazia e il popolo, il partito espropriato del diritto di eleggere la
propria paladina. Molti spingono per un boicottaggio delle urne, altri per appoggiare
un candidato moderato del passato regime per non tagliare fuori la Lady da una futu-
ra corsa al vertice. Per tutti, comunque, un triste risveglio da un'illusione: che la giun-
ta militare avesse perso sia il pelo che il vizio.
Lucianone
.
San Suu Kyi non sarà candidata alle elezioni presidenziali di novembre.
Per colpa di una legge contra personam. E di un regime che non cambia.
(da 'D laRepubblica' - 07/02/'15 - di Raimondo Bultrini)
Ogni giorno che passa si assottigliano le speranze di vedere Aung San Suu Kyi
- la Nelson Mandela birmana, leader non violenta vittoriosa agli occhi del mondo
su un regime durato più di mezzo secolo - candidata alle prossime elezioni presiden-
ziali di novembre.
A nulla sembra servire il supporto di un Occidente che da 4 anni ha tolto l'embargo
al Paese, proprio grazie alla liberazione della Lady dopo 24 anni agli arresti. Prima
la commissione parlamentare per le riforme ha bloccato la discussione del cambio
all'articolo 59 della Costituzione (che impedisce l'accesso alle massime cariche pub-
bliche a chi sposa uno straniero, come Suu Kyi). Poi il governo ha reso nota una let-
tera jnviata al Parlamento dal presidente Thein Sein in cui il 'volto buono' del regime
toglie ogni speranza di cambiamento. - Scrive Sein che "le eventuaki riforme della
Costituzione e delle leggi sono da effettuare attraverso l' Hluttaw (l'Assemblea nazio-
nale che vede il 25% di posti assegnati ai soldati e un altro 70% al partito di maggio-
ranza filo-militare, ndr) e con l'approvazione di un referendum". E si noti l'uso del
termine "eventuali".
Va aggiunto che quando il comitato parlamentare tornerà a riunirsi, i punti controver-
si - per esempio i diritti di milioni di membri delle minoranze etniche - saranno così
tanti da lasciare poco spazio a quell'articolo 59 che riguarda di fatto solo Aung.
Insomma, prima che sia candidabile, un altro siederà sulla poltrona più ambita. Se è
facile immaginare lo sdegno occidentale, il dubbio qui è su come reagirà la Lega na-
zionale per la democrazia e il popolo, il partito espropriato del diritto di eleggere la
propria paladina. Molti spingono per un boicottaggio delle urne, altri per appoggiare
un candidato moderato del passato regime per non tagliare fuori la Lady da una futu-
ra corsa al vertice. Per tutti, comunque, un triste risveglio da un'illusione: che la giun-
ta militare avesse perso sia il pelo che il vizio.
Lucianone
.
sabato 7 febbraio 2015
Cultura / libro - L'impareggiabile Dorothy Parker
7 febbraio '15 - sabato 7th February / Saturday visione post - 7
Nel libro "Dal diario di una signora di New York"
della scrittrice americana Dorothy Parker
pagine da leggere come musica.
(da 'Corriere della Sera" - 28/01/2015 - di Antonio Debenedetti)
Avete letto e riletto Colline come elefanti bianchi ripetendovi ogni volta 'ecco
il più bel racconto di Hemingway? Siete tornati a scusarvi con Salinger non sa-
pendo se preferire Un giorno ideale per i pesci banana o Per Esmè: con amore
e squallore?
Rimanendo a quei racconti, che prima parlano alle viscere poi stregano il cervello,
è capitato anche a voi di venir folgorati da quel meraviglioso pasticcio della "sen-
timentalgia" che è Una bellissima bambina di Truman Capote? Se avete risposto
sì a questi tre punti interrogativi allora Dorothy Parker è la scrittrice che fa per
voi. Lei ha raccontato con irripetibile originalità, in pagine narrative superbamen-
te sofisticate, un certo tipo di donne americane degli anni trenta e quaranta. Le eterne
innamorate ipersensibili e perse nella solitudine della metropoli, i cuori infranti, le di-
vine mondane danno vita nelle sue pagine a una galleria di personaggi mai visti prima.
Accanto a loro ecco farsi avanti, in genere di riflesso, i loro signor niente. Fidanzati,
mariti o sfruttatori che siano. Il ritmo e la velocità sono il segreto della prosa di Doro-
thy P., un certo inconsapevole manierismo la protegge dai rischi d'una fuorviante ri-
cerca della profondità. - Lei dice tutto al volo, d'impeto, senza tornarci sopra cinci-
schiando e rielaborando. Il risultato? Quasi sempre ottimo. - Qualche esempio? Il
racconto , che apre la raccolta adesso pubblicata con un titolo più che mai eloquente
Dal diario di una signora di New York (Astoria), può definirsi un monologo fatto per
la pagina e non per il teatro. Ogni battuta, ogni ripetizione, ogni scheggia del dialo-
gare della protagonista con se stessa e con il destino ha il pregio dell'insostituibilità.
E' una donna innamorata che parla, una donna che aspetta tormentosamente la
chiamata telefonica del suo lui. Perchè? Che cosa c'è dietro tanta ansia? Il lettore
se lo chiede e le sue domande si trasformano nel fantasma d'un destino che sarà
tanto più inquietante proprio perchè rimarrà sconosciuto nel suo non esplicitarsi
in banali e grigi , desolati dettagli. La donna prega, conta i secondi, è pronta a af-
ferrare la cornetta. I minuti passano e l'attesa di quello squillo si fa sempre più
tormentosa.
toContinua... to be continued...
Nel libro "Dal diario di una signora di New York"
della scrittrice americana Dorothy Parker
pagine da leggere come musica.
(da 'Corriere della Sera" - 28/01/2015 - di Antonio Debenedetti)
Avete letto e riletto Colline come elefanti bianchi ripetendovi ogni volta 'ecco
il più bel racconto di Hemingway? Siete tornati a scusarvi con Salinger non sa-
pendo se preferire Un giorno ideale per i pesci banana o Per Esmè: con amore
e squallore?
Rimanendo a quei racconti, che prima parlano alle viscere poi stregano il cervello,
è capitato anche a voi di venir folgorati da quel meraviglioso pasticcio della "sen-
timentalgia" che è Una bellissima bambina di Truman Capote? Se avete risposto
sì a questi tre punti interrogativi allora Dorothy Parker è la scrittrice che fa per
voi. Lei ha raccontato con irripetibile originalità, in pagine narrative superbamen-
te sofisticate, un certo tipo di donne americane degli anni trenta e quaranta. Le eterne
innamorate ipersensibili e perse nella solitudine della metropoli, i cuori infranti, le di-
vine mondane danno vita nelle sue pagine a una galleria di personaggi mai visti prima.
Accanto a loro ecco farsi avanti, in genere di riflesso, i loro signor niente. Fidanzati,
mariti o sfruttatori che siano. Il ritmo e la velocità sono il segreto della prosa di Doro-
thy P., un certo inconsapevole manierismo la protegge dai rischi d'una fuorviante ri-
cerca della profondità. - Lei dice tutto al volo, d'impeto, senza tornarci sopra cinci-
schiando e rielaborando. Il risultato? Quasi sempre ottimo. - Qualche esempio? Il
racconto , che apre la raccolta adesso pubblicata con un titolo più che mai eloquente
Dal diario di una signora di New York (Astoria), può definirsi un monologo fatto per
la pagina e non per il teatro. Ogni battuta, ogni ripetizione, ogni scheggia del dialo-
gare della protagonista con se stessa e con il destino ha il pregio dell'insostituibilità.
E' una donna innamorata che parla, una donna che aspetta tormentosamente la
chiamata telefonica del suo lui. Perchè? Che cosa c'è dietro tanta ansia? Il lettore
se lo chiede e le sue domande si trasformano nel fantasma d'un destino che sarà
tanto più inquietante proprio perchè rimarrà sconosciuto nel suo non esplicitarsi
in banali e grigi , desolati dettagli. La donna prega, conta i secondi, è pronta a af-
ferrare la cornetta. I minuti passano e l'attesa di quello squillo si fa sempre più
tormentosa.
toContinua... to be continued...
Ultime notizie - dall'Italia e dal Mondo / Latest news
7 febbraio '15 - sabato 7th > February > Saturday visione post - 17
Italia - Meteo
Addio 'Big Snow': arriva il gelo del Burian e neve al Centrosud;
continua il freddo al nord con gelate notturne
Al Nord e su gran parte del Centro splenderà il sole, ma entro sera l'arrivo di aria gelida direttamente dalle steppe russe, il Burian, riporterà nubi e piogge su Marche meridionali, Abruzzo, Molise, Puglia e resto del Sud. La neve inizierà a scendere a quote via via più basse e dalla notte fino a lunedì raggiungerà le coste e le pianure di Abruzzo, Molise,
Gran gelo al Nord, specie di notte con valori notturni abbondantemente sotto zero. Venti impetuosi e forti da Nord/nordest sull'Adriatico, di burrasca sullo Ionio.
Antonio Sanò, direttore del sito www.iLMeteo.it avvisa che le temperature notturne fino a martedì saranno molto basse e toccheranno anche i -5/-6° in pianura al Nord. Da martedì poi l'alta pressione delle Azzorre conquisterà il nostro Paese riportando il bel tempo ed un clima decisamente più mite per molti giorni.
ITALIA - Vicenza
Ponte di Nanto (Vi) - Il benzinaio vicentino 'eroe' per aver ucciso
rapinatore: "Non usatemi"
Italia - Meteo
Addio 'Big Snow': arriva il gelo del Burian e neve al Centrosud;
continua il freddo al nord con gelate notturne
Al Nord e su gran parte del Centro splenderà il sole, ma entro sera l'arrivo di aria gelida direttamente dalle steppe russe, il Burian, riporterà nubi e piogge su Marche meridionali, Abruzzo, Molise, Puglia e resto del Sud. La neve inizierà a scendere a quote via via più basse e dalla notte fino a lunedì raggiungerà le coste e le pianure di Abruzzo, Molise,
Gran gelo al Nord, specie di notte con valori notturni abbondantemente sotto zero. Venti impetuosi e forti da Nord/nordest sull'Adriatico, di burrasca sullo Ionio.
Antonio Sanò, direttore del sito www.iLMeteo.it avvisa che le temperature notturne fino a martedì saranno molto basse e toccheranno anche i -5/-6° in pianura al Nord. Da martedì poi l'alta pressione delle Azzorre conquisterà il nostro Paese riportando il bel tempo ed un clima decisamente più mite per molti giorni.
ITALIA - Vicenza
Ponte di Nanto (Vi) - Il benzinaio vicentino 'eroe' per aver ucciso
rapinatore: "Non usatemi"
Il questore lo ha messo sotto scorta, i politici lo difendono e c’è già che lo vede al Parlamento. Ma Graziano Stacchio insiste: «Non sono un divo, lasciatemi al mio lavoro».
Lo esaltano, lo cercano, lo chiamano. Prima i compaesani, poi i politici, di destra, di sinistra, di centro. L’ardente sindaco di Albettone, Joe Formaggio, l’ha pure stampato su una t-shirt, «Io sto con Stacchio», facendone un’icona di generosità e ardimento. E lui, il sessantacinquenne benzinaio Graziano Stacchio di Ponte di Nanto (Vicenza) che per difendere la commessa della vicina gioielleria dall’assalto armato di una banda criminale ha ucciso senza volerlo un bandito, cosa ne pensa? «Non vorrei sembrare poco gentile con queste persone che parlano di me e fanno tante cose belle. Li ringrazio molto ma io sono in uno stato di confusione totale e di malessere e vorrei solo tornare a fare il mio lavoro…».
L’improvvisa ribalta mediatica nazionale sta disorientando il benzinaio di Nanto che cerca di tornare alla sua pace misurando le parole, per non offendere nessuno. «È giusto che tutti dicano quel che pensano e se quel che fanno servirà a portare più sicurezza nei paesini come il mio, ben vengano anche le parole e le iniziative. Il fatto è che io non sono un divo, non sono un politico, non voglio essere troppo un esempio e non vorrei essere strumentalizzato. Non è la mia vita questa».
Ma i fatti sono quelli: c’è stata una tentata rapina violentissima, c’era Genny che aveva chiuso la porta della gioielleria ed era terrorizzata, c’erano i rapinatori che tentavano di entrare armati davanti agli occhi spaventati della gente che non poteva fare nulla. E c’era Stacchio che di fronte a quell’assalto indisturbato decise di intervenire prendendo il suo fucile per sparare in aria nel tentativo di allontanare i malviventi. Uno ha risposto al fuoco e Nanto si è trasformata nella Durango del Vecchio West, con il bandito che si avvicina, lo punta e Stacchio che preme il grilletto e gli scarica sulla gamba una pallottola diventata letale, avendo disgraziatamente beccato l’arteria femorale. Un fatto straordinario che ha inevitabilmente proiettato il benzinaio di paese su un’altra dimensione. «Una dimensione di disperazione, di angoscia, di confusione. A volte mi dico che ho fatto la cosa giusta, altre volte mi sento male, poi torno tranquillo e poi mi riprende lo sconforto». Il segretario della Lega Matteo Salvini non ha esitato: «Sto con lui». Il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli ha usato un piedistallo: «É un eroe». Per Antonio De Poli dell’Udc «ha tutta la nostra solidarietà», mentre Alessandra Moretti del Pd parla di «reazione comprensibile». Qualcuno lo vede già sindaco, altri parlamentare. Stacchio anticipa tutti: «Spero abbiano rispetto della mia persona e non mi espongano».
ESTERI - Guerra al terrore
Gli Stati Uniti valutano attacco a Mosul / Giordania: nuovi
attacchi aerei sui Jihadisti
La Giordania ha lanciato raid aerei contro postazioni dell'Isis, nel terzo giorno dall'inizio dell'operazione «Martyr Muath», la rappresaglia contro lo Stato islamico per la barbara esecuzione del pilota giordano. Lo riferisce l'Esercito giordano in un comunicato.
Il nostro obiettivo è «annientare completamente» l'Isis, ha reso noto il ministro dell'Interno giordano Hussein al-Majali al giornale al-Rai. La Giordania fa parte della coalizione internazionale contro l'Isis, ma dopo l'uccisione di un suo pilota da parte dei miliziani, ha annunciato di volere aumentare i raid. Al-Majali ha riferito al giornale che il suo Paese stanerà i miliziani «ovunque essi si trovino».
Gli Usa valutano attacco a Mosul. I responsabili militari Usa «stanno raccogliendo più informazioni possibili di intelligence sulle difese Isis a Mosul per decidere se raccomandare l'invio di truppe sul terreno per coadiuvare l'esercito iracheno nella riconquista» della "capitale del Califfato": lo affermano responsabili dello Us Central Command alla Cnn.
Ultima ora (di domenica 8 febbraio)
EGITTO - Il Cairo
Scontri tra ultrà e polizia allo stadio del Cairo: almeno 20 morti
Venti morti e 34 feriti alo stadio del Cairo, dove stasera si affrontano Zamalek e Enppi.
Gli ultrà si sono scontrati con la polizia: per ora si tratta del bilancio più grave in ambito sportivo dopo la strage di Port Said, 3 anni fa, quando i morti furono oltre 70.La partita sarebbe in corso, con all'interno dello stadio circa 5.000 tifosi. Solo uno dei giocatori dello Zamalek, Omar Gaber, si è rifiutato di giocare, secondo quanto riferiscono i tifosi sui social network. Gli ultrà entrati nello stadio, alla notizia delle vittime negli scontri, si sono girati mostrando la schiena al campo da gioco.
lucianone
L’improvvisa ribalta mediatica nazionale sta disorientando il benzinaio di Nanto che cerca di tornare alla sua pace misurando le parole, per non offendere nessuno. «È giusto che tutti dicano quel che pensano e se quel che fanno servirà a portare più sicurezza nei paesini come il mio, ben vengano anche le parole e le iniziative. Il fatto è che io non sono un divo, non sono un politico, non voglio essere troppo un esempio e non vorrei essere strumentalizzato. Non è la mia vita questa».
Ma i fatti sono quelli: c’è stata una tentata rapina violentissima, c’era Genny che aveva chiuso la porta della gioielleria ed era terrorizzata, c’erano i rapinatori che tentavano di entrare armati davanti agli occhi spaventati della gente che non poteva fare nulla. E c’era Stacchio che di fronte a quell’assalto indisturbato decise di intervenire prendendo il suo fucile per sparare in aria nel tentativo di allontanare i malviventi. Uno ha risposto al fuoco e Nanto si è trasformata nella Durango del Vecchio West, con il bandito che si avvicina, lo punta e Stacchio che preme il grilletto e gli scarica sulla gamba una pallottola diventata letale, avendo disgraziatamente beccato l’arteria femorale. Un fatto straordinario che ha inevitabilmente proiettato il benzinaio di paese su un’altra dimensione. «Una dimensione di disperazione, di angoscia, di confusione. A volte mi dico che ho fatto la cosa giusta, altre volte mi sento male, poi torno tranquillo e poi mi riprende lo sconforto». Il segretario della Lega Matteo Salvini non ha esitato: «Sto con lui». Il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli ha usato un piedistallo: «É un eroe». Per Antonio De Poli dell’Udc «ha tutta la nostra solidarietà», mentre Alessandra Moretti del Pd parla di «reazione comprensibile». Qualcuno lo vede già sindaco, altri parlamentare. Stacchio anticipa tutti: «Spero abbiano rispetto della mia persona e non mi espongano».
ESTERI - Guerra al terrore
Gli Stati Uniti valutano attacco a Mosul / Giordania: nuovi
attacchi aerei sui Jihadisti
La Giordania ha lanciato raid aerei contro postazioni dell'Isis, nel terzo giorno dall'inizio dell'operazione «Martyr Muath», la rappresaglia contro lo Stato islamico per la barbara esecuzione del pilota giordano. Lo riferisce l'Esercito giordano in un comunicato.
Il nostro obiettivo è «annientare completamente» l'Isis, ha reso noto il ministro dell'Interno giordano Hussein al-Majali al giornale al-Rai. La Giordania fa parte della coalizione internazionale contro l'Isis, ma dopo l'uccisione di un suo pilota da parte dei miliziani, ha annunciato di volere aumentare i raid. Al-Majali ha riferito al giornale che il suo Paese stanerà i miliziani «ovunque essi si trovino».
Gli Usa valutano attacco a Mosul. I responsabili militari Usa «stanno raccogliendo più informazioni possibili di intelligence sulle difese Isis a Mosul per decidere se raccomandare l'invio di truppe sul terreno per coadiuvare l'esercito iracheno nella riconquista» della "capitale del Califfato": lo affermano responsabili dello Us Central Command alla Cnn.
Ultima ora (di domenica 8 febbraio)
EGITTO - Il Cairo
Scontri tra ultrà e polizia allo stadio del Cairo: almeno 20 morti
Venti morti e 34 feriti alo stadio del Cairo, dove stasera si affrontano Zamalek e Enppi.
Gli ultrà si sono scontrati con la polizia: per ora si tratta del bilancio più grave in ambito sportivo dopo la strage di Port Said, 3 anni fa, quando i morti furono oltre 70.La partita sarebbe in corso, con all'interno dello stadio circa 5.000 tifosi. Solo uno dei giocatori dello Zamalek, Omar Gaber, si è rifiutato di giocare, secondo quanto riferiscono i tifosi sui social network. Gli ultrà entrati nello stadio, alla notizia delle vittime negli scontri, si sono girati mostrando la schiena al campo da gioco.
Un momento degli scontri tra polizia e tifosi egiziani
lucianone
mercoledì 4 febbraio 2015
Sport - calcio / Serie A - 21^ giornata - 2014/15
4 febbraio '15 - mercoledì 3th February / Wednesday visione post - 13
Risultati delle partite
Genoa 1 Roma 1 Sassuolo 3 Atalanta 2 Cesena 2 Chievo 1
Fiorentina 1 Empoli 1 Inter 1 Cagliari 1 Lazio 1 Napoli 2
Palermo 2 Torino 5 Udinese 0 Milan 3
Verona H. 1 Sampdoria 1 Juventus 0 Parma 1
Classifica
JUVENTUS 50 / Roma 43 / Napoli 39 / Lazio, Sampdoria 34 / Fiorentina 32 /
Palermo 30 / Milan, Genoa 29 / Torino, Sassuolo, Udinese 28 / Inter 26 /
Verona H. 24 / Atalanta 23 / Empoli 20 / Cagliari 19 / Chievo 18 /
Cesena 15 / Parma 9
Lucianone
Risultati delle partite
Genoa 1 Roma 1 Sassuolo 3 Atalanta 2 Cesena 2 Chievo 1
Fiorentina 1 Empoli 1 Inter 1 Cagliari 1 Lazio 1 Napoli 2
Palermo 2 Torino 5 Udinese 0 Milan 3
Verona H. 1 Sampdoria 1 Juventus 0 Parma 1
Classifica
JUVENTUS 50 / Roma 43 / Napoli 39 / Lazio, Sampdoria 34 / Fiorentina 32 /
Palermo 30 / Milan, Genoa 29 / Torino, Sassuolo, Udinese 28 / Inter 26 /
Verona H. 24 / Atalanta 23 / Empoli 20 / Cagliari 19 / Chievo 18 /
Cesena 15 / Parma 9
Lucianone
Riflessioni / ricerche - SUI REGIMI AUTORITARI, partendo da due ottimi film
4 febbraio '15 - mercoledì 4th February / Wednesday visione post - 8
Il finto liberalismo dei regimi autoritari
(da 'la Repubblica' - 8/11/'14 - di Ian Buruma)
L'epoca in cui viviamo viene spesso riflessa con particolare chiarezza dallo specchio
dell'arte. Molto si è scritto sulla Russia e la Cina post-comunista, ma due recenti film:
Il tocco del peccato di Jia Zhangke (Cina, 2013) e Leviathan di Andrey Zvyagintsev
(Russia, 2014), fotografano il panorama sociale e politico di questi Paesi meglio
di qualsiasi scritto che mi sia capitato di leggere.
Il film di Jia è suddiviso in episodi ispirati per lo più a recenti fatti di cronaca.
Leviathan ha come protagonista un brav'uomo che vede la propria esistenza devastata
dal sindaco della città, spalleggiato dalla chiesa ortodossa russa e da una magistratura
corrotta.
Le due opere sono inoltre accomunate dal ruolo che in esse giocano la casa e il mercato
immobiliare. In questa nuova Cina, dove il Partito comunista cinese (Ccp) continua a
governare ma le idee di Karl Marx sono morte e sepolte quanto lo sono in Russia, tutto
è in vendita: persino i simboli del passato maoista. Non è una coincidenza che case e im-
mobili rivestono un ruolo importante in entrambi i film. - Nelle società mafiose la pro-
prietà, l'edificazione e i terreni rappresentano una moneta diffusa nello scambio di pote-
ri. - Il fatto che, a differenza del Ccp, il partito di Putin (Russia Unita) non rivendichi al-
cuna ideologia marxista è irrilevante: i due governi operano infatti secondo modalità
analoghe.
Il partito di Putin è stato eletto in Russia, così come il Partito per la giustizia e lo sviluppo
del presidente Recep Tayyip Erdogan è stato eletto in Turchia, quello del primo ministro
Viktor Orbàn - il Fidesz - in Ungheria e il regime militare del presidente Abdel Fattah el-
Sisi è stato eletto in Egitto. Il Ccp non fu mai eletto, ma anche q uesto particolare è per lo
più irrilevante. Tutti questi governi sono accomunati dalla fusione tra impresa capitalisti-
ca e autoritarismo politico. - Tale modello politico oggi è considerato, forse a ragione, un
serio rivale delle democrazie liberali di stile americano. Tuttavia durante la Guerra fredda
il capitalismo autoritario che di solito accompagnava i regimi militari era anti-comunista
e si schierava decisamente dalla parte dell'America. Il dittatore sudcoreano Park Chung-
hee, padre dell'attuale presidente Park Geun-bye, fu per molti aspetti un pioniere del tipo
di società che oggi vediamo in Cina e in Russia. E altrettanto si potrebbe dire del generale
cileno Augusto Pinochet.
Poichè nei client state dell'America la fine delle dittature ha coinciso più o meno con la fi-
ne della Guerra Fredda, quando sono state sostituite da democrazie liberali, molti si sono
lasciati cullare dalla rassicurante convinzione che democrazia liberale e capitalismo avreb-
bero finito per confluire spontaneamente (inevitabilmente, persino) ovunque. La libertà
politica fa bene agli affari, e viceversa.
Questo grande mito del ventesimo secolo è stato ormai infranto. All'inizio dell'anno Orbàn
ha affermato che la democrazia liberale non rappresenta più un modello attuabile, e ha ci-
tato Cina e Russia come Paesi di maggior successo - non per motivi ideologici, bensì perchè
egli ritiene che nel mondo di oggi siano più competitivi. Esistono naturalmente motivi per
dubitarne. L'economia russa dipende troppo dal petrolio e da altre risorse naturali, e in
una crisi economica la legittimità del sistema monopartitico cinese potrebbe venire rapida-
mente meno. Inoltre, la consuetudine con cui i regimi illiberali piegano la legge ai propri
fini non ispirerà la fiducia degli investitori - per lo meno non nel lungo periodo.
Eppure le società che Leviathan e Il Tocco del peccato descrivono così aspramente conti-
nuano per ora ad apparire un modello valido per molti di coloro che si dicono delusi dal-
la stagnazione economica europea e la disfunzionalità politica americana. Gli uomini d'af-
fare, gli artisti e gli architetti occidentali, così come altri che hanno bisogno di grandi
quantità di denaro per realizzare progetti costosi, amano lavorare per i regimi autoritari
che "realizzano fatti concreti". E i pensatori illiberali, tanto dell'estrema destra che del-
l'estrema sinistra, ammirano i dittatori in grado di tener testa all'America.
I governanti della Cina sono forse meno sicuri rispetto a Putin. O forse Putin è semplice-
mente più astuto. E' improbabile che i suoi seguaci in Russia vadano a vedere, e ancor
meno siano influenzati. da un'opera così indipendente, mentre questo spaccato di libera
espressione russa potrebbe convincere gli stranieri che nella democrazia autoritaria di
Putin sopravvive un pò di liberalismo. Almeno sino a quando anche questa illusione non
sarà infranta.
(Traduzione di Marzia Porta)
Lucianone
Il finto liberalismo dei regimi autoritari
(da 'la Repubblica' - 8/11/'14 - di Ian Buruma)
L'epoca in cui viviamo viene spesso riflessa con particolare chiarezza dallo specchio
dell'arte. Molto si è scritto sulla Russia e la Cina post-comunista, ma due recenti film:
Il tocco del peccato di Jia Zhangke (Cina, 2013) e Leviathan di Andrey Zvyagintsev
(Russia, 2014), fotografano il panorama sociale e politico di questi Paesi meglio
di qualsiasi scritto che mi sia capitato di leggere.
Il film di Jia è suddiviso in episodi ispirati per lo più a recenti fatti di cronaca.
Leviathan ha come protagonista un brav'uomo che vede la propria esistenza devastata
dal sindaco della città, spalleggiato dalla chiesa ortodossa russa e da una magistratura
corrotta.
Le due opere sono inoltre accomunate dal ruolo che in esse giocano la casa e il mercato
immobiliare. In questa nuova Cina, dove il Partito comunista cinese (Ccp) continua a
governare ma le idee di Karl Marx sono morte e sepolte quanto lo sono in Russia, tutto
è in vendita: persino i simboli del passato maoista. Non è una coincidenza che case e im-
mobili rivestono un ruolo importante in entrambi i film. - Nelle società mafiose la pro-
prietà, l'edificazione e i terreni rappresentano una moneta diffusa nello scambio di pote-
ri. - Il fatto che, a differenza del Ccp, il partito di Putin (Russia Unita) non rivendichi al-
cuna ideologia marxista è irrilevante: i due governi operano infatti secondo modalità
analoghe.
Il partito di Putin è stato eletto in Russia, così come il Partito per la giustizia e lo sviluppo
del presidente Recep Tayyip Erdogan è stato eletto in Turchia, quello del primo ministro
Viktor Orbàn - il Fidesz - in Ungheria e il regime militare del presidente Abdel Fattah el-
Sisi è stato eletto in Egitto. Il Ccp non fu mai eletto, ma anche q uesto particolare è per lo
più irrilevante. Tutti questi governi sono accomunati dalla fusione tra impresa capitalisti-
ca e autoritarismo politico. - Tale modello politico oggi è considerato, forse a ragione, un
serio rivale delle democrazie liberali di stile americano. Tuttavia durante la Guerra fredda
il capitalismo autoritario che di solito accompagnava i regimi militari era anti-comunista
e si schierava decisamente dalla parte dell'America. Il dittatore sudcoreano Park Chung-
hee, padre dell'attuale presidente Park Geun-bye, fu per molti aspetti un pioniere del tipo
di società che oggi vediamo in Cina e in Russia. E altrettanto si potrebbe dire del generale
cileno Augusto Pinochet.
Poichè nei client state dell'America la fine delle dittature ha coinciso più o meno con la fi-
ne della Guerra Fredda, quando sono state sostituite da democrazie liberali, molti si sono
lasciati cullare dalla rassicurante convinzione che democrazia liberale e capitalismo avreb-
bero finito per confluire spontaneamente (inevitabilmente, persino) ovunque. La libertà
politica fa bene agli affari, e viceversa.
Questo grande mito del ventesimo secolo è stato ormai infranto. All'inizio dell'anno Orbàn
ha affermato che la democrazia liberale non rappresenta più un modello attuabile, e ha ci-
tato Cina e Russia come Paesi di maggior successo - non per motivi ideologici, bensì perchè
egli ritiene che nel mondo di oggi siano più competitivi. Esistono naturalmente motivi per
dubitarne. L'economia russa dipende troppo dal petrolio e da altre risorse naturali, e in
una crisi economica la legittimità del sistema monopartitico cinese potrebbe venire rapida-
mente meno. Inoltre, la consuetudine con cui i regimi illiberali piegano la legge ai propri
fini non ispirerà la fiducia degli investitori - per lo meno non nel lungo periodo.
Eppure le società che Leviathan e Il Tocco del peccato descrivono così aspramente conti-
nuano per ora ad apparire un modello valido per molti di coloro che si dicono delusi dal-
la stagnazione economica europea e la disfunzionalità politica americana. Gli uomini d'af-
fare, gli artisti e gli architetti occidentali, così come altri che hanno bisogno di grandi
quantità di denaro per realizzare progetti costosi, amano lavorare per i regimi autoritari
che "realizzano fatti concreti". E i pensatori illiberali, tanto dell'estrema destra che del-
l'estrema sinistra, ammirano i dittatori in grado di tener testa all'America.
I governanti della Cina sono forse meno sicuri rispetto a Putin. O forse Putin è semplice-
mente più astuto. E' improbabile che i suoi seguaci in Russia vadano a vedere, e ancor
meno siano influenzati. da un'opera così indipendente, mentre questo spaccato di libera
espressione russa potrebbe convincere gli stranieri che nella democrazia autoritaria di
Putin sopravvive un pò di liberalismo. Almeno sino a quando anche questa illusione non
sarà infranta.
(Traduzione di Marzia Porta)
Lucianone
domenica 1 febbraio 2015
ARTE - Sull'arte messicana del '900
1 febbraio '15 - domenica 1st February / Sunday visione post - 33
IN PRINCIPIO C' ERA LA TRINITA': Rivera, Siqueiros, Orozco
(da 'Lo Specchio' della Stampa - 15 marzo 1997 / Maria Giulia Minetti)
Anche se c'è un prima e, naturalmente, un dopo, il discorso sull'arte messicana del Novecento
deve per forza incominciare dal centro, dalla trinità dei muralistas: Diego Rivera, David Siqueiros
e Josè Orozco. I tre stanno all'arte del Messico come la Rivoluzione sta alla sua storia: la rinnovano,
la individuano, la nobilitano, la fecondano. "Il movimento muralista fu prima di tutto una scoperta
del passato e del presente del Messico (...) attuata per mezzo dell'arte moderna occidentale. Senza
la lezione di Parigi, il pittore Diego Rivera non sarebbe stato capace di "guardare" l'arte indigena.
Ma non era un mondo ridotto a museo, una collezione d'oggetti morti, quello sotto gli occhi di Ri-
vera, bensì una presenza viva. E ciò che infondeva vita a questa presenza era la rivoluzione"...
Se andate a vedere i murales di Rivera nel Palazzo nazionale di Città del Messico capirete con facilità che cosa ha voluto dire Octavio Paz nel brano appena citato. Dalla rappresentazione della
vita nel Messico precolombiano agli orrori della conquista e della cristianizzazionew forzata, dal-
lo sfruttamento degli indios e dei contadini fino all'insurrezione del popolo guidato dai capi della
Rivoluzione, il Paese che Rivera dipinge ha una continuità, una coerenza interna che solo la pro-
spettiva rivoluzionaria può creare. Eppure un racconto così esplicito, narrato con immagini com-
prensibili a ogni campesino analfabeta, non è affatto naif: nel linguaggio dei murales Rivera ha
portato tutta la sua esperienza europea, la sua frequentazione delle avanguardie parigine, l'inna-
moramento per Picasso e il cubismo e li ha fusi con le suggestioni dell'arte locale. La pittura mu-
ralista, così (quella di Rivera, ma anche di Siqueiros e di Orozco) riassume il passato e illumina
il futuro, fondando, di fatto, l'originalità dell'arte messicana. Un'arte che poi ha camminato sulle
sue gambe, anche rinnegando l'eloquenza enfatica, la retorica interminabile dei padri, ma che tut-
tavia, da Rufino Tamayo in avanti, si articola dentro una "tradizione" riconoscibile anche nei pit-
tori astratti.
Diego Rivera - Autoritratto
D. Rivera - Los viejos
D. Rivera - La noche de los pobres
Lucianone
IN PRINCIPIO C' ERA LA TRINITA': Rivera, Siqueiros, Orozco
(da 'Lo Specchio' della Stampa - 15 marzo 1997 / Maria Giulia Minetti)
Anche se c'è un prima e, naturalmente, un dopo, il discorso sull'arte messicana del Novecento
deve per forza incominciare dal centro, dalla trinità dei muralistas: Diego Rivera, David Siqueiros
e Josè Orozco. I tre stanno all'arte del Messico come la Rivoluzione sta alla sua storia: la rinnovano,
la individuano, la nobilitano, la fecondano. "Il movimento muralista fu prima di tutto una scoperta
del passato e del presente del Messico (...) attuata per mezzo dell'arte moderna occidentale. Senza
la lezione di Parigi, il pittore Diego Rivera non sarebbe stato capace di "guardare" l'arte indigena.
Ma non era un mondo ridotto a museo, una collezione d'oggetti morti, quello sotto gli occhi di Ri-
vera, bensì una presenza viva. E ciò che infondeva vita a questa presenza era la rivoluzione"...
Se andate a vedere i murales di Rivera nel Palazzo nazionale di Città del Messico capirete con facilità che cosa ha voluto dire Octavio Paz nel brano appena citato. Dalla rappresentazione della
vita nel Messico precolombiano agli orrori della conquista e della cristianizzazionew forzata, dal-
lo sfruttamento degli indios e dei contadini fino all'insurrezione del popolo guidato dai capi della
Rivoluzione, il Paese che Rivera dipinge ha una continuità, una coerenza interna che solo la pro-
spettiva rivoluzionaria può creare. Eppure un racconto così esplicito, narrato con immagini com-
prensibili a ogni campesino analfabeta, non è affatto naif: nel linguaggio dei murales Rivera ha
portato tutta la sua esperienza europea, la sua frequentazione delle avanguardie parigine, l'inna-
moramento per Picasso e il cubismo e li ha fusi con le suggestioni dell'arte locale. La pittura mu-
ralista, così (quella di Rivera, ma anche di Siqueiros e di Orozco) riassume il passato e illumina
il futuro, fondando, di fatto, l'originalità dell'arte messicana. Un'arte che poi ha camminato sulle
sue gambe, anche rinnegando l'eloquenza enfatica, la retorica interminabile dei padri, ma che tut-
tavia, da Rufino Tamayo in avanti, si articola dentro una "tradizione" riconoscibile anche nei pit-
tori astratti.
Diego Rivera - Autoritratto
D. Rivera - Los viejos
D. Rivera - La noche de los pobres
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