lunedì 20 luglio 2015

Cultura / Josè Saramago: appunti sul metodo di scrittura

20 luglio '15 - lunedì               20th July / Monday                             visione post . 15

Gli appunti inediti dello scrittore spagnolo sul

suo metodo di scrittura, a cinque anni dalla morte

(da 'la Repubblica' - 19 giugno 2015 / R2Cultura - Josè Saramago)

MI SVEGLIAI
CON L' IDEA DI UN ROMANZO
J. Saramago

4 FEBBRAIO 2003
La notte fra il 30 e il 31 gennaio mi svegliai alle tre del mattino con l'idea improvvisa che,
finalmente, avevo il tema di un nuovo romanzo, che stavo  già cercando  in maniera  più
meno consapevole. Si tratta di quella "rivoluzione bianca" di cui ho parlato  a Madrid
e a Barcellona durante  la presentazione de "L'uomo duplicato", del voto bianco  come
sola forma efficace di protesta contro il lodato sistema "democratico" che ci governa. 
Come se non bastasse, ebbi anche l'improvvisa. l'immediata certezza che quel libro, se 
mai fosse nato, avrebbe dovuto portare  il titolo di "Saggio sulla lucidità", come se il 
fatto  di votare in bianco. nell'attuale situazione del mondo fosse un atto esattamente 
contrario a quelli, alla maggior parte di quelli, che si commettevano in Cecità.  In
quei giorni, la convinzione di aver indovinato in pieno era sempre più forte (...).
17  marzo
(...) Sono giunto alla conclusione che il titolo del romanzo  determina il fatto  che i 
personaggi siano gli stessi che abitavano l'altro Saggio, quello sulla Cecità (il titolo
originale è Ensaio sobre a cegueira, ndt).  Ho pensato che la moglie del primo cieco
divorzia dal marito e che la madre del bambino strabico si faccia viva e si prenda cu-
ra di lui. Gli altri, la moglie del medico e il marito, la ragazza con gli occhiali da so- 
le e il vecchio con la benda nera rimangono. Anche il cane delle lacrime, che chiu-
derà il libro con la moglie del medico morta accanto a lui, assassinata da quelli che
hanno deciso che tutto doveva tornare ad essere come ai bei vecchi tempi (...).
29 marzo
Il primo capitolo comincerà con la descrizione (sommaria, ovviamente) della tempetsa e del vento
che si abbattono sul paese. La televisione e la radio fanno appello alla coscienza civica degli eletto-
ri perchè non restino a casa nonostante il maltempo. - Usare il fiume di parole senza sostanza tipico
delle occasioni patriottiche. Entrare nella casa dei personaggi principali: la moglie del medico e il ma-
rito (anche il cane, che vive con loro), la moglie divorziata dal primo ladro, la ragazza con gli occhia-
li da sole e il vecchio con la benda nera e la famiglia (tutta?, mi ricordo che era sposato e credo che
aveva delle figlie).
Continua... t0 be continued...

Società - Politica / Tra le nuove sfide del futuro: governare il disordine

20 luglio '15 - lunedì              20th July / Monday                      visione post - 20

(da la Repubblica - 23 /05 /2015  - LettereCommenti&Idee / Thomas L. Friedman)
Governare il disordine, la sfida dei nuovi leader
Per essere una campagna elettorale iniziata con largo anticipo, è sorprendente che la
maggior parte dei candidati  abbia  così poca voglia di affrontare i temi più caldi del mo-
mento, tanto meno quelli che si prospettano in futuro. Hillary Clinton non prende posizio-
ne in modo chiaro su due importanti questioni  che lei stessa  ha contribuito a negoziare
da Segretario di stato: l'accordo di libero scambio transPacifico e l'accordo nucleare con
l'Iran. La campagna di Jeb Bush sembra impantanata sul fatto di decidere se egli è o non 
è il custode di suo fratello.  Marco Rubio era favorevole  a una riforma  ad ampio raggio
dell'immigrazione, poi ha cambiato idea e ora è contrario.  E  se i senatori   Rand Paul  e 
Bernie Sanders sono motivati da chiare ideologie, per il momento gli altri candidati mani-
festano un'ambizione a voler diventare presidente molto più persuasiva delle motivazioni
per le quali dovrebbero diventarlo.
Le cose non potranno andare avanti così. Per rendersene conto è sufficiente ascoltare i ti-
toli dei notiziari: ci troviamo nel bel mezzo di alcune enormi flessioni perturbatrici nell'am-
bito della tecnologia, del mercato del lavoro e della geopolitica che solleveranno questioni scottanti sul futuro del contratto del lavoro e del contratto sociale tra i governi  e i loro im-
piegati e tra i datori di lavoro e i lavoratori. Questi problemi esploderanno tutti durante la prossima presidenza.  -  Quali ne sono i segni premonitori? Beh, per adesso il mio candida-
to preferito  al titolo di autore  del miglior incipit  di un articolo di informazione  quest'anno 
è Tom Goodwin, dirigente di Havas Media, il cui intervento del 3 marzo su Techcrunch.com
iniziava così: "Uber, la più grande compagnia di taxi al mondo, non possiede vetture, Face-
book, proprietario del social network più popolare del mondo, non crea contenuti. Alibaba,
il rivenditore più efficace al mondo, non ha beni inventariati. E Airbnb, il più grosso fornito-
tre al mondo di soluzioni ricettive, non possiede alcun bene immobiliare reale. Stiamo assi-
stendo a qualcosa di molto interessante".
Questo è poco ma sicuro. Ci troviamo all'inizio di una trasformazione molto significativa 
di ciò che vale la pena possedere. Le aziende di cui parlavamo hanno in comune una cosa: 
tutte hanno creato piattaforme fiduciarie nelle quali l'offerta incontra la domanda per og-
getti e servizi che nessuno  aveva pensato in precedenza  di mettere a disposizione - una 
camera da letto in più nella propria casa, un posto a bordo della propria auto, un contatto 
commerciale tra un piccolo negoziante del Nord Dakota e un piccolo artigiano in Cina; op-
pure sono tutte piattaforme comportamentali  che hanno generato  come sottoprodotto in-
formazioni di altissimo valore  per i rivenditori al dettaglio  o  i pubblicitari, o ancora sono 
tutte piattaforme  comportamentali nelle quali la gente comune può farsi un nome - per co-
me guida, per come ospita qualcuno o per qualsiasi altra competenza si possa immaginare
- per poi offrirsi al mercato su scala globale.
Tutto ciò nasce dalla crescita esponenziale dell'informatica - dalla potenza alla possibilità
di archiviare e fare rete, a quella di generare  e  far interagire sensori e software - che ci
consente sia di raccogliere enormi quantità di dati sia di applicare a questi ultimi program-
mi software in grado di evidenziarne gli schemi a una velocità e con una portata finore sco-
nosciute. Tutto ciò sta rendendo meno complicate molte cose, come chiamare un taxi, pre-
notare una stanza a casa di qualcuno a Timbuctu, comprare verdura fresca, imparare  da
chiunque e ovunque a disegnare un pezzo di aeroplano da produrre con una stampante 3D
in una sola settimana invece che in sei mesi. Ogni complessità sta per emanciparsi.
Un recente studio dell'Oxford Martin School è giunto alla conclusione che negli Stati Uni-
ti entro i prossimi vent'anni il 47 per cento dei posti di lavoro corre un rischio molto alto
di essere sostituito da macchine e software intelligenti. La cosa più singolare, fa notare
James Manyika, direttore del Mckinsey Global Institute  e  coautore di  No Ordinary Di-
sruption, è che contrariamente a quanto  si potrebbe supporre  da questo punto di vista
corrono maggiori rischi i lavoratori della conoscenza che occupano i vertici e le posizio-
ni intermedie, rispetto a chi svolge il lavoro fisico vero e proprio. Per generare oltre tre-
mila comunicati finanziari al trimestre, per esempio, l'Associated Press  adesso  utilizza
computer, non più giornalisti. Questo processo da un lato può affrancare i lavoratori  e
far sì che si occupino di mansioni più creative, per svolgere le quali dall'altro lato devo-
no essere formati.  -  In geopolitica sussistono grandi contarpposizioni di potere, ma lo
spartiacque più rilevante  nel mondo di oggi  non è più quello  tra Oriente e Occidente, 
capitalisti e comunisti: sempre più spesso sarà quello tra Mondo dell'ordine e Mondo 
del Disordine, a mano a mano che le pressioni di natura ambientale, settaria ed econo-
mica faranno piazza pulita di stati deboli e falliti. Tutti i giorni, ormai, leggiamo sui quo-
tidiani di chi fugge dal Mondo del Disordine verso il Mondo dell'Ordine.   -  I rohingya,
un gruppo composto per lo più da musulmani, stanno cercando  di raggiungere Talilan-
dia e Malesia dal Myanmar e dal Bangladesh; africani e arabi fanno di tutto per guada-
re il Mediterraneo e raggiungere l'Europa; dall'America centrale alcuni genitori hanno
mandato negli Stati Uniti migliaia di loro figli. La settimana scorsa il Washington Post
ha reso noto che il governo di Israele ha iniziato a spedire una lettera ai 45mila profu-
ghi eritrei e sudanesi - arrivati in Israele a piedi, con mezzi di fortuna o via mare, alla
ricerca di ordine e lavoro - per comunicare loro che hanno un mese di tempo a disposi-
zione per accettare 3.500 dollari in contanti e un biglietto di sola andata per rimpatria-
re o trasferirsi in un non ben identificato paese terzo in Africa, perchè in caso contra-
rio potranno finire in carcere. L'anno scorso l'agenzia delle Nazioni Unite per i profughi
e i rifugiati ha comunicato che in tutto il globo si contano più sfollati - 50 milioni circa - 
di quanti ce ne siano mai stati dalla Seconda guerra mondiale in poi.
Il guaio è che non sappiamo proprio che cosa fare. Un tempo, per controllare molti di
questi paesi nei quali regna il disordine facevamo affidamento su imperi, colonizzatori
e dittatori, ma ormai viviamo in un'era post-imperialista, post colonialista e in qualche
caso perfino post-dittatoriale. Nessuno vuole occuparsi delle zone nelle quali il disordi-
ne permea ogni cosa, perchè tutto ciò che se ne ha in cambio è un conto da pagare. Per
di più, la maggior parte di questi paesi è del tutto incapace  di autogovernarsi in modo
democratico. Chi assumerà dunque il controllo di queste aree? E se la risposta fosse 
"nessuno"? Questa sarà iuna delle più serie sfide di leadership del prossimo decennio.
In conclusione, volendo parafrasare Trotskij ancora una volta, possiamo dire che i no-
stri candidati preferiti alla presidenza forse non sono ancora interessati a parlare seria-
mente di futuro, ma il futuro sarà interessato a interloquire con loro. 
(Traduzione di Anna Bissanti - 2015 The New York Times)

Lucianone..

Istruzione - Scuola superiore / Maturità: l'anno dei superbravi

20 luglio '15 - lunedì                  20th July / Monday                        visione post - 9

Nella maturità, da poco terminata, crescono gli studenti al top,
calano i bocciati. A Milano raddoppiate le pagelle con lode.
NELLA CORSA AL 100  RIVINCITA DEL NORD

(da la Repubblica - 17 luglio 2015 - di Salvo Intravaia)
Maturità in discesa per gli studenti italiani. Più studenti al top e meno sessanta.
Secondo i primi dati provenienti dalle grandi città, nei tabelloni della maturità si
contano più studenti modello, meno diplomati col punteggio minimo - 60 sessan-
tesimi - e meno bocciati. Un verdetto che quest'anno si profila tutto a favore dei
ragazzi. Soprattutto al Nord.  A Milano e provincia, i dati pubblicati dall'Ufficio
scolastico regionale  raccontano  di un boom di 100 e lode, quasi raddoppiati ri-
spetto all'anno scorso, di più diplomati con 100 centesimi e voti in generale più 
alti.  Più cervelloni anche a BOLOGNA, dove si contano anche meno bocciati, 
e pochi voti bassi anche  nella Capitale, dove però le lodi scarseggiano.
Risultati in linea  con gli anni precedenti  in Campania; a Palermo invece  sono 
quasi spariti i bocciati mentre rispetto a 12 mesi fa si contano più diplomati con
100 centesimi o con 100 e lode.
In passato, gli esit della maturità hanno innescato una polemica a distanza tra
le scuole meridionali, dove i voti sono sempre stati più alti, e quelle settentrio-
nali, di manica meno larga. Ma quest'anno gli studenti settentrionali sono riu-
sciti a prendersi una rivincita. Ragazzi più bravi o prof più generosi? Secondo
diversi presidenti di commissione "gli insegnanti, durante l'anno, hanno final-
mente iniziato a usare tutta la scala dei voti da uno a dieci, come dovrebbe es-
sere". E dal ministero dell'Istruzione arriva una sostanziale conferma dei primi 
dati che emergono dalle aree metropolitane. "secondo le prime rilevazioni, non
ancora completate - spiegano da viale Trastevere - contiamo un leggero aumen-
to degli studenti diplomati con 100 e lode e con 100 centesimi. E si profila anche 
un calo di ragazzi che hanno conseguito il diploma con 60 centesimi. "Non è fa-
cile parlare  senza i dati definitivi  in mano - commenta Francesco Ferrante, di 
Alamalaurea - ma l'exploit di 100 e 100 e lode al Nord potrebbe essere una omo-
geneizzazione dei criteri di valutazione in tutto il Paese.   Faccio invece  fatica a 
pensare che presidenti di commissione e professori abbiano voluto compensare 
il trend degli anni passati delle regioni meridionali. Penso piuttosto che il siste-
ma scuola sia più efficiente e tenda ad anticipare  la selezione  agli anni prece-
denti l'ultimo".  -  "Bocciare meno alla maturità - aggiunge Giorgio Rembado,
presidente dell'Anp, l'Associazione nazionale presidi - dovrebbe essere la rego-
la. Mentre sui cento  e  le lodi  mi preoccupa maggiormente  la corrispondenza
fra il voto e la preparazione finale dello studente.   Il voto di diploma dovrebbe
essere utilizzato per l'accesso alle facoltà a numero programmato e dalle azien-
de per la selezione del personale. Ma sappiamo che non è così. Fino a quando
il voto non sarà un elemento predittivo della preparazione - conclude Rembado - 
non avverrà mai.  Ma per questo  occorrerebbe  rivedere  completamente l'im-
pianto della maturità, che al momento serve soltanto a garantire la norma co-
stituzionale".

USARE TUTTA LA SCALA DEI VOTI PREMIA LE ECCELLENZE
A seviziarli bene, o anche solo a sceglierli bene, i numeri si presentano a fastosi
esercizi pedagogici. I dati che arrivano sull' Esame di Stato appena concluso sem-
brano consegnarci voti finali più alti rispetto al passato, rimangono eccezioni  le
bocciature, aumentano i cento, qua e là raddoppiano i cento e lode, anche nelle 
scuole del Nord che sono da sempre più misurate nei risultati. Una bella volata
per chi vorrebbe abolire l'esame. In realtà questa è stata la prima maturità della
riforma Gelmini, che ha riscritto i percorsi di studio delle superiori.

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domenica 19 luglio 2015

Ultime notizie - dall'Italia e dal Mondo / The latest news

19 luglio '15 - domenica                19th July / Sunday                     visione post - 8

MOSCA  -  Sport / Mondiali di scherma
Il doppio trionfo azzurro / Oro per le donne e gli uomini nel fioretto a squadre
Gli azzurri battono i russi 45-38. Poco prima la vittoria del "dream team" femminile
sempre contro le padrone di casa: 45-36. L'Italia porta a casa 5 medaglie in tutto e
sono secondi nel medagliere.

GRECIA  -  La crisi
Banche aperte, Borsa chiusa /  Così Atene prova a ripartire / Rischio
nuova fuga di capitali
Istituti operativi dopo 3 settimane tra divieti e l'incubo fuga di capitali. E aumenta l'Iva.
LO SPETTRO DELLA FUGA DI CAPITALI
La questione sta diventando il paradigma di una nazione orgogliosa, costretta o quasi a
rinunciare alle vacanze estive per via della crisi finanziaria interna. Chi ha potuto e saputo
quel sche stava accadendo, ha portato i soldi all'estero.
 Alexis Tsipras ieri deve aver gongolato dopo aver letto le rivelazioni sugli strani movimenti del conto corrente della madre di Nadia Valavani, una delle tante pure della sinistra di Syriza e fino a qualche giorno fa numero due al ministero del Tesoro prima della purga ai membri del governo che hanno votato contro l’accordo con l’Europa. Poco prima della chiusura delle banche, l’anziana signora ha ritirato e trasferito altrove duecentomila euro, secondo alcuni sollecitato dalla figlia.  

SICILIA  -  Il caso Crocetta
Il Pd vuole le elezioni / Crocetta: "Io non mi dimetto e sfiduciarmi sarebbe golpe" /
Il governatore all'attacco: "Sono un combattente"
Il Pd sta lavorando per lo scioglimento anticipato della legislatura in Sicilia ma cercherà una via d’uscita condivisa con il governatore Rosario Crocetta, che non molla e sfida il partito. I dirigenti dem ne hanno discusso ieri sera e stanno continuando a farlo in queste ore. 


Lucianone


APPUNTAMENTI - Arte / spettacolo / musica

19 luglio '15 -domenica               19th July / Sunday                          visione post - 11

POMPEI E L'EUROPA  /   1748 - 1943
A Napoli e a Pompei in mostra "Pompei e l'Europa 1748 - 1943"
(a cura di Massimo Osanna, Luigi Gallo, Maria Teresa Caraccio
e progetto di Francesco Venezia)
A Napoli, Museo Archeologico Nazionale;
A Pompei, Anfiteatro
Dal 27 maggio 2015 al 2 novembre '15
ROMAN POLANSKI: MY INSPIRATIONS
Proiezioni: ven - sab dalle 18.30
Fondazione Prada,org / Largo Isarco 2 - Milano
Ingresso gratuito su prenotazione: 02 5666 2613
Dal  22.05.2015 al 25.07.'15
BAROCCO IN FESTA
Museo di Roma - Fino al 26 luglio '15 / Tel 06 06 08
L'arte e la cultura nella Roma del XVII secolo, Aspetto peculiare del Barocco
erano le feste con i sontuosi apparati progettati da scenografi e architetti, pit-
tori e musicisti e poeti. Intorno a questi eventi fiorì una ricca produzione di stampe.
UNA CITTA' PER l' IMPERATORE
Musée Carnavalet di Parigi - Fino al 30 agosto '15 / Tel  +33 1 44 59 58 58
Parigi ebbe con Napoleone un rapporto complesso. Lo dimostra la mostra dedicata 
alla città che accompagnò l'ascesa e il crollo dell'Empereur. I progetti di ristruttu-
razione anticiparono le grandi trasformazioni del nipote Napoleone III.

Rauschenberg e la materia
Galleria Agnellini, Brescia - Fino al 31 ottobre '15 / Tel 030 29 44 181
In mostra una ventina di opere polimateriche  create tra il 1973 e il 1988 dalla'artista
statunitense Robert Rauschenberg  (1925 - 2008), che per le tecniche  e i temi affron-
tati ebbe un ruolo predominante nella storia dell'arte della seconda metà del XX seco-
lo. Famose le sue combinazioni di materiali e oggetti incollati o serigrafati.

MUSIC IN A BOTTLE
Porretta Soul Festival / Sweet soul music
Tribute to Otis Redding
23 / 26 luglio 2015  -  Porretta Terme / Rufus Thomas Park
porrettasoulfestival.it

Lucianone


sabato 18 luglio 2015

Riflessioni - Il ruolo abnorme dell'economia / I dibattiti tipici della civiltà di massa

18 luglio '15 - sabato               18th July / Saturday                        visione post - 11

Comunque vada a finire la crisi greca, l'impressione che l'economia abbia assunto, nella
nostra vita pubblica, un ruolo abnorme ne esce molto rafforzata. Nessuno è così ingenuo
da pensare che l'economia non abbia, nella società, una funzione strutturale. Basta la vi-
ta di ognuno di noi a capire che il denaro di cui si dispone o non si dispone, il lavoro che 
si ha o non si ha, contano moltissimo anche nel determinare il resto.   Ma un consistente
"resto", nella vita personale, esiste anche al di fuori della nostra condizione economica.
Il "resto" pesa, influenza l'umore, indirizza le scelte, il rapporto con gli altri.   Non cono-
sco nessuno, davvero nessuno che  nella vita personale  valuti i comportamenti propri e 
altrui esclusivamente in termini economici.
Nelle cose politiche, invece, è come se il "resto" fosse scomparso.   Come se niente po-
tesse essere misurato se non in termini economici.  La politica, che nei suoi tempi d'oro
dava l'impressione di governare l'economia, dall'economia è totalmente governata. Per
quanto arruffato, per quanto eterodosso, il tentativo di Tsipras ha colpito l'opinione pub-
bica europea, al di là degli orientamenti politici, perchè contiene, in sè, una vera e pro-
pria eresia: i conti non sono tutto.   Che sia un paese povero, a dirlo, ovviamente è so-
spettabile. E' il debitore, non il creditore, a trarre convenienza dal ridimensionamento
di un debito. Anche per questo ci aspettiamo che prima o poi sia un paese ricco a dire
che non tutto si misura in quattrini: sarebbe insospettabile.
(da la Repubblica - 1 luglio '15  -  L'AMACA  / Michele Serra)
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La TONNARA di Scopello, in Sicilia, capolavoro quasi millenario del rapporto uomo-
mare, è al centro di una vivace polemica.   I proprietari, un gruppo di privati in buona
parte eredi di famiglie possidenti, impongono un ticket per l'accesso. Il Comune - an-
che nel nome delle leggi sui litorali - chiede di levarlo. Gli ambientalisti dicono che il
ticket va mantenuto, a tutela di un luogo anche recentemente devastato  dal passag-
gio di spensierati branchi di umani, con grevi tracce di rifiuti, falò notturni, escremen-
ti. E' la replica, ennesima, di un dibattito tipico della civiltà di massa. Tutelare la bel-
lezza limitandone il consumo (in tutti i sensi) o consegnarla, in quanto bene pubblico
all'uso e spesso all'abuso delle moltitudini? 
Nel caso delle opere d'arte la risposta è già data: la loro visione è regolamentata per
forza di cose; il numero chiuso (gli Scrovegni a Padova, il Cenacolo a Milano) è detta-
to da insormontabili esigenze di conservazione. Ma i beni naturali o semi-naturali co-
me quel breve tratto di costa sicula?  O infinitamente  più vasti  come le Dolomiti, il  
Bianco, i parchi naturali? E le città d'arte, Venezia, Firenze? Non l'eventuale interes-
se privato - comunque spesso utile a conservare la bellezza - ma la coscienza pubblica,
gestita da amministratori e governanti, saraà costretta prima o poi a disciplinare l'uso
di quei beni magnifici e fragili. Ma fino a che affidare a mani pubbliche luoghi come la
Tonnara di Scopello non garantirà severità e controlli, è inevitabile contare sulla pre-
mura dei suoi tutori privati.
(da la Repubblica - 15 maggio '15  -  L'AMACA / Michele Serra)

venerdì 10 luglio 2015

Economia / GRECIA e Fmi - Intervista a Jacques Attali

10 luglio '15 - venerdì              10th July / Friday                               visione post - 9

Intervista  fatta a J. Attali prima del referendum greco

Secondo l'economista Jacques Attali è stato un errore
gigantesco coinvolgere il Fondo Monetario Internazionale
nella crisi greca, in quanto  l' Fmi ha interessi lontani da 
quelli europei. L'economista francese e consigliere di Mit-
terand precisa: "La presenza del Fondo al tavolo ha com-
pletamente falsato la trattativa e la governance Ue è stata
fallimentare".

(da 'la Repubblica'  -  1 luglio 2015 - Lo scenario / Anais Ginori - Parigi)

"Al di là dell'esito  dei negoziati e del referendum, ci sono giàù alcune lezioni che
dobbiamo imparare dalla crisi greca". Jacques Attali ha partecipato alla costruzione
europea quando era consigliere di Francois Mitterand ed è ovvia,mente un attento os-
servatore dello psicodramma in corso tra Atene e Bruxelles. "Nella vita pubblica come
in quella privata, non bisogna mai ridursi  all'ultimo momento per prendere una deci-
sione - commenta l'intellettuale francese - ormai non c'è mai una buona soluzione: si
tratta di scegliere il meno peggio".   L'Europa è ormai su un cammino incerto, che rischia
di provocare danni irreparabili, dice ancora Attali che si batte da tempo per un'unione più 
"federalista" e un'eurozona con una maggiore integrazione economica e finanziaria.
COSA  HA SBAGLIATO L'EUROPA?
"Il primo errore è stato nel 2010 quando ha accettato di far entrare il Fondo monetario in-
ternazionale nel piano di salvataggio della Grecia. L'interesse di un'organizzazione che ha
180 paesi non coincide certo con quello delle nazioni europee. Aver accettato  di sedersi al 
tavolo con l'Fmi, creando la troika, è stato un gigamtesco sbaglio per l'Ue. Si potevano be-
nissimo separare le esigenze dei vari creditori".
IL RUOLO DEL Fmi E' STATO NEFASTO?
"E' evidente. Pewrchè paesi asiatici o sudamericani dovrebbero voler salvare un piccolo
paese come la Grecia? Neppure gli Stati Uniti, che pesano sul Fmi, si sono più di tanto
occupati di questa vicenda. E' tra l'altro un errore perchè il Grexit potrebbe avere effetti 
devastanti non solo per l'eurozona".
Ha letto l'articolo di Dominique strauss Kahn, ex direttore del Fmi, a proposito della Gre-
cia? 
"Sì, e penso che sia positivo  a un certo punto  riconoscere i propri errori .  Strauss Kahn
era alla guida del Fmi nel 2010. Adesso sembra aver capito che la troika non avrebbe mai 
esistere. La Grecia è una faccenda europea che deve essere lasciata all'Europa".
I SACRIFICI IMPOSTI ALLA GRECIA SONO STATI TROPPI?
"La presenza del Fmi ha completamente falsato la trattativa. In base ai modelli virtuali,
degli economisti non europei hanno imposto una cura d'austerità su una nazione che non
ha uno Stato, non ha un'economia sviluppata e ha un debito che non  potrà mai rimborsa-
re".

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mercoledì 8 luglio 2015

Politica / Questione Grecia - La pistola puntata della Merkel

9 luglio '15 - mercoledì            9th July / Wednesday                              visione post - 17

(da 'la Repubblica' - lunedì 6 luglio '15 - IL RETROSCENA - Alberto D'Argenio / Bruxelles)
La pistola puntata di Berlino
Tutto si consumerà in pochi giorni e con la vittoria del "No" la matassa greca diventa
veramente difficile da sbrogliare. Quasi impossibile. Il tempo stringe, la sensazzione
che circolava ieri sera nella capitale europea e tra i governi è che questa volta serva
una soluzione rapida perchè l'Unione non può più permettersi incertezza sul suo futuro.
"E la palla ora è nel campo di Tsipras", concordavano i leader nel vorticoso giro di te-
lefonate serali a risultato del Grereferendum acquisito. Per capire la situazione è rive-
latorio il pensiero che andava esprimendo Guy Verhofstadt, ex premier belga con otti-
mi canali nelle cancellerie: "Ora spetta a Tsipras proporre un pacchetto serio di rifor-
me; ha vinto il referendum ma ha perso ogni credibilità in Europa, questa settimana 
determinerà se è un leader o un falso profeta". Sequesto è il mood, ieri sera gli amba-
sciatori dei governi che hanno contattato il premier greco gli raccomandavano osses-
sivamente di tornare al tavolo negoziale "con una posizione morbida". Altrimenti tro-
verà una porta chiusa a Berlino  e in tante altre capitali.
Gli europei dunque aspettano di conoscere  come Tsipras interpreterà  la vittoria del
referendum e cosa proporrà all'Europa e si preparano a serrare i tempi, come d'altra
parte chiedono i grandi partner internazionali, a partire da Usa e Cina, e i mercati. 
D'altra parte se Atene andrà tecnicamente in default solo il 20 luglio, l'eventuale ter-
zo piano di salvataggio deve essere negoziato cin un certo margine su quella data per
poi implementarlo e farlo votare ai parlamenti nazionali di Atene, Berlino  e  degli al-
tri cinque paesi chiamati a farlo dalle loro costituzioni.
Proprio per questo, per accelerare, il calendario comunicato da Bruxelles ai governi
prevede che oggi si riuniscano gli sherpa dei ministri delle finanzde della moneta uni-
ca, domani in giornata l'Eurogruppo e domani sera i leader per un Eurosummit.  Un
"la va o la spacca" che si consumerà in settimana. E non è un caso che le consulta-
zioni telefoniche siano già cominciate ieri (Renzi ha sentito Tsipras, Merkel, Tusk,
JUncker e Hollande) e che stasera  la Cancelliera voli all'Eliseo  per un confronto 
con il presidente francese.  -  Se nel merito l'ultima proposta offerta ai greci merco-
ledì scorso  ad Juncker  andava molto vicino  alle richieste di Atene, ora  la partita 
non è più tecnica, ma politica. Come sussurrava Renzi ai suoi collaboratori: "Biso-
gna vedere come la Merkel intende confrontarsi con la sua opinione pubblica e co-
sa l'Europa vuole fare delle sue regole". Insomma, non c'è una democrazia, quella 
greca, che vale più delle altre e non si può lasciare che in futuro chiunque grazie al
mandato dei propri elettori tenga in ostaggio l'Unione. Pensiero condiviso da tutti i
leader.  -  Per questo è centrale quello che Tsipras, e i suoi sherpa al meeting di og-
gi, proporranno agli europei.  Se sarà in linea  con quanto detto ieri  da Varoufakis,
che è tornato a chiedere la ristrutturazione del debito greco, sarà dura. I tedechi di
una sforbiciata non ne vogliono sentir parlare (al massimo sono pronti ad abbassare i tassi e
allungare i tempi del suo rimborso) così come altri governi, a partire da Spagna e Portogallo.
E se tra gli ufficiali di colegamento delle capitali ieri sera circolava l'ipotesi di un imminente si-
luramento di Varoufakis da parte di Tsipras - segnale che sarebbe graditissimo a tutte le Can-
cellerie - è il vicecancelliere tedesco Sigmar Gabriel a far capire alla Grecia che deve tornare 
al tavolo con proposte ragionevoli. "Tsipras ha distrutto l'ultimo ponte verso un compromesso",
ha affermato il leader della Spd. Frase che fa il paio con quella pronunciata nei giorni scorsi dal-
la Merkel, ma uscita solo ieri, secondo la quale la politica "dura e ideologica" del leader greco
"lascia andare il paese a occhi aperti contro un muro".
Dunque la situazione è disperata e poco conta che la Francia, come l'Italia, sia decisamente
contraria al Grexit e che Juncker farà di tutto per mediare tra le parti. Coaì come non sembra
ammorbidire Berlino l'avvertimento del presidente della Bundesbank: Jens Weidmann: l'Uscita
della Grecia dall'euro costerebbe alle casse federali 14,4 miliardi.  A questo punto forse biso-
gna prendere sul serio quanto ieri sera un diplomatico europeo spiegava mesto : "I giuristi stan-
no già leggendo i Trattati per trovare un modo per far uscire la Grecia dall'eurozona tenendola
nell'Unione.

Lucianone

RiflessionI - IDEE / La ritirata dell'Occidente (e le nuove classi)

9 luglio '15 - mercoledì             9th July / Wednesday                         visione post - 14

La mobilità umana oppone nuove classi: una colpita da guerre e carestie,
l'altra spinta dalla voglia di conoscenza e vacanza. E sulla nostra carta
ridisegnata dalle violenze ora si cancellano le frontiere:  dalla Libia al
Corno d'Africa, dal Sinai fino al Mar Rosso. 

(da 'la Repubblica' - 27 giugno 2015 - Le idee /  Adriano Sofri)
La grande ritirata dai paradisi dei turisti;
il nostro mondo è sempre più piccolo

C'è un modo peculiare per tener dietro alla rocambolesca evoluzione della scena geopolitica: 
star connessi al sito "Viaggiare sicuri" del Ministero degli esteri. Quegli addetti, come gene-
rali di una ritirata militare presso a farsi rotta, spostano via via più a ridosso dei nostri confi-
ni le bandierine del territorio ancora accessibile. La ritirata riguarda noi, la parte privilegia-
ta, dalla quale si parte con documenti rispettabili, e un biglietto di andata e ritorno in tasca.
Dalla parte opposta si viene arrancando , con le tasche vuote di andata e ritorno. La sicurez-
za, da quell'altra parte, è la più ironica delle parole. Ci si mette in viaggio a rischio della vi-
ta. Se si sopravvive, se si tocca terra d'Europa, libertà  e  democrazia, comincia un'altra tra-
versata, altre soste immemorabili, sugli scogli di Ventimiglia e nei piazzali di Calais. Il vero
discrimine del mondo di oggi, dice Zygmunt Bauman - lo ridice nel dialogo con Ezio Mauro
- non corre più fra ricchi e poveri, ma fra mobilità e fissità, tra chi resta fermo e chi si sposta.
Lui parla soprattutto della finanza globale, che a differenza del capitalismo industriale non
sottostà a vincoli territoriali e si muove fulmineamente da un capo all'altro del pianeta, fino
ad annichilire la capacità negoziale di lavoratori e sindacati lasciati  a boccheggiare  su un 
loro suolo prosciugato.   MA è la mobilità umana, nella sua doppia faccia, a opporre nuove 
classi: l'una urtata dalle guerre e le carestie, l'altra spinta da vpglia di conoscenza e vacanza.
Il fantasma dell'invasione barbarica e il miraggio del turismo, intelligente o avventuroso, o
semplicemente piacevole. Quanto pesa nel nostro sentimento, anche il meno malintenziona-
to, la carta d'identità che ci fa attraversare con pioede leggero i confini di Schengen, il pas-
saporto che ci autorizza, tutt'al più con la seccatura d'un visto, a visitare il mondo pressochè
intero. Quando diciamo "extracomunitario" non pensiamo a cittadini con passaporto cana-
dese, o svizzero. Edecco che il mondo dei nostri dépliants ci si stringe sotto i piedi, nelle im-
pronte rovesciate delle stesse eruzioni che travolgono e cacciano i fuggiaschi. A marzo, do-
po il Bardo, era giusto proporsi di tornare, deprecare le grandi compagnie che cancellavano
quelle coste dagli itinerari, promettersi un'estate tunisina cola di bellezze archeologiche e
naturali e di dedizioone solidale. Ma la cosa era legata a un filo: bastava uno o due di que-
sti superstiziosi che infestano l'aria del tempo, col corredo di un kalashnikov e un paio di
calzoncini da spiaggia per dare il colpo di grazia all'economia e all'anima di un paese in-
tento a riscattarsi. Oggi è più difficile replicare gli impegni: non si chiede a bravi pensio-
nati di andare in vacanza per resistere al terrorismo. Sulla carta continuamente ridisegna-
ta dalla violenza contemporanea si allargano i territori su cui è scritto: Hic sunt leones; e
si cancellano le frontiere. Alla larga da quella fra Libia e Tunisia. Pericolante l'Algeria.
Alla larga dal Sinai e dal mar Rosso. I paesi del Golfo insidiati, il Corno d'Afriva al bando: 
nella fatale giornata di ieri all'eccidio tunisino si sono sommati la strage nella moschea sci-
ita del Kuwait e quella nella base dell'Unione Africana in Somalia. Gli shabab hanno por-
tato il terrore sempre più dentro un paradiso del nostro turismo come il Kenya. Luoghi ma-
terni del genere umano, l'Iraq, la Siria. lo Yemen, sono interdetti a un rischio peggiore del-
la vita, e così gran parte dell'Africa sotto il Sahara.  In Europa, a casa nostra dove temiamo
tanto l'avvento dei fuggiaschi del mondo invasato, fra poco commemoreremo i vent'anni di
Srebrenica con un'Ucraina che ripercorre la strada ex-jugoslava, e i jet militari che si sfio-
rano sul Baltico. Del resto, il fanatico assassino che va a conquistarsi il paradiso in calzon-
cini su una spiaggia di Susa non ci metterà molto  ad approdare  anche di qua dallo stesso
mare - arrivò già nel cuore dell'Europa, ed era casa sua. Bisognava saperlo, bisogna ancora.
Anche a non essere innamorati del prossimo e dei diritti umani, anche a essere solo gelosi 
di Palmira e di Ninive e di Timbuctu e di Sanna  e  della regina di Saba, e dei propri tour 
tutto compreso, bisognava capire che fra la nostra mobilità (provvisoriamente) di lusso  e 
la loro mobilità  (perennemente) sventurata c'era e c'è uno scambio ineguale, ma inesora-
bile: e che l'una, affondando, si porta dietro l'altra.

Lucianone