29 agosto '23 - martedi' 29th August / Tuesday visione post - 5
(da la Repubblica - 2 agosto '23 - di Giuseppe Colombo e Giovanna Vitale)
La revisione del Piano (di resilienza)
Da Scampia al Corviale quei progetti cancellati
che tradiscono le periferie
che tradiscono le periferie
Il governo ha eliminato circa 6 miliardi contro il degrado e per la
riqualificazione delle aree più disagiate e deboli del Paese
Roma -
Risale alla fine degli anni '80 la decisione di abbattere le famigerate vele di Scampia, il
complesso residenziale alla periferia nord di Napoli che nelle intenzioni del progettista,
il geniale architetto Franz Di salvo, doveva far rinascere quel pezzo di città marginale
e degradata, costruendo una serie di servizi utili a fare comunità intorno ai piccolo al-
loggi ricavati in sette grandi edifici dalla forma iconica: aree verdi, spazi comuni ogni
sei piani, centri ricrativi, campi sportivi, chiese e ludoteche. Peccato che nulla di tutto
questo venne realizzato, i blocchi furono messi uno attaccato all'altro, sacrificando aria
e luce negli appartamenti, che il Comune iniziò a consegnare senza averli prima com-
pletati, sprovvisti persino di luce e gas. - Un film che si rischia di replicare adesso che
il governo ha deciso di definanziare gli interventi del Pnrr- destinati ai Piani urbani in-
tegrali: 2,5 miliardi per risanare le periferie più disperate, che si aggiungono ai 3,3 mi-
liardi tagliati alla rigenerazione urbana, migliaia di progetti per ridurre l'emarginazione
sociale. A Napoli era tutto pronto: a ottobre sarebbe dovuto partire il cantiere per abbattere
le ultime due Vele (una resterà in piedi), chd versano in condizioni precarie, per so-
stituirle con 433 case popolari nuove di zecca e restituire servizi e dignità a migliaia di
partenopei che vivono in quel pezzo di Gomorra. Un sogno che l'esecutivo Meloni ha
deciso di infrangere, insieme a quello di milioni di abitanti delle zone più difficili d'Ita-
glia, che si erano fidati degli impegni dello Stato: nuove strade, piazze ristrutturate e fi-
nalmente agibili, ritrovi per ragazzi, biblioteche, . Tutto cancellato con un tratto di penna. Nello
stesso modo brutale con cui 169 mila famiglie hanno appreso, via sms, della revoca del reddito
di cittadinanza.
E' questa la questione cruciale. A fare le spese della revisione del Piano di ripresa e resilienza so-
no i più fragili, i più poveri, quelli che sui tanti piccoli progetti davvero ci contavano per miglio-
rare la qualità della propria vita. E' a loro che il ministro Raffaele Fitto dovrà spiegare perchè a
bari non si potrà demolire l'ex stabilimento Fibronit, altrimenti detto "fabbrica della morte" per-
chè lì si producevano manufatti in amianto, per realizzare un'immensa area verde già ribattezza-
ta Parco della rinascita. O perchè a Venezia si dovranno si dovranno mettere da parte i 3 milioni
stanziati per riqualificare piazza Mercato, abbattendo gli edifici abbandonati che la circondano,
immagine plastica di un'area degradata che doveva lasciare il posto anche a una struttura poliva-
lente, con un mercato coperto, una biblioteca e una ludoteca per i bambini. Mentre a Geniva è
finita a rieschio la riqualificazione del centro civico Buranello, per favorire l'aggregazione so-
ciale in un'area degradata. . Ancora, a Torino, la rinuncia a 250 milioni per il rifacimento di 19
biblioteche, ma anche per la manutenzione di impianti sportivi. - E a Roma ballano 230 milio-
ni, per offrire un riscatto a chi abita nel Serpentone di Corviale e nelle case popolari di Tor Bel-
la Monica. E' sterminato l'elenco ei progetti che la destra ha deciso di stralciare, con la promes-
sa di un ripescaggio, affidato ai fondi di Coesione e a una trattativa con l' Europa dall'esito tut-
t'altro ched scontato. Fitto sostiene che una parte di questi fondi rischia di risultare incompatibile
con con il Pnrr. Altri progetti devono liberare risorse perchè datati e fermi. Va spostato tutto su
RepowerEU, il nuovo capitolo del Piano da 19,2 miliardi che assorbirà i 13 miliardi scippati agli
enti locali. Nonostante l'Ancì, da giorni, è lì a ricordare al ministro, con numeri e relazioni, che ì
progetti stanno andando avanti.
Lo spostamento del baricentro è chiaro: meno soldi sgli emarginati, più risorse alle impresee alle
partecipate di Stato. E' il gran fgavore a Confindustria. E', ancora, la consegna di un pezzo del
nrr Pnrr ai colossi pubblici , per l'incapacità dei ministeri di spendere i soldi. Da questi progetti
nasceranno maxi opere che serviranno a ridurre la dipendenza energetica dalla Russia: reti elet-
triche e gasdotti, faraoniche nei progetti e nelle ambizioni, opere da sempre ostili ai territori per-
chè percepite come distanti, invasive, di fatto un tributo locale da pagare in nome di un interesse
nazionale che spesso e volentieri si è configurato come un interese di pochi. Invece a Fiumicino,
alle porte dlla Capitale, i cittadini si sarebbero accontentati di molto meno, di vedere spesi 8 mi-
lioni per riparare un palasport che cade a pezzi e mettere in sicurezza una scuola. Era il Pnrr, la
grande occasione. Era, prima del tratto di penna.
Lucianone
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