mercoledì 1 dicembre 2021

STORIE / società - Pachistani d'Italia / Oltre il caso di Saman Abbas

1 dicembre '21 - mercoledì                         1st december / Wednesday                         visione post - 9

(da la Repubblica - 17 giugno '21 - La Storia / di Karima Moual)

Gli altri pachistani d'Italia
"Mai violenza sui figli ma
la famiglia resta sacra"
La famiglia Afzal è una casa che si costruisce un giorno dopo l'altro, con cura, delicatezza, rispetto
e amore. "Ma solo grazie a una dialettica, che abbiamo sempre messo al centro. Con molta pazien-
za, io e mia sorella, siamo riusciti a conquistarci i nostri spazi, un pò alla volta". A parlare è Noman
Afzal, universitario di 21 anni, in Italia  da quando ne aveva sei.  Noman è il primogenito. Dopo di 
lui tre sorelle: Hira, 17 anni, saba, 16, Aneeqa, di 9. Una famiglia numerosa quella degli Afzal, co-
me le tante famiglie pachistane che vivono in Italia e che si trovano di fronte a sfide e scelte impor-
tanti che la contaminazione e l'integrazione, in un Paese nuovo e diverso, le porta a mettersi in gio-
co.  Ad osservarli da vicino, c'è tutta la forza di un processo sociologico e storico in atto dove alcu-
ni valori si scontrano con altri, si modellano. ma, a volte, purtroppo, si rischia di perderli di vista.
Succede quando accadono fatti di cronaca come quello di saman Abbas i cui familiari sono accu-
sati di averla uccisa. -  E allora eccoci: a viaggiare al nostro fianco  c'è anche un mondo in evolu-
zione e trasformazione come quello dentro un piccolo appartamento di una via poco distante dal
centro di Brescia, dove le parole in urdu e italiano , con marcato accento bresciano, si mischiano, 
si accavallano, per spiegare, tradurre e farsi capire. -   "Quanto è successo a Saman è un crimine, 
orrore puro", spiega il papà di Noman, Muhammad, in Italia da 21 anni, oggi  con la moglie Za-
kia grazie al ricongiungimento familiare.  "Purtroppo alcune persone provenienti da zone rurali
del Pakistan, per cultura e ignoranza si comportano in questo modo, ma rischiano di travolgere
tutti noi che abbiamo fatto tanti sacrifici per vivere qui, lavorare e far crescere i nostri figli. Ab-
biamo viaggiato , siamo qui per migliorarci e non per farci retrocedere nell'ignoranza". In futu-
ro gli Afzal torneranno in Pakistan? Muhammad e Zakia sono categorici: "Assolutamente no. 
La nostra vita è accanto ai nostri figli e loro stanno crescendo e formandosi in Italia".  Spiega
Norman: "Il rispetto per i genitori, per la cultura pachistana è un pilastro fondante, e tutto ruo-
ta intorno alla famiglia e al suo equilibrio".  "L'obiettivo - aggiunge la sorella Hira - è lavorare
al meglio perchè la famiglia, con tutte le sue dinamiche, possa comunque muoversi unita nelle
scelte e nelle aspettative del futuro, ma nulla può trasformarsi nella violenza verso i figli. Que-
sta unità della famiglia che abbiamo noi pachistani viene capita poco qui, ma è importante om-
prenderla. Noi veniamo educati fin da piccoli  all'importanza della famiglia  e ne siamo molto
consapevoli". E' davvero incredibile come questi due fratelli, i figli più grandi degli Afzal, rie-
scano comunque a trovare un compromesso viaggiando su due fronti.  Noman spiega: "E' vero
che come comunità siamo chiusi, ma perchè di fondo  c'è un sentimento di paura  verso quello
che è un sistema di valori occidentali più individualista, rispetto al nostro, più comunitario. 
Con i miei genitori, per esempio, qualche anno fa ho dovuto discutere, e non poco, per poter
uscire con amici italiani e fare qualche volta, tardi.  La loro diventa una paura fisica che sen-
tiamo addosso anche noi. E allora cerchiamo di attenuarla , rassicurandoli". E Hira confessa:
"Mia madre è molto protettiva perchè sono donna. Ha paura delle cattive compagnie, ma an-
che del contesto di criminalità e droga. E' ossessionata dalle droghe".  Norman parla proprio
di questo, dell'aspetto comunitario: "E' quello che misura la tua reputazione e che, di conse-
guenza, svolge un ruolo di controllo non indifferente". Insomma, una piccola comunità, quel-
la pachistana, dentro una più grande, che definisce traiettorie piccole e grandi. Quella dei ma-
trimoni combinati è una di queste. "Ci si sposa dentro la comunità etnica e religiosa, il cosid-
detto matrimonio combinato fa parte della nostra cultura - spiega serenamente Noman -. E non
ha nulla a che vedere con quello forzato. Un'iniziativa come quella delle nozze non è mai indi-
viduale, bensì condivisa con la propria famiglia". Il padre annuisce soddisfatto. "La scelata del
futuro marito può essere anche indicata da noi - rivela Hira - Poi lo si presenta  ai genitori  che
dovranno dare il consenso".  Noman puntualizza: "Quando arriverà  quel momento  penso che
ci consulteremo perchè la mia futura moglie non vivrà solo con me, ma anche con i miei geni-
tori. nella nostra cultura, infatti, i genitori stanno sempre con il figlio maschio. Per questo è im-
portante che in questa scelta ci sia accordo e unione". Ma se qualcuno dovesse innamorarsi  di
un partner non pachistano, cosa succederebbe? Sembra che nessuno nella famiglia Afzal ci ab-
bia mai pensato . Hira lancia prima uno sguardo ai genitori, poi dice con onestà:  "E' una que-
stione che ancora non abbiamo toccato. So però che è molto difficile e avremo bisogno di gran-
de accortezza nell'affrontarlo".  Mohammad e Zakia, i genitori, ascoltano e sospirano in silenzio.

Lucianone   

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