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(da la Repubblica - 17 giugno '21 - di Chiara Saraceno)
Diseguaglianze
I nuovi poveri della pandemia
Come avevano già anticipato a marzo le stime provvisorie dell'Istat, l'impatto della pandemia è
stato fortissimo in termini di aumento della povertà assoluta, nonostante i diversi provvedimenti
messi in campo dal governo per sostenere il venir meno del reddito siano stati consistenti. Senza
di essi l'impatto sarebbe stato più severo sia in termini di incidenza sia in termini di intensità del-
la povertà. Del resto, era difficile aspettarsi che le cose andassero diversamente.
Tra lavoratori/lavoratrici in cassa integrazione, lavoratori/lavoratrici che hanno perso il lavoro no-
nostante il blocco dei licenziamenti, attività che hanno dovuto chiudere, molte famiglie hanno per-
so, o si sono viste ridurre, l'unico reddito disponibile, o hanno perso uno dei percettori di reddito.
La piccola diminuzione nella incidenza della povertà assoluta registrata nel 2019 dopo anni di co-
stante aumento si è rovesciata in un aumento di oltre un punto per le famiglie e quasi due punti
per gli individui. Si tratta rispettivamente di 330 mila circa di famiglie e un milione di persone
più dell'anno prima. Sio può discutere se, in un periodo eccezionale quale quello che abbiamo
attraversato, in cui tutti abbiamo forzatamente diminuiti i consumi, l'indicatore della povertà as-
soluta costituito dal valore complessivo del paniere dei beni essenziali (alimentazione, spese con-
nesse all'abitazione, abbigliamento e poco altro) non debba essere "spacchettato", stante che
alcune spese, come ad esempio l'abbigliamento, possono non essere state fatte non per mancanza
di risorse, ma per mancanza di necessità, vista la mobilità e socialità ridotta cui tutti sono stati co-
stretti. Ma con lo stesso ragionamento si potrebbe sostenere che alcuni beni, non compresi nel pa-
niere, si sono rivelati viceversa essenziali e la loro mancanza ha costituito un elemento di povertà
aggiuntiva. Si pensi agli strumenti informatici come un computer o un tablet e a giga sufficienti
per seguire la didattica a distanza, la cui mancanza ha allargato ulteriormente le disuguaglianze
tra bambine/i e adolescenti in termini di opportunità di apprendimento. Analogamente il venir
,eno di alcuni servizi, quali la mensa scolastica, durante il lungo lockdown, ha ridotto la possibi-
lità di bambine/i poveri di avere un psto giornaliero nutrizionalmente adeguato.
Anche senza considerare questi aspetti, bambine/i e adolescenti si confermano i soggetti più vul-
nerabili alla povertà, balzando al 13,5% oltre 5 punti percentuali sopra la media. Con le loro fa-
miglie sperimentano anche una maggiore intensità della povertà rispetto alla media. Sono inoltre
i bambini/e che hanno fratelli e sorelle, specie più di uno, e le loro famiglie, a sperimentare più
più frequentemente la condizione di povertà assoluta rispetto a chi non ha fratelli o sorelle, o so-
lo uno. Prima di preoccuparci dei tassi di natalità dovremmo preoccuparci delle condizioni di de-
privazione e mancanza di opportunità in cui lasciamo cresca oltre un milione di bambini/e e ado-
lescenti in un Paese che fa parte dei 7 più sviluppati al mondo.
Proprio perchè l'aumento della povertà assoluta è un effetto diretto delle misure prese per contra-
stare la pandemia, non deve stupire che l'aumento maggiore sia avvenuto nelle regioni settentrio-
nali, sia perchè lo scorso anno sono state colpite prima e più a lungo dal lockdown, sia perchè
hanno una maggiore concentrazione di imprese e attività che hanno dovuto chiudere o rallentare,
anche se il Mezzogiorno continua a essere l'area con la più alta incidenza di povertà. Il gap Nord-
Sud, quindi, si è ridotto non per un miglioramento della situazione nel secondo, ma per un allar-
gamento dell'area della vulnerabilità anche a regioni e gruppi sociali che ne sembravano più pro-
tetti. - Infine, nonostante la stragrande maggioranza delle famiglie in povertà assoluta sia com-
posta solo da italiani, l'incidenza è molto più alta nelle famiglie in cui vi è almeno uno straniero
(residente regolarmente in Italia), ove riguarda una famiglia su quattro, a differenza del 6% del-
le famiglie di soli italiane. Tra gli stranieri, infatti, si concentrano i lavoratori poveri, spesso sen-
za o con scarse coperture previdenziali e assistenziali. Questi dati dovrebbero rimnere sul tavo-
lo di chi gestirà il Pnrr, perchè la ripresa che speriamo arrivi non lasci indietro chi già ha subito
pesantemente gli effetti della pandemia, per evitare che le diseguaglianze e vulnerabilità di vario
tipo di cui sono espressione non si cristallizzino ulteriormente.
Lucianone
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