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(da 'La Stampa' - 12 ottobre '21 - LA STORIA / Caterina Soffici)
La rinascita di Karimi a Roma
"per un cinema afghano libero"
"per un cinema afghano libero"
La regista fuggita da Kabul insegnerà al 'Centro Sperimentale'
della capitale durante questo anno accademico
"Siate la nostra voce fuori dall'Afghanistan" aveva scrito la regista afghana Sahraa Karimi in una
lettera aperta alla comunità internazionale. Un appello disperato e toccante, prima della caduta di
Kabul, inviato in rete come un messaggio in bottiglis. Poteva arrivare, spinto controcorrente, con-
tro la censura, contro la violenza e le atrocità che abbiamo visto o rimanere impigliato in un'ansa
del web, incastrato nell'indifferenza e nel disinteresse delle nostre ferie d'agosto.
Era il 13 agosto, quando Sahraa Karimi affidava alla rete la sua lettera aperta "a tutte le comunità
degli amanti del cinema del mondo: "Vi scrivo con il cuore a pezzi e con la profonda speranza che
possiate unirvi a me nel proteggere il mio bellissimo popolo, specialmente i cineasti, dai talebani".
L'Italia ha risposto e ha offerto alla trentaseienne regista un posto di Visiting Professor a Roma al
Centro Sperimentale di Cinematografia - Scuola Nazionale di Cinema, dove insegnerà in inglese
per l'anno accademico 2021/2022.
Karimi è stata la prima donna afghana ad ottenere un Phd in cinema, è autrice di 30 cortometraggi,
di 3 documentari e di un film, Hava Maryam Ayesha, che era stato presentato alla Mostra del Cine-
ma di Venezia nel 2019 e dove era stato premiato come miglior film della sezione Orizzonti.
Fino alla sua fuga era alla guida dell'Afghan Film Organization, prima donna a ricoprire l'incarico,
vinto contro altri quattro concorrenti uomini. Durante la caduta di Kabul, proprio nei giorni in cui
mandava in rete la sua lettera, era riuscita a scappare e a mettersi in salvo, era a Kiev quando è sta-
ta raggiunta dalla proposta di Marta Donzelli, presidente della Fondazione Csc.
Dice Donzelli: "L'appello di Sahraa Karimi mi ha molto colpita, Sahraa non è solo un'attivista di
grande talento, ma una donna dallo straordinario coraggio che ha dedicato gli ultimi anni alllo svi-
luppo di un cinema libero nel suo Paese, al supporto di giovani artiste e ai diritti delle donne".
Una goccia nel niente, ma pur sempre qualcosa. E sappiamo quanto l'arte sia la più potente delle
armi contro le dittature, , quanto sia forte il potere di smuovere le coscienze, toccare i cuori e va-
licare le frontiere, Karimi si è laureata a Bratislava, ma era voluta tornare in Afghanistan, spera-
va di poter cambiare le cose, era impegnata in prima linea per i diritti delle donne e per portare
il cinema nelle scuole. Poi tutto è crollato, ma dai suoi tweet in inglese si capisce quanto per lei
il cinema sia arte e strumento di denuncia. Cita Andrej Tarkovskji: "Un grande artista è in grado
di fare capolavori perchè è capace di vedere gli altri più chiaramente e di percepire il mondo con
gioia o dolore esagerato". Ma soprattutto il suo biglietto da visita è una frase di Pier Paolo Paso-
lini: "Scandalizzare è un diritto, essere scandalizzati un piacere, e chi rifiuta di essere scandaliz-
zato è un moralista". E' una frase tratta dall'ultima intervista di Pasolini a una tv francese nell'ot-
tobre 1975 (poche settimane prima di essere ucciso) per presentare Salò o le 120 giornate di So-
doma. Come si sa il film finì nelle maglie della censura dei moralisti, fu subito sequestrato e il
produttore processato per oscenità e corruzione di minori. Forse il messaggio non è chiaro per
i talebani, ma a Roma saranno fortunati gli studenti del Centro Sperimentale di Cinematografia
di Roma ad avere Sahraa Karimi come insegnante, una voce libera che non ha paura dei mora-
lizzatori, talebani e non.
Lucianone
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