29 settembre '21 - mercoledì 29th September / Wednesday visione post - 29
(da la Repubblica - 8 settembre '21 - Milano Estate / di Massimo Labra)
Quando il caos fa crescere la biodiversità
Il Vivaio Bicocca, a Milano, ha recuperato un'area e
l'ha aperta al quartiere: un esperimento riuscito che
può diventare modello per il risanamento di spazi
abbandonati.
In queste settimane abbiamo raccontato la storia di alberi monumentali con caratteristiche
particolari che arricchiscono la nostra città. Ma un albero da solo non basta. Per questo oggi
vorrei parlarvi delle aree verdi che sono la csa della biodiversità. Non di parchi o giardini
storici ma di quelle aree abbandonate, marginali e di spazi che si rendono disponibili perchè le
esigenze della città e dei cittadini cambiano. Per esempio, in Zona 9, l'Università Bicocca ha adot-
tato un vecchio vivaio che si trova all'angolo tra via Cozzi e via De Marchi. E stato chiamato Vi-
vaio Bicocca. Un'area che per più di cinquant'anni i fratelli Fumagalli avevano sapientemente uti-
lizzato per far crescere le piante da utilizzare in varie aree della città. L'Ateneo, in accordo con il
Municipio ed il Comune, ha deciso di aprire quest'area a studenti e cittadini perchè rappresenta
un chiaro esempio di biodiversità urbana dove le specie tipiche dei vivai e quelle spontanee vivo-
no insieme. Non possiamo certo dire che sia un'area naturale in quanto l'uomo ha avuto un ruolo
fondamentale nel decidere cosa e dove piantare le varie essenze. Questo però è il suo bello: si
può vedere bene come la biodiversità sia capace di evolvere cercando spazi nuovi e soluzioni.
La competizione, ma anche la sinergia, ha fatto sì che le piante si siano alleate tra di loro e ab-
biano dato vita a una foresta urbana. I primi ad accorgersene sono stati gli animali che hanno
subito popolato l'area. C'è una grande presenza di insetti, molti dei quali fondamentali per l'im-
pollinazione. Ma nel vivaio oggi nidificano molti uccelli; tra questi c'è anche il fiorrancino (Re-
gulus ignicapilla), un piccolissimo passeriforme che pesa pochi grammi e che è diventato subi-
to la mascotte dell'area per il suo inconfondibile canto.
Il Vivaio Bicocca, come altre aree che nascono da vicende antiche, è prezioso non solo per il
valore storico e per le singole piante che lo abitano ma anche perchè ci racconta molto di come
dovremmo intervenire per creare foreste urbane sostenibili. Questo è un tema di grande attua-
lità che vede scienziati e amministratori al lavoro per tutelare e migliorare il contesto urbano
Da queste aree impariamo che non è sufficiente individuare una zona idonea e piantare
alberi ma che dobbiamo sin da subito pensare alle dinamiche della foresta nella sua comples-
sità. Considerare le esigenze degli alberi ma anche degli animali che vivono con loro e delle
specie erbacee che popoleranno il sottobosco. Ricordiamoci anche della comunità microbica
e di tutti gli altri organismi animali del suolo. - In sintesi, dobbiamo progettare e realizzare
un ecosistema ricco e resiliente. Ricco perchè così avremo una grande biodiversità e saran-
no garantiti tutti i servizi ecosistemici complessi come l'impollinazione e la dispersione di
semi. Resiliente perchè questa foresta dovrà resistere ai cambiamenti climatici, ai patogeni
e alle specie invasive ma soprattutto dovrà sopportare la presenza dell'uomo.
Per quanto riguarda invece l'elemento di resilienza dobbiamo valutare quanto la nostra area
sarà capace di cambiare e plasmarsi in seguito a fattori avversi come le elevate temperature,
che in questi ultimi anni stanno diventando sempre più comuni nelle nostre città. Si dice che
la parola resilienza derivi da re - salire e/o saltare. A me piace pensare che il salto si possa
fare indietro, quando le condizioni sono critiche, ma anche in avanti se gli spazi lo permetto-
no. Esattamente come ha fatto il Vivaio Bicocca appena l'uomo l'ha lasciato libero. Da una
dimora di essenze arboree si è trasformato in un vero bosco che ospita specie di diversa
provenienza. Oggi questo balzo in avanti lo potranno vedere cittadini e studenti, così da ap-
prendere che la biodiversità regala grandi sorprese se l'uomo non la costringe in piccoli spa-
zi ordinati.
Lucianone
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