giovedì 29 luglio 2021

Musica - intervista / Daniil Trifonov: giovane astro della musica classica

 29 luglio '21 - giovedì                                  29th July / Thursday                             visione post - 2

(da Corriere della Sera - 5 febbraio '21 - di Valerio Cappelli)

Daniil Trifonov è il pianista più intenso e visionario di questi anni, e le sue parole configurano il 
primato dell' immaginazione, che è nel Dna dei poeti e dei musicisti della sua Russia. Lo parago-
nano a Horowitz, per brillantezza e virtuosismo (tornerà a Milano e Torino in primavera; compie
30 anni il 5 marzo). E' uno dei musicisti di punta della DG, con cui pubblica il cd Silver Age, su
tre musicisti rivoluzionari del suo paese: Scriabin, Prokofiev, Stravinsky.  ha bruciato le tappe, E'
stato un bambino prodigio.
Ricorda il primo recital?
- "A sette anni, proposi una mia Suite (compongo musica, ma non in maniera continuativa) da 
una rilettura russa di una vostra favola, Pinocchio".
La storia del dentino persa a un concerto è vera?
- "Sì, l'anno dopo durante un recital mi cadde un dentino da latte, lo inghiottii e andai avanti.
ma la volontà di diventare pianista maturò a 13 anni, quando per un incidente ruppi la mano
sinistra e acquistai consapevolezza di ciò che volevo fare della mia vita".
Ed è vero che suo padre suona musica punk?
- "Aveva un gruppo underground al tempo dell'Urss, quando mise su famiglia di dovette trovare
un lavoro normale. Lasciammo Nizhny Novgorod, la mia città natale dove torno per gli 800 an-
ni dalla sua fondazione, e ci trasferimmo nella periferia di Mosca per entrare in Conservatorio.
Dall'età di 14 anni, quando ho cominciato a suonare all'estero, ho viaggiato da solo".
Nei concerti, cambia la sua emotività a seconda di cosa suona?
- "L'importante è non rimanere intrappolati dalla tensione, temo sempre di dimenticarmi qualche
battuta, soprattutto nei pezzi che non ho mai suonato prima.  La musica è il risultato di esperien-
ze emotive e intellettuali.  Io ho l'abitudine di concentrarmi  sulla meditazione orientale, e su co-
me questa meditazione si rifletta nel rapporto fisico che ho alla tastiera: la connessione tra mente,
corpo e strumento. Mi ispiro alla spontaneità degli animali nel muoversi, penso a un leone in pro-
cinto di spiccare un salto. Ma prima di suonare in pubblico, compatibilmente con il jet leg, cerco
di dormire o di farmi un sonnellino".
Altre forme d'ispirazione?
 - "Le arti figurative e il cinema, anche se non in modo diretto. Penso a Fellini e Antonioni. Suo-
nando a un museo , vidi una correlazione  tra l'espressività di Liszt e un dipinto di El Greco.
L'intreccio tra le varie arti (oltre alle innovazioni tecnologiche e alle tensioni politiche) è ciò che
lega l'oggi agli Anni '20 del '900 che eseguo nel disco".
Può fare un esempio?
- "Il rapporto tra Prokofiev e il cinema, o Stravinsky e il balletto. E poi Scriabin, il mio compo-
sitore preferito per tanti anni, ha avuto una vita breve e un'incredibile evoluzione della sua mu-
sica. Era un sogntore, un mistico, ogni suo pezzo è unico nella sua imprevedibilità, cambia con-
tinuamente ma è sempre riconoscibile".
Venendo all'approccio razionale, mentale, quando siede alla tastiera...
- "La mente precede la musica, bisogna avere una strategia, è un pò come in una partita di calcio".
Essere compositore influisce sul suo stile pianistico?
- "Sì nel senso che mi porta a contestualizzare, a approfondire il background degli autori che in-
terpreto".

Lucianone

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